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Settant'anni di lavoro per la felicità e la vittoria delle persone - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:17

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Settant’anni di lavoro per la felicità e la vittoria delle persone

Nel mio maestro ardeva lo spirito di un Bodhisattva della Terra […]. Mi dissi che anch’io, il suo discepolo, recitando Nam-myoho-renge-kyo, impegnandomi con tutto il cuore e facendo mio quello stesso spirito, sarei riuscito a tirar fuori la sua stessa saggezza e il suo coraggio

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Nel mio maestro ardeva lo spirito di un Bodhisattva della Terra […]. Mi dissi che anch’io, il suo discepolo, recitando Nam-myoho-renge-kyo, impegnandomi con tutto il cuore e facendo mio quello stesso spirito, sarei riuscito a tirar fuori la sua stessa saggezza e il suo coraggio

C’è un quadro che mi ha fatto rivivere un momento di settant’anni fa. Si tratta di un dipinto a olio che raffigura il primo incontro con il mio maestro, Josei Toda, avvenuto durante una riunione di discussione, il 14 agosto 1947. L’autore è Ken’ichiro Uchida, illustratore de La nuova rivoluzione umana.
Mia moglie Kaneko e io l’abbiamo visto di recente, con profonda emozione, presso la Sala dei maestri della Soka Gakkai a Shinanomachi, Tokyo, dove il 22 agosto abbiamo fatto Gongyo per esprimere la nostra profonda gratitudine per il maestro Toda.
Il giorno in cui lo incontrai per la prima volta, la voce di Toda era calda e familiare, come quella di un padre affettuoso: «Quanti anni hai?», «Sentiti libero di dire ciò che vuoi».
Il nostro incontro era senza dubbio predestinato dal remoto passato.
All’epoca avevo diciannove anni e stavo cercando sinceramente il modo corretto di vivere. Toda mi invitò a unirmi a lui nella pratica del Buddismo del Daishonin.
Sentii istintivamente di potermi fidare di quell’uomo e decisi nel mio cuore che sarebbe stato il mio maestro, che avrei lottato al suo fianco. Dieci giorni dopo, il 24 agosto, aderii alla Soka Gakkai.

Sul significato dell’espressione “ruggito del leone” (giapp. shishi ku) che appare nel Sutra del Loto, Nichiren Daishonin afferma: «Il primo shi della parola shishi, o leone, [che significa “maestro”] è la Legge meravigliosa che è trasmessa dal maestro. Il secondo shi [che significa “figlio”] è la Legge meravigliosa ricevuta dai discepoli. Il “ruggito” è il suono del maestro e dei discepoli che recitano all’unisono» (BS, 116, 55). È un passo della Raccolta degli insegnamenti orali sul quale ritorno spesso.
Nel mio maestro ardeva lo spirito di un Bodhisattva della Terra, il desiderio di liberare tutte le persone dalla sofferenza. Mi dissi che anch’io, il suo discepolo, recitando Nam-myoho-renge-kyo, impegnandomi con tutto il cuore e facendo mio quello stesso spirito, sarei riuscito a tirar fuori la sua stessa saggezza e il suo coraggio.
Con quella convinzione mi sforzai incessantemente in prima linea nel movimento di kosen-rufu, aprendo la strada a un’incredibile espansione dei membri della Soka Gakkai. Ci furono sfide cruente, apparentemente impossibili da vincere, che sulle prime fecero esitare i membri. Ma io ce la misi tutta, con lo spirito di esaurire «le sofferenze e gli sforzi di milioni di kalpa in un singolo istante di vita» (BS, 124, 56). Poiché queste sfide erano parte della realizzazione della visione di kosen-rufu del mio grande maestro, non potevo fallire, anzi, la possibilità di fallire non andava proprio presa in considerazione!
Così avanzai innalzando una bandiera di vittoria dopo l’altra.
In tutti questi decenni i miei compagni di fede si sono battuti valorosamente al mio fianco e hanno vinto. Senza temere nessuna difficoltà, lavorando senza risparmiarsi per la nostra causa, hanno dimostrato il profondo potere dei Bodhisattva della Terra. Posso solo esprimere loro la mia immensa gratitudine.

