Quando sviluppiamo la determinazione di lottare per il bene degli altri, la motivazione nello studio cresce senza limiti. Uno dei motti degli studenti Soka è “Studiare per chi non può studiare”
Che contributo può dare la Divisione studenti alla Soka Gakkai italiana da qui al 18 novembre 2018?
L’importante è che ognuno diventi felice, che diventi bravo, seguendo le proprie aspirazioni.
Noi pratichiamo per essere felici, per nessun altro motivo. Certo, non posso essere felice se gli altri stanno male. Per essere felice io, è essenziale che anche gli altri lo siano. Perciò ci chiediamo: «Che contributo posso dare?». Dipende dalla decisione personale, una decisione che va mantenuta nel tempo. In ogni caso, ognuno crea la sua felicità, non siamo noi a far diventare felici gli altri.
Ognuno può dare il massimo, non c’è un limite, neanche temporale. Gli studenti hanno enormi possibilità. È importante studiare bene, fare attività buddista, essere bravi figli e figlie ed essere buoni amici. Non esiste una formalità prestabilita, bisogna fare oggi meglio di ieri, domani meglio di oggi.
Ne La raccolta degli insegnamenti orali si legge: «Se in un singolo istante di vita esauriamo le sofferenze e gli sforzi di cento milioni di kalpa, allora istante dopo istante sorgeranno in noi i tre corpi del Budda di cui siamo eternamente dotati. Nam-myoho-renge-kyo è una pratica assidua» (cfr. BS, 124, 52). Questo è uno dei passi di Nichiren Daishonin preferiti del presidente Ikeda. Qui si parla di uno sforzo che va fatto continuamente, una pratica continua, senza pause tra un momento e il successivo.
Ne I ventisei ammonimenti di Nikko Shonin troviamo: «Finché kosen-rufu non sarà realizzato, propagate la Legge al massimo delle vostre capacità, senza risparmiare la vostra vita». Impegnandoci per kosen-rufu ogni giorno, realizziamo la nostra rivoluzione umana. Lo sforzo che facciamo per kosen-rufu in ogni istante, questo è ciò che conta. Non ci sarà un momento in cui avremo definitivamente realizzato kosen-rufu, ogni attimo cerchiamo di impegnarci al massimo per realizzare la pace e la felicità di tutti.
Tutto dipende da ciò che facciamo nell’istante presente. Quanto riusciamo a migliorare noi stessi? Cerchiamo in ogni attimo di manifestare la nostra Buddità.
Ci potrebbe raccontare la sua esperienza più bella nell’attività studenti e un ricordo con sensei nel periodo in cui era studente?
La prima volta che ho visto sensei era il 3 maggio 1960, avevo diciotto anni. Ricordo ancora la sua voce, ricordo tutto. Ero studente e facevo attività soka-han dando le indicazioni in strada per arrivare nel luogo della riunione.
La riunione è iniziata prima del previsto perché i ventimila posti si erano riempiti in poco tempo. Io ero seduto sulle scalinate. Il presidente Ikeda disse: «Nonostante la mia giovane età, da oggi assumerò la guida del nostro movimento come rappresentante dei discepoli del presidente Toda e avanzerò insieme a voi verso la concreta realizzazione di kosen-rufu» (RU, 12, 370)
Poi nel 1961 ero presente a una riunione con centomila giovani uomini. A partire dal 1960 sensei partecipava sia alle riunioni giovani che a quelle studenti. Ho scoperto dopo, leggendo la Nuova rivoluzione umana, tutte le cose che faceva. In ogni attività sensei trovava sempre un modo per farci divertire, per creare bei ricordi. Ad esempio una volta ci ha chiesto di scrivere la canzone degli studenti. Anche se non eravamo bravissimi ci siamo impegnati, poi lui ci ha aiutato.
Io ho studiato all’università dai diciotto fino ai ventidue anni, quindi ho cominciato a lavorare. Dopo poco tempo ho presentato le dimissioni e sono venuto in Italia.
