Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Il valore delle visite a casa - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:18

631

Stampa

Il valore delle visite a casa

Shin’ichi disse: «Se potessi, mi piacerebbe venire a trovare ognuno di voi a casa, per fare Gongyo insieme e parlare un po’. In particolare vorrei poter andare a trovare tutte le persone che stanno affrontando dei problemi, per mettere loro un braccio intorno alle spalle e incoraggiarle con tutto il cuore. Tutti i membri sono preziosi figli del Budda. E anche se in realtà non ho il tempo di farlo, questo è ciò che veramente desidero nel mio cuore» (NRU, vol. 25, cap. 1, p.ta 20)

Foto di Alessandra Tinozzi
Dimensione del testo AA

Ogni volta che qualcuno domanda quale sia il segreto dello straordinario sviluppo della Soka Gakkai, il presidente Ikeda risponde che la chiave è la cura di ogni singola persona. Il fondatore della nostra organizzazione, Tsunesaburo Makiguchi, nonostante l’età avanzata era sempre pronto a percorrere grandi distanze per andare a trovare a casa anche un solo membro. Grazie al suo impegno costante di incoraggiare una persona dopo l’altra, cominciarono a emergere innumerevoli persone di valore.
Anche il secondo presidente, Josei Toda, era un “virtuoso” nell’arte di incoraggiare. Nel dopoguerra i membri lottavano contro difficoltà economiche, malattie e problemi inimmaginabili, ma Toda era capace di mettere a proprio agio tutte quelle persone sofferenti trasmettendo loro una forte convinzione: «Andrà tutto bene, diventerai sicuramente felice praticando il Buddismo del Daishonin!». Inoltre citava sempre il Gosho dicendo: «Queste non sono parole mie, è ciò che insegna il Daishonin».
All’inizio di questo Anno di brillanti realizzazioni, seguendo le guide di sensei, il presidente della Soka Gakkai Minoru Harada ha ribadito che il punto centrale delle nostre attività sono le visite a casa e gli incoraggiamenti personali, e tutti i responsabili in Giappone, a partire da lui, si stanno sfidando per andare a trovare a casa i membri con lo spirito di prendersi cura di ognuno e di incoraggiarlo fino in fondo, “senza lasciare nessuno indietro”.

Una persona dopo l’altra

Nichiren Daishonin scrive: «Uno è la madre di diecimila» (RSND, 1, 117). Un individuo che si risveglia al potenziale insito nella sua vita si alzerà a sua volta per la felicità degli altri, e questa “reazione a catena” è la chiave dell’espansione di kosen-rufu. Per questo il presidente Ikeda ci ricorda che dovremmo dedicare l’80% delle nostre attività alle visite a casa e agli incoraggiamenti personali, e il 20% alle riunioni!
Incoraggiare i membri che partecipano regolarmente alle riunioni è importante, ma non basta. Se ci preoccupassimo solo di queste persone, afferma sensei «saremmo come il capitano di una nave che deve raggiungere una terra lontana e tuttavia si accontenta di navigare nelle acque del porto» (NRU, 8, 79).
Mettere gli altri in grado di praticare significa guidarli e incoraggiarli continuamente fin quando le loro capacità non superano le nostre. Solo andando a trovare ogni membro della nostra zona possiamo rendere solida la nostra organizzazione. In questo senso si può affermare che l’attività più importante è quella che si svolge tra uno zadankai e l’altro. Andare a trovare a casa una persona, venire a conoscenza dei suoi dubbi, dei benefici che ha realizzato con la fede e condividere i suoi obiettivi lottando al suo fianco; di tutto questo potremo far tesoro coinvolgendola in maniera attiva, facendole sentire quanto è prezioso il contributo che potrà dare alla prossima riunione.

Crescere insieme agli altri

Tuttavia la Soka Gakkai è formata da tanti tipi di persone e in certi casi il nostro slancio di andare a trovare qualcuno può incontrare resistenze. Ma i nostri sforzi in questa direzione produrranno sicuramente un risultato: «Continuando con spirito sincero a far visita a un amico dopo l’altro e a pregare affinché prenda una forte determinazione nella fede, qualunque sia la sua situazione, verrà sicuramente il momento in cui si alzerà. E anche se così non fosse, l’impegno che dedichiamo agli altri torna a noi stessi sotto forma di benefici e buona fortuna».
Inoltre, «È proprio attraverso tali azioni che possiamo purificare la nostra vita e perfezionare noi stessi. Sforzandoci di aiutare gli altri a crescere, anche noi cresciamo» (cfr. NRU, 8, 78).

