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"Suonate la campana che annuncia l'alba" puntate 38-44 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:18

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“Suonate la campana che annuncia l’alba” puntate 38-44

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

Potete leggere le puntate del volume 30 pubblicate su
www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[38] L’aereo su cui era salito Shin’ichi Yamamoto si diresse a Marsiglia, la seconda città francese affacciata sul Mediterraneo, mostrando sulla destra lo spettacolo delle Alpi innevate.
La delegazione atterrò il 5 giugno, poco dopo l’una di pomeriggio, all’aeroporto di Marsiglia, e subito si riunì presso un albergo di Aix-en-Provence per preparare gli eventi previsti durante il soggiorno in Francia.
Intanto Shin’ichi si trasferiva al Centro culturale europeo di Trets dove, a partire dalle 18, partecipò a una riunione di responsabili europei.
Per l’occasione si erano riuniti rappresentanti di tredici paesi che discussero di vari temi in vista della realizzazione di kosen-rufu in Europa.
In quella sede, per intraprendere un cammino pieno di speranza con una più salda unità delle forze dei paesi europei, sotto la direzione di Eiji Kawasaki, presidente del Consiglio europeo della Soka Gakkai, fu decisa la nomina di Raymond Gordon e di Dieter Kahn – direttori generali della Soka Gakkai rispettivamente inglese e tedesca – come vicepresidenti del Consiglio europeo.
Akihide Takayoshi – che aveva ricoperto diversi incarichi in Giappone, tra cui quelli di responsabile degli studenti delle scuole superiori e di responsabile esecutivo dei giovani uomini – venne nominato segretario generale per l’Europa.
Takayoshi era uno dei giovani allenati personalmente da Shin’ichi all’interno di un gruppo di formazione, sin dai tempi del liceo. Dopo aver terminato un corso di specializzazione post-laurea, aveva cominciato a lavorare come dipendente della sede centrale della Gakkai. La sua nomina fu una tappa importante verso il ventunesimo secolo.
Shin’ichi si appellò ai partecipanti dicendo: «Questa mia visita ha lo scopo di annunciare l’alba di una nuova epoca in Europa.
Se i giovani prenderanno coscienza della loro missione di farsi promotori dell’epoca a venire, se faranno del rispetto della dignità della vita la filosofia portante della propria esistenza contribuendo alla collettività, saranno in grado di eliminare i conflitti esistenti tra gli esseri umani nella società contemporanea.
È in questo modo che la pace potrà iniziare a realizzarsi. Ecco perché continuo a incontrare e a dialogare con i giovani, senza sosta. Attraverso queste azioni, dialogando cuore a cuore, cerco di toccare il loro spirito. Quando una persona condivide un pensiero, si convince, si entusiasma, determina di alzarsi e agire di propria iniziativa, può manifestare il suo massimo potenziale. Solo quando riusciamo a far nascere tutto questo nell’altra persona possiamo dire di averla incoraggiata. È necessario un dialogo che infonda nell’altro tutta la nostra sincerità e passione, in uno scambio vita a vita».

[39] A nord del Centro culturale europeo si ergeva il Monte Sainte Victoire, e sotto il cielo azzurro la superficie della roccia calcarea brillava riflettendo la luce del sole. Anche Cézanne, considerato un pioniere della pittura del ventesimo secolo, rimase affascinato da questa montagna, da lui dipinta in numerosi capolavori.
Poco prima di mezzogiorno del 6 giugno, Shin’ichi Yamamoto insieme a sua moglie Mineko, a Eiji Kawasaki – presidente del Consiglio europeo della Soka Gakkai – e altri responsabili, si recò in visita al Municipio di Trets. C’erano una ventina di persone ad accoglierli, tra cui il sindaco Jean Féraud e alcuni consiglieri municipali.
Il sindaco, che portava la fascia tricolore blu, bianca e rossa – i colori della bandiera francese – rivolse un discorso di saluto.
«È una grande gioia per tutti i cittadini aver potuto ricevere il maestro Yamamoto qui a Trets. Sono perfettamente al corrente dell’importante lavoro per la pace che sta portando avanti in tutto il mondo, e conosco molto bene il suo pensiero eccelso e le sue straordinarie pubblicazioni. Nell’antagonismo tra Est e Ovest egli ha compiuto ogni sforzo possibile per evitare una crisi nucleare, ed è il leader del movimento internazionale per la pace, la Soka Gakkai International. Fino a oggi ha condotto numerosi dialoghi con eminenti personalità del mondo, ha lottato per la pace e si è impegnato per approfondire gli scambi tra le persone. Desidero ringraziarlo dal profondo del cuore per aver scelto per questa sua visita, tra tutti i Centri culturali SGI esistenti al mondo, il nostro Centro culturale europeo di Trets».
Shin’ichi prestava ascolto ai suoi elogi con riconoscenza.
Il sindaco aggiunse in tono solenne, con voce ancor più potente: «Desideriamo accogliere in questa sede il maestro Yamamoto, un ambasciatore di pace che agisce con lealtà e perseveranza, con passione e sincerità, con grande vitalità ed energia, come nostro cittadino onorario».
Tra gli applausi il sindaco consegnò a Shin’ichi la Medaglia della città e l’attestato di cittadinanza onoraria.
Shin’ichi espresse dal profondo del cuore la sua gratitudine al sindaco per la profonda comprensione e la gentilezza dimostrata.
Dietro quel risultato c’erano sicuramente gli sforzi e i dialoghi sinceri dei membri. Ciò che aumenta la comprensione verso il nostro movimento sono i dialoghi condotti con sincerità e perseveranza.

