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Cambiare la direzione del cuore - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:20

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Cambiare la direzione del cuore

Noriko Tanaka, Milano

Noriko Tanaka lavora nel campo della moda e si occupa di consulenza stilistica. Ha iniziato a praticare il Buddismo nel 1975 con la sua famiglia, in Giappone. All’età di ventitré anni si è trasferita da Tokyo a Milano, dove ha costruito la sua vita professionale

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Noriko Tanaka lavora nel campo della moda e si occupa di consulenza stilistica. Ha iniziato a praticare il Buddismo nel 1975 con la sua famiglia, in Giappone. All’età di ventitré anni si è trasferita da Tokyo a Milano, dove ha costruito la sua vita professionale

In che modo la pratica buddista ti ha aiutata nel tuo lavoro?

Quello della moda è un mondo caratterizzato dalle illusioni, se non sei una persona ­determinata e con le idee molto chiare è facile lasciarsi trascinare in un vortice di vanità. Ma praticando sono riuscita sempre a mantenere saldi i miei ideali e a rimanere in equilibrio in un campo particolarmente frenetico. ­Posso dire che il Buddismo mi ha aiutata in ogni aspetto del mio lavoro.

Come hai affrontato la difficoltà di trasferirti da giovane in un paese tanto diverso dal tuo?

All’inizio è stato molto difficile, soprattutto perché tra Italia e Giappone c’è una grande diversità di cultura, che era molto evidente anche nella vita quotidiana e questo mi faceva soffrire. Tuttavia praticando il Buddismo ho potuto fare di queste differenze un’occasione per sfidarmi nella mia rivoluzione umana. All’inizio chiesi un consiglio nella fede perché ero arrivata quasi al limite, soprattutto dal punto di vista delle relazioni, e da quel momento ho potuto cambiare profondamente la mia visione. Ho capito che dovevo amare gli italiani così come sono, imparare da loro trasformando quel mio atteggiamento di orgoglio in elasticità. Ho deciso di aprire il mio cuore agli altri per riuscire a comprendere questa nuova cultura.
Naturalmente la prima grande sfida è stata trovare un lavoro: dovevo risolvere entro una scadenza precisa, altrimenti sarei dovuta tornare in Giappone. Mi impegnavo molto nel recitare Daimoku per superare i miei dubbi. «Sebbene io e i miei discepoli possiamo incontrare varie difficoltà, se non nutriamo dubbi nei nostri cuori, conseguiremo naturalmente la Buddità» (RSND, 1, 256). Questa frase di Gosho mi ha trasmesso la convinzione nella fede di cui avevo bisogno.
Avevo ventitré anni quando una sera, recitando Daimoku, decisi di rimanere assolutamente in Italia.

Come hai iniziato a lavorare nel settore della moda?

Sono arrivata come tante ragazze per realizzare il sogno della mia vita, ma lottando con le difficoltà ho compreso profondamente che non si trattava soltanto del mio obiettivo personale, ma di dare il mio contributo alla realizzazione di kosen-rufu in Italia. Ho affrontato tante sfide nel lavoro, ma ciò che ha fatto davvero la differenza è stato il cambiamento del mio cuore. Sono grata per quel periodo perché ho potuto combattere la mia oscurità, sempre sostenuta dai miei compagni di fede. L’attività di allora consisteva soprattutto nel creare relazioni umane: proprio perché eravamo così pochi ci si incontrava appena possibile per fare Gongyo e Daimoku insieme e si cercava di condividere il più possibile.

Qual è la tua più grande sfida?

La mia sfida più grande è tenere vivo ogni giorno nel cuore il voto di kosen-rufu. Il mio lavoro è fatto di tempi strettissimi, per esempio con l’ultima collezione eravamo sotto pressione e senza la pratica buddista non so come sarei riuscita a sostenere tutte le difficoltà. Ma per risolvere i problemi bisogna sfidarsi costantemente. Qualsiasi cosa accada non dobbiamo mai perdere lo spirito di realizzare ogni cosa per kosen-rufu. Ho pregato dicendomi: «Vincerò insieme al maestro», e in questo modo non si perde mai. L’ultima collezione è stata un grande successo, a settembre abbiamo presentato il campionario e dal giorno seguente eravamo già in campo per la nuova stagione. È un ambiente fatto prevalentemente di uomini, molto difficile per le donne, ma questa volta dopo dieci anni è stata una grande vittoria, mi è stata data fiducia e ho potuto esprimere la mia creatività. Spesso mi chiedo: «Come posso rendere felici gli altri attraverso il mio lavoro?». Al centro per me ci sono i bisogni reali delle persone. In questo momento di crisi economica mondiale punto a far spendere poco e a fornire, allo stesso tempo, un prodotto di qualità. Sono partita dal prêt-à-porter ma ora mi occupo di moda per la vita quotidiana. Potrebbe sembrare un passo indietro, ma io ne sono fiera.

Come fai a conciliare famiglia, attività e lavoro?

Io ho un marito incredibile! Mi aiuta, collaboriamo per la gestione familiare sotto tutti i punti di vista. Abbiamo un figlio di diciotto anni e, se non avessi avuto il suo sostegno, sarebbe stato difficile perché per lavoro viaggio molto. Quando è nato mio figlio, è stato un momento di difficoltà unica, ero stremata da sonno e stanchezza perché il bimbo non dormiva. In quel momento ho ricevuto un messaggio da sensei in cui diceva che una donna è vittoriosa quando vince su se stessa in qualsiasi momento. Non ho mai dimenticato questo messaggio.

Che consiglio ti senti di dare ai giovani?

Ho imparato dalla mia esperienza che non bisogna mai arrendersi. Andando sempre avanti alla fine riusciamo a trasformare ogni cosa. Il campo della moda non è semplice, c’è molta competizione, vanità, ambizione. Ma con il nostro comportamento quotidiano trasmettiamo continuamente il valore degli insegnamenti buddisti agli altri. Io per esempio lavoro con una donna che è il mio capo da molti anni, mi conosce molto bene e anche se non pratica, insieme facciamo shakubuku. Così la cerchia di persone che conoscono il Buddismo, intorno a noi, pian piano si sta ampliando.

I tuoi obiettivi futuri?

Molte aziende del settore in cui lavoro sono in crisi, ma ciò non è dovuto solo alle condizioni economiche globali, c’è una difficoltà a evolversi, soprattutto da parte della classe dirigente che decide dell’andamento delle imprese. Il mio obiettivo è riuscire a cambiare la direzione del cuore di chi guida le aziende, in modo che non si pensi più soltanto ai propri vantaggi personali, e ci sia un cambiamento di mentalità, una visione rivolta al futuro.

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