Nel 2015, quando ho conosciuto il Buddismo, la mia vita era apparentemente serena, ma nelle profondità del mio essere c’erano paura e disprezzo. Ho sempre sognato di fare il giornalista. Da bambino mi piaceva cercare delle risposte che potessero aiutarmi a comprendere la realtà. Crescendo ho rafforzato questa mia attitudine, leggendo tanti libri.
Fino a qualche anno fa, non trovavo la forza di realizzare questo mio sogno e così mi sono iscritto alla facoltà di Ingegneria civile e ambientale. Con lo studio e gli esami non andava poi così male, tuttavia mi capitava di piangere e sentirmi arido dentro, come se qualcuno o qualcosa mi stesse rubando la libertà. Al secondo anno di università ho scoperto “per caso” che c’era una web radio nel campus, e cercavano studenti creativi. Decisi di tuffarmi in questa nuova realtà anche se avevo paura e la mia voce tremava. Dopo qualche mese ho conosciuto il Buddismo. E da quel momento è iniziata la rivoluzione.
Sentivo il mio amico che mi aveva fatto shakubuku sempre più sicuro e combattivo. Così ho iniziato a recitare Nam-myho-renge-kyo. Il primo effetto fu la serenità. Si, la radio mi faceva stare sempre meglio perché avevo trovato un’oasi, ma con il Buddismo ho capito che l’oasi, in realtà, è dentro di me.
Poi ho avuto la fortuna di conoscere una radio locale che dava la possibilità di fare il percorso per diventare giornalista pubblicista, facendo dei giornali radio locali. Da quasi un anno ho intrapreso questa sfida e, passo dopo passo, sto facendo del mio sogno la mia missione.
Il Daishonin scrive che «la voce svolge il lavoro del Budda» (BS, 109, 41) e il mio sforzo costante è di essere un esempio per tutti i miei amici. Cerco di trasmettere l’entusiasmo che deriva dal Buddismo: sorridendo e salutando come se ognuno di loro fosse il presidente Ikeda. Ogni giorno mi dico: «Anche oggi aggiungerò un tassello nello splendido mosaico di kosen-rufu mondiale».
Il 3 maggio 1960, sensei scriveva nel Diario giovanile: «Devo assumere la guida di kosen-rufu in un modo che si confà a un generale, a un essere umano, a un giovane» (esperia, pag. 846). Il mio cuore mi dice che se saprò far mie queste parole, se continuerò a ricercare e rinnovare il mio legame con sensei, se mi sforzerò nello studio del Gosho, riuscirò a realizzare la mia vita. Ecco perché ringrazio il mio maestro. Grazie a lui, la strada che ho intrapreso mi porterà alla conquista di infinite vittorie.
Faccio shakubuku con la mia vita a tutte le persone con le quali condivido un legame. Adesso anche il mio coinquilino ha inziato a praticare e per me è un beneficio immenso perché mi stimola a migliorare ogni giorno.
Quando una sofferenza cerca di mangiarmi dentro, cerco di immaginare quale splendida tappa di rivoluzione umana mi permetterà di compiere.
Ho capito che non bisogna mai mollare. Oggi sono a cinque esami dalla laurea e nel frattempo sono diventato presidente della web radio degli studenti. Nei momenti di difficoltà mi chiedo: «Cosa farebbe sensei al mio posto?» , e con l’aiuto dei miei compagni di fede riesco sempre a riemergere con un profondo senso di vittoria.
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