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"Suonate la campana che annuncia l'alba" puntate 17-25 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:18

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“Suonate la campana che annuncia l’alba” puntate 17-25

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

 

Seguite le puntate che il presidente Ikeda sta scrivendo ogni giorno pubblicate su
www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[17] Shin’ichi Yamamoto si mise a camminare per il centro storico di Plovdiv la cui area era quasi interamente un sito archeologico. Dopo aver ascoltato le spiegazioni del sindaco Mishev, che narrava della storia della città e della sua attuale situazione, all’interno di un solenne edificio del diciannovesimo secolo dello stile del Rinascimento bulgaro, Shin’ichi e gli altri proseguirono la loro visita percorrendo le antiche strade lastricate. Vennero poi portati in un palazzo storico designato come patrimonio nazionale, dove ad attenderli vi era un coro composto da una sessantina di bambini. Indossavano tutti un completo marrone scuro e una camicia bianca con maniche sbuffanti. Con voce meravigliosamente limpida, intonarono in coro una canzone dopo l’altra. A un certo punto, un bambino fece un passo avanti e disse: «Proseguiamo adesso con una canzone in giapponese in onore dei nostri ospiti. La canzone si intitola Kusatsu-bushi». Era un piccolo pensiero per allietare il cuore di tutti.

Kusatsu è una magnifica località, venite a trovarla!
Ha Dokkoi-sho
persino nell’acqua calda sbocciano i fiori.

Le voci di accompagnamento al coro che, per un difetto di pronuncia, cantavano: “Cheina cheina” anziché “choina choina” rendevano la scena ancora più graziosa. Terminato il coro Shin’ichi si alzò dalla sedia e rivolse loro un grande applauso. Volle quindi ringraziarli pronunciando queste parole: «Che voci limpide, meravigliose e allegre! Mi avete commosso. Lo spirito sincero con cui vi siete impegnati a fondo, per lunghe ore, nelle prove per preparare questo coro, ha toccato nel profondo il mio cuore. Questo breve incontro costituirà un tesoro per tutta la mia vita. Vi ringrazio con tutto il cuore! Grazie alla vostra canzone mi è parso per un istante di essere immerso nelle terme giapponesi, completamente a mio agio. Vi prego di venire in Giappone e di creare tante amicizie».
I bambini sono gli emissari che vengono dal futuro. Il messaggio che Shin’ichi desiderava affidare a questi emissari del futuro era di “unire il mondo con l’amicizia” e “costruire la pace”.
«Un bambino. In questo suo corpo così piccolo alberga una grandiosa anima».
Queste sono le parole di Bing Xin, madre della letteratura cinese, con cui Shin’ichi e la moglie Mineko coltivarono uno stretto rapporto di amicizia.

[18] La sera del 23 maggio, su invito di Lyudmila Zhivkova, presidente della Commissione affari culturali, Shin’ichi partecipò alla riunione de “Il vessillo della pace”, organizzata alla vigilia del giorno della cultura. L’evento, che celebrava il milletrecentesimo anniversario della fondazione della Bulgaria, era stato organizzato in grande stile su una collina volta verso il famoso, splendido Monte Vitosha, nei dintorni della città di Sofia. Sulla collina si ergeva il monumento commemorativo dedicato alla pace, una torre che superava i trenta metri di altezza. Sulla torre erano scolpite le parole “armonia”, “costruzione e “bellezza” e sopra l’ingresso era esposto un quadro che ritraeva i fratelli Cirillo e Metodio, che avevano inventato l’alfabeto cirillico e gettato le basi della cultura bulgara.
La riunione de “Il vessillo della pace” fu organizzata per la prima volta nel 1979, per commemorare l’Anno internazionale dell’infanzia.
In quell’occasione si radunarono duemilacinquecento bambini provenienti da settantanove paesi a partire dalla Bulgaria, che promisero insieme di realizzare la pace. Parteciparono anche alcuni bambini giapponesi disabili, e un loro rappresentante recitò una poesia di propria composizione, intitolata Vivere.
Quella riunione fu elogiata e ammirata in tutto il mondo.
La presidente Zhivkova aveva contribuito in modo determinante alla realizzazione dell’evento, viaggiando in numerosi paesi dove aveva continuato a sottolineare l’importanza di proteggere la pace e il futuro dei bambini.
Un po’ dopo le cinque del pomeriggio, mentre Shin’ichi e Mineko stavano andando a sedersi ai loro posti insieme alla presidente, alcuni bambini che indossavano variopinti costumi tradizionali diedero loro il benvenuto sventolando delle bandierine della Bulgaria a bande bianche, verdi e rosse. Appena la delegazione si mise a sedere, i bambini iniziarono a cantare in coro. Venne spiegato agli ospiti che il testo della canzone significava: «Vogliamo riempire il mondo delle risate e della gioia dei bambini. Dal Monte Vitosha dispieghiamo le ali dell’amicizia e voliamo in alto nel cielo, verso il mondo intero».
Seguirono canti e danze tradizionali. Nelle musiche di accompagnamento furono utilizzati pifferi e tamburi appartenenti a epoche antiche, e ogni spettacolo trasmetteva la fierezza di rappresentare la propria cultura.
A ogni interpretazione ed esecuzione musicale, la presidente esclamava: «Bravissimi!», «Magnifico!» e rivolgeva a tutti calorosi applausi.
Nel suo atteggiamento si poteva scorgere il dolce, forte “volto di una madre” che protegge e riempie di affetto i suoi figli.

