Sono nato in una famiglia di piccoli commercianti. Un giorno, spinto dalla voglia di cambiare la mia vita, ho accettato l’invito di un amico buddista a partecipare a uno zadankai. Dopo qualche incontro ho deciso di iniziare a praticare e nel 2011 ho ricevuto il Gohonzon.
All’epoca ero un imprenditore con oltre cento dipendenti, vari negozi, di cui alcuni virtuali, senza alcun apparente problema. In quell’anno il contesto economico ha iniziato a mutare profondamente, la crisi si faceva sentire e le cose al lavoro peggioravano. Il mio mondo stava realmente andando in frantumi e ogni giorno scoprivo il comportamento scorretto da parte di alcuni dipendenti e collaboratori, rendendomi conto che la mia azienda non era affatto quel luogo ideale che avevo immaginato. In altre parole, all’interno dell’azienda c’erano ostilità e all’esterno andava avanti il terremoto economico che abbiamo conosciuto tutti. Rischiavo dunque di essere spazzato via come tante altre aziende.
Una sera ho detto “basta” e ho iniziato a recitare Nam-myoho-renge-kyo per trasformare tutto, per rifiutare quel disastro. Volevo un ambiente lavorativo dove potermi esprimere e realizzare i miei sogni. Avevo abbracciato la “potente spada” del Sutra del Loto più risoluto che mai e non avevo assolutamente intenzione di rinunciare ai miei desideri. Da quel giorno c’è stato un nuovo inizio. Il Daimoku, lo studio del Buddismo, le nostre riviste, gli scritti di Ikeda e la lettura costante del Gosho mi nutrivano e mi fortificavano.
In mezzo al mare di difficoltà in cui ero immerso l’ambiente ha iniziato a darmi segnali importanti e incoraggianti. Il lavoro che avevo davanti non sembrava più un’impresa impossibile, ogni giorno aumentava la speranza, presto tutti furono contagiati da questa mia crescente fiducia nel futuro. Le persone di cui non mi fidavo più si allontanarono da sole e le nuove figure che entravano in azienda erano piene di entusiasmo. Anche le persone che già lavoravano per me e che fino a quel momento non si erano affatto distinte, avevano iniziato a creare valore, era come se avessero aspettato il momento giusto per entrare in scena.
Nel 2015 l’azienda ha ripreso pian piano a crescere; dopo un paio d’anni di perdita di fatturato, nel 2016 ha fatto un salto in avanti importante e il 2017 sta vedendo un aumento dei negozi prospettandosi come l’anno più proficuo in termini di fatturato e di utili da quando ho iniziato l’attività. La mia non è una storia dal “gran finale”, è piuttosto la storia della mia rivoluzione umana.
Le difficoltà sono presenti ogni giorno e io le affronto con tanto Daimoku, fiducia, coraggio, trovando il tempo per studiare il Gosho e le guide di sensei. Ho anche parlato del Buddismo a tutte le persone che ho incontrato e prego per la loro felicità.
Quando le cose vanno bene ringrazio facendo Daimoku, quando vanno male cerco di fare ancora più Daimoku. Ogni giorno, sempre. In questo modo, fin dal primo momento in cui ho iniziato a recitare Nam-myoho-renge-kyo, i miei occhi si sono aperti non solo sul mondo esterno, ma soprattutto su di me. In pratica ho realizzato che per prima cosa devo cambiare me stesso.
Sono consapevole che senza queste grandi sfide non avrei potuto approfondire la mia fede e non avrei iniziato la mia rivoluzione umana e so quanto sia positivo il ruolo delle difficoltà come motore per avanzare nella vita.
Oggi guardo al futuro con fiducia e speranza, porto avanti la mia missione nella vita, e mi impegno ogni giorno perché, come scrive Ikeda: «La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino dell’umanità» (RU, prefazione, pag. IV).
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