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Volume 30, Capitolo 2, puntate 45-51 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:26

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Volume 30, Capitolo 2, puntate 45-51

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

Seguite le puntate che il presidente Ikeda sta scrivendo ogni giorno pubblicate su www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[45] Dopo le dimissioni da presidente di Shin’ichi Yamamoto, i membri dello Shikoku, con il trascorrere dei giorni e dei mesi iniziarono a coltivare il forte desiderio di una sua visita nella loro terra. E ciò non valeva solo per i compagni di fede dello Shikoku. La maggior parte delle lettere dei membri che ogni giorno giungevano a Shin’ichi da ogni angolo del paese lo invitavano a recarsi da loro. Nello Shikoku i responsabili di prefettura si riunirono per parlarne. «Non è possibile trovare un modo affinché il maestro Yamamoto possa venire a trovarci? Per permettere allo Shikoku di compiere una grande crescita è necessario che, stringendoci intorno a sensei e rafforzando ulteriormente la nostra determinazione nella lotta condivisa di maestro e discepolo, compiamo una nuova partenza sorretti da un grande entusiasmo nella fede». Così si espresse una responsabile delle donne, con aria tormentata.
Un anziano responsabile del Gruppo uomini disse: «Purtroppo al nostro maestro non è permesso dare guide in pubblico, né apparire sulle pubblicazioni della Soka Gakkai. Mi dispiace, non possiamo fare altro che attendere il momento giusto».
«Ma quanto dovremo aspettare? Cinque anni? O forse dieci?», ribatterono gli altri. «Non saprei cosa dirvi…», rispose.
Nel sentire questi discorsi il responsabile dello Shikoku, Seitaro Kumegawa, si sentiva stringere il cuore: «Non c’è un modo per realizzare il desiderio di tutti questi membri? Dobbiamo assolutamente trovarlo! Dopo le dimissioni del maestro Yamamoto un senso di vuoto si è diffuso nel cuore di tutti e anche la gioia è andata via via affievolendosi. Capisco benissimo che questo è il momento che i discepoli si alzino da soli, ma abbiamo bisogno di un’occasione per dare impulso a una grande ondata di propagazione. Non vi è altro modo che far sì che tutti i membri incontrino sensei, ma come possiamo farlo concretamente?».
Un’idea balenò nella mente di Kumegawa e, come se avesse preso una decisione in cuor suo, disse: «Se a sensei viene impedito di muoversi liberamente, saremo noi ad andare da lui!». Il responsabile dei giovani dello Shikoku, Okimitsu Owada, rispose entusiasta: «Facciamolo assolutamente. Tra noi e il maestro non esistono barriere. E se dovessero esserci, sono solo quelle che i discepoli costruiscono da sé nel proprio cuore».

[46] In occasione della riunione generale del 16 dicembre 1979 presso il Centro culturale di Kanagawa, il responsabile dello Shikoku, Seitaro Kumegawa, e altri responsabili di area ebbero occasione di conversare con Shin’ichi, che era giunto al Centro. «Sensei – disse Kumegawa – abbiamo una richiesta da farle. Stiamo pensando, insieme a circa ottocento membri dallo Shikoku, di venirla a trovare durante la sua permanenza presso il Centro culturale di Kanagawa. La nostra idea è di noleggiare una nave e farla attraccare nel porto di Yokohama. Le chiediamo di voler incontrare i membri in quell’occasione».
Seitaro concluse la sua richiesta tutta d’un fiato. «Verranno apposta a trovarmi dallo Shikoku? – chiese Shin’ichi -. Ho capito. Li incontrerò senz’altro. Questo slancio vitale mi rende felice. Vi aspetto». Kumegawa era così felice che si sarebbe messo a ballare. Venne poi messa a punto l’agenda.
Il 13 gennaio, all’inizio dell’anno, la nave sarebbe salpata dal porto di Takamatsu e il 14 gennaio, nel pomeriggio, sarebbe giunta al Centro culturale di Kanagawa. Venne stabilito un programma di massima che prevedeva, tra l’altro, degli scambi con i membri di Kanagawa, varie riunioni e il rientro previsto per la sera. Non c’era nemmeno un mese di tempo per i preparativi e il viaggio si sarebbe svolto proprio a cavallo della fine dell’anno.
Tra il noleggio della nave e la selezione dei partecipanti, giunse in un attimo il giorno della partenza.
All’una di pomeriggio del 13 gennaio del 1980 la nave passeggeri Sunflower 7 salpò dal porto di Takamatsu, nella prefettura di Kagawa, solcando un mare coperto di nubi. Subito dopo la partenza, sulla nave si tenne la riunione dei responsabili della prefettura.
Uno di loro disse: «Pur con le dovute proporzioni, anche Shijo Kingo fece visita a Nichiren Daishonin che si trovava in esilio a Sado. E anche Abutsu-bo, che viveva a Sado, nonostante fosse avanti con l’età si recava ogni anno a trovare il Daishonin a Minobu. Attraverso questa visita nella terra di Kanagawa, facendo ardere nel nostro cuore lo spirito di ricerca, rafforziamo la determinazione di scrivere una nuova pagina di kosen-rufu».
Le voci energiche dei presenti che rispondevano all’invito risuonarono per la sala. Nelle persone che coltivano lo spirito di ricerca c’è la gioia.

[47] Durante la riunione sulla nave, Seitaro Kumegawa ribadì con convinzione: «Attualmente la Soka Gakkai sta attraversando circostanze avverse. Per il maestro Yamamoto è difficile girare liberamente il paese e dare guide ai membri. Ma qualsiasi potere venga esercitato, non sarà mai possibile recidere il legame che unisce il maestro e i discepoli. Se al maestro vengono imposte limitazioni nelle sue azioni, allora saremo noi discepoli a correre da lui. Laddove vi è una ferma volontà che arde di passione e spirito di ricerca, non esistono barriere insormontabili. Noi membri dello Shikoku saremo i precursori in questa lotta. Celebriamo quindi insieme a sensei l’inizio di questo anno che segna il cinquantesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai».
Un applauso di consenso scoppiò nella sala. Erano tutti pieni di entusiasmo. Anche qui nello Shikoku, infatti, nelle città di Oozu della prefettura di Ehime e di Kochi dell’omonima prefettura, tutti i compagni, versando lacrime amare, avevano dovuto sopportare con pazienza il terribile trattamento riservato loro da preti meschini, e le loro calunnie. Qui inoltre furono messe in atto trame per dividere il legame fra maestro e discepolo, la linfa vitale della fede dei membri.
«Non possiamo più sottostare a queste cose»: questo era lo stato d’animo dei membri, che si trasformò in ferma determinazione.
Shin’ichi riceveva continuamente resoconti sulla situazione della Sunflower 7, e inviò loro questo breve messaggio: «Venite pure con calma godendovi il viaggio».
Sapendo che sulla nave vi era anche un apparecchio per le proiezioni audiovisive, Shin’ichi disse loro: «Se lo desiderate potete rilassarvi guardando un bel film».
Fu una traversata piacevole ma verso mezzanotte, a causa della bassa pressione, il mare iniziò ad agitarsi. La nave fu scossa dalle onde. Fortunatamente i membri dello staff sanità che partecipavano per l’assistenza medica, durante il viaggio avevano preso per tempo provvedimenti suggerendo la somministrazione di iniezioni preventive contro il mal di mare, e la situazione non precipitò.
Affinché ogni cosa si svolga con successo e senza incidenti, è indispensabile una preparazione minuziosa. Per questo il Daishonin sottolinea l’importanza di una «consueta prudenza» (RSND, 1, 888).
La nave procedeva sulla sua rotta sferzando le onde. Tutti si addormentarono pensando che l’indomani avrebbero rivisto Shin’ichi.

[48] Giunse il mattino del 14 gennaio. Le onde erano placide e il sole, sorgendo, attimo dopo attimo illuminava il mare. Dalla Sunflower 7 si iniziò a intravedere la cima innevata del Monte Fuji. Quell’immagine fiera e maestosa toccò il cuore di quei compagni di fede che, sopportando le calunnie e le maldicenze dei preti, avevano superato, giorno dopo giorno, terribili avversità. Da una sala della nave risuonava un coro che intonava la Canzone degli amici. Erano le giovani donne che si stavano impegnando nelle prove per poi cantare davanti a Shin’ichi e ai membri di Kanagawa.
Poco prima di mezzogiorno la nave fece il suo ingresso nel porto di Yokohama.
Sul fianco sinistro della nave erano stati fissati dei pannelli, ciascuno con una lettera, che scorrendo da sinistra a destra andavano a comporre il messaggio “Sensei! Buongiorno!”. La nave però avrebbe dovuto attraccare dal fianco destro.
«La scritta è al contrario. Fissiamola sull’altro lato»: così dicendo i giovani uomini si misero subito all’opera per risistemare i pannelli con le proprie mani, ma nella fretta, per sbaglio li fissarono al contrario, da destra a sinistra. Quel giorno accadde anche questo!
Non appena la nave attraccò al molo, Shin’ichi disse: «Forza! Andiamo tutti a dare loro un grande benvenuto», e uscì di corsa dal Centro culturale di Kanagawa.
I compagni dello Shikoku erano in piedi sul ponte della nave. Sul molo venne dispiegato un telone orizzontale con su scritto il messaggio “Benvenuti a Kanagawa!”.
Le note della canzone dello Shikoku La nostra amata terra, eseguita da un gruppo di membri di Kanagawa, risuonarono con forza per tutta la banchina.
Di fronte ai membri dell’orchestra che continuavano la loro esecuzione vi era Shin’ichi, che indossava un cappotto nero e agitava con forza le mani in segno di saluto. «Sensei! Sensei!», si misero a gridare tutti e rispondevano al suo saluto agitando le mani. Si sentivano le voci rotte dal pianto delle donne.
Shin’ichi esclamò: «Benvenuti! Vi aspettavo!». Non appena i compagni dello Shikoku scesero dalla scaletta della nave vennero accolti dall’applauso dei compagni di Kanagawa. Un mazzo di fiori di benvenuto venne consegnato da una rappresentante delle giovani donne al responsabile dello Shikoku Seitaro Kumegawa. Shin’ichi, accennando un sorriso, chiese: «State tutti bene? Grazie per essere venuti! Voi avete vinto! Ora si intravede la luce del ventunesimo secolo. Avete aperto una nuova breccia verso kosen-rufu». Le azioni che esprimono una ferma volontà sono capaci di aprire le porte a una nuova epoca.

