Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
L'empowerment - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:03

628

Stampa

L’empowerment

Dimensione del testo AA

Dal verbo inglese em-power, intraducibile in italiano con una sola parola, il termine empowerment indica il processo per divenire consapevoli del proprio potere individuale e aiutare gli altri ad acquisire la stessa consapevolezza. È un processo per mezzo del quale le persone, a partire da situazioni di svantaggio – reale o percepito come tale – possono rafforzare la propria capacità di scelta e di autodeterminazione sviluppando la percezione del proprio valore

Daisaku Ikeda più volte nelle sue Proposte di pace parla di empowerment come punto di partenza per «sviluppare la forza e le capacità innate degli esseri umani, mettendoli in grado così di trovare la loro felicità mentre contribuiscono alla società» (cfr. Proposta di pace 2004, BS, 104, 34).
Afferma inoltre: «L’impegno della SGI è incentrato sull’empowerment delle persone e incoraggia il loro senso di missione nella società. Ha lo scopo di risvegliare la consapevolezza delle possibilità illimitate che può avere una singola vita» (Proposta di pace 2016, BS, 176, 13).
Il presidente Ikeda parla anche di empowerment collegandolo al processo di rivoluzione umana, e scrive: «Un’attenzione rinnovata all’umanità è l’elemento chiave che consente un cambiamento efficace e un empowerment su scala globale. Questo è ciò che noi nella SGI chiamiamo “rivoluzione umana”. L’elemento centrale è l’empowerment che fa scaturire possibilità illimitate da ogni individuo. In tal senso, il pieno significato della rivoluzione umana non si realizza se essa rimane confinata a un cambiamento nella vita interiore. Al contrario, il coraggio e la speranza che sorgono da questa trasformazione interiore devono mettere le persone in grado di affrontare e superare persino le realtà più insolubili, in un processo di creazione di valore che alla fine trasforma la società intera. Il costante accumulo di cambiamenti a livello individuale e collettivo traccia per il genere umano il percorso verso il superamento dei problemi generali che deve fronteggiare» (Proposta di pace 2014, BS, 164, 8).

• • • • • • • • •

L’empowerment delle donne: la chiave per risolvere i problemi globali

Nella Proposta di pace 2018 il presidente Ikeda affronta la questione dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne in relazione agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
Egli afferma: «L’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne dovrebbero essere considerati la chiave per accelerare il processo di realizzazione di tutti gli altri.
Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttrice esecutiva di UN Women, la principale organizzazione per l’uguaglianza di genere (vedi intervista a pag. 25), ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU: “L’Agenda Donne, pace e sicurezza continua a espandere la sua influenza nell’ambito della legislazione globale. Adesso è un pilastro essenziale nelle questioni globali”. […]
La partecipazione delle donne nella risoluzione dei conflitti e nella costruzione della pace è diventata sempre più vasta dopo l’adozione della Risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza nel 2000. […] Questa consapevolezza dell’importanza di includere i punti di vista delle donne nel processo per affrontare i problemi globali non si limita ai temi della pace e della risoluzione dei conflitti. […]
Vorrei proporre che le Nazioni Unite proclamino un Decennio internazionale per l’empowerment delle donne, allo scopo di incoraggiare questi effetti di trasformazione in ogni sfera della società. Tale Decennio potrebbe durare dal 2020 fino al 2030, il termine per la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Sarebbe un’occasione per intensificare gli sforzi per aumentare il potere delle donne e accelerare il passo verso la realizzazione degli SDGs. L’empowerment delle donne non è un’opzione facoltativa, ma una priorità urgente per molte persone in situazioni disperate. Una donna siriana che vive in un campo di rifugiati in Giordania e ha iniziato a lavorare come sarta in un centro gestito da UN Women, racconta: “Non ci sentivamo più impotenti, il nostro lavoro ci faceva sentire produttive, ci faceva capire che contavamo qualcosa e avevamo la capacità di cambiare il nostro destino”. […] Come dimostrano tante testimonianze, l’empowerment delle donne può rappresentare la forza trainante per ristabilire la speranza e la capacità di andare avanti in circostanze difficili.
La SGI, che si basa sull’impegno buddista a sostenere la dignità della vita, ha sempre agito concretamente per espandere la portata dell’empowerment delle donne. […]
Sono convinto che l’ideale di un mondo in cui nessuno sia lasciato indietro, di cui si parla negli Obiettivi di sviluppo sostenibile, potrà essere condiviso e abbracciato globalmente se ci impegniamo a proteggere i diritti delle donne e delle bambine – che costituiscono la metà della popolazione mondiale – e ci sforziamo di realizzare società in cui ogni persona possa vivere con speranza e dignità. Pensando alle sfide che abbiamo di fronte da adesso al 2030, mi torna in mente ciò che mi disse Rosa Parks: “Nessuna legge dichiara che le persone debbano soffrire”.
Sono parole che le aveva detto sua madre, che a sua volta si era battuta contro la discriminazione. La determinazione sincera sintetizzata in queste parole è lo spirito che occorre a tutti noi per andare oltre le differenze e far progredire tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile concentrandoci sulla lotta per l’uguaglianza di genere.
La SGI promette solennemente di continuare a impegnarsi per creare un’ondata di solidarietà fra le persone che permetta di superare le difficoltà che l’umanità ha davanti, basandosi sull’impegno a salvaguardare la vita e la dignità di ogni individuo». (BS, 188, 32-34)

