Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Il mio asso nella manica - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:20

600

Stampa

Il mio asso nella manica

Dimensione del testo AA

Ho sempre avuto grandi problemi con l’ansia. Da piccolo facevo fatica a fare una semplice telefonata, con le ragazze mi dovevo preparare i discorsi e le interrogazioni a scuola mi distruggevano psicologicamente. Finché non ho capito che la musica mi fa stare bene, soprattutto quando canto o scrivo testi. Così, nel 2010, ho iniziato la mia gavetta e la mia lotta con l’ansia. Ricordo che durante la finale di un concorso dovevo cantare accompagnato da una numerosa orchestra di fiati uno dei miei brani preferiti: Purple Rain di Prince.
La mattina mi svegliai con un peso al petto, la testa che girava e nausea senza sosta. In un primo momento pensai di rinunciare: forse quel mondo, il palco, il pubblico, la tensione, non facevano per me. Sono nato in una famiglia buddista ma solo in quel momento, disperato iniziai a recitare Daimoku. Dopo pochi minuti cominciai a sentirmi sereno e allo stesso tempo determinato e coraggioso. Mi alzai e decisi di partecipare alla finale. Fu una serata indimenticabile.

Non vinsi il concorso, ma vinsi alla grande sulle mie tendenze. Nel 2014 ho ricevuto il Gohonzon e ho deciso di rivoluzionare la mia vita. Pochi giorni dopo sono stato ammesso a The Voice of Italy, un programma televisivo che conta cinque milioni di telespettatori. Ho conosciuto uno psicologo che mi ha aiutato a capire come gestire le mie ansie e questo, insieme alla pratica buddista, mi ha permesso di affrontare e godermi quattro mesi di televisione in prima serata su Rai 2.
Ho conquistato il terzo posto e ho conosciuto il mio produttore. Finito The Voice abbiamo iniziato a lavorare a un progetto artistico musicale e visivo, unico nel suo genere e che mi rappresenta al 100%, un progetto diverso rispetto agli standard italiani e per questo difficile da realizzare. Tante porte in faccia, tante promesse non mantenute, tanta frustrazione. Dopo due anni e mezzo di lavoro avevamo un album pronto, ma nessuna idea di come lanciarlo, tranne aver provato a partecipare al Festival di Sanremo senza successo: due volte siamo arrivati tra i finalisti per poi essere esclusi.

Pregando davanti al Gohonzon, tra un pianto e l’altro, ho rinnovato il mio sogno incoraggiato dalle parole del presidente Ikeda: «In qualsiasi circostanza vi troviate, non cedete mai alla sconfitta. Non abbandonate ciò che avete raggiunto se vi trovate a un punto morto. Un grande futuro vi attende. Per questo motivo dovete perseverare e studiare. La vita è eterna; dobbiamo concentrarci sulle due esistenze di presente e futuro e non farci imprigionare dal passato. Nutriamo sempre lo spirito di iniziare di nuovo “da questo istante”, di iniziare una nuova lotta ogni giorno» (Giorno per giorno, esperia, 27 dicembre).

Passavano i mesi, e nonostante il Daimoku e l’attività buddista, stavo per perdere le speranze. Decisi di partire per Londra per cambiare aria e cominciare da zero. Lavoravo undici ore al giorno, lavavo centinaia di bicchieri non stop e spostavo barili di birra da trenta chili in una cantina alta un metro e mezzo. È stato durissimo soprattutto per un tipo ansioso come me, i ritmi londinesi sono frenetici: le persone corrono continuamente, gli spazi sono immensi, le distanze assurde.
Ho continuato a recitare Daimoku, mi sono sfidato e non ho mollato. Piano piano ho iniziato ad ambientarmi, il mio inglese è migliorato, ho conosciuto storie e persone fantastiche e visitato luoghi magici che mi hanno ispirato nuove idee, tra cui quella di scrivere un brano che parlasse del mio rapporto con l’ansia in una chiave ironica e pungente, che facesse sorridere e riflettere.È nato così il brano Cose che danno ansia.
Io e il mio produttore non avevamo dubbi sulle potenzialità del pezzo, così decidemmo di presentarlo alle selezioni del Festival di Sanremo 2017, il nostro terzo tentativo. Se la risposta fosse stata positiva avrei dovuto tenere un’audizione davanti a Carlo Conti. Feci Daimoku con grande determinazione e un po’ di sana paura, decisi di licenziarmi e tornare in Italia per prepararmi. Due giorni dopo il mio rientro mi chiamarono: avevo passato il provino. Superai tutte le selezioni fino ad arrivare a quella finale del 12 dicembre 2016 in onda su Rai 1, dove decidevano gli otto ragazzi che avrebbero rappresentato la categoria “Nuove proposte” al Festival.

La sera dell’esibizione avevo paura, ero letteralmente pietrificato. Così iniziai a recitare Daimoku ovunque, in bagno e nei camerini e piano piano la tensione si trasformava come era successo altre volte. Arrivai sul palco senza ansia, con gioia e voglia di condividere la mia musica. L’esibizione è andata alla grande e così ho partecipato al Festival di Sanremo 2017!

L’esperienza sanremese si è conclusa con la vittoria di uno dei premi più prestigiosi della musica italiana: il “Sala Stampa Lucio Dalla” come migliore canzone della Sezione “Nuove proposte”. Porto sempre con me, un incoraggiamento del presidente Ikeda in cui dice che il potere del Daimoku è immenso e che la vita è più forte di qualsiasi impedimento.
Grazie alla pratica buddista e al legame con il maestro Ikeda, ho trasformato quello che pensavo fosse il mio più grande limite, l’ansia, nel mio asso nella manica… una canzone.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata