«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)
Seguite le puntate che il presidente Ikeda sta scrivendo ogni giorno pubblicate su www.sgi-italia.org/riviste/nr/
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
[9] Le cime ancora innevate delle catene dei Balcani risplendevano in tutta la loro bellezza. Dopo aver lasciato Francoforte, Shin’ichi e la delegazione raggiunsero con un volo di due ore e mezza l’aeroporto di Sofia, capitale della Repubblica democratica di Bulgaria, paese socialista dell’Europa dell’Est. Quella visita nasceva da un invito ufficiale da parte della Commissione per gli affari culturali del Governo bulgaro, ed era la prima compiuta da Shin’ichi nel paese. Sofia era una città immersa nel verde, circondata dalle montagne. La delegazione fu accolta all’aeroporto da M. Germanov, vice presidente della Commissione e ministro della cultura.
La sera Shin’ichi rese una visita di cortesia alla Commissione e partecipò al ricevimento di benvenuto presso un hotel di Sofia.
La mattina del giorno seguente, il 21 maggio, visitò il mausoleo di Georgi Mikhaylovich Dimitrov, primo presidente del paese, in piazza 9 settembre (poi rinominata piazza Battenberg), depose una corona di fiori e pregò in sua memoria e per la pace. Il 9 settembre era il giorno in cui si commemorava la rivoluzione bulgara.
Shin’ichi fece visita a N. Papazov, presidente della Commissione per la promozione della scienza e della tecnologia.
Il presidente Papazov era stato malato e, poiché non si era mostrato in pubblico nemmeno per gli impegni ufficiali, erano tutti in pensiero per la sua salute.
Shin’ichi disse: «Oggi sono qui solo per portarle il mio saluto in occasione della mia visita nel suo paese, ma vorrei subito congedarmi».
Il presidente rispose sorridendo: «Ormai sto bene. Aspettavo con ansia questo giorno per poterla incontrare».
Il presidente Papazov era stato anche ambasciatore della Bulgaria in Giappone, dal 1967 al 1971, e durante quel periodo aveva avuto modo di ascoltare le conferenze di Shin’ichi, che lo avevano profondamente affascinato. Ricordava inoltre che durante il suo mandato erano in corso i lavori all’Università Soka, e domandò se fossero stati ultimati.
Shin’ichi rispose che l’Università era stata inaugurata dieci anni prima, e Papazov si mostrò felice della notizia.
Shin’ichi ribadì la sua volontà di dedicare tutte le forze alla promozione degli scambi fra i due paesi e si alzò per congedarsi.
Il presidente lo bloccò tendendo le braccia e disse: «So che si preoccupa per me e le sono grato per la premura, ma ho avuto anche l’autorizzazione del medico. La prego di sedersi!».
In quelle parole Shin’ichi percepì una ferma volontà. La forza di volontà che mira al miglioramento ricerca costantemente il dialogo.
[10] Mentre Shin’ichi gli raccomandava: «Si prenda cura della sua salute!», il presidente Papazov lo invitò ancora una volta ad accomodarsi e poi gli comunicò tutto d’un fiato ciò che provava nel profondo del cuore.
«Apprezzo moltissimo le sue attività, maestro Yamamoto, in particolare il modo in cui si dedica anima e corpo agli scambi culturali con il desiderio di realizzare la pace e favorire la comprensione reciproca tra gli individui. Sin da quando ero ambasciatore della Bulgaria in Giappone desideravo fortemente che lei venisse nel nostro Paese.
E ora che quel desiderio si è avverato, non riesco a contenere la felicità. Come lei sa la Bulgaria, situata su un’importante arteria di traffico nella penisola balcanica, con il trascorrere delle epoche è stata un crocevia di civiltà. Sin dall’antichità teatro di numerose battaglie, occupata dal regno di Macedonia e dagli imperi romano e bizantino, fu invasa dai mongoli e dominata per cinquecento anni dall’impero ottomano. In seguito sopportò enormi stenti e sofferenze provocate dai due conflitti mondiali. Ecco perché la realizzazione della pace nel mondo è un desiderio così a lungo accarezzato non solo da me, ma da tutto il popolo bulgaro. Ripongo dunque le più grandi aspettative nelle sue attività e nel suo costante impegno per la pace, e mi auguro che lei consegua grandi risultati».