[40] Il pomeriggio del 6 giugno, alla presenza di Shin’ichi Yamamoto e in un clima festoso, presso il Training center europeo si tenne il corso estivo che celebrava il ventesimo anniversario di kosen-rufu in Europa. Si erano riuniti un centinaio di membri francesi insieme ai compagni provenienti da diciotto paesi.
Shin’ichi guidò una solenne cerimonia di Gongyo e pregò per la felicità di tutti i partecipanti e per il progresso di kosen-rufu in Europa.
Prese poi il microfono e lanciò la seguente proposta: «Il 6 giugno, oltre a essere il giorno in cui si tiene questo corso estivo che ci permetterà di compiere un grande slancio verso il ventunesimo secolo, è il giorno della nascita del fondatore e primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi. Propongo che questa data così significativa divenga “il giorno d’Europa”, e che ogni anno segni un’occasione importante in cui prometterci a vicenda di avanzare ulteriormente. Che ne pensate?». Tutti i partecipanti risposero alzando le mani in segno di approvazione, e così fu deciso che il 6 giugno diventasse ufficialmente il giorno d’Europa. Makiguchi era morto in carcere tre anni prima che Shin’ichi si convertisse al Buddismo di Nichiren Daishonin. Egli quindi non ebbe modo di conoscere personalmente questo grande uomo. Tuttavia, attraverso il suo maestro, Josei Toda, poté conoscerne la personalità, la fede, l’agire e la filosofia educativa. Leggendo assiduamente le sue opere, Makiguchi divenne per lui un modello prezioso.
Nei suoi scritti Makiguchi presagì che nel cammino verso la pace si sarebbe passati da un’epoca caratterizzata dalla competizione militare, politica ed economica, a una nuova epoca sotto il segno della competizione umanistica. Shin’ichi rinnovò la sua ferma determinazione di creare nel mondo una sicura corrente di competizione umanistica per la pace dell’umanità.
Durante il corso estivo si tenne una cerimonia di piantumazione e poi una riunione dove vennero raccontate le esperienze di fede dei membri.
L’esperienza di una giovane donna della Germania occidentale che grazie alla fede aveva conquistato fiducia in se stessa e aveva vinto sulla malattia, e quella di un giovane uomo italiano che era riuscito a realizzare il suo grande desiderio di avere successo come musicista, suscitarono una grande commozione. Ogni esperienza raccontava di una trasformazione del karma realizzata grazie al coraggio e allo spirito di sfidarsi.
La fede è il motore che ci spinge in avanti vincendo sulla disperazione e la rassegnazione. In questo progresso è possibile forgiare la nostra esistenza e aprire totalmente la nostra condizione vitale.