In varie epoche, molte delle grandi persone che hanno cambiato la storia hanno tenuto fede, per tutta la vita, al voto formulato in gioventù, che ha dato loro la forza di superare qualsiasi difficoltà.
Da giovane il filosofo greco Platone fu allievo di Socrate e aveva ventotto anni quando il suo maestro fu condannato a morte. Da vero discepolo, Platone dedicò il resto della sua vita a riscattare la memoria del suo maestro e diffonderne gli insegnamenti.
Il Mahatma Gandhi (1869) aveva quasi venticinque anni quando intraprese la sua battaglia per i diritti umani in Sud Africa, dove era emigrato. In seguito, tornato in India, dedicò la vita ad aiutare i suoi concittadini a sviluppare fiducia in se stessi e a conquistare l’indipendenza del loro paese attraverso una grande lotta nonviolenta.
È singolare che il mio primo incontro con Toda abbia avuto luogo il giorno precedente la Dichiarazione d’indipendenza dell’India.
Uno dei discepoli diretti di Gandhi, B.N. Pande (1906-1998), è stato un mio caro amico. Diventò discepolo di Gandhi a quattordici anni e, a più di novant’anni, era ancora animato da un ardente spirito combattivo, deciso a trasmettere il messaggio del suo ­maestro fino alla fine dei suoi giorni.
N. Radhakrishnan, esperto di studi gandhiani con il quale ho pubblicato un dialogo, non ha mai avuto l’opportunità di incontrare personalmente Gandhi, ma ha vissuto tutta la vita come suo discepolo. La relazione tra maestro e discepolo va al di là dello spazio e del tempo.
E non posso dimenticare il premier cinese Zhou Enlai (1898-1976) e sua moglie Deng Yingchao (1904-1992), che combatterono insieme nel Movimento del 4 maggio, un movimento di protesta per l’indipendenza nazionale, dedicando le loro giovani vite alla Rivoluzione cinese. Essi continuarono a lavorare per la felicità e il benessere del popolo fino all’ultimo istante, senza mai smettere di lottare.
Il presidente sudafricano Nelson Mandela (1918-2013) aveva poco più di vent’anni quando si unì al movimento per porre fine all’apartheid nel suo paese. Incarcerato dai suoi oppressori per più di ventisette anni, non si fece sconfiggere e, rimanendo in piedi come un indomito campione, dichiarò: «La lotta è la mia vita».
Com’è entusiasmante una vita dedita a rimanere fedeli alla propria missione! Quanto è nobile e degno di lode dedicare la vita a condividere e portare avanti l’impresa del proprio maestro, dimostrandogli gratitudine, come discepoli, attraverso i nostri risultati e le nostre vittorie!
Il 24 agosto è anche il giorno della Divisione uomini. Sto pregando affinché tutti i miei compagni di lotta per kosen-rufu, membri della Divisione uomini come me che vivono fedeli al loro voto, siano vittoriosi e godano di vite lunghe, realizzate e in buona salute.

Nichiren Daishonin paragona un maestro alla terra (cfr. RSND, 1, 808). Così come le diverse piante spuntano dal fertile terreno, estendono i loro steli, rami, foglie e fioriscono rigogliose, allo stesso modo diversi «fiori umani» (SDL, 162), con la missione di creare valore sotto forma di cultura, educazione e pace, sbocciano dalla terra del voto condiviso di maestro e discepolo per kosen-rufu, creando un glorioso giardino di umanesimo. In virtù della missione e della responsabilità di kosen-rufu che ci univa, Toda e io dibattevamo ogni possibile argomento e ci impegnavamo senza sosta prendendo iniziative con lo sguardo sempre volto al futuro.
All’origine del Seikyo Shimbun, il quotidiano della Soka Gakkai, vi fu l’idea nata durante una conversazione tra noi, in un periodo in cui la situazione finanziaria delle aziende di Toda era a dir poco disperata. Fra l’altro, quella conversazione ebbe luogo il 24 agosto 1950, nel terzo anniversario della mia adesione alla Soka Gakkai. In quello stesso anno Toda mi parlò dell’idea di fondare l’Università Soka, mentre pranzavamo insieme alla caffetteria dell’Università Nihon, nel quartiere di Kanda, a Tokyo (16 novembre).
L’8 settembre 1957 Toda pronunciò la sua Dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari. E nei sessant’anni trascorsi da allora abbiamo continuato a proclamare e portare avanti quel messaggio. Ora gli appelli crescenti in tutto il mondo per l’eliminazione delle armi nucleari hanno finalmente dato i loro frutti con l’adozione del Trattato per la proibizione delle armi nucleari da parte delle Nazioni Unite (7 luglio).
Mi torna in mente la visione grandiosa che una volta mi espose il mio maestro, affermando che nel futuro la Soka Gakkai avrebbe sicuramente svolto la missione di diventare un baluardo di pace e cultura per il mondo intero. Disse anche che sarebbe diventata un’istituzione educativa capace di formare individui capaci di lavorare a tale scopo e che era certo che il nostro movimento per la rivoluzione umana avrebbe cambiato il destino di tutta l’umanità.
Toda stabilì chiaramente che la grande missione della Soka Gakkai era realizzare l’ideale del Daishonin di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”, cioè la pace mondiale.
Una volta disse a noi giovani: «Io porrò le fondamenta, starà a voi impegnarvi al massimo per espandere il nostro movimento».
Come suo rappresentante, condividendo il suo scopo, ho viaggiato in tutto il Giappone e nel mondo piantando i semi della Legge mistica. Ho recitato Nam-myoho-renge-kyo e ho agito con tutto il cuore pregando come per impregnare di Daimoku ogni paese che visitavo, determinando con fervore che vi apparissero dei Bodhisattva della Terra.