• • • • • • • • •

Per una società armoniosa

Da Rivoluzioni, libro di dialogo tra Daisaku Ikeda e Monkombu S. Swaminathan (pag. 47)

Ikeda: Fin da giovane la mia visione ideale è stata quella di fare del ventunesimo un secolo della vita. Con questo intendo un secolo estremamente gioioso in cui il rispetto per la vita stessa sia assoluto. Come la storia dimostra, le donne hanno sempre assunto un ruolo nobile nel generare e proteggere la vita. Questo è il motivo per cui un secolo di rispetto per la vita dev’essere un secolo di rispetto per le donne. Dobbiamo creare una società nella quale le donne possano manifestare pienamente il proprio potenziale latente e in cui tutte possano godere di pace, felicità e buona salute.

Swaminathan:
Le disuguaglianze sociali e di sesso generano violenza e odio. Le donne hanno un ruolo decisivo nel prevenire tutto ciò poiché, biologicamente e psicologicamente, sono più capaci di esprimere affetto e compassione sia per i bambini sia per la comunità.

Ikeda: Come fece notare la famosa scrittrice francese Annel L. Germaine de Stael (1766-1817), le donne pensano sempre sia a se stesse sia all’altro, mentre gli uomini si concentrano su loro stessi. Gli uomini hanno cari la competizione, il conflitto, l’ordine e l’indipendenza. Le donne invece danno più importanza alla cooperazione, all’armonia, alla giustizia e alla comunità. Il Sutra del Loto loda una donna che ha conseguito la più alta condizione spirituale in questo modo: «La sua eloquenza non conosce ostacolo, considera gli esseri viventi con compassione come fossero suoi figli». Le donne devono raccogliere e manifestare le proprie forze per costruire una società armoniosa e compassionevole. In altre parole, l’empowerment delle donne è davvero necessario.

