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La missione e la pratica dei Bodhisattva della Terra - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:04

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La missione e la pratica dei Bodhisattva della Terra

Questo capitolo spiega lo spirito e l’atteggiamento nella fede dal punto di vista della missione e della pratica dei Bodhisattva della Terra, il cui scopo è la realizzazione di kosen-rufu.

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Questo capitolo spiega lo spirito e l’atteggiamento nella fede dal punto di vista della missione e della pratica dei Bodhisattva della Terra, il cui scopo è la realizzazione di kosen-rufu.

1. La missione e la consapevolezza dei Bodhisattva della Terra

I Bodhisattva della Terra sono i discepoli diretti che il Budda eterno ha istruito e allenato personalmente.
Qual è il desiderio costante di Shakyamuni, che nel Sutra del Loto si rivela essere il Budda eterno? Egli lo esprime alla fine del sedicesimo capitolo “Durata della vita”: «Questo è il mio pensiero costante: come posso far sì che tutti gli esseri viventi accedano alla Via suprema e acquisiscano rapidamente il corpo di Budda?» (SDL, 319). Nei suoi scritti Nichiren Daishonin definisce questo desiderio il «compassionevole voto del Budda» (RSND, 1, 55).

Il voto dei Bodhisattva della Terra e l’affidamento degli insegnamenti del Budda
Nel quindicesimo capitolo, “Emergere dalla terra”, Shakyamuni esorta i discepoli a diffondere il Sutra del Loto nell’epoca malvagia dopo la sua morte e poi convoca da sotto terra coloro che hanno le qualifiche per svolgere questo compito: i Bodhisattva della Terra.
Nel ventunesimo capitolo, “Poteri sovrannaturali”, questi rispondono all’appello di Shakyamuni e formulano il voto di insegnare e diffondere fra le persone di quell’epoca futura la Legge fondamentale per il conseguimento della Buddità. Facendo proprio il grande desiderio del maestro, il Budda eterno, si impegnano a realizzarlo concretamente.
Questo desiderio condiviso dal maestro e dai discepoli è kosen-rufu, l’ampia propagazione degli insegnamenti del Sutra del Loto. Shakyamuni accoglie la solenne promessa dei Bodhisattva della Terra e affida loro la propagazione futura della Legge mistica.
Se i Bodhisattva della Terra non fossero apparsi, il compassionevole voto del Budda non si sarebbe realizzato. Dapprima una persona decide di agire, con la consapevolezza di essere un Bodhisattva della Terra, per costruire un mondo in cui ogni essere umano possa vivere felice e in pace basandosi sulla Legge mistica; poi, grazie alla sua iniziativa, due, tre e infine innumerevoli altre persone si risvegliano e iniziano a incoraggiarsi a vicenda per manifestare appieno i propri talenti e lavorare insieme per raggiungere questo obiettivo. Kosen-rufu si realizza grazie a questa alleanza attiva di individui unici.
Nei luoghi dove i Bodhisattva della Terra, continuando ad adempiere il voto per kosen-rufu, fanno emergere dalla loro vita i poteri della fede e della pratica, là si manifesteranno chiaramente i poteri illimitati del Budda e della Legge inerenti al Gohonzon, rendendo possibile la trasformazione di questo mondo di saha colmo di sofferenza nella Terra della Luce Eternamente Tranquilla in cui la forza vitale del Budda è sempre presente.
Quando la forza vitale che deriva da questo grande voto pervade i tre regni dei fenomeni – cioè l’universo intero – si realizza una società colma di benessere, permeata dalla compassione e dalla saggezza del Budda.
Il presidente Ikeda afferma: «Il cuore del grande voto di kosen-rufu e lo stato vitale della Buddità sono la stessa cosa. Perciò quando dedichiamo le nostre esistenze a questo voto, possiamo far emergere la suprema nobiltà, la forza e la grandezza delle nostre vite. Quando rimaniamo fedeli a questo voto, il coraggio senza limiti, la saggezza e la compassione del Budda fluiscono da dentro di noi. Quando ci sforziamo con tutto il cuore di realizzare questo voto, il “veleno” della sfida più difficile può essere trasformato in “medicina”, così come il karma può essere trasformato nella nostra missione» (NR, 526, 13).