[49] Shin’ichi avvolse con il sorriso i membri del Gruppo uomini che scendevano a terra, ad alcuni diede amichevoli pacche sulle spalle, ad altri offrì una stretta di mano o una parola di incoraggiamento: «Vi aspettavo! Sono così felice di vedervi! Forza, lanciamoci in una nuova partenza!».
L’ardente spirito di ricerca dei compagni dello Shikoku lo riempiva di gioia, perché sapeva che finché rimaneva viva tale convinzione, lo spirito del maestro e del discepolo Soka che dedicano la loro vita a kosen-rufu si sarebbe tramandato in eterno.
Shin’ichi disse a Seitaro Kumegawa: «Certo che venire in nave fin qui è stata davvero un’impresa fantastica! Che idea originale! Tutti i partecipanti saranno ora animati da uno spirito rinnovato. In qualunque circostanza è importante escogitare nuove idee. Kosen-rufu è una battaglia che si vince con la saggezza. Il cammino di kosen-rufu è sempre sbarrato da vari ostacoli, ma per contribuire alla felicità propria e degli altri, per costruire la pace, bisogna andare avanti. Ad esempio, se non si può compiere un viaggio via terra, si può fare via mare o in aereo, bisogna prendere via via nuove decisioni e continuare ad avanzare. Non bisogna lasciarsi sconfiggere». Mille anni addietro, il grande poeta kirghiso Yusuf Balasagun affermò: «Finché avrai vita, tutta la speranza sarà con te. Se coltiverai la saggezza, potrai realizzare qualunque obiettivo».
Neanche quell’evento fu riportato dal quotidiano Seikyo. La notizia dell’accoglienza di Shin’ichi ai membri dello Shikoku non poteva essere diffusa. Quando una responsabile delle giovani donne offrì un mazzo di fiori a Kumegawa da parte di Shin’ichi, quest’ultimo era in piedi al loro fianco mentre si rallegrava e lo accoglieva con un grande applauso. Tuttavia, per non farlo apparire la fotografia venne tagliata e rimasero solo le sue mani che applaudivano.
Il redattore dovette compiere quell’operazione con il cuore straziato.
Davanti al Centro culturale di Kanagawa, i membri dell’omonima prefettura accolsero con calorosi applausi i loro compagni di fede giunti dalla lontana isola di Shikoku, condividendo la fede con lo spirito di ricercare sempre il cuore del maestro.
A un certo punto un membro dello Shikoku disse quasi gridando: «Dei discepoli che non possono incontrare il loro maestro… che non possono gridare la parola maestro! Non possiamo sottostare vilmente a tali condizioni!».