• • • • • • • • •

La sfida di credere nel mio potenziale

Silvia Bruni, antropologa e ricercatrice, racconta la sua storia di empowerment

Sono nata a Mogadiscio, in Somalia, da padre italiano e mamma somala che, rimasta vedova dopo la mia nascita, ha dedicato la sua vita alla famiglia e al lavoro, permettendo di vivere agiatamente a me, ai miei due fratelli, a mia sorella e a tre bambine che decise di adottare.
Nel 1991 scoppiò la guerra civile in Somalia e la nostra vita cambiò improvvisamente. Ricordo la costante paura: da un giorno all’altro ci ritrovammo a stare chiusi in casa, a mangiare e dormire per terra, a camminare a gattoni all’altezza delle persiane per evitare il rischio che potessero colpirci. Questa situazione ci costrinse a emigrare in Italia.
I primi anni furono segnati dal senso di perdita e di disagio.
Trascorsi la mia adolescenza con un incolmabile senso di solitudine, vivendo continui eccessi di aggressività e facendo uso di sostanze. Al primo anno delle scuole superiori mi bocciarono e decisi di abbandonare gli studi. Era il 1998, avevo sedici anni e mio fratello mi parlò per la prima volta del Buddismo di Nichiren Daishonin. Provai a recitare Nam-myoho-renghe-kyo davanti al Gohonzon ma pensai che per me non avrebbe funzionato. Nel frattempo anche mia sorella iniziò a praticare e ricevette il Gohonzon. Nel 2001 ci fu l’attentato a New York: fu una tragedia che mi colpì profondamente e mi fece risvegliare al fatto che a differenza di quelle vittime io ero in vita e potevo scegliere come vivere.
Sostenuta dalla mia famiglia, decisi di uscire dal circolo vizioso di eccessi e di iscrivermi a una scuola serale. Dopo due anni conseguii il diploma e ripresi a praticare.
Quel momento rappresentò per me una nuova partenza: proseguii gli studi e mi iscrissi al corso di Antropologia all’Università di Bologna. Nel febbraio 2008 ricevetti il Gohonzon. Un mese dopo partecipai alla riunione generale europea dei giovani a Milano. Il presidente Ikeda scrisse per l’occasione: «Kosen-rufu può essere realizzato soltanto da giovani senza paura come il re leone, […] da qualcuno che non dipende dagli altri ma si alza in piedi con coraggio, pienamente consapevole della propria grande missione» (NR, 395, 13).
Ispirata da queste parole determinai che in dieci anni avrei completamente trasformato la mia vita: avrei costruito una solida identità, mi sarei appassionata a una professione, avrei ripagato il debito di gratitudine verso mia madre e avrei amato la mia vita, rispettandola e proteggendola. Nonostante questa decisione, al secondo anno di università non avevo dato nemmeno un esame rischiando così di perdere la borsa di studio.
Di nuovo sensei mi incoraggiò a non abbattermi e a credere nel mio infinito potenziale: «La Legge mistica è meravigliosa e imperscrutabile, è la funzione della simultaneità di causa ed effetto. […] Se abbiamo fiducia in questo – e nella misura in cui abbiamo fiducia – gli effetti non mancheranno di manifestarsi. Se la fiducia è in parte oscurata dal dubbio, allora si vedranno solo risultati vaghi o confusi» (Gli eterni insegnamenti, esperia, 1997, 86).
Da quel momento le mie giornate furono scandite dal Daimoku, dallo studio, dalle attività nella Soka Gakkai e dallo sforzo di credere che ogni mio pensiero e azione rivolti a kosen-rufu avrebbero manifestato un cambiamento. Dopo un mese e mezzo riuscii a dare otto esami e a mantenere la borsa di studio.
Negli anni successivi portai a termine la triennale e poi la magistrale, conseguendo la laurea con lode; indipendentemente dalla mia condizione economica viaggiai molto all’estero e mi appassionai al mestiere di ricercatrice. Due settimane dopo la laurea vinsi un assegno di ricerca con il quale iniziai un lavoro in Marocco e a un mese dalla sua fine vinsi una borsa di dottorato in Antropologia a Padova. A differenza delle relazioni di fiducia che avevo costruito nell’Università di Bologna, l’esperienza del dottorato, pervasa da un clima di conflitto dove le mie capacità venivano sempre messe in discussione, fece riaffiorare quell’insicurezza che mi aveva accompagnato durante l’adolescenza.
Continuavo a farmi forza con le parole di sensei: «Non dimenticate questo meraviglioso Gohonzon che abbiamo, che ha il potere di trasformare ciò che normalmente riteniamo impossibile in qualcosa di possibile. […] Se osserviamo la nostra situazione solo con la ragione, non abbiamo nessuna opportunità di vincere. Ma il Daishonin ci dice che il Gohonzon ha un infinito potere. Ciò che conta è se ci crediamo o no» (RU, 10, 26).
Decisi di ripartire da una forte preghiera e da un nuovo impegno nella pratica.
Mentre partecipavo alle attività della Soka Gakkai e mantenevo un atteggiamento cordiale verso i miei professori, sentivo emergere la convinzione che non c’è limite a quello che possiamo realizzare.
Le lotte affrontate fino a quel momento mi avevano resa più forte e la mia preghiera e le azioni rivolte a kosen-rufu avrebbero fatto emergere sicuramente tutto il potenziale per vincere anche su questa nuova sfida.
Ad aprile di quest’anno, a dieci anni dalla mia determinazione, ho concluso il dottorato in Antropologia superando la discussione finale con la lode. Inoltre ho partecipato a tre progetti, uno dei quali mi permetterà di ottenere un altro assegno di ricerca e di continuare a formarmi come ricercatrice.
Ora so che Nam-myoho-renghe-kyo agisce nella profondità della mia vita, come una forza motrice che mi porta a credere e manifestare sempre di più il mio potenziale e a percorrere il cammino della mia rivoluzione umana.

