PER LE RIUNIONI DONNE DI APRILE IL MATERIALE DI RIFERIMENTO È IL QUATTORDICESIMO CAPITOLO DE IL MONDO DEL GOSHO INTITOLATO “I DISCEPOLI AFFRONTANO PERSECUZIONI PER AMORE DELLA LEGGE”
Di seguito una sintesi dei punti principali del quattordicesimo capitolo:
- Dopo la persecuzione di Tatsunokuchi e il successivo esilio a Sado, Nichiren Daishonin spostò il fulcro delle sue attività verso la ricostruzione della comunità dei credenti. Questa sua opera ebbe inizio a Sado e s’intensificò dopo il trasferimento sul Monte Minobu. L’apparizione di un numero sempre crescente di seguaci disposti ad alzarsi con lo stesso spirito del Daishonin significava che l’intera comunità dei credenti aveva abbandonato il transitorio e rivelato il vero.
- Propagare l’insegnamento corretto nell’Ultimo giorno è troppo difficile anche per i grandi bodhisattva dell’insegnamento transitorio (i discepoli istruiti dal Budda dell’insegnamento transitorio, o Budda provvisorio). I Bodhisattva della terra dell’insegnamento originale del Sutra del Loto sono i discepoli istruiti e preparati accuratamente dal Budda dell’insegnamento originale (il vero Budda), che emergono dalla terra quando questa si spalanca nel capitolo Emergere dalla terra. Dopo il ritorno del Daishonin a Kamakura e la sua successiva rimostranza alle autorità, egli lasciò la città per stabilirsi sul Monte Minobu. Il Daishonin si ritirò per dedicarsi a formare autentici discepoli e costruire un solido flusso di kosen-rufu.
- Il sistema feudale gerarchico dell’epoca diventò un mezzo per infliggere sofferenze ai seguaci del Daishonin. A Shijo Kingo fu ordinato dal suo signore di abiurare la fede nella dottrina del Daishonin e i fratelli Ikegami subirono la stessa richiesta da parte del padre. Tra il 1275 e il 1277 Munenaka, il maggiore dei due fratelli, fu ripudiato e diseredato per due volte dal padre Yasumitsu. La famiglia Ikegami realizzava per il governo di Kamakura opere edilizie e d’ingegneria e questo tipo di progetti era sotto il controllo di Ryokan e altri esponenti della scuola Shingon-Ritsu. Il padre dei due fratelli era discepolo di Ryokan ed è probabile che abbia ricevuto pressioni da quest’ultimo affinché prendesse provvedimenti nei confronti del figlio maggiore. Nell’aprile del 1276 il Daishonin scrisse Lettera ai fratelli con l’intento di incoraggiare i due discepoli. Erano trascorsi vent’anni da quando si erano convertiti. I due Ikegami si rafforzarono nella fede e rifiutarono di soggiacere alle pressioni del padre. Infine questi cedette e revocò la decisione di diseredare Munenaka. Nel 1278 il padre si convertì agli insegnamenti del Daishonin e morì l’anno successivo.
- Facendo uscire allo scoperto i tre ostacoli (di illusioni e desideri, del karma e della retribuzione) e i quattro demoni (l’impedimento di illusioni e desideri, delle cinque componenti, della morte e del Demone del sesto cielo) per combatterli e sconfiggerli possiamo diventare Budda. Per il Daishonin i tre ostacoli e i quattro demoni si manifestano concretamente come individui che ostacolano e perseguitano il devoto del Sutra del Loto.
Praticare e agire con lo stesso spirito di Nichiren Daishonin
In questo capitolo approfondiamo il principio di “combattere gli ostacoli e le funzioni demoniache, perseverare nella fede e ottenere la vittoria” che costituisce la vera essenza del Buddismo. Il Daishonin incoraggiava i suoi discepoli a superare tutte le persecuzioni e diventare supremi vincitori come esseri umani, spiegando che, affrontando gli ostacoli, chiunque può manifestare la stessa condizione vitale del Budda e sperimentare una trasformazione che va oltre ogni immaginazione. In particolare, in queste pagine il presidente Ikeda racconta la lotta dei fratelli Ikegami, da lui definita “una luminosa storia di tenacia e perseveranza”. L’esempio dei fratelli Ikegami rappresenta la vittoria dei discepoli sulle funzioni demoniache quando esse operano per creare divisioni, sfiducia e malanimo tra le persone. Nel Gosho Lettera ai fratelli il Daishonin, lodando la forte unità dimostrata dai fratelli Ikegami scrive «Potrà mai esserci una storia meravigliosa come la vostra?», sottintendendo che sarebbe stata tramandata per sempre per tutte le persone nelle ere a venire. Questa storia, piena di speranza, è giunta fino a noi, più di settecento anni dopo, diventando una straordinaria testimonianza del potere della fede, una luminosa fonte d’ispirazione per tutti coloro che stanno sperimentando l’azione dei tre ostacoli e quattro demoni attraverso l’opposizione alla propria pratica da parte di persone vicine, come mogli o figli, genitori, persone influenti e potenzialmente da parte di chiunque.