Erano parole che esprimevano un ardente desiderio di pace. Il suo discorso proseguì: «In qualità di presidente della commissione per la promozione della scienza e della tecnologia, vorrei che in futuro intercorressero degli scambi tra le università del nostro paese e l’Università Soka da lei fondata».
Shin’ichi, preoccupato, ancora una volta chiese al presidente di prendersi cura della sua salute, per il bene del Paese, e si scambiarono una salda stretta di mano.
Nel pomeriggio Shin’ichi si recò al Ministero dell’Educazione per incontrare il ministro Alexander Fol e successivamente visitò l’Università di Sofia, la più antica del Paese, fondata nel 1888. Quel giorno Shin’ichi sarebbe stato insignito dall’Ateneo della laurea honoris causa in Pedagogia e Sociologia, e avrebbe tenuto un discorso commemorativo. Era la terza università che gli conferiva un titolo onorifico, dopo l’Università di Mosca e l’Università Nazionale Maior di San Marcos, in Perù.
Gli scambi accademici, che rappresentano la condivisione della saggezza, portano alla creazione di reti di persone che collaborano per costruire una pace duratura.
[11] L’Università di Sofia si trovava in via St. Kliment Ohridski. L’austero edificio in pietra con il tetto blu esprimeva la fiera tradizione dell’Ateneo.
L’aula magna dove Shin’ichi avrebbe tenuto il discorso per il conferimento della laurea honoris causa, con l’alto soffitto e le sculture che l’impreziosivano, era avvolta da un’atmosfera solenne.
Nel corso della cerimonia, dopo la laudatio tenuta dalla preside della facoltà di Filosofia Ivanka Apostolova, il rettore Ilcho Dimitrov si alzò e consegnò personalmente a Shin’ichi il diploma scritto in bulgaro antico stringendogli la mano. Ci fu un fragoroso applauso tra i partecipanti che erano un centinaio, inclusi i presidi di facoltà e i professori.
Giunse infine il momento della Lectio magistralis di Shin’ichi, intitolata Alla ricerca dell’armonia tra Oriente e Occidente.
Egli sottolineò come la Bulgaria, dal punto di vista geografico, storico e spirituale, fosse stata una terra di incontri e scontri tra Est e Ovest che poteva svolgere un ruolo chiave per la costruzione di una nuova società umanistica, che armonizzasse e migliorasse le due civiltà, orientale e occidentale.
Parlò in seguito della relazione tra Dio e gli esseri umani secondo la religione della Chiesa ortodossa praticata in Bulgaria, e concluse che ci sono tra loro pochi intermediari.
Da ciò si può comprendere che tra Dio e gli esseri umani esiste una particolare vicinanza.
Citò poi una strofa della poesia Una preghiera, di Khristo Botev, poeta rivoluzionario bulgaro: Oh mio Dio, tu, signore di giustizia, non quello distante nei Cieli, / tu che abiti dentro di me, nel mio cuore e in ciò che faccio.
In queste parole si coglie una figura di Dio che sta nel cuore degli esseri umani, e si percepisce che tra lui e le persone comuni non esistono distanze. Shin’ichi espresse il suo pensiero dicendo che vedere Dio nel proprio cuore significa vederlo scendere dall’alto del cielo e giungere nel profondo del cuore umano, e in ciò si poteva scorgere la volontà del popolo di liberarsi dal giogo di qualsiasi potere autoritario.
Egli commentò così la visione di Dio secondo il poeta Botev: «È un grido d’amore per l’umanità, simile a un raggio di sole che penetra sfavillante in mezzo alla gente, tra i contadini oppressi».
[12] Shin’ichi spiegò che il pensiero di Botev, che esortava a scoprire Dio all’interno dell’essere umano, si ricollegava, anche se in forma diversa, all’ideale di umanesimo socialista promosso dalla Bulgaria e ricordava la concezione buddista secondo cui ciascun individuo è dotato della suprema e ineguagliabile condizione vitale della Buddità. Shin’ichi sottolineò che la tesi sostenuta da Botev a rischio della propria vita, secondo cui Dio esiste all’interno dell’essere umano, non era che un appello a considerare tutto, inclusa la religione, come qualcosa che esiste “per l’essere umano”.