• • • • • • • • •

Le reti di solidarietà delle donne

Nel libro La forza della speranza, Daisaku Ikeda dialoga su vari temi con il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, spiegando come il ruolo delle donne sia cruciale per debellare la violenza e costruire la pace

Esquivel: Noi uomini dobbiamo cambiare e riconoscere il cambiamento compiuto dalle donne nel corso della storia dell’umanità. […] La donna è fondamentale per dare un senso all’esistenza e alle speranze dei popoli. Le donne hanno sempre dimostrato coraggio e capacità di decidere; potrebbero impartire lezioni di resistenza e di maturità nelle lotte quotidiane e concrete a molti di coloro che le considerano il “sesso debole”.
Gandhi disse: «Se le donne dimenticassero di appartenere al sesso debole […] potrebber opporsi alla guerra in modo infinitamente più efficacie dell’uomo! Si domandino che possono fare i nostri soldati e i nostri generali più valorosi senza le loro mogli, le loro madri, e le loro figlie, se queste smettessero di contribuire da tutti i punti di vista alla causa del militarismo». In America Latina molte donne contano sulle proprie forze e sulla solidarietà di altre donne in condizioni simili alle loro; devono crescere ed educare i loro figli in circostanze difficili e non sono poche quelle che affrontano da sole la vita. Il movimento è cresciuto nel tempo e si è consolidato grazie a donne così. Sono esempi e testimoni di vita che hanno conquistato l’affetto e la solidarietà di ampi settori sociali.

Ikeda: Entrambi condividiamo l’idea che la pace duratura può essere assicurata soltanto stimolando e appoggiando le reti di solidarietà tra donne. […] In termini generali, enumerando soltanto alcune delle loro qualità innate, vediamo che le donne si orientano verso valori come la convivenza creativa, l’unione, l’armonia e la pace, tradizionalmente valori, per essere applicati nella vita reale che necessitano di essere accompagnati da una motivazione autonoma e da una convinzione interiore che includano tanto la vita del singolo quanto quella degli altri. […] Nel ventunesimo secolo si sta nuovamente dando importanza a concetti come la “vita”, il “cuore”, lo “spirito” e la “famiglia”, alla base dell’esistenza umana ma maggiormente legati alla mentalità e ai valori femminili. Sono convinto che la riconsiderazione del “femminile” sarà un fattore decisivo per distaccarci da un sistema competitivo e per avanzare verso una convivenza creativa, allontanandoci dalla pressione esterna per esercitare capacità di decisione e motivazione autonome; penso che, in questo modo, sarà possibile rendere questo un secolo di pace e di vita. Le società in cui risplende il sorriso delle donne e che riservano loro uno spazio di azione vigorosa sono caratterizzate dal dinamismo e dall’armonia; a mio avviso e sulla base della mia esperienza il futuro di queste società ha molte più possibilità di essere brillante e promettente. Nel ventunesimo secolo sarà assolutamente necessario fare affidamento sul potere spirituale delle donne; soprattutto, sul loro impegno disinteressato volto a nutrire e proteggere la vita e sul loro fermo rifiuto di ogni tipo di violenza (pagg. 141-143).

• • • • • • • • •

Il futuro dell’uguaglianza di genere

Da SGI Quarterly pubblichiamo l’intervista a Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttrice esecutiva di UN Women, l’organismo ONU per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne. Ex vice-presidente del Sud Africa e veterana delle lotte antiapartheid, lavora alle questioni dei diritti umani, dell’uguaglianza e della giustizia sociale

Come valuta i progressi nella promozione dell’uguaglianza di genere e nell’empowerment delle donne nell’ambito degli obiettivi di sviluppo del millennio (MDGs), e cosa si può fare di più?

Gli Obiettivi di sviluppo del millennio (MDGs) hanno giocato un ruolo cruciale nel puntare l’attenzione verso l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne. Come risultato abbiamo visto importanti conquiste in alcuni ambiti, come l’accesso e l’iscrizione femminile all’educazione primaria. Un passo in avanti è stato fatto anche nella riduzione della mortalità materna e infantile. Ma il progresso è stato inammissibilmente lento in ambiti vitali, ad esempio nell’incremento dell’accesso delle donne a lavori dignitosi e alla sicurezza, così come a strutture sanitarie affidabili e igieniche. Il progresso è stato inoltre disomogeneo sia tra i diversi paesi che all’interno delle singole nazioni.
Sappiamo per esperienza degli MDGs che un più ampio progresso non sarà possibile a meno che l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne non vengano veramente integrati in tutte le aree politiche e a ogni livello.

Come possiamo far sì che l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne siano raggiunti entro il 2030, come stabilito dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs)?