L’esempio del maestro

Rievocando il successo della campagna di Kamata, il presidente Ikeda scrive: «Cosa ci permise di realizzare quello straordinario risultato nel febbraio del 1952? In definitiva, fu la massima sincerità con cui incoraggiammo ogni persona».
Il giovane Ikeda, che allora aveva ventiquattro anni, pregò con intensità e si sforzò al massimo per far emergere la saggezza: come fare perché tutti lottassero con gioia? Decise di seguire le attività di ogni gruppo con lo scopo di conoscerne tutti i membri, creando relazioni e ispirando ciascuno di loro: «In quel periodo nel capitolo Kamata vi erano circa cento gruppi. Basai la mia attività quotidiana sull’andare a trovare i responsabili di gruppo e i membri che si stavano impegnando al massimo in prima linea, per incoraggiarli» (NR, 601, 9).
Una spirale di gioia si propagò nel capitolo Kamata e tutti i membri furono coinvolti in prima persona impegnandosi nello shakubuku. Nonostante i problemi personali nessuno rimase con le mani in mano, e anche i nuovi membri che non si sentivano abbastanza sicuri per farlo, si lanciarono con coraggio ed entrarono in azione.
Anche durante la campagna di Osaka, dove fu raggiunto il risultato straordinario di 11.111 shakubuku in un mese, sensei consumò tre biciclette per andare a trovare più di ottomila persone.

Nelle pagine che seguono diamo voce all’esperienza di chi si sta sfidando nell’incontrare le persone e anche di chi ha ricevuto una “visita a casa” e ne ha tratto beneficio… perché nell’aprire la nostra vita agli altri l’incoraggiamento è sempre reciproco.
Attraverso questi sforzi costanti ci aiutiamo uno con l’altro a diventare persone dal cuore grande, persone che invece di concentrarsi su se stesse si preoccupano di aiutare gli altri dando loro speranza. Questo è lo scopo della nostra pratica buddista.

• • • • • • • • •

Legami profondi con ogni persona

Nella regione Lazio 1 è partita un’ondata di visite a casa a tutte le responsabili di gruppo donne per condividere gli obiettivi e creare forti legami. Un’ondata che pian piano ha coinvolto sempre più persone

Incontro con Marina Moretti, responsabile donne della regione Lazio 1

Come è nata questa attività di visite a casa?

Lo scorso settembre ho partecipato a un corso della SGI in Giappone e ho sentito un’immensa gratitudine per sensei, per ciò che ha fatto per la nostra organizzazione e per aver costruito ponti di pace. Mentre sentivo esplodere questa gratitudine dentro il mio cuore mi sono domandata cosa potessi fare io per ricambiare il mio debito di gratitudine nei confronti di sensei. Da questa gratitudine per il maestro è nata la decisione di andare a trovare tutte le responsabili di gruppo per incoraggiare ogni singola persona, senza lasciare indietro nessuno. Appena tornata a Roma ho cercato di coinvolgere le mie vice responsabili, le responsabili di territorio e via via tutte le altre, per muoverci insieme. L’attività è partita subito con un grande entusiasmo e ognuna di noi, nonostante le difficoltà personali e i tanti impegni quotidiani, si è subito attivata…

Esattamente con quale obiettivo?

Il mio desiderio era risvegliare in ognuna la gratitudine per tutto ciò che sensei ha fatto per noi. Tuttora nella mia vita questa spinta continua fortissima, e ogni attività che faccio è molto più gioiosa. Tutte ci siamo sentite incoraggiate dal fatto che sensei consideri le donne “ambasciatrici di pace”, e tutte siamo ripartite con il desiderio di realizzare gli obiettivi di shakubuku, in particolare ai giovani. Poiché ci siamo mosse sulla base della gratitudine per sensei, non ci siamo mai sentite stanche, è stata come un’ondata di gioia e di rivitalizzazione che si è trasmessa a tutte.

Come avete coinvolto le altre responsabili?

