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La nostra sfida inizia da ora - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:44

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La nostra sfida inizia da ora

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[…] Vorrei condividere questa guida del maestro Ikeda: «Le grandi riunioni di centinaia o migliaia di membri possono essere stimolanti e aiutarci ad acquisire slancio. Ma ciò che conta davvero è l’interazione uno a uno, che può avvenire solo nelle riunioni piccole, perché è lì che si formano le radici della fede. Se le riunioni in piccoli gruppi sono come le radici, quelle grandi sono come i tronchi lussureggianti con rami e foglie. Non importa quanto eccitanti possano essere le grandi riunioni, un’organizzazione senza solide riunioni in piccoli gruppi ha le radici fragili».
La nostra vera sfida inizia da ora. Occorre incoraggiare i giovani che hanno partecipato alla riunione generale del 16 marzo così che ognuno diventi una figura centrale in grado di dare forma alla nuova era di kosen-rufu mondiale. Per fare questo dobbiamo credere che ogni giorno è il 16 marzo, e persistere costantemente nell’incontrare e incoraggiare i giovani. Proprio mentre la propagazione del Buddismo si intensifica ovunque, non posso non ricordare l’esempio di sensei nel permettere alle persone di creare un legame con il Buddismo.
In particolare in occasione della sua prima visita in Costa Rica, nel 1996. Lì trascorse quattro giorni, senza un attimo di tregua. Il giorno dopo il suo arrivo incontrò l’allora presidente del Costa Rica José María Figueres; subito dopo partecipò a una riunione di scambio con i membri locali della SGI. Il terzo giorno fece un discorso all’inaugurazione della mostra Armi nucleari: una minaccia al nostro mondo patrocinata dalla SGI, il primo evento di questo tipo organizzato in America Latina.
Partecipò poi a una riunione con i rappresentanti di dieci nazioni dell’America Latina. Il quarto e ultimo giorno incontrò di nuovo il presidente Figueres.
Dal momento in cui il maestro Ikeda uscì dall’albergo iniziò a incoraggiare ogni persona che incontrava, senza risparmiarsi neppure un secondo. Tutti noi che lo accompagnavamo speravamo che avrebbe riposato un po’, una volta rientrato in albergo. Ma questo non rientrava nei suoi piani. Che si trattasse della persona che puliva il bordo della piscina o del fattorino che aiutava a trasportare i bagagli, sensei si rivolgeva a ogni singolo componente del personale dell’albergo dicendo: «Grazie per il suo duro lavoro». Poi dirigeva la sua macchina fotografica verso quel lavoratore sorridente e scattava una foto. Ci chiese di portare il rullino a sviluppare il più rapidamente possibile, e consegnò le foto a ognuno di loro nel giro di poche ore. La sua dedizione alla gente comune è stata sempre costante, sia in albergo che in ogni altro posto, senza un istante di pausa.
La sua agenda era fitta di impegni, eppure non faceva alcuna differenza nel modo di interagire con le persone; mostrava la stessa cura nei confronti di ognuno. Ciò colpì profondamente il personale dell’albergo. Il giorno della sua partenza tutti, i fattorini, i portieri, gli addetti alle pulizie e perfino gli chef, si presentarono nella hall per salutarlo. All’inizio pensavo che il direttore dell’albergo avesse chiesto a tutti di essere lì, ma non era così. «Volevamo esprimere la nostra gratitudine a sensei – ci dissero – siamo venuti di nostra iniziativa».
Sembrava la scena di un film, fu un’esperienza molto commovente.
Il presidente Ikeda scrive ne La nuova rivoluzione umana: «Ogni nostro comportamento, in quanto buddisti dediti alla missione di kosen-rufu, deve essere sempre pervaso dallo spirito di “piantare” i semi.
In altre parole, bisogna coltivare la consapevolezza che tutto, dalle nostre attività quotidiane nella Soka Gakkai ai nostri atteggiamenti e comportamenti nella vita di tutti i giorni, fa parte di questo importante compito di piantare i semi della Legge mistica. È importante desiderare sinceramente la felicità di coloro che non hanno ancora iniziato a praticare, o si oppongono al Buddismo, per abbracciarli con spirito generoso e interagire con loro con un caldo sorriso, cercando di essere loro amici. Questo è il modo in cui si formano e si diffondono ampiamente i legami con il Buddismo.
Dovremmo sforzarci di piantare i semi del Buddismo in tutti coloro che conosciamo, attraverso il nostro comportamento compassionevole e attraverso un dialogo coraggioso. Il Buddismo del Daishonin è il Buddismo della semina. Sia che le persone abbraccino la fede subito, sia che questo non avvenga immediatamente, il seme della Legge mistica è stato comunque piantato. Non c’è differenza.
Di conseguenza, lo shakubuku riguarda la persona che lo fa. Che una persona inizi a praticare o meno, dipende interamente da lei stessa. Ma il fatto di impegnarsi nello shakubuku, nel dialogare di Buddismo, questo dipende interamente da noi. Ecco perché, per noi “dialogo” è sinonimo di “coraggio”.
Indipendentemente dal fatto che la persona decida o meno di entrare nella Soka Gakkai, o che ci ascolti o meno, otteniamo benefici in proporzione a quanto coraggio tiriamo fuori».
La canzone dello Hokkaido Ode alla lotta condivisa è stata scritta dal presidente Ikeda nel 1978, quando io ero responsabile generale dello Hokkaido.
Quando terminò il testo della canzone, sensei me lo mostrò e disse: «Pensare al maestro Toda che mi sta osservando e aspetta che io vinca, è stata la fonte della mia forza negli anni. Ho fatto il voto che il vero significato della lotta condivisa di maestro e discepolo fosse, per il discepolo, di impegnarsi per kosen-rufu e riportare la vittoria al maestro. Ho lottato con questa convinzione fin da allora».
Esorto tutti noi, in quanto discepoli del maestro Ikeda: «Impegniamoci per kosen-rufu da ora fino al 2 aprile, e al 3 maggio! Vinciamo questa sfida e riportiamo la nostra vittoria a sensei! Grazie mille!».
(25 marzo 2018)

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