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Noi e l'ambiente - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:21

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Noi e l’ambiente

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Gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile (SDG) riguardano anche vari ambiti che non venivano considerati dagli MDG, come il cambiamento climatico e la disparità di reddito. È importante ricordare però che tutti questi problemi in ultima analisi hanno un’origine umana e perciò devono essere risolti grazie agli sforzi umani. Se, grazie ad azioni concrete, riusciamo a realizzare un progresso sostanziale in una di queste aree, esso potrà influenzare gli avanzamenti rispetto ad altri obiettivi (BS, 182, 10)

Considerare l’ambiente come nostra madre

Nella prospettiva buddista la specie umana non è dominatrice del pianeta e di tutte le altre forme di vita. L’universo è un’unica entità vivente dove ogni singola forma di vita, l’ambiente che la contiene e tutti gli altri fenomeni sono collegati da una rete di relazioni interdipendenti (giapp. engi), che servono a sostenerla. Alla luce di ciò proponiamo qui alcune riflessioni riguardo l’importanza di avere cura dell’ambiente e quanto questo equivalga alla cura per la vita stessa

La distruzione della natura significa distruzione dell’umanità. Tutta la vita su questo pianeta, inclusa quella umana, trae origine dall’ambiente naturale. La nostra esistenza non ha origine dalle macchine o dalla scienza. La vita su questo pianeta non è stata creata in modo artificiale. Noi siamo il prodotto della natura. Vi sono molte teorie sulle origini dell’umanità. Alcuni affermano che il primo ominide apparve in Africa, altri sostengono la sua presenza in vari siti in tutto il mondo nello stesso periodo. Qualunque sia la verità, è inconfutabile che la specie umana tragga origine dalla natura. Per questo motivo, più ci allontaniamo da quest’ultima e più viviamo in modo squilibrato. Senza averne una profonda consapevolezza il nostro futuro come specie umana sarà oscuro. Il nostro non è un problema nuovo. Jean Jacques Rousseau, autore de Il contratto sociale, fece appello a un ritorno alla natura. La civiltà, anche al suo tempo, era diventata troppo meccanica, troppo dipendente dalla scienza, troppo concentrata sul profitto e, di conseguenza, la vita umana ne era degradata. Rousseau denunciò questo progresso portatore d’infelicità. In verità, tutti noi desideriamo essere sani. Per questa ragione vogliamo respirare aria pulita, ammirare la bellezza dei fiori e del verde. A tale scopo ricorriamo alla natura, proprio come un girasole ha bisogno della luce del sole. Dobbiamo riconoscere che qualsiasi azione neghi questa tendenza è un terribile errore. Tutte le ricchezze del mondo non potranno comprare il blu del cielo. Il sole e la brezza appartengono a ognuno di noi. Nessuno nega che la scienza abbia migliorato le nostre vite. Ma è necessario che il progresso della scienza vada di pari passo con il nostro impegno a preservare e proteggere l’ambiente. Abbiamo bisogno di equilibrio. Per esempio, non ci scordiamo delle foreste. Da dove viene l’ossigeno che respiriamo, che ci mantiene vivi? Dalle foreste, dalle piante. Sono trascorsi miliardi di anni prima che queste ultime creassero l’ossigeno. E l’acqua? La maggior parte dell’acqua che utilizziamo proviene dal sistema fluviale. Sia che piova sia che splenda il sole, l’acqua continua a scorrere nei fiumi. Perché? Gli alberi e il terreno adiacente assorbono l’acqua e la immagazzinano nel sottosuolo, da cui essa, poco a poco, passa nei fiumi. Se non esistessero le foreste e se le montagne fossero dure come l’asfalto, tutta la pioggia che cade in una giornata scorrerebbe subito verso i fiumi per poi sfociare al mare, come una vasca che si svuota quando si leva il tappo. Il terreno è un altro dono della foresta. Gli animali di piccole dimensioni e i microbi concorrono a trasformare le radici e le foglie morte degli alberi in terreno fertile. Senza quest’ultimo non potrebbero crescere le piante. Non avremmo cibo e ciò significherebbe la morte per l’umanità. Dalle foreste provengono molte altre materie prime, con le quali si producono elastici, carta, tavoli di legno o mobilio – quindi anche le case. Anche questi sono tutti doni della natura. Le foreste generano l’aria che respiriamo, l’acqua che ci disseta, il suolo su cui cresce il cibo: in realtà, ogni aspetto della nostra esistenza è reso possibile grazie agli alberi. Penso che di rado consideriamo che senza il rispetto per le foreste non si potrà continuare a pescare nel mare. Senza le foreste tutta la pioggia scorrerebbe direttamente al mare. La pioggia trascinerebbe grandi quantità di sedimenti. Questi renderebbero torbide le acque marittime, bloccherebbero la penetrazione della luce e abbasserebbero la temperatura del mare tanto da rendere impossibile la vita di molta fauna ittica. Le foreste producono anche sostanze che, una volta raggiunto il mare, diventano cibo per la fauna. Dunque, le foreste mantengono l’equilibrio delle distese d’acqua del pianeta. La vita è una catena in cui tutti gli anelli sono collegati. Quando uno qualsiasi di questi subisce un’interruzione anche gli altri ne sono compromessi. Dovremmo considerare l’ambiente come nostra madre: Madre Suolo, Madre Mare, Madre Terra. Non vi è peggior crimine di quello di ferire la propria madre.