Condivideva inoltre l’opinione del poeta bulgaro che se si dimenticasse questo principio nella religione, nella politica o nella scienza, nella cultura e nell’arte, qualsiasi dottrina scivolerebbe immediatamente verso la decadenza.
Shin’ichi fece quindi riferimento alla “rivolta di aprile” del 1876, organizzata sotto il giogo dell’impero ottomano. Disse che lo spirito nazionale della Bulgaria si era sollevato durante quella rivolta, spinto dal desiderio irresistibile di proteggere a ogni costo la dignità umana, e parlò del ruolo che la Bulgaria era chiamata a svolgere in futuro.
«Finché il vessillo dell’umanità sventolerà energicamente sulla Bulgaria, le barriere tra le nazioni saranno superate e si aprirà la strada verso una società umanistica nel ventunesimo secolo. Sono profondamente convinto che questo Paese sia un campo fecondo in cui l’armonia tra le civiltà d’Oriente e d’Occidente farà sbocciare una moltitudine di fiori di pace e di cultura». Infine, parlando del leone, simbolo della Bulgaria, Shin’ichi rivelò la sua decisione, come buddista, di percorrere velocemente il mondo proprio come un leone, per la pace e la felicità delle persone.
Terminando la sua conferenza, durata una quarantina di minuti, si rivolse così ai partecipanti: «Desidero concludere con la preghiera che la Bulgaria tenga sempre alto il vessillo della libertà umana, della pace e della dignità, coraggiosa e imperturbabile come un leone».
Un lungo applauso risuonò nell’aula magna. Rispondendo alla richiesta di una dedica sul registro dell’Ateneo in ricordo di quel giorno in cui era stato insignito della laurea honoris causa, Shin’ichi scrisse: «Solo attraverso lo studio si colgono verità universali. Lo studio porta a scoprire verità che determinano la pace mondiale. Lo studio indica la giusta direzione per la gioventù, per il futuro».
[13] Al termine della sua lectio magistralis presso l’Università di Sofia, Shin’ichi fece visita al Palazzo della cultura per un incontro con Lyudmila Zhivkova, presidente della Commissione affari culturali (Ministro della cultura), l’organismo che aveva invitato Shin’ichi in Bulgaria.
Era la figlia di Todor Zhivkov, presidente del consiglio nazionale bulgaro. Una donna dall’aria distinta, quasi un simbolo di questo paese così famoso per l’amore verso la cultura.
Durante il suo soggiorno in Messico, dalla fine di febbraio agli inizi di marzo, Shin’ichi aveva saputo per caso che Lyudmila Zhivkova alloggiava nel suo stesso albergo ed era andato a trovarla insieme a sua moglie Mineko.
A quel tempo la visita in Bulgaria di Shin’ichi era già stata decisa, e proprio lei ne era stata la promotrice. Animata dalla profonda convinzione che gli scambi culturali con gli altri paesi avrebbero aperto il cammino della pace, stava portando avanti il suo impegno senza sosta in giro per il mondo.
Avendo saputo che la presidente Zhivkova era malata, Shin’ichi e Mineko le avevano fatto recapitare dei fiori; poi il 3 marzo, poiché si era rimessa dalla malattia la incontrarono presso l’hotel. Quel giorno ricorreva l’anniversario della liberazione del paese dal giogo dell’impero ottomano, nel 1878.
Con espressione visibilmente commossa disse: «Come sono felice di avervi potuto incontrare qui in Messico, nonostante abitiamo in terre tanto lontane, ai due estremi del mondo, voi in Giappone e io in Bulgaria».
Shin’ichi si trovò assolutamente d’accordo. Preoccupato per le condizioni di salute della Zhivkova, aveva intenzione di terminare in fretta quell’incontro. Lyudmila Zhivkova, che aveva studiato anche presso l’Università di Oxford, era una storica. Accennando un sorriso gentile iniziò a disquisire con precisione andando dritto al cuore di ogni tema affrontato.
Fu un incontro breve, durante il quale trasparirono tutto il suo acume e la sua saggezza. La Zhivkova sembrava nutrire un forte interesse verso il Buddismo.
«La cultura è un ponte che unisce non solo le nazioni ma anche i sistemi sociali. Desidero condurre la mia lotta per eliminare la guerra con l’arma della cultura», dichiarò.
In queste parole piene di convinzione, Shin’ichi ebbe l’impressione di cogliere il cuore di un bellissimo fiore. Si può affermare che il fulcro della nostra esistenza sia costituito dalla filosofia, dalle convinzioni su cui si basa il nostro modo di vivere.
[14] Shin’ichi e Mineko incontrarono nuovamente la Zhivkova a due mesi e mezzo dal loro incontro in Messico.
La presidente, che indossava un vestito e un cappello bianco, accennando il suo consueto sorriso gentile disse: «Congratulazioni di cuore per il dottorato onorario conferitole dall’Università di Sofia. Questo prestigioso riconoscimento è la dimostrazione dei meriti da lei finora accumulati. Maestro, noi la consideriamo un ambasciatore di pace. Lei ha dedicato tutta la sua vita agli scambi culturali finalizzati alla promozione del dialogo fra gli esseri umani. Il popolo bulgaro nutre un profondo rispetto per la cultura, ed è per questo che è capace di comprendere profondamente il suo modo di vivere».
Shin’ichi espresse tutta la sua gratitudine per quelle parole. Il colloquio toccò vari temi, tra cui la storia del popolo bulgaro, le sue tradizioni culturali e le relazioni fra la cultura orientale e la Bulgaria.
In particolare il presidente si soffermò sulla composizione etnica del suo paese, sottolineandone l’eterogeneità fatta di bulgari, traci, slavi e bulgari autoctoni e affermando che tra questi i bulgari autoctoni, provenienti dal centro Asia, avevano profondi legami con la cultura buddista.
La sua convinzione era che gli esseri umani siano tutti profondamente collegati tra loro. I due si confrontarono inoltre sui futuri progetti di scambi culturali. Fu un colloquio fruttuoso in cui si parlò anche della possibilità che l’organizzazione concertistica Min-on invitasse un coro bulgaro in Giappone, nonché di possibili scambi tra i bambini dei due paesi. Shin’ichi ebbe parole di riguardo verso la presidente Zhivkova per il suo continuo impegno nel portare avanti il gravoso compito di responsabile delle politiche culturali del proprio paese. «La vita è lunga. La lotta è lunga. La prego di avere cura della sua salute, senza affaticarsi troppo, per il bene della Bulgaria e del mondo», disse Shin’ichi.
Accennando un sorriso, lei rispose in tono fermo: «La ringrazio di cuore, ma le persone che ricoprono incarichi di rilievo hanno gravi responsabilità. Devono quindi lavorare con tutte le proprie forze, consapevoli di queste responsabilità. Qualsiasi cosa accada, il nostro cuore deve essere pronto a tutto». La sua irremovibile determinazione emanava una meravigliosa luce.
Se il cuore di un essere umano non è pronto, non è possibile compiere grandi imprese.
[15] La mattina del giorno successivo, il 22 maggio, Shin’ichi e gli altri fecero una visita di cortesia al Capo dello Stato, il presidente Zhivkov, presso il Palazzo dell’Assemblea bulgara (poi Palazzo del presidente della Repubblica bulgara).
Consapevole che le visite dei dignitari esteri al capo dello Stato si susseguivano senza sosta in occasione delle celebrazioni per i 1.300 anni dalla nascita della Bulgaria, Shin’ichi annunciò che la sua sarebbe stata una visita breve e iniziò subito a parlare.
Preoccupato per l’acuirsi del degrado ambientale in cui versava il Mar Nero, Shin’ichi lanciò una proposta per la purificazione delle sue acque, da realizzarsi grazie alla cooperazione tra le nazioni che vi si affacciano.
A una profondità di duecento metri dalla superficie del mare giungevano infatti le infiltrazioni provenienti dal Mar Mediterraneo, che ristagnando causavano un alto tasso di salinità.
L’assenza di ossigeno disciolto e l’elevata presenza di acido solfidrico impediva la vita a qualsiasi specie ittica. La pesca veniva praticata principalmente sulle coste settentrionali a basse profondità dove, grazie agli apporti idrici di vari fiumi, il tasso di salinità diminuiva e i pesci riuscivano a sopravvivere.