Il grande voto di propagare il Sutra del Loto
Nichiren Daishonin afferma: «Il “grande voto” si riferisce alla propagazione del Sutra del Loto» (BS, 113, 48). Il Sutra del Loto insegna che la vita di tutte le persone è dotata della natura di Budda, supremamente nobile, e viene affidata ai Bodhisattva della Terra la missione di diffondere la Legge mistica che permette a tutte le persone di Jambudvipa, cioè del mondo intero, di conseguire la Buddità.
Il Daishonin dedicò la vita ad adempiere il grande voto di propagare il Sutra del Loto, il voto di realizzare kosen-rufu. Si risvegliò a questa Legge intrinseca nella sua vita – la Legge di Nam-myoho-renge-kyo, che è l’essenza del Sutra del Loto – e formulò il grande voto di diffonderla ampiamente. Promise solennemente di diventare il “pilastro”, gli “occhi” e il “grande vascello” che avrebbe protetto, sostenuto, istruito e guidato tutte le persone, affermando: «Questo è il mio voto, e io non lo infrangerò mai» (RSND, 1, 254). Senza farsi turbare o abbattere dalle innumerevoli avversità che incontrò, mantenne la sua promessa senza mai retrocedere, manifestando uno stato vitale nobile capace di liberare le persone dalla sofferenza.
Il Daishonin esortò i suoi discepoli ad assumersi lo stesso compito con queste parole: «È mio desiderio che tutti i miei discepoli formulino un grande voto» (RSND, 1, 891), affidando loro la missione di realizzare kosen-rufu.

La Soka Gakkai avanza in accordo con l’intento del Budda
La Soka Gakkai è apparsa nell’epoca moderna in accordo con l’intento del Budda e si è assunta la responsabilità di realizzare il voto di kosen-rufu ereditando la volontà di Nichiren Daishonin. Essa riconosce come oggetto di culto il Gohonzon, che il Daishonin descrive come il «vessillo della propagazione del Sutra del Loto» (RSND, 1, 737), e i suoi membri si sono impegnati nella pratica compassionevole di diffondere la fede in esso realizzando uno sviluppo senza precedenti del movimento di kosen-rufu mondiale.
Il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, profondamente convinto della nobiltà di questa missione, disse che il nome della nostra organizzazione sarebbe stato citato nelle scritture buddiste del futuro come “Budda Soka Gakkai”. Il grande voto di Nichiren Daishonin non è altro che kosen-rufu. Questo è anche il grande voto dei maestri, i tre presidenti fondatori della Soka Gakkai, e dei discepoli, i membri di tutto il mondo che si sono battuti al loro fianco. Sono scesi in campo insieme con la profonda consapevolezza di essere i discepoli diretti del Daishonin, con l’ardente senso di missione dei Bodhisattva della Terra.
Il presidente Ikeda scrive: «I membri della Soka Gakkai che fanno propria la missione di propagare la grande Legge e realizzare kosen-rufu attraverso questa compassionevole propagazione, sono tutti Bodhisattva della Terra. Sono tutti inviati del Budda. Quando entrano in azione con questa consapevolezza, in loro si verifica una profonda trasformazione interiore e sgorga l’immensa forza vitale che permette di superare ogni tempesta del karma» (NRU, vol. 27, cap. 2, p.ta 42).
Chi sono i Bodhisattva della Terra nel mondo di oggi? Sono persone che vivono per adempiere la propria missione di trasmettere la Legge fondamentale per il conseguimento della Buddità nei periodi e nelle circostanze sociali più difficili e travagliate, permettendo così a chi è oppresso dalle peggiori sofferenze e difficoltà di attingere al potere che permette di costruire una felicità autentica.
Con la convinzione che chi ha più sofferto ha il diritto di godere della maggiore felicità, stanno vicine alle persone che soffrono, insegnano loro la Legge mistica e le affiancano sul sentiero della trasformazione del proprio destino. Chi agisce così è un Bodhisattva della Terra.

