Il 2017 segna il sessantacinquesimo anniversario della campagna di Kamata, con la quale ebbe inizio la tradizione di febbraio come “mese dello shakubuku“. «Febbraio è il mese in cui nacque Nichiren Daishonin – disse il giovane Ikeda alla riunione di lancio della campagna – e anche il maestro Toda è nato in questo mese. Grazie alle guide di Toda siamo diventati felici. Come possiamo ripagare questo debito di gratitudine? Non esiste altro modo che salvare le persone infelici!»
Il 3 maggio 1951 durante la cerimonia di nomina a secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda aveva dichiarato solennemente il suo obiettivo di realizzare 750.000 famiglie che abbracciassero la fede nel Gohonzon. Tuttavia, nei mesi successivi, gli sforzi nella propagazione non stavano producendo ancora i risultati sperati.
Racconta il presidente Ikeda: «Era il gelido inverno del 1952 quando, a ventiquattro anni, deciso a rendere felice e orgoglioso il presidente Toda dei nostri risultati nello shakubuku, mi lanciai nella “campagna di febbraio” del capitolo Kamata».
La miccia si accese durante una riunione dei responsabili impegnati nella prima linea dell’organizzazione [l’equivalente degli attuali responsabili di gruppo, n.d.r.].
Il giovane Ikeda diede tre indicazioni concrete:
- Partire dalla recitazione del Daimoku;
- Rispettare profondamente e aver cura delle persone nel proprio ambiente più prossimo, compresi i vicini di casa;
- Raccontare le proprie esperienze di fede con fiducia e convinzione.
Rievocando il successo di quella storica impresa, sensei scrive: «Cosa ci permise di realizzare quello straordinario risultato nel febbraio del 1952? In definitiva, fu la massima sincerità con cui incoraggiammo ogni persona. Kosen-rufu comincia sempre con la rivoluzione umana di un singolo individuo. Una persona prende l’iniziativa con determinazione e incoraggia un’altra a fare lo stesso; poi ne ispirerà un’altra, e poi un’altra ancora. Questa catena di determinazione trasmessa da una persona all’altra, da cuore a cuore, è la chiave per lo sviluppo del nostro movimento».
E ancora: «Cosa potevo fare allora affinché tutti fossero in grado di lottare con gioia? Come potevo far sì che tutti dispiegassero appieno il loro potenziale? Pregai con intensità e mi sforzai al massimo per far emergere saggezza. […] Non c’era altro modo se non andare personalmente a trovare i membri, e camminare con loro nel freddo vento invernale».
Tutti i membri di Kamata furono coinvolti in prima persona, si impegnarono nello shakubuku e poterono approfondire così la propria fiducia e convinzione. Nonostante i problemi personali, nessuno rimase con le mani in mano, anche i nuovi membri che non si sentivano abbastanza sicuri per farlo, ci provarono con coraggio ed entrarono in azione.
Sensei ricorda: «Mi sono sforzato dietro le quinte e ho assunto la responsabilità di questa attività affinché tutti potessero tirar fuori le proprie caratteristiche individuali, il rispetto reciproco e creare una forte unità. […] Giorno dopo giorno, ho lavorato e mi sono sforzato con i miei compagni di fede. Quando si veniva a conoscenza del fatto che qualcuno aveva un problema personale, i membri si riunivano intorno a lui per incoraggiarlo. Quasi tutti i giorni si teneva una riunione di discussione in qualche zona di Kamata […]. “Voglio fare shakubuku ai miei amici”, “voglio parlare ai miei conoscenti di questo Buddismo”: con questa determinazione, i membri iniziarono a fare shakubuku. Una spirale di gioia si creò nel capitolo Kamata raggiungendo centinaia di persone. Le persone non ricordavano più con quanti avevano dialogato per introdurli alla pratica. Ci siamo sforzati in questo modo nel mese di febbraio, e abbiamo ottenuto un risultato senza precedenti».
La storia di Kamata non è qualcosa che appartiene al passato, è una pietra miliare nella storia di kosen-rufu a cui possiamo ispirarci per rispondere all’appello del maestro Ikeda «di lavorare sodo insieme a me nei prossimi due anni per espandere la nostra rete di Bodhisattva della Terra […] con forza, saggezza e allegria» (NR, 590, 5).