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Fede per diventare felici - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:31

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Fede per diventare felici

Alcuni spunti tra cui scegliere per stimolare il dialogo e lo scambio di esperienze

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Alcuni spunti tra cui scegliere per stimolare il dialogo e lo scambio di esperienze

Desiderare la felicità di tutti
(D. Ikeda, BS, 181, 51)

«Se vi preoccupate anche solo un po’ della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregare per l’ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese»

da Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese (RSND, 1, 25)

Queste parole esprimono lo spirito con cui pregare per realizzare una società veramente pacifica e prospera. […] Toda diceva che «diventare felici individualmente non è poi così difficile, anzi è abbastanza semplice. Ma l’essenza del Buddismo di Nichiren Daishonin è aiutare anche gli altri a diventare felici».
Non possiamo rubare la felicità a qualcuno o ottenerla sacrificando gli altri per i nostri interessi. È qualcosa che va condiviso, perciò ho sempre ribadito che non si può costruire la nostra felicità sulle sfortune degli altri.
Nella Raccolta degli insegnamenti orali il Daishonin afferma: «Allora sia se stessi che gli altri insieme troveranno gioia nel possesso della saggezza e della compassione». “Saggezza e compassione” indicano lo stato vitale di Buddità.
Qualsiasi difficoltà incontreremo, non ne verremo sconfitti e da dentro di noi sgorgheranno la saggezza per superarla e la compassione di aiutare gli altri.

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Felicità relativa e felicità assoluta
(D. Ikeda, BS, 181, 47)

Che tipo di felicità ricerchiamo attraverso la fede? Il maestro Toda riassumeva la visione buddista della felicità in due punti fondamentali.
Il primo è che c’è differenza fra felicità relativa e felicità assoluta. Il Buddismo del Daishonin non rifiuta la felicità relativa di una vita confortevole o della buona salute. Avere un lavoro, essere sani e migliorare il nostro tenore di vita sono tutte cose importanti. Ma, sosteneva Toda, mentre ci sforziamo di realizzare queste cose, dovremmo anche sfidarci nella pratica buddista per conseguire uno stato di felicità assoluta che niente può distruggere, uno stato in cui vivere è di per sé una gioia e la nostra vita è pervasa dalle quattro virtù di eternità, felicità, vero io e purezza.
Il secondo aspetto che Toda sottolinea­va è che siamo nati in questo mondo per godere della vita. Il Sutra del Loto insegna che questo mondo è un luogo in cui «gli esseri viventi sono felici e a proprio agio» (SDL, 318). D’altra parte, poiché si tratta del mondo di saha pieno di sofferenza, se la nostra forza vitale è debole non possiamo provare gioia. È necessario quindi impegnarsi nella pratica buddista per far emergere la nostra Buddità innata e potenziare la nostra forza vitale.

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Siamo nati per essere felici
(D. Ikeda, Ai miei cari amici italiani, pag. 49)

Lo scopo della vita è diventare felici. Ed è per raggiungere questo obiettivo che seguiamo il Buddismo. Mi auguro che ognuno di voi, senza alcuna eccezione, possa condurre una vita felice. Ma dove possiamo trovare “la città eterna della felicità?”. Il Daishonin ci insegna che esiste nella vita di coloro che abbracciano la Legge mistica. Lo scintillante “palazzo della felicità” si trova nella profondità della nostra esistenza. Dobbiamo compiere ogni possibile sforzo per aprire e rivelare questo “prezioso palazzo” che è dentro di noi. La felicità non è una questione formale e non ha niente a che vedere con le apparenze. […] L’essenza della felicità risiede in quello che sentiamo nel nostro cuore. La forza motrice che ci permette di aprire il supremo palazzo della felicità è la fede e la recitazione del Daimoku.

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Ognuno ha il diritto di diventare felice
(D. Ikeda, Amore e amicizia, pag. 70)

Chi ha sofferto di più, chi ha sperimentato la tristezza più grande, ha il diritto di diventare la persona più felice di tutte. A che servirebbe la nostra pratica buddista se i più infelici non potessero diventare felici? Le lacrime che versate purificano la vostra vita e la fanno brillare. Vivere con questa convinzione e continuare ad andare sempre avanti è lo spirito del Buddismo ed è anche l’essenza della vita. Forse non volete parlare a nessun altro del vostro dolore e della vostra angoscia, ma vi raccomando di confidarvi con qualcuno, fosse anche un’unica persona di cui avete fiducia e sulla cui discrezione potete contare. Non dovete soffrire in totale solitudine. Il Daishonin afferma che recitare Nam-myoho-renge-kyo significa entrare nel palazzo della propria vita. Il maestoso palazzo della propria vita non è nient’altro che lo stato vitale del Budda. Neanche la bomba atomica può distruggere questo palazzo interiore. Per favore, utilizzate le esperienze dolorose per aprire questo palazzo di felicità all’interno della vostra vita.

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