È vero che c’è stato un progresso nella legislazione riguardante l’uguaglianza di genere, ma le leggi da sole non bastano, specialmente quando i costumi tradizionali sono profondamente radicati. […] Esistono ancora 128 paesi in cui le leggi discriminano le donne in vari modi. Occorre aumentare la rappresentanza femminile in tutti gli ambiti decisionali. Le donne non hanno voce proprio là dove la difesa è più necessaria, dove vengono fatte le leggi. L’uguaglianza di genere, l’empowerment delle donne e delle bambine deve essere una priorità centrale dei nuovi SDGs. Il nostro scopo è la completa parità entro il 2030, con un sostanziale progresso nei prossimi cinque anni. Per raggiungere questo scopo abbiamo bisogno di maggiori investimenti riguardo all’uguaglianza di genere da parte dei governi, del settore privato e della comunità globale. inoltre è necessaria la piena partecipazione della società civile.
Per raggiungere l’uguaglianza di genere è necessario riconfigurare i rapporti di forza e rompere le regole sociali e gli stereotipi di genere che limitano le opportunità per le donne e relegano uomini e ragazzi in determinati ruoli. Ciò implica ridefinire la nostra percezione profondamente radicata della mascolinità. Creare un mondo dove le donne e le ragazze possano godere dei loro diritti è una delle sfide più urgenti di questo secolo.

Qual è il ruolo della società civile nel realizzare questo cambiamento?

Il fatto che i diritti delle donne e temi come la violenza contro le donne oggi siano discussi in spazi pubblici è dovuto agli incredibili sforzi della società civile. Le organizzazioni femminili sono state campionesse del cambiamento, ma i sostenitori dell’uguaglianza di genere devono stare ovunque.
Dobbiamo creare un movimento per la giustizia sociale più ampio, che faccia dell’uguaglianza di genere il suo fulcro. Ciò significa che dobbiamo rifiutarci di restare spettatori passivi e impegnarci attivamente per cambiare la mentalità e i comportamenti sociali. I media devono assumersi la responsabilità di rappresentare in modo veritiero le vite delle donne, di dare eguale spazio e considerazione alle loro storie e punti di vista, e di non alimentare o perpetrare immagini stereotipate.

Puoi citare alcuni esempi di paesi che sono riusciti a migliorare le condizioni di donne e bambine?

L’iniziativa globale per la sicurezza delle città di UN Women contro le molestie e altre forme di violenza sessuale su donne e bambine ha generato un certo numero di risultati innovativi attraverso la cooperazione con municipi, governi nazionali, organizzazioni di donne e altre comunità partner. Ad esempio il consiglio comunale di Quito, in Ecuador, ha emanato un decreto per rafforzare l’azione contro le molestie sessuali in luoghi pubblici, mentre il Ministero egiziano dello sviluppo urbano ha adottato la verifica sulla sicurezza delle donne come criterio per guidare il rinnovamento delle città.
Per quanto riguarda l’incremento della partecipazione delle donne alla politica, durante le elezioni del 2013 in Pakistan, ad esempio, un numero senza precedenti di donne ha votato.
UN Women e altri partner delle Nazioni Unite hanno collaborato con la Commissione elettorale per integrare l’uguaglianza di genere nella gestione delle elezioni. In particolare nelle comunità più povere, UN Women ha sostenuto il miglioramento dei mezzi di sostentamento concreto come via diretta per l’emancipazione.
Per esempio, nell’Alto Egitto, l’area del paese più marginalizzata, UN Women ha supportato le donne nella formazione di cooperative agricole dando la possibilità a molti membri della comunità di guadagnarsi il proprio reddito.

Qual è la sua visione della cooperazione tra uomini e donne?

Sebbene siano stati fatti enormi passi avanti negli ultimi decenni, l’uguaglianza di genere può essere realizzata solo se anche gli uomini se ne assumono la piena responsabilità, impegnandosi fianco a fianco con le donne al fine di modificare le dinamiche che intralciano il progresso. è necesario continuare a sfidare i presupposti profondamente radicati nella società riguardo ai ruoli di genere.
Gli uomini possono aiutarci ad esaminare e ridefinire questi concetti, possono prendere posizione contro le molestie sessuali sulle donne e impedire ad altri uomini di avere comportamenti violenti e aggressivi.
Quando donne e uomini si alzeranno e lotteranno fianco a fianco per gli stessi obiettivi di uguaglianza di genere, allora potremo raggiungere risultati.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata