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«L'importante è non essere mai sconfitte» - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:31

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«L’importante è non essere mai sconfitte»

Yumiko Kasanuki ha approfondito insieme alle donne e giovani donne la lezione del presidente Ikeda sul tema “Lo spirito di non arrendersi”

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Yumiko Kasanuki ha approfondito insieme alle donne e giovani donne la lezione del presidente Ikeda sul tema “Lo spirito di non arrendersi”

Quest’anno abbiamo celebrato il sessantesimo anniversario del 16 marzo.
In questa occasione il presidente Ikeda ha dedicato una serie di lezioni sul Gosho, pubblicate sul Daibyakurenge, dal titolo “Ai miei amati giovani”. Adesso sensei sta affidando il futuro di kosen-rufu ai giovani di tutto il mondo.
Nel messaggio che ha inviato per la riunione mondiale del 16 marzo, scrive: «Coloro che dedicano la vita al voto di maestro e discepolo, il voto di diffondere ampiamente la Legge mistica, sono eternamente giovani. Perciò sono determinato, insieme a tutti voi giovani che condividete questo nobile voto, a continuare ad aprire il grande cammino di kosen-rufu mondiale e inaugurare una primavera di felicità e di pace per l’umanità. Lottiamo insieme! Lunga vita al Gruppo giovani che incarna il principio “dall’indaco, un blu ancora più blu!”. Impegnatevi con tutte le forze affinché la vostra vita sia costellata di meravigliose storie di rivoluzione umana!» (NR, 625, 5).
Oggi desidero approfondire insieme a voi la lezione di sensei sul tema “Lo spirito di non arrendersi”.
Nichiren Daishonin parla dello spirito di non arrendersi solo nel Gosho Il prolungamento della vita dove scrive: «Shijo Kingo è un uomo che non si arrende mai» (RSND, 1, 848).
Shijo Kingo aveva lo spirito di non arrendersi mai e teneva in gran conto i compagni di fede. Continuando a dare prova concreta della fede, senza lasciarsi sconfiggere dalle funzioni demoniache, ha lottato per portare avanti a ogni costo il movimento di kosen-rufu.Riflettendo anche sul tema della felicità, per poter “afferrare” la vera felicità, piuttosto che vincere, la cosa più importante è non arrendersi. Per esempio, se ci dovessimo ammalare, non dobbiamo arrenderci di fronte al demone della malattia, ma trasformare il karma, aprire la nostra condizione vitale e costruire delle esistenze dove possano risuonare canti di vittoria. Non arrendersi equivale allo spirito di non indietreggiare. L’essenza della fede è non smettere mai di praticare.
Di che cosa abbiamo bisogno per mantenere lo spirito di “non arrendersi”?
Sensei sottolinea due punti fondamentali nella sua lezione: continuare a credere in se stessi e sviluppare un cuore dedito al voto.

1. Continuare a credere in se stessi

Nel Gosho leggiamo: «Tuttavia, se reciti e credi in Myoho-renge-kyo, ma pensi che la Legge sia al di fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica, ma un insegnamento inferiore. “Insegnamenti inferiori” sono quelli diversi da questo sutra, che sono tutti espedienti e insegnamenti provvisori. Nessun espediente o insegnamento provvisorio conduce direttamente all’Illuminazione e, senza la diretta via all’Illuminazione, non si puo conseguire la Buddita, neanche praticando vita dopo vita per innumerevoli kalpa. Conseguire la Buddita in questa esistenza sarebbe dunque impossibile. Percio, quando invochi myoho e reciti renge, devi sforzarti di credere profondamente che Myoho-renge-kyo e la tua vita stessa» (RSND, 1, 3).
La nostra pratica ha come obiettivo il conseguimento della Buddità in questa esistenza.

• Il Buddismo di Nichiren Daishonin insegna che sicuramente diventeremo felici in questa esistenza.
• Conseguire la Buddità significa aprirsi alla propria condizione vitale di Buddità, perciò ogni giorno sono fondamentali Gongyo e Daimoku.
• Continuando a far emergere ogni volta la condizione vitale di Buddità, riusciamo a consolidare tale condizione vitale eterna e indistruttibile in questa vita.

Quindi, nel portare avanti questa pratica per il conseguimento della Buddità, il Daishonin sottolinea la necessità di avere la convinzione che nella propria esistenza è insita la grande vita del Budda. La principale caratteristica del Buddismo è l’affermazione che la grande Legge è insita nella vita di ognuno.
Molte religioni credono nell’esistenza di una divinità al di fuori di se stessi.
Al contrario, il Buddismo spiega che l’essere umano “risvegliato” è un Budda, e quindi la caratteristica del Buddismo è quella di essere una religione per l’essere umano.
Il punto fondamentale è comprendere che la Legge fondamentale si trova nella propria vita.
Se dimentichiamo questo punto, il Budda si allontana dall’essere umano e diviene una divinità, e quindi il Buddismo non è più Buddismo.
Per questo non dobbiamo pensare che la Legge e il Budda siano al di fuori di noi.
L’essenziale è credere fino in fondo nelle proprie potenzialità infinite.

