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Il mio voto per la pace - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:15

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Il mio voto per la pace

Tibisay Ambrosini, Roma

«Senza mai pensare “tanto è così, non posso farci nulla”, dialoghiamo, parliamo con le persone e cerchiamo di far capire l’importanza, l’essenza del rispetto della vita»

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«Senza mai pensare “tanto è così, non posso farci nulla”, dialoghiamo, parliamo con le persone e cerchiamo di far capire l’importanza, l’essenza del rispetto della vita»

Tibisay è responsabile dei rapporti istituzionali della Campagna italiana contro le mine e coordinatrice nazionale di Stop Rape Italia, campagna per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti. Si occupa di diritti umani, disarmo umanitario e tutela delle popolazioni civili durante e dopo i conflitti

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Come sei arrivata a questo lavoro?

Mi ero iscritta a Scienze politiche per fare la carriera diplomatica. Poi mi sono ritrovata a fare un lavoro che pian piano mi ha appassionata fino a riconoscervi la mia missione. È stata un’esperienza di fede grazie alla quale ho sentito fortemente il legame con il maestro Ikeda. Quando per la prima volta lessi in una Proposta di pace che il presidente Ikeda parlava della messa al bando delle munizioni cluster (bombe a grappolo), cosa di cui si stava occupando per l’Italia la Campagna contro le mine, ho scoperto che queste proposte mi indicavano la strada per non perdermi, e soprattutto per non fermarmi nel lavoro. Incredibilmente ogni anno nella Proposta di pace c’è un riferimento a qualcosa di cui mi sto occupando, e così ho sempre la sensazione di contribuire a realizzare il desiderio del maestro. A volte mi sono ritrovata a lavorare in contesti difficili o a occuparmi di cose che non mi interessavano molto, ma seguendo sempre con gratitudine la guida del presidente Ikeda che suggerisce di svolgere qualunque lavoro al meglio delle proprie capacità, sono riuscita a fare tante esperienze importanti.

Come ha influito il Buddismo nella tua vita, personale e professionale?

Ho iniziato a praticare nel 2000 per uscire da un dolore che mi stava lacerando, dovuto alla perdita di una persona molto importante nella mia vita. Mia cugina un giorno mi disse: «Non ho parole per quello che senti, posso solo dirti di provare a recitare Nam-myoho-renge-kyo». Così mi fece il regalo più prezioso.
Iniziai a recitare Daimoku per disperazione e cominciai a stare meglio, e così l’anno che pensavo dovesse essere il più brutto della mia vita mi regalò molte sorprese: viaggiai tantissimo, finii gli esami e mi dedicai alle ricerche per la tesi che riuscii a concordare con una professoressa nonostante avesse dichiarato di non accettare più laureandi. Presentai la prima tesi sulla Cultura di pace della mia università e mi laureai con la lode.
Subito dopo partii per l’Angola e da allora lavoro negli Enti no-profit con finalità solidaristiche.

C’è qualche esperienza in particolare che ci vuoi raccontare?

L’anno scorso decisi di realizzare qualcosa di importante con la campagna Stop Rape Italia in occasione del 19 giugno, Giornata internazionale delle Nazioni Unite per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti. Iniziai a muovermi chiedendo la collaborazione delle altre organizzazioni che partecipano alla campagna internazionale di cui facciamo parte, però trovai solo muri e silenzi.
La situazione si faceva sempre più complessa, ma forte del Daimoku e dell’attività per gli altri, ho preso coraggio e ho avviato un dialogo decisa a tenere in vita la campagna. È stata proprio un’azione coraggiosa, che ho potuto fare aggrappandomi a un potenziale che non pensavo di avere. E così, grazie al fatto di aver sempre colto ogni sfida nell’attività buddista, sono riuscita a non mollare e il 19 giugno, presso la Sala dei caduti di Nassirya del Senato, ho presentato la campagna di sensibilizzazione Stop Rape parlando dei diritti umani, della dignità della vita e di sicurezza umana.
E anche dell’importanza del ruolo delle donne nella costruzione della pace, ispirata dall’ultima Proposta di pace del presidente Ikeda.
Ho avuto la possibilità di prestare la mia voce a tutte le vittime e alle sopravvissute della violenza sessuale nei conflitti.
C’è una frase di sensei che mi ha molto incoraggiata: «Conseguire la Buddità nella forma presente significa sviluppare il forte desiderio di salvare gli esseri viventi e continuare ad aiutare chi soffre con calma e sorridendo, anche se si viene derisi e respinti. In tali persone, così come sono, risplende la Buddità» (Saggezza, 2, 28)

Come pensi che possiamo migliorare questa società?

Sicuramente non soccombendo al fatto che il momento è tanto difficile, e continuando a impegnarci per il rispetto e la tutela dei diritti umani e della dignità della vita. Non arrendiamoci davanti a chi vuole spogliarci della nostra umanità e non cediamo alle provocazioni di chi vorrebbe mettere i diritti in concorrenza tra loro. Non restiamo in silenzio davanti alle ingiustizie e non abdichiamo all’inevitabilità del male. è importante coltivare la speranza e la creatività, trovando soluzioni alternative, risposte nuove, guardando ai problemi e alle crisi da prospettive differenti a cui non avevamo pensato prima. Senza mai pensare “tanto è così, non posso farci nulla”, dialoghiamo, parliamo con le persone e cerchiamo di far capire l’importanza, l’essenza del rispetto della vita.
In questo momento in cui la comunicazione assume toni così violenti e aggressivi, ci vuole molto coraggio e molta determinazione per portare nella società un modo nonviolento di comunicare e dialogare. Io come buddista sento la possibilità di fare la differenza lì dove sono, di creare valore dove i valori stanno sparendo, lo sento parte del mio voto per realizzare la pace.

Quali sono i tuoi progetti?

Progettare per me è una sfida perché ho la tendenza ad andare dietro alla quotidianità della vita. Diciamo che per non perdermi mi aiuta molto fare promesse al maestro Ikeda, come quella di impegnarmi a essere felice portando avanti il mio percorso di realizzazione personale e professionale.
Dal punto di vista del lavoro desidero che Stop Rape Italia si sviluppi in modo da fare la differenza per le donne sopravvissute alla violenza sessuale, nei conflitti e non.
Desidero che diventi una struttura di riferimento per le donne che vogliono lottare al fianco di altre donne, perché un’altra promessa che ho fatto al maestro Ikeda è di impegnarmi nella tutela dei diritti umani proprio come mia missione, mettendo in pratica questa sua bellissima poesia: Gli sforzi coraggiosi e sinceri delle donne / trasformano la società e migliorano il mondo. / Cambiano la storia (NR, 630, 31).

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