[19] La presidente Zhivkova nel suo saluto parlò del significato del giorno della cultura e disse che voleva essere un riconoscimento e una celebrazione per gli eterni meriti dei fratelli Cirillo e Metodio, che avevano inventato la forma originale dell’alfabeto cirillico.
Prima di loro non esistevano caratteri per traslitterare le lingue slave in uso in paesi come la Bulgaria. I fratelli Cirillo e Metodio, missionari del nono secolo d.C., per poter tradurre nelle lingue slave testi come la Bibbia, idearono l’alfabeto glagolitico prendendo spunto dall’alfabeto greco. In seguito, vennero apportate delle modifiche e nacque l’alfabeto cirillico prima in Bulgaria e poi si diffuse nei paesi di lingua slava, compresa la Russia.
La presidente continuò poi lanciando il suo appello a perseguire la pace nel mondo mettendo in pratica le parole “armonia”, “costruzione” e “bellezza” scolpite nella torre de “Il vessillo della pace”.
Venne poi il momento del saluto di Shin’ichi. Iniziò a cadere una pioggia leggera, ma Shin’ichi si diresse verso il microfono senza l’ombrello.
Egli disse: «Come rappresentante giapponese vorrei rivolgere un piccolo saluto a tutti voi, gentili e preziosi amici», e chiese all’interprete di leggere direttamente in bulgaro la traduzione del discorso che aveva preparato, in modo che i bambini stessero il meno possibile sotto la pioggia.
Nel suo intervento Shin’ichi invitava i bambini a divenire persone coraggiose e allo stesso tempo gentili e premurose verso gli altri, e di forgiare fino in fondo sia il corpo che la mente. Aggiunse: «La vita stessa è sinonimo di lotta e lungo il vostro percorso verso un avvenire colmo di sogni e ideali, potrebbero attendervi numerose prove e avversità. Ma proprio in quei momenti difficili vi prego di scolpire nei vostri cuori la consapevolezza che gli ostacoli e le avversità sono il migliore allenamento per forgiare la propria forza, perciò crescete coraggiosamente».
Il fragoroso applauso dei bambini si diffuse in tutta la collina.
Si arrivò così al gran finale della cerimonia. Mentre risuonavano le “campane della pace” presentate dai rappresentanti provenienti da tutti i paesi del mondo, i bambini accesero in un calderone la “fiamma della pace” che iniziò ad ardere verso il cielo.
Se riusciremo ad accendere la fiamma della pace nel cuore dei bambini, la terra sarà finalmente un pianeta che risplende della luce della pace.

[20] La mattina del 24 maggio, in piazza 9 settembre si tenne in pompa magna la parata per il giorno della cultura, che celebrava i milletrecento anni della nascita della Bulgaria.
Anche Shin’ichi venne invitato e prese parte alle celebrazioni insieme ai ministri del governo bulgaro, tra cui il presidente dell’Assemblea nazionale Zhivkov.
La pioggia del giorno precedente era sparita e un sole abbagliante d’inizio estate fece la sua comparsa. Parate composte da gruppi eterogenei di uomini e donne, giovani e anziani, gruppi di studenti delle scuole elementari, medie, superiori e universitari, lavoratori e rappresentanti della comunità locale sfilarono allegramente davanti a loro.
Venne esposto un monumentale disegno che celebrava i fratelli Cirillo e Metodio, aggiungendo un tocco di grazia alla parata.
La fanfara intonava un’allegra melodia, mentre le majorette avanzavano esibendosi in danze piene di brio.
Alla testa della parata dell’Università di Sofia vi era il presidente Dimitrov, seguito dal corpo docente e dagli studenti.
Vi erano anche semplici cittadini che tenevano per mano o sulle spalle i loro bambini, mentre alcuni stringevano in mano dei garofani.
Si trattava di un grande corteo, spensierato e ricco di umanità, dove tutti si sentivano uniti nel cuore e sbocciavano i sorrisi.
Il vice rettore dell’Università di Mosca, il professor V. I. Tropin, che era stato invitato come ospite alla cerimonia, disse a Shin’ichi: «Qui si percepisce l’umanesimo. Uno spirito comune all’ideale della Soka Gakkai».
Il pomeriggio del giorno successivo la delegazione guidata da Shin’ichi lasciò la Bulgaria.
Il vice presidente della Commissione degli affari culturali Alexandrov, che lo accompagnò all’aeroporto per salutarlo, evidentemente emozionato, gli disse: «Sarebbe un grande onore se lei volesse annoverare anche noi tra gli amici del presidente Yamamoto, che si sta distinguendo per il suo impegno nel mondo. La presidente della Commissione affari culturali Zhivkova mi ha pregato di trasmettere la sua gratitudine a lei e a sua moglie per questa visita, insieme ai suoi migliori auguri».
La presidente Zhivkova si spense improvvisamente due mesi dopo, il 21 luglio, a soli trentotto anni. Tutto il mondo pianse quella prematura scomparsa. Quel candido, puro fiore della Bulgaria si era impegnato nel suo lavoro con tutte le forze, e si era spento meravigliosamente.
In ricordo di quella nobile esistenza vissuta fino in fondo in nome delle proprie convinzioni, Shin’ichi pregò per la sua pace insieme alla moglie Mineko.

[21] Il 25 maggio la delegazione guidata da Shin’ichi partì dall’aeroporto internazionale di Sofia alle quindici e venti e si diresse direttamente a Vienna, la capitale austriaca.
Durante il volo Shin’ichi pensava: «I semi dell’amicizia e degli scambi culturali piantati durante la nostra visita in Bulgaria affonderanno profondamente le radici nel terreno, diventeranno alberi dall’alto fusto e senza alcun dubbio estenderanno ampiamente i loro rami nell’immenso cielo del ventunesimo secolo. E come afferma Nichiren Daishonin nei suoi scritti, anche in questo paese verrà presto il momento in cui emergeranno uno dopo l’altro i Bodhisattva della Terra. I tempi cambieranno e sorgerà sicuramente l’alba di kosen-rufu in Bulgaria!».
Nell’ottobre del 1984, tre anni dopo quella prima visita di Shin’ichi in Bulgaria, venne siglato un accordo per la cooperazione accademica tra l’Università Soka e l’Universtà di Sofia. Da allora continuarono vivaci scambi che inclusero l’invio di borsisti dell’Università Soka all’Università di Sofia, e l’accoglienza di docenti e borsisti dell’ateneo bulgaro in quello giapponese. Poi, nella primavera del 1992, nel Palazzo nazionale della cultura di Sofia si tenne la mostra di fotografie di Shin’ichi “Dialogo con la natura” (tra i cui organizzatori figurava il Museo Fuji di Tokyo), e alla cerimonia di inaugurazione partecipò anche il presidente Zelju Zelev.
Nel novembre del 1999 fu pubblicata la serie di dialoghi Il magnifico spirito del leone, tra Shin’ichi e Axinia D. Djourova, docente dell’Università di Sofia, una delle più eminenti personalità del mondo accademico bulgaro, e l’anno successivo ne fu completata la versione in bulgaro.
L’opera si presentava come un dialogo tra culture di matrice religiosa diversa, il Buddismo e la Chiesa greco-ortodossa.
Shin’ichi aveva perseverato nel dialogo con il desiderio di dare origine a una “nuova via spirituale della seta”, una strada che collegasse il Giappone e l’Europa dell’Est.
Inoltre, un capitolo della SGI venne costituito in Bulgaria agli albori del ventunesimo secolo, il 3 maggio del 2001, vent’anni dopo la prima visita di Shin’ichi nel Paese! Il responsabile di capitolo era il primo borsista dell’Università Soka presso l’Università di Sofia.
«Può esserci qualche dubbio che […] la grande pura Legge del Sutra del Loto si diffonderà ampiamente nel Giappone e in tutti gli altri paesi di Jambudvipa?». L’epoca stava iniziando a trasformarsi, proprio come aveva descritto Nichiren Daishonin.

[22] Un magnifico paesaggio agreste si estendeva davanti ai loro occhi e il Danubio blu scorreva tra i verdi alberi.
Alle quattro di pomeriggio del 25 maggio, Shin’ichi e la sua delegazione atterrarono all’aeroporto di Vienna. Erano trascorsi vent’anni dall’ultima volta che si era recato in Austria, nel corso della sua prima visita in Europa. Allora non c’erano membri della SGI, ma dopo vent’anni era stato creato un capitolo e all’aeroporto li accolse proprio il responsabile di capitolo, Yoshiharu Nagamura.
Era un giovane leader di trentanove anni, impiegato presso una tipografia. Originario della prefettura di Niigata, aveva fatto studi di design in un Istituto professionale di Tokyo e aveva iniziato a lavorare in un’azienda di oggetti decorativi di carta.
Nel 1962 aderì alla Soka Gakkai e da allora, come membro del Gruppo giovani uomini, si era impegnato con grande serietà ed energia nelle attività, fino a introdurre venti persone al Buddismo di Nichiren Daishonin.
A ventisette anni, determinato a dedicare la sua vita alla causa di kosen-rufu nel mondo, prese un treno della ferrovia Transiberiana e si trasferì in Austria. Trascorse sei mesi senza trovare un impiego e infine giunse la vigilia del rimpatrio, a cui sarebbe stato costretto nel caso non avesse trovato lavoro. Era già iniziata la rigida stagione invernale e fuori c’erano dieci gradi sotto zero.
Quella notte Yoshiharu non chiuse occhio e nel piccolo appartamento in cui abitava pregò con tutte le forze con l’obiettivo di contribuire alla realizzazione di kosen-rufu in Austria. Alle prime luci del mattino, pensando tra sé: «Non mi resta che tornare in Giappone», fece le valige e uscì di casa.
Il suo sguardo incrociò quello di un signore di mezza età che abitava nell’appartamento accanto, che gli chiese: «Tu, stai lavorando? Verresti a lavorare da me?».
Quel signore gli spiegò che gestiva una stazione di servizio, ma aveva problemi di manodopera perché uno dei suoi giovani impiegati, che abitava accanto a Yoshiharu, si era gravemente ammalato. Così Yoshiharu riuscì a farsi breccia in una situazione apparentemente irrisolvibile, maturando la convinzione che, con una preghiera basata su una forte determinazione, avrebbe trovato una via d’uscita da qualsiasi vicolo cieco.
Nel 1972 ritornò temporaneamente in Giappone e incontrò Shin’ichi, a cui mostrò un cartoncino con le firme di quattro membri residenti a Vienna. Aveva fatto un evidente primo passo verso il conseguimento di kosen-rufu.
Percorrere la via del discepolo significa rispondere alle aspettative del maestro attraverso l’azione e la prova concreta.
Yoshiharu si sposò con una giovane donna giapponese e i due promisero di diventare “le fondamenta” dell’edificazione di kosen-rufu in Austria.
Tutte le volte che Shin’ichi si recava a Parigi, Yoshiharu lo raggiungeva in treno, viaggiando per diciotto ore. Era convinto che se un responsabile non si sforza di ricercare il maestro di propria iniziativa e non cresce assimilando il più possibile dal suo insegnamento, l’organizzazione non si potrà sviluppare.

[23] All’aeroporto di Vienna Shin’ichi si rivolse a Yoshiharu Nagamura, responsabile del capitolo Austria: «Sono venuto per incontrarti. Sapevo bene che qui c’era un discepolo che si stava sforzando tenacemente! Sappi che ho continuato a sostenerti con tutte le mie forze. D’ora in avanti, non dovrai più preoccuparti!».
Erano arrivati a Vienna proprio nel periodo del Festival musicale e la città era piena di gente proveniente da tutto il mondo.
Il giorno seguente, il 26 maggio, Shin’ichi incontrò Bryan R. Wilson, sociologo e docente dell’Università di Oxford, presso l’albergo in cui alloggiava, per dare gli ultimi ritocchi prima della pubblicazione dei loro dialoghi, dal titolo La religione e i valori umani. Dialogo sul ruolo sociale della religione.
Quella sera, in una sala riunioni dell’albergo, si tenne un meeting informale con una ventina di membri locali. Mentre rispondeva alle loro domande, Shin’ichi parlò di come promuovere kosen-rufu in Austria.
«Come buddisti che desiderano la felicità degli esseri umani e condividono lo scopo di proteggere e sostenere la cultura, la pace e la dignità della vita, vi esorto a diventare persone d’azione. Tenendo sempre presente che la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo è la sorgente da cui trarre forza per condurre le vostre attività, affrontate con coraggio ogni problema che incontrate nella realtà quotidiana. In questo modo potrete trascorrere una vita colma di gioia, speranza e profondo appagamento. Inoltre, per tutti voi che vi state assumendo la missione di kosen-rufu, sarà importante che vi prendiate cura di voi stessi e della vostra famiglia, e contribuiate alla comunità locale e alla società come buoni cittadini rispettati e ammirati da tutti coloro che vi circondano. Il Buddismo non è separato dalla vita quotidiana. Se ciascuno di voi si manterrà in buona salute, dal punto di vista fisico e psichico, se verrà rispettato con la sua personalità e mostrerà un’ammirevole, luminosa prova concreta nella società, potrà contribuire sicuramente a kosen-rufu. Non c’è alcun bisogno di essere impazienti. Con lo sguardo volto al ventunesimo secolo, espandete con impegno serio e costante la vostra rete di fiducia, e dedicatevi a costruire le fondamenta per un grande sviluppo futuro del vostro movimento».
In quell’occasione fu fondato il tanto atteso hombu Austria, composto da due capitoli; in questo modo l’organizzazione segnò una nuova, fresca partenza. Nagamura era il responsabile di hombu.
Il giorno seguente, il 27 maggio, Shin’ichi visitò il Teatro dell’Opera di Vienna dove incontrò il direttore Egon Seefehlner. In qualità di fondatore dell’Associazione concertistica Min On, desiderava ringraziarlo per la collaborazione fornita in occasione della tournée in Giappone del Teatro, nell’autunno dell’anno precedente, realizzata su invito del Min On. L’essenza dell’amicizia sta nel comportarsi fino in fondo con lealtà e sincerità.