L’espansione della nostra rete di Bodhisattva della Terra si realizza trattando ogni persona che incontriamo come un tesoro, come una luce di speranza, incoraggiandola con tutto il cuore e coltivando con cura e dedizione costante i legami che abbiamo creato, uno dopo l’altro.
Il centro di tutto è sempre la persona che abbiamo di fronte. Anche quest’estate [durante le vacanze scolastiche] molti dei nostri membri, animati dal mio stesso intento, stanno incoraggiando i preziosi giovani della Divisione futuro, uno a uno. Sarò loro eternamente grato per questi sforzi, per queste meravigliose storie di fede che saranno ricordate per sempre.
Il nostro movimento continuerà a svilupparsi parallelamente alla crescita vivace dei giovani.
Recentemente, il 13 agosto, ho visitato il Centro della cultura Soka a Shinanomachi, Tokyo, e la mostra per celebrare i cinquanta anni delle scuole Soka. Ho riflettuto sul fatto che cinquanta dei settant’anni in cui ho lavorato per realizzare la mia missione per la pace, la cultura e l’educazione sono trascorsi insieme agli studenti delle scuole Soka. E ho guardato al futuro con grande gioia e speranza, consapevole che i nostri giovani successori continueranno a emergere senza fine.

Il famoso scrittore cinese Lu Xun (1881-1936) disse: «In realtà sulla terra all’inizio non ci sono strade, ma via via che le persone seguono lo stesso percorso, si forma un cammino».
La strada di maestro e discepolo, sulla quale mi sono messo in viaggio, all’inizio era un sentiero che nessuno notava, ma oggi si è allargata fino ad abbracciare il Giappone e il mondo intero. È una grande strada sulla quale i membri della Soka Gakkai di ogni luogo camminano con fierezza.
Scrive il Daishonin: «”Emergere” [nell’espressione “emergere dalla terra”] indica che, al tempo di kosen-rufu, gli esseri viventi di tutto Jambudvipa [il mondo intero] praticheranno il Sutra del Loto» (GZ, 834).
Quest’estate i giovani Bodhisattva della Terra provenienti dall’India e dal Brasile sono venuti in Giappone per i corsi estivi (rispettivamente in luglio e in agosto), con un voto appassionato nel cuore.
Alla fine di agosto duecentottanta giovani di cinquantacinque paesi e territori parteciperanno al corso annuale dei giovani della SGI.
In Giappone, dopo il successo dei festival dei giovani Soka nelle prefetture di Iwate, Ishikawa e Toyama, che si sono tenuti ad agosto, ci saranno altri festival il mese prossimo nelle prefetture di Miyagi, Yamagata e Aomori.
Mi rallegra e mi rassicura la crescita dinamica dei miei amati giovani discepoli che stanno dimostrando come sulla via di maestro e ­discepolo Soka non ci siano mai né ristagno né ostacoli insormontabili.
Continuiamo a sforzarci ancora di più nel dialogo per espandere la nostra rete di rivoluzione umana, impegnandoci con lo spirito della vera causa, che significa andare sempre avanti da questo momento in poi.

In settant’anni in cui
«non c’erano da aspettarsi tempi buoni»
maestro e discepolo hanno trionfato,
espandendo
kosen-rufu in tutto il mondo.

Piantate con gioia
i semi della Buddità
nei cuori delle persone,
creando giardini di pace
in tutto il mondo.

Ora è il momento
di suonare fieri la campana
che annuncia l’epoca Soka,
con il coraggio
dei Bodhisattva della Terra.

(25 agosto 2017)

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