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Tradurre i sogni in realtà - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:01

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Tradurre i sogni in realtà

Chiara Pantaleo, Roma

Ho potuto trasformare il mio senso di inadeguatezza, fino a comprendere che la causa principale della mia sofferenza era legata al fatto che mi ero sempre concentrata sul mio piccolo io, mentre il mio obiettivo non doveva, non poteva essere separato dal desiderio di realizzare kosen-rufu

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Ho potuto trasformare il mio senso di inadeguatezza, fino a comprendere che la causa principale della mia sofferenza era legata al fatto che mi ero sempre concentrata sul mio piccolo io, mentre il mio obiettivo non doveva, non poteva essere separato dal desiderio di realizzare kosen-rufu

Ho trent’anni e pratico questo meraviglioso Buddismo da sette anni. Fin da bambina ero appassionata del Giappone e della sua cultura, tanto da frequentare un corso di conversazione giapponese e iscrivermi poi alla facoltà di Lingue e civiltà orientali.
Ricordo che quando sentii pronunciare per la prima volta Nam-myoho-renge-kyo ebbi la certezza di aver già ascoltato quel suono, quasi a dire: «Ecco com’era! Finalmente posso recitarlo di nuovo!». All’epoca stavo attraversando uno dei momenti più bui della mia vita, ero sprofondata in una forte depressione e il Buddismo mi ha salvata, non ho alcun dubbio a riguardo. Recitando Daimoku sentivo emergere un’energia positiva che mi portava naturalmente a fare scelte diverse da quelle autodistruttive che avevo sempre fatto. Inoltre, più praticavo più riaffiorava un desiderio che avevo quasi del tutto dimenticato: diventare una traduttrice.
La svolta è stata nel 2011, quando ho potuto assistere per due settimane alle lezioni in giapponese dell’Università Soka di Tokyo. Quell’esperienza ha cambiato il corso della mia vita. Dal momento in cui ho messo piede nel Dipartimento per studenti stranieri, tutto mi è diventato chiaro: avrei concluso i miei studi in Italia laureandomi entro dicembre del 2012 e nel 2013 mi sarei trasferita in Giappone per studiare all’Università Soka.
Rientrata a Roma con questa fortissima determinazione nel cuore, mi sono sfidata sempre più nel Daimoku e nell’attività, ho ripreso i miei studi a pieno ritmo e ho iniziato a lavorare part-time per pagare la retta universitaria. Dopo alcuni mesi, però, la mia oscurità è riemersa incalzante per confondermi e impedirmi di raggiungere il mio obiettivo, in particolare rispetto a un esame che proprio non riuscivo ad affrontare: filologia giapponese. Mi trovavo ancora una volta di fronte a un ostacolo che mi sembrava insormontabile. Questa volta però, invece di lasciarmi demoralizzare mi affidai al Gohonzon e agli incoraggiamenti dei miei maestri, ripensando in particolare a un’iscrizione che avevo letto all’Università Soka: «Per quale motivo si deve coltivare la saggezza? Non dimenticare mai [di porti] questa domanda!». Iniziai a fare Daimoku con il desiderio di comprendere il motivo profondo per cui stavo studiando quella materia. Arrivata al capitolo riguardante il giapponese del periodo Kamakura, utilizzato da molti studiosi dell’epoca “tra cui il monaco buddista Nichiren”, il mio cuore ebbe un sussulto e si riempì di felicità e commozione: ecco il motivo! Sarei stata in grado di leggere e capire la lingua giapponese antica utilizzata dal Daishonin nel Gosho! La materia che più odiavo si trasformò in un attimo nella mia preferita, tanto che decisi di portarla come argomento per la tesi finale. Così mi sono laureata in filologia giapponese, nel dicembre del 2012, con 110 e lode, con una tesi in cui ho tradotto il mio Gosho preferito, Risposta a Kyo’o.
Subito dopo arrivò la risposta dall’Università Soka, dove avevo fatto richiesta di iscrizione: ero stata ammessa!
Così ero più che mai determinata a realizzare il mio grande sogno: diventare una traduttrice per la Soka Gakkai. Nel marzo del 2013 mi trasferii a Tokyo per studiare. La vita nel campus dell’Università Soka è stata una vera e propria palestra dove allenare la mia fede, la mia pazienza e il mio cuore. Non è stato facile, soprattutto all’inizio, vivere a diecimila chilometri da casa, in un paese così diverso per lingua, cultura, modi di pensare e interagire. Ogni volta davanti al Gohonzon pregavo così com’ero e praticavo senza darmi limiti di tempo, fino a percepire che dentro di me qualcosa era cambiato. Provavo sempre più gratitudine nei confronti del mio maestro che non si è mai arreso di fronte a nulla.
Pochi mesi dopo sono entrata a far parte del gruppo traduttori che fa attività in occasione dei corsi mondiali della SGI. Ogni volta che dovevo tradurre, la mia oscurità non mancava di manifestarsi, ma grazie al Daimoku ho potuto trasformare il mio senso di inadeguatezza, fino a comprendere che la causa principale della mia sofferenza era legata al fatto che mi ero sempre concentrata sul mio piccolo io, mentre il mio obiettivo non doveva, non poteva essere separato dal desiderio di realizzare kosen-rufu.
Nel luglio del 2014 ho iniziato a collaborare come traduttrice e interprete per il Tokyo Fuji Art Museum, fondato dal presidente Ikeda, per la preparazione della mostra Leonardo da Vinci e la Battaglia di Anghiari.
Dopo l’inaugurazione della mostra a Sendai, la zona del Giappone colpita dal terribile terremoto e dallo tsunami del 2011, sono rientrata a Roma, continuo a collaborare con il museo Fuji e ho anche la meravigliosa opportunità di proseguire l’attività di traduzione per la Soka Gakkai italiana. Sono immensamente grata al Gohonzon, ai miei maestri, alla mia vita e ai miei compagni di fede per tutte queste splendide occasioni che mi permettono di crescere e di dare il mio contributo all’interno della nostra organizzazione e nella società.

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