Consigli per salvaguardare l’ambiente

Evitare lo spreco di energia elettrica come ad esempio:

  • spegnere la luce nelle stanze dove non c’è nessuno;
  • non lasciare sotto carica dispositivi elettronici oltre il tempo necessario : il cellulare ad esempio si carica in un paio di ore, lasciarlo attaccato alla presa tutta la notte è uno spreco!

Limitare il consumo di acqua:

  • non lasciare l’acqua aperta mentre ci si lava i denti
  • preferire la doccia al bagno
  • installare i riduttori ai rubinetti

Ottimizzare il riscaldamento

  • la temperatura ideale da avere in casa è di 19°

Fare la raccolta differenziata

  • differenziando correttamente i vari materiali possiamo veramente dare una grossa mano all’ambiente e favorire il riciclo

Ottimizzare l’uso dei mezzi di trasporto

  • trovare soluzioni che riescono a conciliare la vita cittadina con la voglia di rispettare l’ambiente

Alimentazione

  • Un modo sano e intelligente di mangiare è quello di utilizzare alimenti freschi di stagione con preferenza per quelli prodotti vicini a noi, lasciando perdere alimenti troppo “esotici” il cui prezzo è maggiorato dai costi di trasporto che come effetto collaterale hanno anche un maggior inquinamento.

Con un piccolo impegno da parte di tutti si possono ottenere risultati inimmaginabili, provare per credere!

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Una decisione che conta

Iris Nicomedi ha studiato International Public Management con una specializzazione in International Energy e China and East Asia a Sciences Po Paris. Ha lavorato per il programma Energie Rinnovabili dell’UNESCO, all’Agenzia Francese per l’Ambiente e la Gestione dell’Energia e al Ministero Francese dell’Ambiente

In famiglia mi hanno trasmesso l’idea che tra me e l’ambiente non c’è separazione. Crescendo mi sono interessata sempre di più al cambiamento climatico e all’effetto serra. Quest’ultimo è un fenomeno naturale che regola l’equilibrio termico del nostro pianeta e permette la vita sulla Terra. Senza di esso la temperatura media terrestre sarebbe intorno ai -19°C. Il problema è che negli ultimi decenni le attività umane come, solo per citarne alcune, l’uso di combustibili fossili (petrolio, carbone e gas), la deforestazione, l’agricoltura industrializzata, hanno intensificato questo fenomeno provocando un aumento della temperatura terrestre.

Ma perché tutto ciò dovrebbe riguardarci?
Gli effetti diretti dei cambiamenti climatici sono numerosi e devastanti, come ad esempio l’aumento di eventi meteorologici estremi (ondate di caldo o freddo, siccità, uragani…), lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari, l’acidificazione degli oceani, la desertificazione. Indirettamente tutto ciò avrà gravi conseguenze sugli esseri umani: economiche, sociali (aumento delle migrazioni di massa dei cosiddetti rifugiati climatici) e sanitarie (per es. diffusione di malattie tropicali).
Oggi stiamo già vivendo alcune conseguenze del riscaldamento globale ma non siamo ancora arrivati a un punto di non ritorno e non dobbiamo arrivarci! Personalmente ho deciso di dedicare la mia vita a questa lotta che per prima cosa inizia da ciascuno di noi, semplici cittadini.
Durante il mio percorso universitario e lavorativo sono stata nel cuore delle decisioni internazionali che riguardano il clima, partecipando fra l’altro alla ventunesima conferenza dell’ONU sul clima a Parigi nel 2015, quando 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima. Tra le varie decisioni dell’accordo vi è quella di mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, basandosi su specifici piani d’azione nazionali aggiornati ogni cinque anni. Sebbene manchino degli elementi importanti da questo accordo, e nonostante gli Stati Uniti abbiano poi deciso di ritirarsi, bisogna riconoscere che è comunque stata una vittoria. Perché? Perché queste decisioni diplomatiche sono necessarie per dare una certa direzione alla nostra società e indirizzare le strategie del settore privato, per esempio incentivandolo a investire nelle energie rinnovabili, i cui prezzi sono in continua discesa.