[24] Il 27 maggio Shin’ichi si recò per una visita di cortesia al Ministero dell’educazione, dove ebbe un colloquio con Fred Sinowatz, vice cancelliere e ministro dell’educazione, che sarebbe successivamente diventato cancelliere.
Uno degli argomenti della loro conversazione fu la tournée in Giappone del Teatro dell’Opera di Vienna.
Shin’ichi espresse la convinzione con cui si adoperava per costruire la pace: «Desidero continuare a contribuire alla pace nel mondo attraverso gli scambi culturali ed educativi».
Dopo quella visita si diresse verso l’abitazione di Yoshiharu Nagamura, nel quartiere di Belvederegasse, a pochi minuti dal Teatro dell’Opera. L’appartamento, con una superficie di circa venti metri quadrati, veniva utilizzato per le riunioni della SGI ed era il centro delle attività dell’organizzazione di Vienna.
La famiglia di Yoshiharu era composta dai due coniugi, da un figlio di sette anni e dalla figlia di quattro. Era un appartamento modesto, ma sarebbe diventato il luogo principale per la formazione di persone di valore che avrebbero assunto la missione di kosen-rufu in Austria, consentendo di creare una nuova storia delle persone comuni, di pace e felicità.
Con atteggiamento solenne, Shin’ichi fece Gongyo con la famiglia Nagamura e i membri presenti, pregò per la salute e la lunga vita di ognuno e per lo sviluppo di kosen-rufu in Austria, desiderando che tutti facessero risuonare con voce potente un canto trionfale di felicità.
Dopo aver scattato una foto ricordo con tutti i membri in un parco nelle vicinanze, Shin’ichi andò a visitare la Casa di Beethoven a Heiligenstadt. Era l’appartamento in cui Beethoven, in preda alla più profonda disperazione a causa della sordità, all’età di trentuno anni scrisse il suo testamento, indirizzato ai fratelli, e per questo fu denominato “Casa del testamento di Heiligenstadt”.
Era un piccolo museo a due piani, di due sole stanze. Shin’ichi lo visitò guidato dall’anziana coppia che per trentacinque anni aveva continuato a custodirlo. Vi era anche esposta una copia del testamento.
Beethoven, musicista che stava lentamente perdendo l’udito, alla fine perse ogni speranza e arrivò a pensare persino al suicidio.
Nel testamento scrisse: «Solo l’arte mi ha trattenuto. Grazie a essa ho capito che non avrei potuto abbandonare questo mondo senza portare a termine il lavoro in cui avevo preso coscienza della mia missione».
La presa di coscienza della propria missione è la forza che ci fa superare qualsiasi prova della vita. Chi vive per la propria missione potrà far emergere un coraggio infinito.

[25] Shin’ichi visitò con cura l’appartamento di Beethoven. Visitò anche lo studio dove, lottando con enormi sofferenze, Beethoven diede alla luce le sue opere sublimi. Vi era appeso anche un suo ritratto.
Si dice che Beethoven dimostrasse un’ostinazione incredibile nella composizione delle sue opere, e che fosse così esigente rispetto a ogni singola battuta da riscriverla anche decine di volte, continuando ad apportarvi modifiche su modifiche, finché non ne era soddisfatto.
Fu particolarmente apprezzato anche come pianista. Le sue esecuzioni al piano non ricercavano l’eleganza, piuttosto, come se volessero scuotere l’anima delle persone, erano impetuose e cariche di vigore. Il pianoforte conservato nella stanza era uno strumento solido e robusto in cui si distinguevano le venature del legno. Beethoven affermava: «La mia musica dev’essere consacrata a migliorare il destino delle persone indigenti».
Non puntava a una musica per le classi privilegiate. La sua voleva essere una musica per il popolo, per gli esseri umani. Questa sua traboccante convinzione è ciò che lo consacrò come genio della musica. Quando un essere umano vive per uno scopo supremo, riesce a manifestare il potenziale innato nella sua vita.
Dopo quella visita Shin’ichi andò a cena in un ristorante in cima a una collina, dove conversò con i membri celebrando in questo modo la partenza del nuovo hombu austriaco.
Si rivolse quindi a Yoshiharu Nagamura che era appena diventato responsabile di hombu: «La ringrazio per tutto ciò che ha fatto durante la nostra permanenza. Kosen-rufu è una lunga lotta. Si ricordi perciò che non è possibile sostenere a lungo uno sforzo eccessivo. Utilizzi l’ingegno e cerchi di riposare bene avendo cura della sua salute».
Shin’ichi sapeva che Yoshiharu, dopo aver accompagnato la delegazione per tutta la giornata, la sera tardi tornava al lavoro.
Ma non lo dava a vedere, nemmeno per un istante.
Shin’ichi pensò che finché Yoshiharu, figura di riferimento dell’organizzazione, avesse mantenuto questo spirito sincero, la SGI austriaca si sarebbe sviluppata meravigliosamente.
Il Buddismo spiega la Legge di causa ed effetto della vita.
Alla prova del tempo, coloro che vincono nella vita sono le persone sincere. Ciò vale sia nella vita che nel movimento di kosen-rufu.
Sotto un cielo che volgeva al tramonto, il fiume Danubio scorreva placidamente, proprio come il tempo che fluiva pian piano verso il ventunesimo secolo.

(continua)

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