A Roma ho incontrato il presidente Ikeda nel 1967, nell’ascensore dell’hotel in cui alloggiava. Mi ha regalato una medaglia commemorativa in occasione del settimo anniversario della sua presidenza. Ogni cosa che mi ha detto è rimasta incisa nella mia vita. (cfr. NRU, 12, 67)
Quando si decide una cosa, bisogna portarla fino in fondo, senza lasciarla a metà. Alla riunione del 3 maggio 1960 io ho deciso di dedicare la mia vita a kosen-rufu, anche se ancora non capivo bene. Non ho mai cambiato idea.
Il 20 aprile del 2010, ero in Giappone e sensei ha invitato alcuni di noi alla cena per l’anniversario del Seikyo Shimbun. Eravamo in tutto venti persone. In quella occasione è stato molto severo, ma la sua severità è utile per migliorarsi.
Viviamo in una società che non dà molta importanza allo studio. Inoltre molti studenti decidono di non intraprendere un percorso di studi universitari (o addirittura di non concludere la scuola superiore) perché incontrano cattivi insegnanti. A causa della crisi economica perfino i ragazzi con tanti titoli di studio hanno difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro. Perché dovremmo studiare?
C’è un’enorme differenza tra studiare e non studiare. Non è qualcosa che dipende solo dai voti. Noi studiamo per essere felici. Più studiamo più possiamo aiutare gli altri. Se teniamo per noi le cose che abbiamo imparato, non servono a nulla. Incontrando difficoltà, possiamo acquisire le capacità necessarie a superarle, e con quelle capacità possiamo aiutare maggiormente gli altri. Quando sviluppiamo la determinazione di lottare per il bene degli altri, la motivazione nello studio cresce senza limiti. Uno dei motti degli studenti Soka è “Studiare per chi non può studiare”. Un altro è: “Per quale motivo studiate? Ponetevi sempre questa domanda”
Da giovane cercavo di studiare bene, oggi le cose che so sono il frutto dello studio fatto in gioventù. Anche leggere romanzi è importante. Leggendo impariamo tante cose anche senza farne esperienza diretta. La lettura porta un grande valore nella nostra vita.
È possibile provare passione per lo studio? Con quale atteggiamento dovremmo studiare?
Per gli studenti è importante studiare, altrimenti non sono studenti. Chi ha la passione per lo studio o l’amore per la lettura è fortunato. Quando si studia si dovrebbe cercare di ottenere i voti più alti. Questo può essere utile anche per entrare nel mondo del lavoro. Tanti si sentono obbligati, ma studiare non è un obbligo. Generalmente, si riesce a fare bene ciò che piace, mentre se si studia qualcosa che non piace si tende a ottenere il minimo. Comunque, passo dopo passo, si trova ciò che ci appassiona, la propria strada da seguire. Ad esempio le lingue straniere, oppure la matematica… L’importante è che una volta deciso cosa si vuole fare, si miri a diventare i primi nel mondo. In questo modo sarà più facile trovare lavoro. Se si rimane mediocri, sarà difficile.
Qual è la missione degli studenti della Soka Gakkai?
Quando il 30 giugno 1957 Toda fondò la Divisione studenti, disse loro: metà di voi diventi dirigente di azienda, l’altra metà eccella negli studi accademici (cfr.: RU, 11, 167). Diceva così perché in ogni campo servono persone capaci. Non è una questione di tecnica, ciò che conta è fare la propria rivoluzione umana. Ad esempio, un avvocato può essere bravissimo tecnicamente, ma ciò che è più importante è se sia una persona cattiva o buona.
Gli studenti guideranno il mondo di domani. La loro missione è la felicità di tutti, far ottenere benefici a tutti, anche se ottenere benefici non è sufficiente per essere felici. La strada sicura per la felicità è il Buddismo di Nichiren Daishonin. Allora possiamo realizzare tutto.
Per gli studenti è fondamentale studiare. Ma questo non significa lasciar perdere l’attività. Lo studio è al primo posto. Anche l’ attività è importante, ma non va utilizzata come una scusa per non studiare, né bisogna scappare dall’attività. Cercate di fare il massimo in ogni cosa.
Come possiamo acquisire una visione più ampia della nostra vita?
La visione buddista della vita è molto ampia. Questa terra è uno dei tanti pianeti. Ci sono molte stelle nell’universo. Le forme di vita sono tante e diverse tra loro. Anche se sembriamo piccoli e insignificanti, anche se siamo deboli, ogni singola vita ha potenzialità enormi.
