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26 gennaio: la fondazione della SGI e le proposte di pace - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:27

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26 gennaio: la fondazione della SGI e le proposte di pace

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Il 26 gennaio 1975 nasce la Soka Gakkai Internazionale (SGI): «Il sole della pace era sorto. Un nuovo sipario si levava su kosen-rufu nel mondo. Il 26 gennaio 1975 una grande onda di pace si era alzata dall’isola smeraldina di Guam […]. Quello stesso giorno, centocinquantotto membri in rappresentanza di cinquantuno paesi si riunivano per la prima Conferenza mondiale per la pace. Durante la conferenza venne fondata la SGI, costituita dalle organizzazioni dei membri di tutto il globo e Shin’ichi Yamamoto venne eletto presidente su richiesta di tutti i presenti: fu un punto di svolta storico verso la creazione di un secolo di vita e di pace» (NRU, vol. 21, cap. 1).

Nella Dichiarazione firmata da tutti i presenti si legge: «Dal momento che il punto fondamentale per assicurare la pace sta nel riconoscere il valore assoluto della vita umana, siamo determinati a diffondere in lungo e in largo la consapevolezza nel cuore degli esseri umani che la vita è insostituibile e di valore assoluto» (NR, 320, 22).
Nel 1981 la SGI è entrata a far parte delle Organizzazioni Non Governative dell’ONU (ONG). Oggi sono presenti ­membri SGI in 192 paesi e territori.

Il 26 gennaio 1983 Ikeda invia all’ONU la prima Proposta di pace: con lo sguardo rivolto al futuro e alla pace mondiale, a partire dal 1983 Daisaku Ikeda, ogni 26 gennaio, invia una Proposta di pace all’ONU, in cui incoraggia la trasformazione spirituale delle persone. Si tratta di proposte a tema, incentrate sui problemi più urgenti della società.

Per quanto tratti tematiche di portata globale, alla fine tutto viene ricondotto alla rivoluzione umana, al cambiamento dell’intero pianeta che nasce nel cuore di una singola persona.
Le Proposte di pace del presidente Ikeda non sono astratte considerazioni su come dovrebbero andare le cose e non si esauriscono su questioni spirituali specifiche del Buddismo, ma parlano della realtà sociale, economica, politica e ambientale di oggi, facendo un’attenta analisi dell’incoerenza tra il mondo che si vorrebbe e le cause che invece si pongono.
Ikeda non si limita a indirizzare la Proposta di pace ai “grandi” della terra, ma parla ai suoi abitanti, affinché ognuno diventi attore consapevole di una trasformazione. Il punto di svolta sta nell’indicare la strada per diventare protagonisti attivi della storia, spiegando che i problemi mondiali non sono differenti dai nostri problemi quotidiani, che l’oscurità del mondo ci riguarda e che la realizzazione di un mondo di pace passa attraverso il diventare protagonisti consapevoli di questo cambiamento.
Non si limita ad analizzare i problemi globali e degli individui, ma avanza sempre una proposta di soluzione, una strada che ogni persona può percorrere per divenire protagonista attivo nella costruzione della pace.

Scrive Ikeda: «Cambiando il nostro modo di pensare, acquisiremo l’energia per compiere quel tenace e costante sforzo richiesto per superare queste difficoltà. […] Una nuova configurazione del nostro modo di pensare consentirà un approccio misurato e attento alle due opzioni del dialogo e della forza» (BS, 122, 23).

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