[50] I membri dello Shikoku si divisero in gruppi: alcuni visitarono il Centro culturale di Kanagawa, altri il Memoriale per la Pace dedicato a Josei Toda, che si trovava presso il Centro. Il Memoriale era stato inaugurato l’anno precedente, nell’agosto del 1979, in un edificio storico in mattoni ristrutturato.
L’8 settembre 1957 il secondo presidente, Josei Toda, aveva rilasciato la sua Dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari a Yokohama, dove si trovava il Centro, e il Memoriale era stato creato per infondere in quella stessa terra il valore e lo spirito della sua Dichiarazione, rendendo accessibile al maggior numero di cittadini una documentazione contro la guerra e per la promozione della pace. All’interno del Memoriale si poteva ascoltare una registrazione della Dichiarazione di Toda.
Vi erano conservate inoltre le Cinquantasei pubblicazioni contro la guerra e la loro traduzione in inglese, intitolata Un grido per la pace, di cui si era incaricato il Gruppo giovani a partire dal 1973.
Vi erano esposti pannelli fotografici e oggetti vari che testimoniavano le situazioni vissute dai cittadini nei periodi di guerra, le spietate condizioni a cui erano sottoposti i soldati sul campo di battaglia, il lancio delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, i bombardamenti aerei avvenuti in varie località, la battaglia di Okinawa, le misere condizioni dei rimpatriati e temi simili.
Inoltre vi erano postazioni in cui era possibile ascoltare le testimonianze registrate di persone che avevano vissuto la guerra. C’era anche un’esposizione che narrava il cammino del movimento per la pace intrapreso dalla Soka Gakkai e presentava le Proposte di pace di Shin’ichi, oltre ai dialoghi per la promozione dell’amicizia con leader e personalità di vari paesi del mondo.
I compagni dello Shikoku avevano visitato l’esposizione, ascoltato le registrazioni, compreso nuovamente la tragedia della guerra, ma non solo: avevano acquisito la consapevolezza che la Soka Gakkai era all’origine di una vasta corrente di pace che coinvolgeva l’intero pianeta. Colsero così l’occasione per rinnovare la promessa di contribuire personalmente alla costruzione della pace. La Costituzione dell’UNESCO afferma che per realizzare la pace bisogna costruire una “roccaforte di pace” nel cuore degli esseri umani.
A tal fine la rivoluzione umana, che mira all’edificazione di una vita che non si fa influenzare dall’odio e dall’istinto, è un requisito indispensabile. Costruendo queste roccaforti di pace nel cuore della gente, la Gakkai ha continuato a estendere reti di amicizia in tutto il mondo. La missione sociale di un buddista risiede nell’”adozione dell’insegnamento corretto per la pace nel paese”, ovvero nella prosperità della società e nella pace dell’umanità.

[51] All’una e trenta del pomeriggio la grande sala al secondo piano del Centro culturale di Kanagawa era piena di sorrisi, tanto da sembrare un giardino fiorito. Vi si svolgeva un meeting di scambio tra i responsabili dello Shikoku e di Kanagawa.
Un rappresentante di Kanagawa intervenne, profondamente emozionato: «Compagni dello Shikoku, benvenuti di cuore a Kanagawa! In questa occasione abbiamo imparato molto da tutti voi, in particolare la fede basata sullo spirito di “diversi corpi, stessa mente” che avete dimostrato attraverso l’impegno di adempiere alla missione di kosen-rufu unendo i vostri cuori e ricercando il cuore del mae­stro. Ma anche la determinazione di compiere proprio in questo momento un grande progresso e passare all’azione superando le violente ondate che si stanno abbattendo sul nostro movimento».
Erano già passati nove mesi da quando ­Shin’ichi si era dimesso dall’incarico di presidente e i membri di Kanagawa, come anche di tutto il paese e del mondo intero, avevano la strana sensazione di essere stati separati dal loro maestro. Proprio per questo i membri di Kanagawa condividevano e ammiravano la determinazione coraggiosa e lo spirito di ricerca dei compagni dello Shikoku che avevano preso l’iniziativa di recarsi dal loro maestro.
Prese poi la parola un rappresentante dello Shikoku: «Ho sentito dire che ieri la città di Yokohama era ammantata di neve, ma il tempo mite e il tepore di oggi ricordano la primavera: abbiamo la netta sensazione di essere stati protetti dalle preghiere del maestro Yamamoto e di tutti voi. D’ora in avanti i vostri compagni dello Shikoku continueranno a venire qui a Kanagawa quando ci sarà il maestro Yamamoto, e vi ringraziamo fin d’ora dell’ospitalità».
Dopo aver ringraziato i membri dello Shikoku per i loro sforzi, il direttore generale Kazumasa Morikawa si appellò con forza ai presenti: «Non sempre nelle traversate in mare si può procedere a gonfie vele e con venti propizi. Ci sono momenti in cui il mare è burrascoso. A volte bisogna prepararsi ad affrontare tempeste, come accade alla Gakkai in questo momento. Mettiamoci in marcia dunque pieni di speranza, impegnandoci al massimo nella recitazione del Daimoku e consolidando la nostra unione. E poiché questo è “l’Anno della comunità”, apriamo una breccia nella nuova epoca mostrando le prove concrete dell’espansione e della vittoria nelle nostre comunità!». L’azione e la prova concreta rivestono la massima importanza.

(continua)

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