Sensei
scrive: «Il Buddismo del Daishonin ci permette di vincere sui momenti di scoraggiamento e di emotività, quando ad esempio pensiamo “tanto a che serve” o “per me è impossibile”, senza lasciarsi trasportare da questi sentimenti.
Il potere benefico della Legge mistica è quello di fendere l’”oscurità o ignoranza fondamentale” che tenta di sminuire la nostra suprema e nobile condizione vitale originale.
In altre parole, il Daimoku è una battaglia contro l’ignoranza fondamentale che ci nasconde il fatto che noi stessi siamo Budda. Di conseguenza, è una lotta in cui si vince o si perde. Consiste nel trionfare sulla sfiducia attraverso il Daimoku e rompere il guscio del piccolo io. Il Daimoku è la sorgente del potere fondamentale che trasforma persino la tristezza in una fonte di creatività.
Il Daishonin afferma: “Quando invochi myoho e reciti renge devi sforzarti di credere profondamente che Myoho-renge-kyo e la tua vita stessa”. La pratica del Buddismo, ovvero la pratica del Daimoku, è una battaglia per ritornare al proprio vero io e far emergere la condizione vitale del tempo senza inizio, risvegliando profondamente la propria fede e pregando sulla base di un forte ichinen» (NR, 626, 24).
La pratica buddista è una pratica seria e rigorosa perché alla base vi è la recitazione quotidiana del Daimoku e l’azione di lucidare la propria vita, senza negligenza. Inoltre, essa richiede di approfondire la forza della fede.
In particolare, questo aspetto diventa importante nei momenti in cui le nostre preghiere non hanno risposta o quando i tre ostacoli e i quattro demoni fanno a gara per attaccarci.
Proprio come scrive il Daishonin: «Quando viene il momento cruciale» (RSND, 1, 257).
In questi momenti, mentre recitiamo Daimoku, è fondamentale avere un ichinen che riesce a ribaltare e trasformare il “cuore che non crede”.
Quanto più riusciamo ad approfondire, rafforzare e consolidare il nostro ichinen, tanto più riusciamo ad aprire in modo esponenziale la nostra condizione vitale. Perciò, da questo punto di vista non è tanto importante la quantità del Daimoku, bensì la qualità del nostro Daimoku.
Una volta, mentre era in Italia, sensei rispose alla domanda se sia più importante il nostro atteggiamento o la quantità del Daimoku che recitiamo. In altre parole, è la quantità o la qualità che conta?
Egli rispose: «Una banconota da centomila lire vale più di una banconota da diecimila, perciò è preferibile possedere la banconota di maggior valore. Nel caso della recitazione del Daimoku, è anche importante farlo sinceramente e con grande convinzione. Inutile dire che avere tante banconote da centomila lire sarebbe ancora meglio! Nella recitazione del Daimoku sono importanti sia la qualità che la quantità» (Ai miei cari amici italiani, IBISG, pag. 57).
È molto importante recitare un Daimoku più profondo possibile, mantenendo il nostro ichinen fino a che non ci sentiamo pienamente soddisfatti. Questo ichinen profondo non è altro che decidere che noi stessi siamo Nam-myoho-renge-kyo.

2. Un cuore dedito al voto rappresenta il secondo punto essenziale dello “spirito di non arrendersi”

Nichiren Daishonin scrive: «Questo io affermo. Che gli dei mi abbandonino. Che tutte le persecuzioni mi assalgano. Io continuerò a dare la mia vita per la Legge! […] qualunque difficolta possa incontrare, a meno che uomini sapienti non provino che i miei insegnamenti sono falsi, io non accetterò mai! Tutti gli altri problemi per me non sono altro che polvere al vento. Io sarò il pilastro del Giappone. Io sarò gli occhi del Giappone. Io sarò il grande vascello del Giappone. Questo e il mio voto, e io non lo infrangerò mai!» (RSND 1, 253).
In questo passo ci sono alcuni punti fondamentali su cui è importante soffermarsi.

La vita del Budda emerge tramite il voto

«L’espressione “Questo e il mio voto, e io non lo infrangerò mai!” è la dichiarazione del Daishonin per cui, una volta formulato il suo voto, non lo infrangerà mai e poi mai. Nel momento in cui facciamo nostro il voto del Budda originale e lo portiamo avanti con risolutezza, diventiamo un tutt’uno con la vita del Budda e riusciamo a manifestare un coraggio senza pari, una saggezza illimitata, una compassione eterna e un potere senza fine» (NR, 626, 25).
Il voto e il mondo di Buddità sono un tutt’uno. La chiave per far emergere dalla nostra vita il potere fondamentale, cioè lo stesso potere del Budda, è il nostro voto che è importante mantenere e adempiere fino in fondo.

Anch’io in gioventù ho formulato un voto, che rappresenta il punto d’origine nella mia vita. Ho iniziato a praticare il Buddismo quando avevo diciannove anni. Dopo circa due anni e mezzo, a una riunione del Gruppo studentesse ho incontrato per la prima volta sensei. Fino a quel momento lo vedevo come una persona irraggiungibile, ma con mia sorpresa egli domandò a ciascuna di noi come andavamo a scuola e come stava la nostra famiglia. In particolare, a me chiese di prendermi cura di mia madre e di portarle i suoi saluti. Fui profondamente toccata dal cuore di sensei che si preoccupava di mia madre che mi aveva cresciuta da sola, e determinai di camminare insieme a lui per tutta la vita.
Inoltre, sensei mi chiese se avevo già trovato un lavoro da fare dopo la laurea. In realtà ne avevo già trovato uno, ma d’istinto gli dissi: «Sensei per favore, mi faccia lavorare vicino a lei. Farò qualsiasi cosa!».
Egli mi rispose con gentilezza: «Il lavoro dei dipendenti della Soka Gakkai è molto faticoso. Non c’è nessun giorno di riposo, 365 giorni l’anno. Anche lo stipendio non è buono. Ti va bene lo stesso?».
Io gli risposi: «Va benissimo!». Durante quel breve incontro fu come se sensei avesse tirato fuori il voto che esisteva nella profondità del mio cuore.
Sono passati quasi quarantacinque anni da quell’incontro.
Ritornando sempre a questo punto d’origine, ho continuato a rideterminare di fare qualsiasi cosa per la realizzazione di kosen-rufu.
Manterrò questa promessa per sempre. Adempiere il nostro voto fino alla fine della nostra vita significa avanzare senza mai farci sconfiggere dalle circostanze difficili, senza dimenticare mai il punto d’origine della nostra vita, ovvero la promessa fatta al nostro maestro.

Lottare per la realizzazione di kosen-rufu

«La lotta per kosen-rufu, la rivoluzione umana personale e la trasformazione del karma non sono affatto cose distinte e separate. Anzi, è proprio quando si vive fino in fondo basandosi su un voto risoluto, per la Legge, per i compagni di fede e per kosen-rufu, che lo “spirito di non arrendersi” si manifesta e il potere del Budda emerge in modo quasi inaspettato» (NR, 626, 25).
Questa guida rappresenta la base fondamentale della Soka Gakkai.
Per realizzare kosen-rufu, lottiamo per trasformare il nostro karma. Kosen-rufu è paragonabile al movimento di rivoluzione della terra nella sua orbita intorno al sole, e il conseguimento della Buddità in questa esistenza è come la rotazione della terra intorno al proprio asse, quindi queste due cose non sono separate.
Avere la consapevolezza che la propria sconfitta interrompe anche il movimento di kosen-rufu equivale allo “spirito di non arrendersi”, e questo spirito diventa poi una molla per superare le avversità.

Rialzarsi ogni volta

«Non arrendersi equivale al coraggio di sfidarsi. Per quante volte si possa cadere, l’importante è rialzarsi ogni volta. L’importante è avanzare anche di un solo passo, anzi no, anche solo di mezzo passo» (Ibidem).
Una delle caratteristiche del Budda e dei bodhisattva è saper perseverare.
Realizzare kosen-rufu nell’Ultimo giorno della Legge significa continuare a perseverare. Forse può sorprendervi, ma in realtà sia Shakyamuni che il Daishonin hanno continuato a resistere di fronte a tante difficoltà.
Se leggiamo il capitolo “Esortazione alla devozione” del Sutra del Loto, anche i vari bodhisattva decisero di resistere di fronte ai tre potenti nemici. Si sottolinea che il segreto per sconfiggere un nemico è continuare a resistere fino alla fine.
Piuttosto che vincere, è più importante non lasciarsi sconfiggere.
Qualsiasi cosa accada, con lo spirito descritto nel Gosho: «E tuttavia non sono scoraggiato» (RSND, 1, 664), continuiamo ad avanzare con convinzione indomita.
Questo spirito indomito è lo spirito dei tre presidenti fondatori. Con questo spirito indomito si costruisce la vittoria.

Nel libro La forza del sorriso, Kaneko Ikeda ha riportato i punti che la famiglia Ikeda ha sempre tenuto presenti:

• Vivere per il bene degli altri e della società.
• Relazionarsi in modo onesto con tutti.
• Mantenere la fede e la determinazione per tutta la vita.
• Ricordarsi che non è tanto importante vincere, quanto non perdere. Così facendo si riuscirà sempre a vincere.

Penso che sia un atteggiamento molto importante per noi donne, e io ho inciso questi punti nel mio cuore. Una volta la signora Kaneko incoraggiò in questo modo una persona preoccupata perché dopo tanto tempo non riusciva a trasformare il proprio karma: «Quando parliamo della trasformazione del karma, più che pensare come se stessimo salendo le scale un gradino alla volta, bisogna pregare con la forte determinazione di non indietreggiare neanche di un passo, anche se ci trovassimo di fronte al precipizio di una scogliera a picco. In quel momento il nostro karma inizia a trasformarsi in missione».
Mi sono commossa leggendo queste parole della signora Kaneko, che si concretizzano nel suo modo di vivere, che rappresenta esattamente lo spirito di non arrendersi.
Ha superato grandi avversità sempre basandosi sul principio che è più importante non farsi sconfiggere piuttosto che vincere, comprendendo che qualsiasi karma sicuramente ha un significato profondo, quindi con una forte preghiera è possibile trasformarlo in missione.
Sensei scrive: «Lo spirito di non arrendersi è un tutt’uno con il voto condiviso di maestro e discepolo. Lo spirito di non arrendersi è un altro nome per indicare la condizione vitale di Buddità. Lo spirito di non arrendersi è la forza motrice della vittoria degli esseri umani.
Finché nella Soka Gakkai continuerà a pulsare lo spirito di non arrendersi, sarà possibile lasciar scritta la storia immortale e vittoriosa delle persone comuni per i diecimila anni dell’Ultimo giorno della Legge e più, per l’eternità. I protagonisti di questo eterno poema epico siete voi, giovani successori. La vittoria di domani sta nel vostro spirito di non arrendervi. Continuiamo a vivere con fierezza incidendo nel cuore il grande voto di maestro e discepolo, e creiamo tutti insieme una storia di brillanti realizzazioni da lasciare alle generazioni future, per i prossimi diecimila anni!» (NR, 626, 26).
Sensei ci esorta con queste parole: «Siate dei vincitori che si rialzano ogni volta che cadono» (Ibidem).
Il cuore di sensei è colmo di amore compassionevole. Egli desidera che ognuno di noi diventi alla fine un vincitore assoluto, rialzandoci tutte le volte che cadiamo.
Non c’è il minimo dubbio che vinceremo. Come scrive il Daishonin “È il cuore che è importante” (RSND, 1, 889).
Per questa ragione, il resto dipende dalla nostra fede, cioè dal nostro cuore basato sul voto.
Vorrei esprimere la mia più profonda gratitudine a sensei che si è dedicato anima e corpo a scrivere La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana per un periodo lungo cinquantaquattro anni.
Sul quotidiano Seikyo dell’8 settembre, il giorno in cui l’ultima puntata de La nuova rivoluzione umana è stata pubblicata, il presidente Harada scrive: «Non è esagerato affermare che la conclusione de La nuova rivoluzione umana, per noi discepoli rappresenta un punto di partenza basato sul voto di scrivere il seguito con il nostro comportamento e con le nostre azioni».
Inoltre ha sottolineato che La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana sono:
• I migliori manuali e linee guida della fede;
• Gli specchi limpidi che illuminano il futuro;
• Le porte del dialogo di maestro e ­discepolo.
Inoltre il presidente Harada riporta un episodio che riguarda un responsabile dell’India: «Una volta a un responsabile dei giovani dell’India fu chiesto come poter ricevere una guida da sensei. Egli rispose: “È semplice! Basta aprire La nuova rivoluzione umana!”. In altre parole, aprire La nuova rivoluzione umana equivale ad aprire la “porta” che ci permette di dialogare cuore a cuore con il nostro maestro. Finché continueremo a studiare La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana, non vi è dubbio che la Soka Gakkai continuerà a vincere e a prosperare in eterno» (Seikyo Shimbun, 8 settembre 2018).
Ora che il movimento di kosen-rufu in Italia ha dato inizio a una nuova partenza, cominciamo a impegnarci per aprire un nuovo capitolo della storia di kosen-rufu e della nostra rivoluzione umana, e proseguiamo lungo la strada del discepolo per ripagare al maestro il nostro debito di gratitudine!

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