Tuttavia, durante il mio percorso, ho profondamente capito che la decisione spetta a ognuno di noi. È indispensabile che ogni cittadino faccia piccoli gesti che invece hanno conseguenze colossali per l’ambiente. Come? Partendo dalle nostre case per esempio, che secondo l’ISPRA rappresentano il 28.8% dei consumi energetici finali. Rendiamo le nostre case efficienti, isolandole termicamente con doppi vetri, prediligendo elettrodomestici di classe A++ e lampadine a LED, spegnendo le luci e gli stand by, utilizzando gli smart meter e producendo energia in loco da fonti rinnovabili. Inoltre, mangiamo meno carne e più prodotti coltivati localmente, scegliamo un’economia circolare, prediligiamo i trasporti pubblici e per le brevi distanze biciclette e piedi.

Questi comportamenti responsabili contribui­scono enormemente a limitare il riscaldamento globale. Parte tutto da noi!
Anche se il cambiamento climatico può sembrarci qualcosa di lontano, sul quale non abbiamo un’influenza e che comunque non ci toccherà in prima persona, noi praticanti, come cittadini del mondo, abbiamo scelto di vivere rispettando ogni forma di vita, ovunque essa sia. Come scrive Daisaku Ikeda, «le persone che abitano in paesi lontani e quelle che vivono vicino a noi sono tutte nostri simili. Siamo tutti esseri umani. Un cuore che condivide la sofferenza degli altri desidera ardentemente la felicità delle persone: questo è lo spirito […] che aprirà le porte alla “globalizzazione del cuore” e permetterà di creare una rete di amicizia in tutto il mondo» (La mappa della felicità, 11 settembre).

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Per un futuro sostenibile

Un’intervista con Kartikeya Sarabhai, direttore e fondatore del Centro per l’Educazione Ambientale (CEA) in India. È amministratore dell’ente di conservazione e memoria dell’Ashram Sabarmathi a Ahmedabad. È membro del Consiglio della Carta della Terra

tratto da SGI Quarterly aprile 2012

Lei spesso sottoliena l’importanza dell’educazione per lo sviluppo sostenibile. Perchè?
Una gran parte dell’istruzione implica lo spiegare qualcosa che è già noto. Ciò di cui abbiamo bisogno invece è un’educazione che aiuta a fare delle scelte, a sviluppare un pensiero critico, in modo da poter creare un futuro più sostenibile. Talvolta ciò significa pensare a soluzioni che non sono state ancora scoperte. Per molte persone questo è difficile da fare; si sentono molto più sicuri con un esempio davanti. Quindi abbiamo bisogno sempre più di buoni esempi, identificandoli, documentandoli e mostrandoli alle persone.
Oggi con internet e con i social network, questo è assolutamente possibile. Abbiamo il terreno fertile per fare questo tipo di ricerca e scambio globale. Penso che sia il momento giusto per adottare un modo diverso di guardare la conoscenza, l’apprendimento e il processo decisionale.

Vede già segni di questo nuovo approccio?
Si, anche se il concetto di apprendimento deve essere adottato da una prospettiva più ampia. Quando vado nelle scuole, spesso chiedo ai bambini: «Tu impari cosa sono le piante e come piantarle? Chi te lo insegna?». «L’insegnante di botanica ci disegna le piante sulla lavagna», dicono. Se chiedo: «Chi conosce il maggior numero di piante?». Un bambino potrebbe dire “il giardiniere” e io chiedo se hanno mai chiamato il giardiniere in classe e loro rispondono: «No, perché non è un insegnante». Un insegnante è visto come qualcuno con una laurea, una sorta di “colletto bianco”, qualcuno che insegna in un certo modo, mentre in realtà, l’apprendimento avviene ovunque. Il modo in cui apprendiamo necessita di umiltà, apertura, pensiero critico, capacità di scegliere, fiducia per poter prendere una decisione diversa da quella degli altri.
Le persone non devono sentirsi sopraffatte da parole come cambiamento climatico e riscaldamento globale e vederle solo come qualcosa che i governi fanno o discutono in riunioni internazionali e non connesse a noi.
La creazione di comunità sostenibili è opera di cittadini che vogliono sostenibilità e la applicano nelle loro scelte e nei propri stili di vita. Naturalmente abbiamo bisogno di soluzioni tecnologiche e di strutture giuridiche, dobbiamo punire i soggetti che inquinano e avere incentivi finanziari; ma in ultima analisi dipende dalle persone e dalle scelte dei cittadini perciò l’educazione è un fattore chiave.

A suo parere, quale è il modo ideale di considerare la nostra reazione con l’ambiente?
Penso che innanzitutto ogni persona dovrebbe capire e apprezzare quanto sia meravigliosa la natura. Gli esseri umani pensano di sapere tutto.
Invece si può imparare direttamente dalla natura. Una volta che comprendi la natura, inizi ad apprezzarla e non distruggi ciò che apprezzi. Incoraggio gli studenti a iniziare a pensare al tipo di logica che porta allo sviluppo e al modo limitato in cui guardiamo le cose. Non voglio dare loro risposte, voglio che loro stessi, attivamente, diventino dei ricercatori di risposte.

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