Come dice il proverbio, “facendo si impara”. La vita quotidiana è in continuo cambiamento: noi cambiamo, l’ambiente cambia, tutti cambiano. Perciò è importante far emergere la saggezza in ogni momento. Non è uno schema, una formula. Piuttosto bisogna avere saggezza. Aumentando le nostre conoscenze, è più facile avere saggezza. Conoscendo meno cose è più difficile. Anche per questo è importante studiare.
Non possiamo sapere cosa accadrà tra un secondo, anche se siamo abituati ad andare avanti come se tutto fosse uguale a ieri.
Nella vita le circostanze favorevoli e la fortuna si manifestano sempre grazie ai legami umani, alle persone. Tra noi ci sono legami molto profondi che apparentemente non si vedono, ma facendo le cose insieme si scoprono sempre di più. Praticando il Buddismo, pian piano sviluppiamo una visione più ampia della vita, che è infinita.
Nel processo di apprendimento che ruolo può avere il legame maestro e discepolo? Come si costruisce questo legame?
Il legame tra maestro e discepolo si costruisce ispirandoci al maestro Ikeda. Abbiamo tutti le stesse capacità. Quando abbiamo capito che il Buddismo funziona, decidiamo di propagarlo seguendo l’esempio del nostro maestro, che ci ha mostrato che è possibile farlo.
Il legame che ognuno costruisce con il presidente Ikeda è personale. Certo, bisogna avere l’intenzione, il desiderio di costruirlo, altrimenti è difficile, non si ricerca il maestro e quindi non si capisce l’importanza di averlo.
Il punto fondamentale è continuare a costruire questo legame. Quando è venuto in Italia nel 1981 sensei ci ha detto: «Mirate ai venti anni di pratica».
Ikeda ci ha spiegato che per il nostro movimento questo e il prossimo sono due anni molto particolari. La cosa più importante è recitare Daimoku seriamente per affrontare le nostre sofferenze.
Cerchiamo di incidere nella nostra vita un incoraggiamento che il presidente Ikeda ha dato recentemente agli studenti:
«Le persone di vero intelletto con cui mi sono impegnato a dialogare in ogni parte del mondo hanno tutte dovuto sopportare lotte estremamente difficili durante la gioventù.
«Il mio maestro Josei Toda conseguì il diploma di scuola media ma non ebbe la possibilità di proseguire gli studi perché doveva prestare aiuto negli affari di famiglia. Ciononostante, non si arrese mai. Mentre lavorava in un negozio, continuava a nutrire il desiderio ardente di apprendere, e così diventò maestro di scuola elementare. Tutti voi siete liberi di studiare quanto volete. Non c’è motivo di esitare o di mollare. Imparare è un privilegio che ognuno di voi possiede. Quanto è meraviglioso poter studiare fino a che il nostro cuore si sente appagato! Ci sono ancora molte persone nel mondo che desiderano studiare ma non possono farlo. Chi studia e acquisisce conoscenza per il bene di queste persone è un individuo di vero intelletto. Che cosa caratterizza una persona così? Non certo il fatto di possedere tante nozioni, di essere arrogante o autoritario. Si tratta piuttosto di saper incoraggiare chi soffre, di aiutare chi è bisognoso e di far apparire il sorriso sul suo volto. Spero che tutti voi cresciate divenendo persone capaci di capire veramente la sofferenza degli altri. Qual è lo scopo dello studio? Possiamo dire che consiste nel diventare felici. Non si tratta soltanto della nostra felicità, ma anche di quella delle nostre famiglie, dei nostri amici e delle persone in tutto il mondo. Nichiren Daishonin scrive: “Gioia significa che se stessi e gli altri insieme provano gioia. […] Sia se stessi che gli altri insieme troveranno gioia nel possesso della saggezza e della compassione” (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 118, 50).
«Quando avrete la nobile determinazione di lottare per il bene degli altri, della società e del mondo, la vostra motivazione nello studio crescerà senza limiti. Allora studiare diventerà di per sé una gioia». (ilvolocontinuo.it).