All’inizio di marzo i membri del Consiglio nazionale italiano hanno partecipato a un corso in Giappone, durante il quale hanno avuto l’occasione di andare nel Tohoku, la regione che fu colpita nel 2011 dal terremoto e dal conseguente tsunami
Abbiamo partecipato alla riunione di scambio al Centro culturale di Ishinomaki, una delle zone più colpite dallo tsunami, e alla riunione dei responsabili di Centro presso il nuovo Centro culturale del Tohoku, a Sendai, entrambi ricostruiti dopo gli ingenti danni causati dal terremoto.
Le emozioni vissute con le persone incontrate rimarranno per sempre impresse nel nostro cuore. È difficile descrivere la forza, il coraggio, la determinazione a non arrendersi che ciascuno di loro ci ha trasmesso.
Il punto di partenza della rinascita per i membri del Tohoku, che hanno affrontato con spirito indomito enormi difficoltà e sofferenze, come la perdita di familiari o la distruzione delle proprie abitazioni e luoghi di lavoro, sono state le parole che il presidente Ikeda ha inviato loro subito dopo il terremoto: «Nichiren Daishonin scrive che anche se dovessimo incontrare disastri e calamità, essi non potranno mai distruggere il nostro cuore. Niente può distruggere i tesori del cuore. Ogni avversità non è che una prova da superare per poter conseguire la felicità eterna. Il Buddismo del Daishonin, la nostra pratica della fede nella Legge mistica ci permette di trasformare, senza alcun dubbio o eccezione, tutto il veleno in medicina. […] Non datevi mai per vinti! Abbiate coraggio! Abbiate speranza nei vostri cuori!» (dal Seikyo Shimbun, 16 marzo 2011, www.sgi-italia.org).
Appena arrivati a Ishinomaki si è svolta una cerimonia dedicata alle vittime, davanti all’insegna “Forza Ishinomaki” di cui ha parlato anche il presidente Ikeda nelle sue guide.
L’insegna, un pannello di legno lungo 10,8 metri e alto 1,8, è stata costruita nei giorni seguenti al terremoto da Kenichi Kurosawa, un giovane uomo a cui lo tsunami, per usare le sue parole, “aveva portato via la vita”. Questo giovane, che aveva perso la casa e il lavoro, e che per salvarsi aveva trascorso una notte intera aggrappato a un pino per non essere spazzato via, non riusciva a sopportare di vedere le persone soffrire così tanto perciò, incoraggiato dai messaggi di sensei, in mezzo alla distruzione più totale ha determinato fortemente: «Voglio incoraggiare tutti, a ogni costo. Voglio trasmettere a tutti il coraggio di vivere!». Così, insieme a un amico, ha costruito quell’insegna che è stata ripresa da molte reti mediatiche e ha emozionato tutto il Giappone. «Non ci faremo sconfiggere! Più la tempesta delle avversità sarà potente, più i leoni della Gakkai lotteranno con coraggio e tenacia!»: questo è lo spirito che animava quel giovane della Gakkai. Kenichi Kurosawa oggi è responsabile di capitolo uomini ed è stato il primo ad accoglierci proprio nel luogo in cui un tempo sorgeva la sua casa e che oggi ospita l’insegna, dove si sta progettando un parco in memoria delle vittime del maremoto.
Nel Tohoku abbiamo incontrato tante persone, ma nessuno ci ha raccontato nei dettagli cos’è stato lo tsunami, eppure a tutti ha portato via tutto. Una bambina, ad esempio, aveva solo due mesi quando ha perso il padre; un uomo ha perso i suoi tre bambini piccoli. Quello che emergeva dai loro racconti era invece ciò che ne hanno fatto di quella tragedia: un nuovo punto di partenza, il punto di origine di una grandissima lotta insieme alle persone e per le persone, la decisione di manifestare gioia di vivere anche per coloro che non ci sono più. Ci hanno raccontato che, seppur nella devastazione, non potevano smettere di incoraggiare gli altri, condividere le loro sofferenze, ripartire e ricostruire.
La riunione di scambio con i membri di Ishinomaki è stata dunque permeata da questo spirito vittorioso dei membri del Tohoku, e i momenti di commozione e di gioia si sono alternati in un flusso che è culminato con due canzoni cantate da noi italiani: Tohoku ciao!, scritta appositamente per loro e Giovani scalate la montagna di kosen-rufu del ventunesimo secolo, a cui si sono uniti anche i membri giapponesi.
Non dimenticheremo mai la forza dei membri del Tohoku, i loro sorrisi, le loro lacrime di gioia quando abbiamo cantato insieme. Tornati a casa, possiamo solo decidere di far nostro il loro spirito di non arrendersi mai, di non poter fare a meno di incoraggiare gli altri, qualunque cosa accada.