2. Percepire il male e difendere il bene

1. I buoni amici nel mondo del Buddismo

Nel Buddismo i termini “buon amico” e “cattivo amico” indicano persone che influenzano positivamente o negativamente i nostri pensieri e la nostra pratica buddista. I buoni amici sono coloro che ci conducono all’insegnamento corretto o ci aiutano a praticare per il raggiungimento dell’Illuminazione; sono i maestri buddisti e i compagni di fede. I cattivi amici sono quelli che interferiscono con la nostra pratica buddista oppure la ostacolano, allontanandoci dall’Illuminazione e indirizzandoci verso i cattivi sentieri, cioè verso la sofferenza. È importante stare vicino ai buoni amici e avere la saggezza di non farsi ingannare o influenzare dai cattivi amici.
La mente umana viene facilmente sviata o turbata. Nello svolgimento della propria pratica buddista può accadere di cedere alle proprie debolezze e di non impegnarsi abbastanza, perdendo così di vista l’insegnamento corretto del Budda. Perciò è essenziale avere dei buoni amici che ci ispirino nella fede e ci indirizzino sempre sul sentiero per la Buddità.
Nichiren Daishonin scrive: «Quindi il miglior modo per conseguire la Buddità è quello di incontrare un buon amico. Dove può condurci la nostra saggezza?
Se abbiamo abbastanza saggezza da distinguere il caldo dal freddo, dovremmo cercare un buon amico» (RSND, 1, 531). Riguardo ai cattivi amici che possono ostacolare la nostra pratica buddista il Daishonin cita il Sutra del Nirvana: «Non abbiate paura di elefanti impazziti. Abbiate paura dei cattivi compagni! Perché? Perché un elefante impazzito può distruggere il vostro corpo, ma non distrugge la vostra mente, mentre un cattivo compagno può distruggere il corpo e la mente. […] Se sarete uccisi da un elefante impazzito non cadrete nei tre cattivi sentieri [i tre mondi di inferno, spiriti affamati e animali], ma se sarete uccisi da un cattivo compagno, senza dubbio vi cadrete» (RSND, 2, 208).

La fede per trasformare i cattivi amici in buoni amici
Il Daishonin insegnò non solo a non seguire i cattivi amici e a non esserne influenzati, ma a costruire una fede abbastanza forte da sconfiggere i loro tentativi di ostacolare la pratica buddista e a considerarli invece un’opportunità di fare un ulteriore progresso nel conseguimento della Buddità.
Quanto più forti diventano la fede e la pratica, tanto più i tre ostacoli e i quattro demoni e i tre potenti nemici emergono per interferire. Ma rafforzando la fede e usando la saggezza contenuta negli scritti del Daishonin, si riescono a percepire chiaramente queste funzioni demoniache per quello che sono, e a quel punto smettono di fungere da demoni. Sfidando e superando questi ostacoli e basandoci sulla fede nel Gohonzon riusciremo a far emergere da dentro di noi un potenziale immenso ancora non utilizzato, a rafforzare la fede e a sviluppare ulteriormente la nostra condizione vitale. In altre parole, potremo trasformare i cattivi amici in buoni amici. In Le azioni del devoto del Sutra del Loto il Daishonin scrive: «Devadatta ebbe il posto supremo fra i buoni amici del Tathagata Shakyamuni. Anche in quest’epoca non sono gli alleati, ma i potenti nemici coloro che aiutano una persona a progredire» (RSND, 1, 685); e in una lettera intitolata Perché non c’è protezione da parte degli dèi celesti? afferma: «Anche le persone malvagie saranno buoni amici per me» (RSND, 2, 406).

