L’unica cosa che in questi due anni è cambiata davvero nella mia vita grazie allo shakubuku, è la direzione del mio cuore
Nel 2016 la regione Toscana, in cui ero responsabile delle giovani donne, si è divisa in quattro e ho accettato di sostenere le giovani donne lontano da dove abito: la più vicina è a un’ora di macchina, una sfida costante, ma ho fatto una promessa al presidente Ikeda, perciò scaccio i dubbi e vado avanti.
Nel 2015, mentre tale progetto prendeva forma, la prendeva anche il mio desiderio di realizzare kosen-rufu tramite le parole sfociato anni prima nell’attività con Il Nuovo Rinascimento, per cui prometto a sensei di iscrivermi all’Ordine dei giornalisti per diventare una voce qualificata dell’informazione. Tempo zero e il sito web per cui lavoro mi promuove al cartaceo dandomi la possibilità di avviare il lungo iter (due anni) per l’iscrizione all’albo. Per mesi scrivo solo piccoli articoli, ma non mollo mentre mi sfido in una campagna di dialoghi sul Buddismo: due persone cominciano a praticare, nessuna riceve il Gohonzon, ma Toda dice che il beneficio è il medesimo perciò perché preoccuparmi? A marzo 2016 decido di andare in Giappone entro l’anno per rinnovare il mio voto come discepola. Passano i mesi e la mia determinazione si intiepidisce finché capisco che se ci credo devo agire, perciò rinnovo il passaporto e continuo a recitare Daimoku. Nel frattempo mia madre, membro dal 2014, ricomincia a praticare dopo un anno di stop. Sempre più lontana sembra invece l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti, guadagno troppo poco perciò non ho tutti i requisiti necessari, ma davanti al Gohonzon comprendo che il valore non è il denaro che non guadagno, bensì la pubblicazione di articoli firmati da me. Rilancio e partecipo a un corso di giornalismo che mi tira fuori un senso di inadeguatezza che combatto con il Daimoku e lo shakubuku, e una ragazza di Venezia con cui stringo amicizia comincia a praticare. Arrivata a ottobre il sogno del Giappone sembra svanire, ma non mi sento sconfitta e dopo pochi giorni, ecco la possibilità di partecipare a un corso SGI a cui dico subito di sì, nonostante le mie finanze siano insufficienti. Ore di Daimoku “disperato” per tirare fuori “acqua dal deserto” e in breve trovo un lavoro che mi permette di pagare il viaggio. Tutto questo accade sotto lo sguardo incredulo di amici e familiari.Parto per il Giappone con il desiderio di trasformare il karma della mia famiglia e una volta oltre oceano ogni cosa è come la descrive sensei, i compagni di fede giapponesi ci trasmettono il cuore del maestro, e noi ne percepiamo la profonda preghiera durante una settimana immersa nelle stupende relazioni Soka, a partire dai compagni di viaggio: il Daimoku che abbiamo recitato per prepararci fluisce in una sincera amicizia e unità.Tornata in Italia condivido l’esperienza con la mia famiglia con la semplicità che il presidente Ikeda mi ha trasmesso, portando i regali che lui, da persona meravigliosa qual è, ha destinato loro.
Dopo alcune settimane mia sorella comincia a praticare e accade qualcosa nella rivista per cui lavoro: mi assegnano articoli più remunerativi, forse ce la faccio a iscrivermi all’Ordine. Passano i mesi e capisco che voglio lavorare come libera professionista: la sfida di un’attività lontana da casa, il viaggio in Giappone, il Gongyo al Kosen-rufu Daiseido, i gesti di affetto del mio maestro mi danno il coraggio di fare il salto e subito la testata per cui lavoro mi coinvolge in nuovi progetti. So che non sono la più brava, tutt’altro, ma ho un grande maestro e grazie all’umanità che lui mi incoraggia a sviluppare ogni giorno, me la “gioco alla pari” con molti. Intanto anche la mia amica e vicina di casa a cui ho parlato di Buddismo comincia a praticare e in un turbine di Daimoku, misto a paura e gratitudine, decide di ricevere il Gohonzon a gennaio mentre mia sorella e la mia amica di Venezia lo ricevono a fine 2017.
E l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti? Il numero della rivista che ha segnato il traguardo dei ventiquattro mesi necessari per presentare la domanda, con mio grande stupore, ha in copertina proprio un mio articolo.
Dal 10 novembre 2017 faccio parte dell’Ordine dei giornalisti italiani. In un clima di sfiducia generale le difficoltà non mancano, ma sensei mi incoraggia a ritagliarmi un ruolo nella società come donna e come giovane. In tre anni ho dialogato sul Buddismo con quasi trecento persone, di cui sette sono venute allo zadankai e tre hanno ricevuto il Gohonzon. «Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. […]. Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o un solo verso» (RSND 1, 342). Sono felice di partecipare alla campagna “Io sono Shin’ichi Yamamoto” per approfondire il senso di diventare felici insieme: sensei dice che se una persona ci sta a cuore ne ricordiamo il nome e almeno una cosa che la riguardi, ma prima di tutti questi dialoghi non ci riuscivo. Adesso, ogni volta, scrivo in un quaderno il nome e un ricordo relativo a nuovi amici a cui ho parlato di Buddismo, perché l’unica cosa che in questi due anni è cambiata davvero nella mia vita grazie allo shakubuku, è la direzione del mio cuore.