Il nostro obiettivo era andare a trovare tutte le responsabili di gruppo, e siamo riuscite in pochi mesi a incontrare 376 donne. Ci siamo mosse sempre insieme e questo ha sicuramente rafforzato i legami tra di noi nel condividere un obiettivo così grande.
Naturalmente nell’organizzare questi incontri abbiamo collaborato con le responsabili di hombu e di capitolo, alle quali si univano via via anche quelle di settore. È stata un’occasione molto importante per fare attività insieme creando un legame diretto con le responsabili che agiscono ogni giorno nella “prima linea” della nostra organizzazione.

Cosa hai trovato nella “prima linea”?

Ho visto con i miei occhi quanto ognuna di loro si stia sforzando ogni giorno e ho capito più profondamente perché sensei parla sempre dei responsabili di gruppo e settore con tanto rispetto e ammirazione, come la forza motrice di kosen-rufu.
Penso che anche le responsabili di gruppo e settore hanno potuto comprendere meglio l’importanza di andare a trovare ogni persona per incoraggiarla cuore a cuore.
Spesso parlando con loro uscivano fuori problemi di relazione tra responsabili e abbiamo sempre messo al centro la relazione con il maestro e l’unità tra noi compagni di fede. Inoltre abbiamo puntato molto sulla necessità di coinvolgere tutti i membri nell’attività, perché ognuno di noi può dare un contributo fondamentale per kosen-rufu ed è vitale offrire a ogni persona occasioni per crescere.
Tutti siamo protagonisti di kosen-rufu. Ogni persona deve avere la possibilità di crescere e sperimentare i benefici della pratica per gli altri!

Qual è stata la sfida più difficile per te?

La mia sfida personale è stata sicuramente di trovare il tempo e riuscire a mantenere questa decisione come priorità. In un certo senso è stato un cambiamento del modo di impostare l’attività e penso che ora è più chiaro che la cosa veramente importante è incoraggiarsi reciprocamente. Oltretutto è la cosa più bella, perché l’incoraggiamento non è mai a senso unico e il beneficio è sempre reciproco…
Naturalmente l’attività di visite a casa e incoraggiamenti personali continua, coinvolgendo anche i simpatizzanti, per riuscire a creare legami profondi con ogni persona.

• • • • • • • • •

Le visite a casa in prima persona

Mi sono sentita più forte
Ilaria Tortora

Ho sempre avuto un atteggiamento ambivalente riguardo alle visite a casa. Da un lato mi piace che qualcuno venga a trovarmi per incoraggiarmi, dall’altro temo sempre che venga a “rimproverarmi” per qualche mia mancanza. Quindi anche questa volta ho accolto le mie responsabili un po’ tesa e un po’ all’erta.
Con le lacrime agli occhi ho raccontato loro la mia fatica a radicarmi in un luogo, in un ruolo, a portare avanti le mie responsabilità con convinzione e fermezza. Analizzavo e raccontavo, gli anni trascorsi in mare lavorando sulle barche, e poi la decisione di tornare a terra, di riprendere gli studi per specializzarmi in psicoterapia.
Mi hanno ascoltata con il cuore aperto, senza giudizio. Alla fine una di loro, che era rimasta zitta fino a quel momento, ha detto: «Il tuo Gohonzon non è molto stabile, sembra proprio in bilico, sulla cresta di un’onda». Era vero! Ogni giorno per due anni avevo praticato lì davanti senza capire ciò che non mi tornava: il mio butsudan poggiava su un’alzata con gli angoli stondati, più stretta della base del mobiletto che sporgeva di un palmo da un lato e dall’altro, come sospeso nel vuoto.
Contrariamente alla mia proverbiale lentezza, il giorno dopo sono corsa dal falegname chiedendogli di costruire una base più larga e robusta. Poi sono andata al mercato a comprare la frutta, ho fatto pulizia, ho tolto un po’ di libri e quando mi sono seduta lì davanti per fare Gongyo ho sentito un’energia completamente diversa, mi sono sentita più forte.
Ho riflettuto su tutto questo. Su come non sia scontato aprirsi agli altri, su quanto sia facile arroccarsi nella propria zona di comfort conosciuta. Ho pensato alla delicatezza di tre persone che quella mattina potevano andare a farsi una bella passeggiata, a bere un caffè con un’amica e invece hanno scelto di venire da me per incoraggiarmi a trasformare quello che c’è… Perché le grandi trasformazioni iniziano dai piccoli gesti.

