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Incontrare il maestro ogni giorno - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:20

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Incontrare il maestro ogni giorno

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Ho ricevuto il Gohonzon nel 2002 grazie a mia sorella. Insieme facemmo shakubuku ai nostri genitori che diventarono subito membri della Soka Gakkai. Mi ero da poco diplomata come attrice e scrissi al presidente Ikeda che un giorno avrei fondato “l’accademia d’arte drammatica Soka” senza sapere bene cosa volesse dire. Il Daimoku risvegliò in me il desiderio di studiare ancora, così mi specializzai in pedagogia tea­trale.
Nel 2009 decisi di contrastare la mia forte tendenza a disprezzare la vita con l’azione contraria: lodarla. Determinai di accompagnare venti persone a ricevere il Gohonzon e, siccome mi pareva impossibile, decisi di concentrarmi solo sulle cause quotidiane, senza pensare al risultato. Così iniziai a fare shakubuku tutti i giorni con l’obiettivo di portare almeno una persona nuova a ogni zadankai. Fu una dura lotta per contrastare in ogni istante la mia codardia, ma con grande sforzo e tanto Daimoku quell’anno portai a riunione circa trenta persone. Quella che inizialmente era solo una sfida con me stessa per sentirmi brava, pian piano si trasformò nella più grande fonte di gioia.
L’anno dopo partecipai al corso mondiale giovani in Giappone, il primo in cui sensei non venne alla riunione di centro. Comprendevo la profondità di quel suo gesto, ma lo stesso non riuscivo a vincere il grande dolore di non averlo incontrato, il dolore della mia vita: non essere abbastanza brava. Decisi di comprenderlo profondamente.
Dopo sei anni come assistente presso l’Accademia di Roma, determinai di andare a insegnare all’Accademia di Siracusa. Era impossibile. Feci tantissimo Daimoku e tante azioni per propormi ma non avevo risposte. Finché capii che avevo solo paura di assumermi la responsabilità della mia missione, perché se avessero accettato la mia proposta, in Sicilia ci sarei dovuta andare davvero. «Ho paura ma lo faccio lo stesso», dissi, facendo un Daimoku serio e profondo che vince su tutto. Infatti mi chiamarono per insegnare due settimane a Siracusa, durante le quali riuscii a portare sette miei allievi a zadankai e una di loro poco dopo ricevette il Gohonzon.
A Roma continuavo a portare tante persone alle riunioni: la cosa che inizialmente mi pareva impossibile si era trasformata in una cosa naturale, semplicemente facendola.
Nel territorio di cui ero responsabile, decidemmo di realizzare cento nuove giovani donne in un anno e, facendo un’esperienza di unità senza precedenti, grazie a uno sforzo straordinario nel Daimoku e nelle azioni, riuscimmo a realizzare l’impossibile: centouno nuove giovani donne. Fu una gioia mai provata prima, perché condivisa, una vittoria di tutte che segnò il passaggio dal vincere per essere brava al vincere per essere felice insieme agli altri.
La mia vita si aprì e, come speravo, mi proposero di trasferirmi a Siracusa per il lavoro tanto desiderato: insegnare Recitazione in versi e in coro all’Accademia del Dramma Antico.
Inoltre riallacciai una relazione con un grande amore della mia vita e dopo sedici anni di “shakubuku disperato” decise di ricevere il Gohonzon!
Ma la situazione in Sicilia era dura: sia nell’attività che nella vita non conoscevo nessuno e mi sentivo costantemente respinta; il gruppo che frequentavo contava quattro membri e nessun giovane. Non sapendo cosa fare, recitavo cinque ore di Daimoku al giorno e percorrevo centinaia di chilometri per andare a trovare anche una sola giovane donna.
Solo fare shakubuku avrebbe potuto salvarmi dalla depressione: cominciai dai miei allievi e, insieme alla ragazza che aveva già ricevuto il Gohonzon l’anno prima, ripopolammo il gruppo con tanti nuovi giovani. Recitavo Daimoku per attirare talenti di kosen-rufu e del teatro italiano e un’altra ragazza ricevette il Gohonzon.
Emersero anche successori e tutti insieme in Sicilia realizzammo nel 2015 l’obiettivo nazionale giovani con un record di nuovi membri. Questa grande vittoria segnò il mio passaggio alla Divisione donne a cui seguì un anno di grandi lotte, nelle relazioni, nella salute, ma soprattutto contro il mio disprezzo della vita. Mia sorella aveva smesso di praticare e questo provocava in me un forte dubbio di fede, tanto giudizio, e una tremenda paura di smettere di praticare. Scrive sensei: «Ma la causa fondamentale di questo tipo di offesa, in realtà, è l’illusione che offusca la nostra vita, è il ricercare la felicità al di fuori di noi e non riuscire a credere, nonostante pratichiamo, che noi stessi siamo la torre preziosa, che noi stessi siamo Budda. È proprio in un atteggiamento del genere che si insinuano le funzioni demoniache» (NRU, vol. 30, cap. 1 “La grande montagna”, p.ta 24). Così, recitando Daimoku per credere, ho potuto incoraggiare mia sorella a ripartire e con rinnovata determinazione ha ripreso a recitare ed è tornata alle riunioni.
In questi anni a Siracusa ho portato a riunione circa sessanta persone; il gruppo si è sdoppiato e all’ultimo zadankai eravamo di nuovo ventisette. Nel 2016 quel capitolo ha superato di uno l’obiettivo nazionale di consegne Gohonzon.
L’accademia dove insegno sta diventando sempre più l’”accademia Soka” che avevo promesso a sensei, dove ogni giorno mi impegno a formare persone consapevoli della loro missione di far risplendere il valore della bellezza nella società, come artisti e come esseri umani. A oggi, ventinove miei shakubuku hanno ricevuto il Gohonzon, tredici negli ultimi tre anni.
Ho capito che io non voglio essere brava, voglio solo essere felice. E lo sforzo costante nella propagazione ha trasformato radicalmente la mia condizione vitale di base.
«Prego perché tu abbracci la Legge mistica […] È il solo onore che ti serve ricercare nell’esistenza presente e l’azione che ti guiderà verso la Buddità nella prossima esistenza. Recita Nam-myoho-renge-kyo con un’unica mente ed esorta gli altri a fare la stessa cosa; questo resterà il solo ricordo della tua vita presente in questo mondo umano» (RSND, 1, 58).
Sono decisa a impegnarmi con spirito giovane nella Divisione donne per spezzare le catene del karma della Sicilia, partendo dalla trasformazione del mio cuore, e desidero imparare a gioire insieme alle donne siciliane, creando legami sempre più profondi e sinceri.
«Che fortuna servire il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, che io non ho mai visto!» (RSND, 1, 352) Che fortuna poter incontrare sensei, non in Giappone, come credevo che dovesse essere, ma con le azioni per kosen-rufu, ogni giorno, qui dove mi trovo.

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