[41] Il giorno successivo, il 7 giugno, fra gli appuntamenti nell’ambito del corso estivo si tenne la riunione generale per commemorare i vent’anni di kosen-rufu in Europa.
Anche in quell’occasione, nel suo intervento Shin’ichi approfondì con i partecipanti alcuni principi fondamentali del Buddismo citando passi del Gosho.
Affermò che tutti gli esseri umani sono intrinsecamente dotati della Buddità e che il Buddismo, poiché si basa sul rispetto della dignità della vita, è fin dalle origini permeato dello spirito di creare la pace. Dichiarò inoltre che la storia della Soka Gakkai lo dimostra, dal momento che durante la guerra in Giappone lottò contro le persecuzioni del governo militarista che utilizzava lo Shintoismo come fondamento dello sforzo bellico della nazione.
Poi sottolineò quale sia il modo di vivere di un buddista che crede fermamente nella pace: «Prego affinché tutti voi, imprimendo profondamente nel cuore le parole del Daishonin: “Tutti i fenomeni sono manifestazioni della Legge buddista” (RSND, 2, 793), siate tutti, nei vostri rispettivi paesi, bravi cittadini pieni di buon senso e buoni membri della vostra comunità, un esempio da seguire per tutte le persone. Noi rifiutiamo nel modo più assoluto ogni forma di violenza. Basandovi su questa ferma convinzione, vi prego di avere il massimo rispetto delle tradizioni e dei costumi della regione e del paese in cui vivete, e di sviluppare profonde radici di fiducia nella società. Per favore, create legami cuore a cuore con i vostri amici in tutto il mondo e lavorate insieme a loro per costruire la pace».
Shin’ichi proseguì parlando del potere del Gohonzon, che incarna la Legge mistica, la Legge fondamentale dell’universo: «Nulla al mondo è così mutevole e complesso come il cuore umano che cambia in modo sensibile momento per momento. Perciò l’appagamento e la piena felicità dipendono da quanto forte e saldo rendiamo il nostro cuore. Nel corso della vita ci imbattiamo nelle tempeste del karma, tali da farci domandare perché capitino proprio a noi. La fede serve per forgiare un cuore che non si lascia mai sconfiggere, capace di superare qualsiasi difficoltà. Il Gohonzon è la concretizzazione della Legge fondamentale dell’universo, la Legge mistica. Attraverso il potere della nostra fede e il potere della nostra pratica, le nostre vite sono in grado di fondersi con il potere del Budda e il potere della Legge inerenti al Gohonzon di Nam-myoho-renge-kyo, facendo emergere una grande forza vitale che ci permette senza alcun dubbio di aprire le pesanti “porte di ferro” delle sfide più difficili».
Il pensatore francese Michel de Montaigne afferma: «Il coraggio di un essere umano non si misura certo dalla solidità delle sue gambe o delle braccia, ma dalla forza del suo cuore, del suo spirito».

[42] Shin’ichi Yamamoto si soffermò sul principio buddista di hosshin (“decidere nel cuore”, n.d.t.).
«”Decidere nel cuore” significa far emergere il cuore del Bodhisattva, cioè, in parole semplici, far sorgere dentro di noi lo spirito di ricercare l’illuminazione, decidere di raggiungere la Buddità. Per vivere al meglio la nostra vita ci troviamo necessariamente ad affrontare questioni fondamentali come “chi siamo”, “qual è la missione a cui siamo chiamati in questo mondo”, “qual è il senso della nostra vita”, “qual è il valore, il contributo che possiamo dare alla società”. Per trovare risposta a tali interrogativi è necessario continuare a impegnarci nello spirito di ricerca e a sfidarci nella pratica degli insegnamenti del Budda, che equivale al nostro allenamento come esseri umani. Tutto questo è hosshin, e manifesta il nostro miglioramento personale».
Shin’ichi si sforzava in tutti i modi di spiegare agli amici europei in maniera facilmente comprensibile i principi e i termini buddisti. Per quanto un principio dottrinale possa essere profondo, se non viene compreso dalle persone non potrà recar loro alcun beneficio.
Proprio in questo sviluppo moderno del Buddismo si trova la suprema saggezza, il supremo tesoro spirituale che accomuna tutta l’umanità.
Il giorno successivo, l’8 giugno, si tenne il Festival culturale della pace e dell’amicizia che sugellava il corso estivo europeo.
I compagni inglesi cantarono appassionatamente in coro:

I nostri cuori si fondono,
uniti in saldi legami
apriamo la strada alla libertà.
Per quanto lunga sia la via
continuiamo a tener alta la luce della speranza.

I compagni danesi, norvegesi e svedesi danzavano sventolando i foulard con motivi floreali, mentre gli spagnoli ballavano con entusiasmo lanciando nella sala i cappelli neri. I membri belgi, sulle note della canzone dei compagni, si esibirono in una danza originale, seguiti dai membri della Germania Ovest, della Svizzera e della Grecia.
“Non mi lascerò sconfiggere”, “Vincerò assolutamente!”: i loro cuori si fusero in questa profonda determinazione per kosen-rufu, e il loro canto risuonò per tutta la montagna di Sainte Victoire. L’Europa divenne una.
Era l’unione spirituale tra esseri umani che perseguono l’obiettivo della pace.