• • •

Nella stanza delle orchidee
Silvia Bovio, responsabile Futuro della Liguria

In questi ultimi cinque anni le attività Futuro e la mia vita quotidiana si sono sempre intrecciate, permettendomi ogni volta di affrontare con cuore rinnovato le difficoltà che avevo davanti. Le guide di sensei mi hanno incoraggiato ad aprirmi con i ragazzi e le ragazze, ascoltandoli senza sottovalutarli. Ogni volta insieme abbiamo rideterminato di sfidare i nostri limiti, ognuno in accordo con la propria natura di “ciliegio, susino, pesco e prugno selvatico”.
Di recente sono andata a trovare una giovanissima da poco entrata nella Soka Gakkai, per proporle di partecipare al corso nazionale Futuro. Era un periodo intenso della mia vita in cui oltre a lavorare molto in un ambiente difficile, stavo terminando un percorso formativo per futuri insegnanti.
Proprio grazie all’attività Futuro ho capito che questa è la professione che voglio fare, il mio sogno. Recitavo Daimoku per la situazione in ufficio ma la lamentela spesso finiva per contagiarmi. Martina, la giovane Futuro, ci ha accolto sorridendo e ci ha subito raccontato di tutti i compagni ai quali aveva parlato di Buddismo a scuola perché, vedendoli in difficoltà, desiderava solo che fossero felici come lei grazie alla pratica buddista. Il suo fare shakubuku era animato da questo spirito e naturalmente si era già messa l’obiettivo di partecipare al corso! Ascoltandola, il guscio del mio piccolo io piano piano si è schiuso e ho pensato al passo del Gosho che dice: «Ti sei intrattenuto con un amico nella stanza delle orchidee e ti sei raddrizzato come l’artemisia che cresce tra la canapa» (RSND, 1, 112). Martina mi ha incoraggiata con la sua vita semplicemente ricordandomi che potevo permeare del profumo delle orchidee il mio ambiente, con sorriso e compassione, senza farmi influenzare dalla lamentela.
Ora ogni mattina determino durante Gongyo di essere il sole del mio luogo di lavoro, di condividere sempre di più le parole di pace del presidente Ikeda, dimostrando che qualsiasi situazione è in realtà l’occasione per fare un salto in avanti: «Non importa cosa è successo fino ad ora, il cambiamento è sempre possibile. Tutti avete dentro di voi il potere di superare con tranquillità qualsiasi problema. Dovete semplicemente attingere a questo potere» (Il mondo vi attende, esperia, pag. 123). Grazie sensei e grazie a tutti i Futuro, cittadini del mondo!

• • •

Riaccendere la nostra vita
Raffaele Capone, vice responsabile nazionale uomini

Il nostro maestro afferma che questa organizzazione esiste per lodare le persone, e che ogni membro è un tesoro prezioso.
Per questo è importante apprezzare e rispettare ogni singola persona sostenendola con parole incoraggianti, come per esempio: «Coraggio, impegniamoci insieme e viviamo un’esistenza meravigliosa» (cfr. NR, 608, 14).
Riflettendo su queste parole mi sono detto che questo è anche il mio desiderio, ma come metterlo in pratica? Sicuramente incontrando i compagni di fede.
«Il Daimoku dei Bodhisattva della Terra non è una preghiera timorosa e supplichevole. Pregando con tutto il cuore per riaccendere la nostra vita, risvegliamo la Buddità in ogni persona» (NR, 597, 5). Così ho iniziato a pregare con l’obiettivo di incoraggiare almeno una persona al giorno. Sensei ci insegna che alla base del Buddismo c’è la compassione, che significa “togliere la sofferenza e dare gioia”, cioè cercare di eliminare le preoccupazioni e i timori delle persone offrendo speranza… Eppure qualche volta le cose più semplici si rivelano le più difficili e questa difficoltà io l’ho scovata proprio dentro la mia vita: sentivo una sorta di rifiuto, un timore ad andare a trovare le persone a casa… pensavo «con tutte le difficoltà che ho io stesso, che gli posso dire?».
Questa è stata la mia sfida, ma da quando prego come dice il maestro, sto realizzando nella mia vita un grande cambiamento, così come sono. Mi sforzo di andare a incontrare i miei amici “orsi” del Gruppo uomini a casa loro, alle riunioni, al bar, e questo è diventato un grandissimo beneficio per la mia vita. E parlando con loro mi sono accorto che ognuno sente sempre più l’importanza dell’unità e di fare attività con i giovani uomini.
Il presidente Ikeda scrive: «Quando tutti i membri pregano con “una sola mente” troveranno una via che si apre davanti a loro, prima o poi, rendendo possibile l’impossibile» (NR, 604, 13). Per noi significa fare shakubuku, realizzare 20.000 giovani in Italia.
Pregando ogni giorno con questo desiderio, la via si apre in modo inaspettato. In questi mesi mi è capitato di incontrare un giovane uomo varie volte, abbiamo parlato amichevolmente, sono stati scambi piacevoli e incoraggianti. L’ultima volta mi ha detto: «Mi sa che mi porti fortuna perché ogni volta che ci incontriamo, subito dopo un mio shakubuku riceve il Gohonzon… ci dobbiamo vedere più spesso!».