2. Severità verso l’offesa alla Legge e flessibilità verso la cultura e le usanze

Ammonire l’offesa alla Legge
L’“offesa alla Legge” consiste nel calunniare o diffamare l’insegnamento buddista corretto.
Per insegnamento corretto si intende la verità alla quale il Budda si è risvegliato, l’insegnamento che permette a tutte le persone di conseguire la Buddità. Fu esposto da Shakyamuni nel Sutra del Loto, di cui Nichiren Daishonin rivelò l’essenza come Nam-myoho-renge-kyo. Il corretto insegnamento rappresenta una visione della vita e dell’essere umano secondo la quale il nobile stato di Buddità è innato in ogni vita, la quale racchiude quindi un potenziale illimitato. Opporsi all’insegnamento corretto, disprezzarlo o respingerlo, rifiutarsi di credere in esso, costituisce un’offesa alla Legge.
Significa opporsi al modo di vivere più autenticamente umano, che mira alla felicità propria e degli altri, alla pace e alla tranquillità della società, un’azione che quindi andrebbe severamente ammonita. Questa è la ragione delle ammonizioni severe di Nichiren Daishonin contro l’offesa alla Legge. Detto questo, però, non si dovrebbero respingere o escludere le persone che non riconoscono o sostengono la nostra fede e nemmeno si dovrebbero costringere gli altri ad accettare il nostro credo.
Durante la vita del Daishonin le varie scuole buddiste predicavano dottrine errate che disprezzavano il Sutra del Loto ed era assai diffusa l’offesa alla Legge. Nel suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese il Daishonin afferma che l’offesa alla Legge è l’unico male alla base delle sofferenze delle persone e dell’instabilità della società, e sottolinea la necessità di costruire, attraverso la fede nell’insegnamento corretto, una società pacifica nella quale le persone possano sentirsi a proprio agio. Per conseguire la Buddità non basta semplicemente astenersi dal commettere personalmente questa offesa. È importante anche ammonire e affrontare severamente l’offesa degli altri, impegnandosi a correggerli per liberarli dal cammino che conduce alla sofferenza. In ciò consiste la pratica compassionevole di shakubuku: diffondere gli insegnamenti e allo stesso tempo affrontare e sconfiggere l’offesa.
Il Daishonin insegna: «Sperare di ottenere la Buddità senza denunciare le offese alla Legge è vano come tentare di trovare l’acqua in mezzo al fuoco o il fuoco in mezzo all’acqua» (RSND, 1, 663). Affrontare le influenze malvagie che diffondono l’offesa alla Legge serve a rafforzare e incrementare le forze virtuose del Budda e a proteggersi dal male rendendo possibile il conseguimento della Buddità.

Il precetto dell’adattamento ai costumi locali
Il Buddismo insegna il principio essenziale per vivere un’esistenza piena e soddisfacente.
È un principio accessibile a tutte le persone, indipendentemente dal tempo e dal paese in cui vivono, dall’etnia, dal genere o dall’età. Come insegna il Sutra del Loto, tutti gli esseri umani, per quanto possano essere diversi, hanno il potenziale di conseguire la Buddità e, proprio per questo, il Buddismo di Nichiren Daishonin riconosce a garantisce il massimo rispetto alle differenze culturali.
Il Daishonin parla di un principio buddista definito “seguire i costumi del luogo”, il quale insegna che si dovrebbero rispettare la cultura e le tradizioni di ogni paese e regione così come gli usi e i costumi dell’epoca, nella misura in cui essi non violano gli insegnamenti fondamentali del Buddismo. Egli scrive: «In sostanza questo precetto insegna che, a meno che ciò non implichi una grave mancanza, bisognerebbe seguire gli usi e costumi del paese anche se si discostano leggermente dagli insegnamenti buddisti. Questo precetto è stato esposto dal Budda» (RSND, 1, 64).
Il Buddismo mira a elevare e arricchire il comportamento delle persone, consentendo loro di vivere in maniera veramente umana. I costumi e le tradizioni di una società esprimono la saggezza delle culture e delle comunità che la costituiscono. Tale saggezza spesso si accorda con gli insegnamenti buddisti e ne comprende sicuramente anche alcuni aspetti. Le usanze, i costumi e le tradizioni che coltivano la ricchezza umana diventano una porta d’ingresso alla saggezza buddista.
D’altro canto, quando si introducono gli insegnamenti del Buddismo in culture o società diverse occorre stare attenti a non attaccarsi ad aspetti superficiali o specifici, o irrigidirsi rispetto a inessenziali formalità o tradizioni fino a trascurare lo spirito fondamentale del Buddismo. Ciò significherebbe confondere ciò che è insignificante con ciò che è essenziale e significativo, e costituirebbe un grave errore.
Ciò che conta davvero è realizzare una società pacifica e prospera attraverso una fede e una pratica incrollabili, progredendo nella propria rivoluzione umana e dando contributi significativi alla comunità in cui si vive.

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