Nell’antica Cina vi era un nobile e coraggioso generale di nome Li Kuang. Discendeva da una famiglia illustre che sempre aveva comandato sui propri soldati con forza, ma anche con senso di giustizia. Aveva lunghe braccia forti ed agili ed anche una mente attenta e concentrata. Erano queste le doti che facevano di lui un abile arciere detto dai nemici “generale volante”, forse perché, piombando nelle loro fila, le scompaginava lasciando tutti senza fiato. In famiglia era un uomo devoto che, come si usava nella religione della antica Cina, pregava e riveriva i propri antenati. Più di tutti amava la madre. Conosceva gli sforzi che la donna aveva sopportato per crescere lui e i suoi fratelli da sola, poiché il padre era sempre impegnato in faccende militari e politiche. Nonostante potesse contare sull’aiuto di numerose ancelle, la piccola donna si recava personalmente nei campi a controllare l’andamento delle coltivazioni, soprattutto nei periodi di siccità, quando era necessario utilizzare e mantenere con cura e sapienza i canali scavati. Sapeva che da quell’opera paziente derivavano il benessere di tutta la popolazione, la fertilità di quelle terre irrigate che era la fonte primaria di vita.
Era però possibile che il desiderio di acqua e cibo spingesse animali feroci verso quelle fonti. Capitò così che, in una di quelle escursioni, la madre di Li Kuang venne assalita e uccisa da una tigre feroce. Quando il generale apprese la notizia il suo dolore fu tutt’uno con la sua collera. Montò a cavallo e, bruciando furioso di rabbia, si diresse verso il luogo indicatogli dalla servitù.
Al centro di una radura, dentro uno spazio illuminato da un fascio di luce, la vide: ferma in posizione di riposo, immobile come solo i felini sanno stare dopo una lunga caccia. Le potenti braccia di Li Kuang si tesero in uno sforzo disumano, affilò lo sguardo e i suoi gesti si fecero veloci e implacabili. In un battito di ciglia, la freccia volò e si conficcò nel cuore della tigre.
Il generale sentiva il dolore sciogliersi dentro: aveva vendicato sua madre. Accorsero i soldati suoi sottoposti e quale fu la loro meraviglia nel vedere che la freccia era penetrata profondamente in una pietra dura come il granito!
Si rivolsero a Li Kuang e anch’egli non poteva credere ai suoi occhi: provò a tirare nuovamente per vedere se fosse possibile ripetere l’impresa. Ma niente: le frecce scoccavano dal suo arco e rimbalzavano, una dopo l’altra, sulla dura pietra. Tornato a casa Li Kuang, dopo molte ore di meditazione, comprese la potenza infinita della vera decisione che rende i nostri gesti invincibili.
Il generale Li Kuang, che da quel momento venne chiamato generale Tigre di Pietra, capì che questa grande forza doveva imparare ad usarla per combattere le ingiustizie e il modo migliore per vendicare sua madre era proseguire la sua opera di benevolenza verso la terra e il popolo. Decise di partire per diffondere la sapienza dei suoi contadini e apprendere nuove conoscenze.
Allora, la notte la sognò: gli sorrideva con lo sguardo luminoso dei felini.
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