• • • • • • • • •

A cosa serve la statistica?

Occuparsi della statistica garantisce una meravigliosa crescita delle persone con cui facciamo attività. è uno strumento per sostenere tutti in modo creativo e preciso, ad esempio organizzando le visite a casa

Quasi sempre quando si parla di statistica ci vengono in mente dei numeri, ma nella nostra organizzazione la statistica ha il significato di prendersi cura delle persone. Il presidente Ikeda, incoraggiando un nuovo responsabile, disse: «Può non sapere ancora cosa fare, ma imparerà man mano, con l’esperienza. Ciò di cui ha bisogno, prima di tutto e soprattutto, è la forte determinazione di aiutare ogni persona del suo settore a diventare felice» (NRU, 1, 53).
La statistica ha una funzione fondamentale nell’attività di gruppo: non farci dimenticare nessuno dei nostri preziosi compagni di fede, sia quelli che partecipano costantemente alle nostre attività, sia quelli che, per diversi motivi, non lo stanno facendo, mettendo in pratica le parole di sensei: «La mia attenzione è rivolta non soltanto a coloro che sono presenti alle riunioni, dove provano gioia e rinnovano le loro decisioni, ma ancor di più a coloro che pur desiderandolo non possono parteciparvi. Il mio desiderio è potermi rivolgere a loro per incoraggiarli con ogni mezzo. Per un responsabile è fondamentale impegnarsi a offrire sostegno e incoraggiamento proprio a coloro che di solito è più difficile incontrare di persona» (NR, 529, 17).
L’attività di statistica si svolge a diversi livelli, dal gruppo fino a livello nazionale, ma tutto parte dal gruppo.
Occuparsi della statistica in modo accurato garantisce una meravigliosa crescita delle persone con cui facciamo attività, e inoltre è molto divertente!
Rispettando la libertà di ogni persona, la statistica è uno strumento impareggiabile per poter sostenere tutti in modo attivo, creativo e preciso, ad esempio organizzando le visite a casa.
In un messaggio inviato al Dipartimento di statistica nel 2002, il presidente Ikeda ha scritto: «Il lavoro statistico per kosen-rufu significa costruire solide basi per il futuro.
Questo lavoro è fondamentale per proteggere la Soka Gakkai in accordo con il volere del Budda ed equivale, in definitiva a proteggere i nostri compagni di fede che sono tutti Budda.
Perciò non c’è alcun dubbio che gli sforzi che fate in questo senso accumuleranno grandi benefici e buona fortuna».
E recentemente sensei ha scritto: «Lo staff della statistica diffonde la luce della compassione su ogni membro, considerando ognuno un prezioso compagno di fede con una nobile missione.
Kosen-rufu mondiale si è sviluppato su larga scala tenendo un archivio preciso dei membri». (NR, 630, 9)

Che gioia realizzare kosen-rufu insieme!

• • • • • • • • •

Il modo in cui comunichiamo fa la differenza

A volte è incredibile la quantità di comunicazioni che è necessario scambiarsi per la riuscita delle nostre attività buddiste. Tuttavia è molto frequente incontrare persone che si lamentano per l’uso improprio degli strumenti di comunicazione, con un riferimento specifico alle App di messaggistica istantanea come WhatsApp. Sottolineando che ognuno ha la libertà di esprimersi come desidera, senza possibilità di alcuna imposizione, vorremmo proporre alcuni spunti di riflessione in merito all’uso delle tecnologie, specialmente nell’ambito delle attività buddiste. è l’interazione cuore a cuore che fa la differenza e fa nascere gioia e speranza nelle nostre vite

Comunicare con le chat…?