[43] Verso mezzogiorno del 9 giugno la delegazione di Shin’ichi visitò Marsiglia. Su una lieve collinetta si ergeva il campanile a pianta quadrata della basilica di Nostra Signora della Guardia.
Dalla vetta si scorgeva un isolotto cinto da solide mura di pietra di una fortezza che si stagliava sullo sfondo cobalto del Mediterraneo.
Si trattava del Castello d’If, teatro del celebre romanzo di Alexandre Dumas Il Conte di Montecristo, conosciuto in Giappone con il titolo Gankutsu-Ou (lett. “Il re della caverna”).
Costruito in origine come fortezza, in seguito divenne un carcere per detenuti politici per via dell’estrema difficoltà di fuga.
Anche Edmond Dantes (poi Conte di Montecristo), il protagonista del racconto di Dumas, venne rinchiuso su quest’isola per quattordici anni.
Il mio maestro, Josei Toda, venne rilasciato in tempo di guerra dopo due anni di reclusione e, sopportando tenacemente ogni sorta di prova come il Conte di Montecristo, nel dopoguerra aprì la strada alla ricostruzione della Soka Gakkai. Egli giurò nel profondo del cuore di riscattare il suo maestro Tsunesaburo Makiguchi, morto in carcere, di sconfiggere i suoi nemici e provare la giustezza del suo maestro aprendo il cammino di kosen-rufu. Shin’ichi sentì che lo spirito del Conte di Montecristo aveva permeato il movimento della Resistenza francese che durante la Seconda guerra mondiale si era affermato tenendo testa alle terribili persecuzioni dei nazisti. La figura del Conte di Montecristo rappresenta un essere umano coraggioso, di indomabile tenacia, una persona che coltiva una profonda convinzione e che sa perseverare.
Kosen-rufu si realizzerà se vi saranno persone di questo tipo.
Perciò è necessario continuare ad avanzare risoluti, con fermezza e tenacia fino al raggiungimento dell’obiettivo, senza indietreggiare mai di fronte a qualsiasi ostacolo. Ciò che si frappone in questo cammino è il muro eretto dal nostro stesso cuore, che ci porta a pensare: “Ormai è inutile”, “Non è possibile fare di più”, “Siamo giunti al limite”.
Solo abbattendo questo muro, raccogliendo tutte le nostre forze e compiendo con tenacia un altro passo avanti, riusciremo a far risplendere su di noi il sole della vittoria.
Shin’ichi, rievocando l’immagine dei giovani francesi ed europei, con lo sguardo verso il futuro del ventunesimo secolo rivolse questo augurio, questa preghiera: «Forza dunque! Che una miriade di Conte di Montecristo della Soka emergano! Suonate con le vostre mani la campana che annuncia l’alba di un’armoniosa comunità umana del nuovo secolo!».
Sotto la luce del sole il mare brillava d’argento.

[44] Kosen-rufu è sempre una nuova partenza, è un viaggio ricco di sfide sostenuto da una traboccante speranza.
Poco dopo le tre e mezzo del pomeriggio del 10 giugno, la delegazione guidata da Shin’ichi, accompagnata da una cinquantina di membri locali, lasciò Marsiglia per dirigersi in treno verso Parigi.
Fu un viaggio di quasi sette ore. Così il palcoscenico degli incessanti sforzi di Shin’ichi divenne Parigi, la città dei fiori.
Durante il suo soggiorno nella capitale, il giorno 11 Shin’ichi partecipò a un ricevimento per presentare l’edizione francese della raccolta dei suoi dialoghi con lo storico Arnold Toynbee, intitolata Dialoghi. L’uomo deve scegliere. Il giorno seguente, il 12, Shin’ichi incontrò René Huyghe, storico dell’arte e membro de l’Académie française, con il quale ebbe uno scambio riguardo alla raccolta dei loro dialoghi, pubblicati in francese nel settembre dell’anno precedente con il titolo La nuit appelle l’aurore, su Victor Hugo e altri temi.
Successivamente, il 15, Shin’ichi incontrò il presidente del Senato Alain Poher con il quale si intrattenne in un primo colloquio presso la sua residenza ufficiale.
Prima di quell’incontro, grazie alla cortesia del presidente, la delegazione poté visitare la sala del Senato all’interno del Palazzo del Lussemburgo, un edificio ricco di storia dove Victor Hugo svolse la sua attività politica come senatore. Sul muro di quella sala, la loro attenzione fu richiamata da un ritratto a rilievo di Hugo, con la barba, che trasmetteva una ferma e incrollabile volontà.
In quell’imponente sala riunioni era conservato anche il seggio dove Hugo era solito sedere, su cui era posta una targa commemorativa, mentre al di sopra era stato incastonato un suo profilo dorato, in omaggio ai suoi meriti immortali.
Il seggio fu mostrato a Shin’ichi.
Era come sentir risuonare ancora i discorsi infuocati di Victor Hugo sulla necessità di sradicare la povertà dalla società, sulla riforma dell’educazione e contro la pena di morte.
Dotato di un talento letterario eccezionale, insignito a ventitré anni del massimo riconoscimento francese della Legione d’onore, Hugo entrò in politica nel 1845, a quarantatré anni. Egli non poteva ignorare la realtà, la miseria in cui versava la gente. Oltre a essere “un uomo di Lettere”, infatti, era “un uomo d’azione”. Ed era indubbiamente, prima di tutto, “un essere umano”.

(continua)

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