Tuttavia, negli ultimi anni anche qui, a causa delle penetrazioni di detriti melmosi portati dai vari fiumi, cresceva il timore che nelle coste si concentrasse sempre più fango.
«Al fine di tutelare le preziose risorse naturali – disse Shin’ichi – cosa ne pensa se, con lo sguardo rivolto al ventunesimo secolo, cercassimo di trasformare il Mar Nero in un “mare blu” ricco di pesci? La mia proposta è che i fondi necessari siano reperiti tra i Paesi che si affacciano sul Mar Nero attraverso una graduale diminuzione delle spese militari, unendo così le loro forze per cercare di rendere pulito questo mare».
Il presidente bulgaro, pur trovandosi d’accordo, disse: «È vero, è impossibile realizzare questo progetto senza un reciproco impegno nella riduzione delle spese militari; ma le relazioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica sono tese, così come lo sono le relazioni tra la Nato e i paesi del Patto di Varsavia».
Infatti l’Unione Sovietica e la Bulgaria aderivano al Patto di Varsavia, mentre la Turchia, che si trova a sud del Mar Nero, faceva parte della Nato. Pur essendo tutti uniti dal Mar Nero, la contrapposizione tra blocco occidentale e orientale, che faceva da sfondo alle nazioni che vi si affacciavano, impediva loro di creare unità e solidarietà, ed era la causa dello stato di degrado e di abbandono in cui versava l’ ambiente.
Shin’ichi aveva compiuto il suo viaggio attorno al mondo anche per questo: ribadire la necessità di correggere lo stravolgimento delle priorità in atto, dove l’ideologia era anteposta alla sicurezza degli esseri umani.
[16] Shin’ichi espresse la sua opinione al presidente aggiungendo: «Certamente l’industria pesante ricopre un ruolo rilevante, ma non crede che sia importante consolidare anche l’industria leggera?». Il presidente si trovò d’accordo e parlò della visione che aveva per il suo paese: «Preso atto della graduale crescita del tenore di vita di cui il nostro popolo sta godendo recentemente, stiamo concentrando le nostre forze nel cercare di migliorare la qualità della vita delle persone dando importanza all’industria leggera. Ci stiamo inoltre dedicando a elevare ulteriormente il livello culturale del nostro paese. Di pane adesso c’è n’è in abbondanza. Per questo il nostro impegno è rivolto alla diffusione dei libri, affinché aumenti il numero di libri che ogni persona possiede nella propria casa».
Nel dopoguerra, con la fine della monarchia in Bulgaria e con la nascita della Repubblica, Zhivkov divenne, oltre che primo ministro, anche primo segretario del partito comunista (più tardi divenne segretario generale del partito). Da allora ha ricoperto varie cariche come leader del suo paese. L’incontro che si svolse tra loro fu ripreso da una telecamera. Shin’ichi si accomiatò dal presidente dopo una trentina minuti.
Nel pomeriggio la delegazione di Shin’ichi si recò a Plovdiv, la seconda città più grande del paese che distava circa due ore di macchina da Sofia. Si trattava della città bulgara più antica, famosa per la sua lunga storia che risale ai tempi del Neolitico.
Lungo il tragitto le file di case creavano un magnifico contrasto tra il verde degli alberi e il colore dei tetti.
Dopo aver incontrato il vice presidente dell’assemblea regionale del luogo, Shin’ichi venne accompagnato per una visita alle case popolari “Tracia” in costruzione presso la città. Qui era prevista la sua partecipazione alla cerimonia di messa a dimora di un abete per celebrare quella sua visita.
Mentre stava per iniziare la cerimonia, i bambini del vicinato si riunirono attorno a lui. Shin’ichi rivolse loro un invito: «Piantiamo insieme quest’albero!» e i bambini annuirono sorridendo.
Shin’ichi pose la terra dicendo: «Ho l’onore di piantare questo albero con l’augurio che possa crescere meravigliosamente, così come l’amicizia tra la Bulgaria e il Giappone».
I bambini lo seguirono. Shin’ichi chiese a ognuno di loro: «Che cosa vuoi fare da grande?». Ciascuno raccontò il proprio sogno, con gli occhi brillanti di speranza.
Per quanto caotica possa essere un’epoca, finché i bambini sono in grado di coltivare dei sogni, vi è un futuro di speranza ad attenderci.
(continua)