In un Gosho leggiamo: «La voce svolge l’opera del Budda» (RSND, 1, 164): naturalmente queste parole non si riferiscono ai messaggi vocali inviati nelle chat, ma alla forza della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo e all’importanza di incontrare e dialogare con le persone.
In quanto membri della Soka Gakkai, ci dedichiamo a condividere il messaggio di speranza del Buddismo del Daishonin in tutto il mondo. Desiderando la felicità di tutti stiamo trasformando il karma dell’umanità, che tende invariabilmente al conflitto, alla separazione e all’isolamento.
Portare avanti questa missione comporta anche delle responsabilità e una continua presa di consapevolezza dell’importanza del nostro modo di essere, perché le persone si relazionano al Buddismo tramite l’incontro con noi.
Anche l’uso dei mezzi di comunicazione dovrebbe inserirsi in questo contesto, cercando di trarre il massimo valore dalle possibilità tecnologiche.
Al contrario, purtroppo accade che si creino incomprensioni ed equivoci nelle chat, a volte anche litigi, mentre una semplice telefonata, o ancora meglio un incontro, avrebbero evitato facilmente ogni problema.
A volte le persone interessate al Buddismo si allontanano e si sentono intimorite perché al primo approccio vengono immediatamente catapultate in chat di gruppo, dove fioccano frasi e incoraggiamenti di ogni tipo, tra l’altro a volte inesatti o male attribuiti.
Inoltre, si va diffondendo sempre di più l’abitudine di portare avanti le attività quotidiane usando solamente messaggi e semplici comunicazioni inoltrate nei gruppi.

…o incontri personali e scambio di esperienze?

Sappiamo bene che le attività della Soka Gakkai richiedono l’incontro personale e lo scambio di esperienze per incoraggiarsi l’un l’altro e condividere le nostre sfide contro la sofferenza e il karma.
Internet e i messaggi possono essere utili – ad esempio per rimanere in contatto o passare velocemente un’informazione – ma non bastano per riuscire in questa impresa, cerchiamo quindi di usarli con saggezza e buon senso.
Fortunatamente possiamo contare sugli zadankai, le visite a casa e gli incoraggiamenti personali per realizzare autentici scambi di vita e creare legami.

Non perdiamo la capacità di dialogare

Nella Proposta di pace 2011 il presidente Ikeda ha affrontato la questione in modo piuttosto diretto. Ne riportiamo un estratto: «Gli aspetti negativi dell’era dell’informazione – parole che si svalutano e si degradano, perdendo il loro peso e la loro profondità originari, riducendosi a vuoti segni e cifre – contrastano ironicamente con la forte crescita del volume delle informazioni. Ciò inevitabilmente porta al decadimento della capacità di dialogare, caratteristica peculiare del nostro essere umani. […] È vero che lo sviluppo della tecnologia dell’informazione offre alle persone delle opportunità per creare nuovi legami, tuttavia le relazioni che si creano su internet non hanno alcuna caratteristica umana se si limitano a scambi anonimi e spersonalizzati. Simili interazioni possono essere solo inanimate e neutre, molto lontane dallo stupore rinnovatore, dalla risposta tangibile e dalla soddisfazione che derivano dallo sforzo di creare una comunicazione faccia a faccia, cuore a cuore.
In contrapposizione a questa tendenza vorrei sottolineare l’importanza per lo spirito umano dell’impegno per il dialogo che i membri della Soka Gakkai Internazionale si sono assunti su scala globale, in particolare attraverso gli zadankai, il cuore delle nostre attività sin dall’inizio dell’organizzazione. […] Questo instancabile impegno nel dialogo ci mette in grado di sviluppare e arricchire la nostra mente e la nostra anima. È una fornace che tempra e allena la vita interiore, l’esatto opposto di una “comunicazione congelata”.
Solo quando si immergono nelle parole e nel dialogo, gli esseri umani possono diventare veramente umani; non possiamo maturare in esseri umani completi ed esperti senza provare simili esperienze» (BS, 146, 4-5).

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata