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Un blu più intenso dell'indaco - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:41

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Un blu più intenso dell’indaco

Il presidente Ikeda nel 1998, in occasione del trentesimo anniversario del 16 marzo 1958, scrisse questo poema per incoraggiare tutti i giovani discepoli e rinnovare insieme il voto di kosen-rufu

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Il presidente Ikeda nel 1998, in occasione del trentesimo anniversario del 16 marzo 1958, scrisse questo poema per incoraggiare tutti i giovani discepoli e rinnovare insieme il voto di kosen-rufu

Ai miei giovani amici nel giorno di kosen-rufu

Il nuovo giorno appartiene ai giovani,
freschi e pronti a germogliare
come verdi campi di grano,
nel mattino scintillano di brina.

Era marzo
ma il freddo era pungente
all’alba sul Monte Fuji.

Rapidi come un lampo
seimila giovani compagni
dei Bodhisattva della Terra
accorsero pieni di entusiasmo.

Piccole nuvole bianche nel loro fiato,
nell’oscurità dei boschi risuonavano
i loro passi sulla terra ancora dormiente.

Giovani donne dalle gote rosa,
ragazzi con le divise della scuola,
tutti si alzarono fieri,
malgrado i vestiti modesti e leggeri.

Più luminosi brillavano gli occhi
nel gelo dell’oscurità,
infuocati dalla certezza
che un grande evento
stava sorgendo con il mattino.

Ah, la freschezza dei giovani
potente e meravigliosa,
richiamava l’alba di un brillante nuovo sole!

Oh, 16 marzo,
giorno di infinito significato!

Quel giorno,
sotto la guida del nostro maestro Josei Toda,
creammo un modello per il futuro di kosen-rufu.

Quel giorno,
maestro e discepolo giurarono con forza
di lottare per la causa comune.
Ed è una promessa eterna,
che riempie di senso questa data:
16 marzo, il giorno di kosen-rufu.

Anni prima, dopo la seconda guerra mondiale,
la più terribile e amara tempesta per l’umanità,
il flusso di kosen-rufu
aveva cominciato a farsi strada
grazie agli sforzi implacabili
di un unico uomo coraggioso.

Si alzò da solo, con cuore risoluto,
circondato dalla pioggia e dall’oscurità.

Era il 3 maggio 1951 quando dichiarò:
“Se il nostro obiettivo di convertire
750.000 famiglie non verrà realizzato
prima che io muoia, gettate pure
le mie ceneri nel mare di Shinagawa”.
Fu come una fiamma
che avvampò nel cuore dei compagni.

Per sette anni successivi
si dedicò a questo sogno
vincendo battaglie una dopo l’altra,
senza mai lesinare nulla di sé.
Ci mostrò come si lotta
nel momento presente:
riversare tutta la vita
nell’impegno di oggi,
fa scaturire la forza e il valore
di centinaia, migliaia di anni.

I giorni trascorsero,
ondate di gioia tra compagni di fede
risvegliati alla propria missione
infoltirono le nostre fila
con più di 750.000 famiglie coraggiose
di amici, Bodhisattva della Terra.

Nichiren Daishonin si alzò
più di settecento anni fa.
Il tempo è maturato?
O forse noi stessi abbiamo creato il tempo?
Che meraviglia!
Abbiamo gettato le basi di kosen-rufu
nell’Ultimo giorno della Legge.

Il primo marzo 1958, uno degli obiettivi
più cari al nostro maestro diventò realtà:
fu completata la Grande sala del Taiseki-ji
un simbolo del suo grande desiderio
di proteggere il Tempio principale.
Fu annunciato che il primo ministro
avrebbe partecipato,
come un cenno dagli dèi celesti,
come un segno dal cielo
di Bonten e Taishaku.
Il nostro maestro dichiarò che quel giorno,
16 marzo 1958, sarebbe stata
la prova generale di kosen-rufu.

Furono i giovani seguaci
dei Bodhisattva della Terra
i principali attori
di questa grandiosa cerimonia.
Malgrado lo scarso preavviso,
in seimila amici arrivarono uniti,
inclusi i musicisti della banda d’ottoni,
eroi della musica per kosen-rufu,
giovani messaggeri di pace.
Con strumenti a fiato e percussioni
animarono il palco con una elegante,
magnifica marcia.

Insieme, nel freddo pungente
del primo mattino
gustammo la deliziosa zuppa calda di maiale.
Lo spirito generoso del nostro maestro
riscaldava i corpi e le menti.
Poveri ci alzammo in piedi,
fieri e felici di vivere per una missione.
La gioia di avanzare insieme a lui
brillava nei nostri sorrisi
della più grande soddisfazione.

Senza desiderare fama, ricchezza,
profitto o case, il nostro puro,
coraggioso spirito era tutto ciò
che avevamo, pronti,
con il maestro, a rinunciare a tutto
per il bene della Legge.
Solo grazie a quello spirito,
a quella determinazione,
trascendendo vita e morte
per diffondere la Legge,
fummo in grado di creare
una storia di perfetta vittoria,
di andare avanti senza arrenderci mai
alle ondate di forze demoniache,
come Nichiren Daishonin insegna nel Gosho.

Ricordo la mattina di Capodanno
del 1958, provato dalla dura battaglia
contro il demone della malattia,
il nostro maestro mi confidò il suo
desiderio sempre vivo: «Voglio lottare
per altri sette anni, raggiungere
due milioni di famiglie di praticanti».
Di fronte al suo desiderio, il mio cuore doleva
profondamente; quel giorno determinai
che avrei raccolto il testimone,
avrei portato con successo
per tutta la mia vita, a qualunque costo,
la fiaccola di kosen-rufu.

Molti cari compagni, ignari
di quanto fosse grave la sua malattia,
continuavano a sperare
che il nostro maestro guarisse.
Solo io, guardando al futuro
di kosen-rufu, giurai
nel profondo del cuore
di non dimenticare mai
le sue parole, neppure nel sonno.
Anche il mio maestro mise tutto
il suo cuore nell’allenarmi, chiedendomi
di rimanere sempre al suo fianco.

Non dimenticherò mai
il suo luminoso desiderio:
“Non c’è nulla che mi prema di più,
tutto ciò che desidero sono persone capaci
in cui riporre la mia fiducia”.

Il 16 marzo il primo ministro
non si presentò, ma parteciparono
la moglie e il genero in sua vece.
Malgrado la malattia,
Josei Toda si alzò con forza
alla testa di quella schiera di giovani
seguaci dei Bodhisattva della Terra.
E là ci consegnò il suo grande desiderio
di realizzare kosen-rufu.

Misticamente quell’evento
divenne una solenne cerimonia
durante la quale il regale vessillo
dei successori fu trasmesso
dal maestro al discepolo.

Sfidando la debolezza del corpo,
il nostro maestro, padre di tutti noi,
ebbe il coraggio di assumere la guida risoluto.
Avevo fatto allestire per lui una speciale portantina,
ma lui mi rimproverò:
“è troppo ingombrante per condurre
l’intera assemblea!
Tuttavia vi salirò lo stesso,
visto che l’hai preparata
con tutta la tua sincerità”.
Nella profondità della vita, la nostra
intesa non ha mai conosciuto confini.

A prescindere da lode e biasimo,
ha donato davvero tutto ciò che aveva,
fino all’ultimo momento della vita.

L’immagine del nostro maestro
sulla portantina
con il fiero portamento
del valoroso K’ung-mingon,
come il Wuchang Plain della canzone1
emanava una luce che splenderà per sempre.

L’audace dichiarazione
di un eroe senza eguali
nella storia di kosen-rufu
risuonò tra gli immensi alberi di cedro,
vecchi di settecento anni: “La Soka Gakkai
è la regina del mondo religioso”.

A tutte le persone che verranno
voglio tramandare il suo nobile trionfo
come un re senza corona di tutta l’umanità,
affinché risuoni nel mondo
per i centomila anni
dell’Ultimo giorno della Legge.
A confronto, anche la grande marcia
di Alessandro il Grande impallidisce.

La malattia era grave,
e gli rubava fino all’ultima briciola
di energia, mentre gli tenevo il braccio
si rivolse a me con queste parole luminose:
“Ho portato a termine il mio compito
e sono pronto a morire
in qualsiasi momento.
Daisaku, lascio tutto a te”.
Risuona ancora limpida
nelle mie orecchie la sua voce.

Il mio maestro aveva cinquantotto anni
e io, il suo discepolo, trenta.
Forse perché mi lasciò in eredità
una vita longeva, per amor suo,
quest’anno, ho raggiunto
la pietra miliare dei sessanta.

A voi, giovani amici,
io chiedo di perseverare
nei miei passi
con il suo stesso cuore.

Con profonda gratitudine ricordo
la grande compassione di Nichijun Shonin,
sessantacinquesimo patriarca,
che seguì con attenzione tutti i nostri sforzi
dall’inizio alla fine.

Dopo aver guidato tante battaglie cruciali,
e portata a termine la sua missione,
dal letto in cui era costretto
una volta mi chiese:”Che libro stai leggendo?”.
Col suo fermo amore paterno
il mio maestro mi incoraggiava a studiare
ancora più duramente.
Un’altra volta,
mi disse con sguardo affettuoso:
“Ho sognato di andare in Messico…
affiderò l’espansione di kosen-rufu a voi”.
Feci mio il suo desiderio e promisi
di mettermi in viaggio
per kosen-rufu mondiale,
come mi scrisse una volta:
“come un’aquila grande
che volteggia nel cielo”.

Quattro giorni prima della sua morte
mi disse: “Anche se dovessi morire,
non lasciare mai la presa
sul nostro avanzamento.”
Chiare e precise, le sue parole
vibravano come il ruggito del re leone.
Questa guida diventò il fulcro
dell’impavida avanzata dei suoi discepoli.

Ah, indimenticabile 2 aprile!
All’ombra di un ciliegio in fiore,
nel pieno della fioritura, il nostro
maestro raggiunse il Picco dell’Aquila.
Io, come se in me proseguisse la sua vita,
ho continuato ad avanzare con coraggio
nell’eterna battaglia per realizzare kosen-rufu.

A quel tempo scrissi nel mio diario:
“Un giovane, un discepolo di Toda
avanza da solo, procedendo a fatica
contro il vento del nord”.

Trent’anni sono trascorsi.
ho resistito inflessibile, giorno dopo giorno,
affrontando i venti tempestosi,
e i cocenti raggi del sole.
Per proteggere i miei amati compagni,
non ho mai indietreggiato di fronte
a qualsivoglia demone o ostacolo.

Solennemente consapevole
che la nostra vittoria dimostra
la verità del Buddismo, mi sono sempre
rifiutato di nascondermi o esitare.
Nel mezzo delle onde furiose,
libero dalla paura, ho mostrato come
vive un uomo veramente coraggioso.

In questi trent’anni, impavidi e vivaci,
quei cari fratelli e sorelle che si riunirono
insieme in quel glorioso 16 marzo,
hanno continuato a impegnarsi
insieme a me senza mai arretrare,
nella grandiosa marcia
che ha stabilito un primato
di gloria, vincente e luminoso.

Davanti a noi le tempeste
dei tre potenti nemici
sono ripetutamente insorte.

Ci sono stati giorni in cui abbiamo dovuto
affrontare ondate di attacchi che miravano
a distruggere le nostre fondamenta, fummo
traditi da persone malvagie e ingegnose.

Ma abbiamo vinto, come i limpidi
cieli blu, completamente.
Sulle ali della speranza, abbiamo
superato bufere di difficoltà.

Giovani donne,
ora regine avvolte dalla brezza dorata
della felicità, giovani uomini,
ora pilastri nobili della grande fortezza
di umanesimo e pace, hanno costruito
magnifiche, salde fondamenta.
La forza dell’unità di diversi corpi, stessa mente

Compagni uniti tra loro
da mistici legami che durano da eoni,
e forti legami di solidarietà basati
sugli insegnamenti di Nichiren Daishonin.
Questo è l’asse portante,
indistruttibile come il diamante,
per costruire kosen-rufu nell’eterno futuro.

Mentre emerge un’infinita
schiera di giovani vivaci
oggi e domani come bianche nuvole
che decorano il blu del lontano orizzonte
e si muovono fino ai cieli del nuovo secolo,
non ci saranno le nubi scure
dei demoni e degli ostacoli,
i volti di quei giovani, figli
del Budda, brilleranno luminosi,
e petali di fiori danzeranno
in folate di vento fragrante.

La giovinezza è un tesoro inestimabile.
Ogni esperienza dolorosa,
di vittoria o sconfitta, diventa
il trampolino di lancio
per una importante crescita futura.
Voi giovani amici fate risuonare di nuovo
le sette campane…

Secondo un principio buddista
la Legge mistica si propagherà verso est.
Il Buddismo arrivò in Giappone,
e settecento anni dopo
il grande saggio Nichiren Daishonin
apparve come il sole.
Settecento anni dopo di lui,
un meraviglioso gruppo di persone
sorse in Giappone.
Ondate di propagazione della Legge
ora avanzano verso ovest,
lambiscono le rive dell’Asia e del mondo intero.
La Legge mistica, il maestoso faro
della dignità della vita, avvolgerà
presto l’intero Pianeta blu.

Non domandatevi se questo
imponente flusso di kosen-rufu
sia una storica necessità.
Piuttosto, domandatevi sempre
se state voi stessi trasmettendo la passione
che rende kosen-rufu inevitabile,
attraverso il sudore e la vostra fatica.

Kosen-rufu ci chiama per far sì
che i fiori del rinascimento della vita
sboccino ovunque e in eterno su questa
magnifica Terra, così come il supremo luogo
della vita del Budda risiede
in tutta l’umanità.
Esattamente in accordo
con il volere del Daishonin.

Tien-t’ai afferma:
“Dall’indaco un blu ancora più intenso”.
Tingendo con la pianta di indaco
ripetutamente un tessuto
si ottiene un blu ancora
più blu dell’indaco stesso.

Anche voi, con tutta la vostra passione
tracciate un grande corso nel mare
della storia per la vittoria di tutte le persone,
abbracciando la Legge fondamentale
che permea ogni aspetto dell’universo,
facendo nascere uno splendore infinito
dalle vostre vite.
Questa è la mia preghiera costante.

Che meravigliosa promessa dovete aver fatto,
voi coraggiosi giovani dalla nobile missione,
se state emergendo in successione
proprio ora, al sorgere dell’era dei giovani!

Ah!
Un altro grande giorno dei prossimi trent’anni
sta per iniziare!

Io credo che voi scalerete
in modo illuminato
vette scoscese e senza precedenti,
e suonerete fieri, più e più volte,
la campana dell’alba
per salutare il nuovo secolo.

È giunto di nuovo il momento
di celebrare il giorno di kosen-rufu.
Questo giorno simboleggia l’alba
della speranza per i miei amati discepoli.

Giovani,
perseverate sempre.
Ora è il momento.
Non dobbiamo retrocedere
neppure di un passo.

Giovani,
cantate con gioia
la canzone coraggiosa della gioventù,
continuate a sfidarvi con orgoglio e speranza,
con valore nei vostri sforzi quotidiani,
coltivate lo studio e l’allenamento.

In una dorata unità
che non verrà mai spezzata,
impegnatevi con tutti voi stessi
nel realizzare la nostra sacra promessa,
e aprite un nuovo giorno
nella storia dell’umanità.

Con la mia profonda preghiera per la felicità e longevità di tutti coloro che si riunirono nel vento freddo del mattino di quel 16 marzo 1958.

9 marzo, 1988

1. Questa canzone, una delle preferite del presidente Toda, ha origine da un poema del poeta giapponese Bansui Doi (1871-1952). Descrive i sentimenti del comandante in capo, Chuke K’ungming, dal romanzo Romanzo dei Tre Regni. K’ungming era gravemente malato e le sue truppe stavano perdendo una battaglia dopo l’altra, eppure non doveva lasciare che il nemico fosse a conoscenza della sua malattia. La sua mente si soffermò sullo sviluppo sfavorevole della guerra contro il suo campo, sulla completa fiducia che il defunto imperatore aveva posto in lui e sul destino della dinastia Han.

16 marzo 1958 – 2018

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