ESTRATTO DA Il MONDO DEL GOSHO
da pag. 641 a pag. 651
(I discepoli affrontano persecuzioni per amore della Legge, capitolo 14, pagg. 641-651, ultima edizione in un unico volume)
IKEDA: A Minobu il Daishonin riceveva dettagliati resoconti dai discepoli di ogni regione, a cui rispondeva inviando istruzioni e parole di incoraggiamento. Ovunque fosse, a Kamakura, a Sado o a Minobu, quel luogo diventava il quartier generale della sua battaglia. Conduceva una vita tutt’altro che tranquilla e ritirata e, anche a Minobu, «non si ritirò mai nemmeno una volta».
MORINAKA: Intanto le persecuzioni presero sempre più di mira i singoli discepoli. In quel periodo il bersaglio principale furono i fratelli Munenaka e Munenaga insieme a Shijo Kingo. In entrambi i casi dietro le quinte c’era Ryokan.
IKEDA: In queste persecuzioni il sistema feudale gerarchico dell’epoca diventò un mezzo per infliggere sofferenze ai seguaci del Daishonin. Per esempio a Kingo fu ordinato dal suo signore di abiurare la fede nella dottrina del Daishonin e i fratelli Ikegami subirono la stessa richiesta da parte del padre. Fu loro imposto di scegliere: o la loro fede o la loro posizione sociale e patrimoniale.
MORINAKA: Tra il 1275 e il 1277 Ikegami Munenaka, il maggiore dei due fratelli, fu ripudiato e diseredato per due volte dal padre Yasumitsu. Anche se non esistono resoconti storici precisi in merito, si ritiene che i fratelli Ikegami si fossero convertiti al Buddismo del Daishonin attorno al 1256, circa nello stesso periodo di Shijo Kingo e Kudo Yoshitaka. Mentre il Daishonin era in esilio a Sado, i due fratelli svolsero una funzione centrale fra i credenti di Kamakura, insieme a Toki Jonin, Shijo Kingo e altri.
SAITO: La famiglia Ikegami era al servizio del governo di Kamakura per il quale realizzava opere edilizie e d’ingegneria e questo tipo di progetti era sotto il controllo di Ryokan e altri esponenti della scuola Precetti-Vera parola. Il padre dei due fratelli era un discepolo di Ryokan ed è probabile che abbia ricevuto pressioni da quest’ultimo affinché prendesse provvedimenti nei confronti del figlio maggiore. Il Daishonin scrive al fratello minore Munenaga: «Ryokan e altri preti, posseduti dal demone celeste, hanno ingannato tuo padre Saemon-no-tayu». A causa di queste ingerenze la discordia fra il padre e i figli inevitabilmente aumentò.
MORINAKA: Si ritiene che il fratello maggiore Munenaka sia stato diseredato nella primavera del 1276. Nel quarto mese di quell’anno il Daishonin scrisse Lettera ai fratelli, con l’intento di incoraggiarli. Ipotizzando che si fossero convertiti nel 1256, erano trascorsi esattamente vent’anni. Nella società feudale dei samurai dell’epoca essere ripudiato era una cosa estremamente grave. Un figlio maggiore a cui toccava un simile destino veniva spogliato di tutte le proprietà terriere che gli sarebbero spettate e perdeva il diritto di successione, ogni diritto sull’eredità e il suo status di erede principale. Quindi perdeva a un tempo sia i mezzi di sostentamento economico sia la sua posizione sociale.
SAITO: Nel caso del primo ripudio non ci sono testimonianze che spieghino chiaramente perché Yasumitsu avesse deciso di compiere questo passo. Erano passati vent’anni da quando Munenaka si era convertito e di certo in tutto quel tempo ci saranno stati conflitti fra lui e il padre su questioni religiose. Ma perché Yasumitsu aveva atteso fino a quel momento per prendere una decisione così drastica ed estrema?
IKEDA: Senza dubbio lo aveva convinto Ryokan che, concentrando i suoi attacchi sui discepoli del Daishonin, cercava di minare l’unità fra i suoi credenti. Nei discepoli però cresceva la consapevolezza che era tempo di agire in prima persona e infatti in ogni regione essi si impegnavano in accesi dibattiti con i membri della scuola Precetti-Vera parola di Ryokan.
SAITO: Dopo aver ricevuto la lunga Lettera ai fratelli, i due Ikegami si rafforzarono nella fede e rifiutarono di soggiacere alle pressioni del padre. Infine questi cedette e revocò la decisione di diseredare Munenaka.
IKEDA: Cosa lo indusse a farlo? Senza dubbio fu il fronte unito che i fratelli dimostrarono di aver costituito, il loro continuare ad avanzare secondo il principio di «diversi corpi stessa mente», come il Daishonin insegnava. Un fattore cruciale nella vittoria fu che il più giovane, Munenaga, seguendo la guida del Daishonin, decise di schierarsi a fianco del fratello. Il Daishonin era particolarmente preoccupato della fede di Munenaga. Se il fratello maggiore veniva diseredato, Munenaga sarebbe diventato l’erede principale, che avrebbe acquisito sia la proprietà sia il titolo. Per il fratello minore era di certo una grossa tentazione. L’obiettivo essenziale delle funzioni demoniache è suscitare divisioni, sfiducia e malanimo fra le persone. Invece i Budda cercano di indirizzare le persone verso l’unità, la fiducia e la solidarietà.
SAITO: In Lettera ai fratelli il Daishonin spiega con grande precisione l’atteggiamento necessario nella fede per superare gli ostacoli. Il cuore di questa spiegazione è nel passo: «La dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita rivelata nel quinto volume di Grande concentrazione e visione profonda è particolarmente profonda. Se la propagate, i demoni sorgeranno certamente. Se così non fosse, non ci sarebbe modo di sapere che questo è il vero insegnamento. In un passo dello stesso volume si legge: “Quando la pratica progredisce e aumenta la conoscenza, i tre ostacoli e i quattro demoni emergono in maniera disorientante, facendo a gara per interferire. […] Non dovete farvi influenzare né spaventare da loro. Se vi fate influenzare da loro, sarete trascinati nei sentieri del male. Se vi fate spaventare, vi sarà impedito di praticare il corretto insegnamento”. Questa spiegazione non si applica solo a Nichiren, ma è anche una guida per i suoi discepoli. Imparatela rispettosamente e trasmettetela come verità di fede alle generazioni future».
IKEDA: Dovremmo imprimere nei nostri cuori questo passo. Come dice il Daishonin è un insegnamento sul quale basare in eterno la nostra fede. Il Buddismo è una battaglia fra il Budda e il demone. È facendo uscire allo scoperto i tre ostacoli e i quattro demoni per combatterli e sconfiggerli che possiamo diventare Budda.
SAITO: La descrizione dei tre ostacoli e dei quattro demoni nel quinto volume di Grande concentrazione e visione profonda di T’ien-t’ai compare nel settimo capitolo intitolato La pratica corretta per osservare la mente. I tre ostacoli sono: l’ostacolo delle illusioni e dei desideri, del karma e della retribuzione. I quattro demoni sono: l’impedimento delle illusioni e dei desideri, delle cinque componenti, della morte e del demone del sesto cielo. Per T’ien-t’ai «praticare e comprendere» è la pratica buddista di osservare la mente, mentre i tre ostacoli e i quattro demoni sono le funzioni che ostacolano tale pratica.
IKEDA: Il Daishonin sviluppa ulteriormente la tesi di T’ien-t’ai. Per il Daishonin «praticare e comprendere» è essenzialmente shakubuku e i tre ostacoli e i quattro demoni si manifestano concretamente come individui che ostacolano e perseguitano il devoto del Sutra del Loto.
MORINAKA: In Lettera ai fratelli, insieme alla discussione dei tre ostacoli e dei quattro demoni, il Daishonin spiega anche, in relazione alle persecuzioni da lui incontrate per aver propagato la Legge, il concetto di «demoni malvagi che si impossessano di altre persone» e le inducono a perseguitare chi abbraccia l’insegnamento corretto. È un concetto che si trova nel tredicesimo capitolo del Sutra del Loto Esortazione alla devozione. Scrive il Daishonin: «In ciascun caso il re demone del sesto cielo aveva posseduto questi sapienti affinché ingannassero la brava gente, proprio come predetto nel quinto volume del Sutra del Loto: “Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone”». Dunque i preti delle altre scuole buddiste, che esponevano insegnamenti errati e offensivi nei confronti del Sutra del Loto, erano posseduti da demoni malvagi. Il Daishonin aggiunge: «Il re demone del sesto cielo entra nella vita della moglie e dei figli di un uomo, inducendoli a sviare il marito o il genitore. E può anche possedere il sovrano per minacciare il devoto del Sutra del Loto o i genitori affinché rimproverino i figli che pure nutrono devozione filiale nei loro confronti». Le funzioni demoniache possono entrare nella vita dei praticanti stessi o in quella delle loro mogli o dei figli, dei genitori, del sovrano e potenzialmente in quella di chiunque, e manifestarsi sotto forma dei tre ostacoli e dei quattro demoni.
IKEDA: Nel pensiero di T’ien-t’ai la lotta fra il Budda e le funzioni demoniache è confinata nel mondo interiore del singolo individuo. Ma secondo il Daishonin l’intero universo è il campo di battaglia di questo aspro scontro. Il Daishonin colpisce nel segno quando afferma: «Questo mondo è il dominio del re demone del sesto cielo. Tutti gli esseri umani sono suoi sudditi sin dal tempo senza inizio». Il mondo è veramente il regno del Demone del sesto cielo e il Daishonin diede inizio da solo a una grande battaglia per trasformarlo. Egli scrive: «Il re demone del sesto cielo spronò i suoi dieci tipi di truppe e, in mezzo al mare delle sofferenze di nascita e morte, ancora si batte con il devoto del Sutra del Loto per impedirgli di prendere possesso di questa terra impura dove dimorano sia le persone comuni che i saggi. In quel ruolo io, Nichiren, ho capeggiato il potente esercito del Budda per vent’anni [E in tutto quel tempo] nemmeno una volta mi sono ritirato».
SAITO: Il Daishonin spiega inoltre la causa delle persecuzioni anche dal punto di vista dell’alleggerimento della retribuzione karmica che abbiamo già ampiamente discusso in precedenza.
IKEDA: Senza ripetere i concetti già espressi, vorrei limitarmi a riaffermare che l’alleggerimento della retribuzione karmica significa porre fine in questa vita al ciclo di miseria e di sfortuna che si ripete dal lontano passato sino al presente. Le persecuzioni e gli ostacoli sono un’aurea opportunità per ottenere l’illuminazione, un trampolino per espandere enormemente il nostro stato vitale. Per questo il Daishonin scrive: «Il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà».
MORINAKA: I fratelli Ikegami avevano appena superato la difficile prova del ripudio di Munenaka quando, poco dopo, egli fu nuovamente diseredato dal padre, nell’undicesimo mese del 1277. Il Daishonin, che si rendeva conto di quanto il fratello più giovane Munenaga fosse vulnerabile nella fede, gli spiegò severamente che, mentre suo fratello stava comportandosi come un devoto del Sutra del Loto, egli correva il rischio di diventare un nemico del Sutra del Loto. Allo stesso tempo il Daishonin mise abilmente in luce che dietro a tutto questo c’era Ryokan e che i preti come lui stavano ingannando suo padre per cercare di condurlo sui sentieri malvagi.
SAITO: In un’altra lettera dello stesso periodo, I tre ostacoli e i quattro demoni, il Daishonin dice ai due fratelli che devono sconfiggere i tre ostacoli e i quattro demoni: «Si verifica sempre qualcosa fuori dal comune all’alzarsi e all’abbassarsi delle maree, al comparire e scomparire della luna, al passaggio dalla primavera all’estate, dall’estate all’autunno e all’inverno; lo stesso avviene quando una persona comune consegue la Buddità. In quel momento i tre ostacoli e i quattro demoni invariabilmente appariranno: il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà». Munenaga decise di affrontare le conseguenze dell’ira di suo padre ed è probabile che, seguendo il consiglio del Daishonin, abbia comunicato a quest’ultimo la sua determinazione di mantenere la propria fede. Cercò anche di convincere accanitamente il padre a reintegrare il fratello maggiore nella sua posizione di erede. E infatti, attorno al primo mese del 1278, Yasumitsu si decise a farlo.
MORINAKA: Nello stesso anno, dopo questa dura prova, i fratelli riuscirono infine a realizzare il sogno che accarezzavano da tempo: la conversione del padre agli insegnamenti del Daishonin. Nel Gosho Un padre abbraccia la fede, la cui data probabile è il nono mese del 1278, il Daishonin loda l’unità dei fratelli, definendola la causa fondamentale che aveva permesso loro di convertire il padre. Loda anche in maniera particolare gli sforzi del giovane Munenaga: «Ciò è avvenuto solo grazie a te». Yasumitsu morì l’anno successivo (1279). Quando il Daishonin ne fu informato incoraggiò i fratelli, lodandoli per la sincera devozione filiale e assicurando loro che il padre aveva ottenuto la Buddità.
IKEDA: Per la forte unità nel mantenere la fede dimostrata dai due fratelli, il Daishonin scrive in Lettera ai fratelli: «Potrà mai esserci una storia meravigliosa come la vostra?», sottintendendo che sarebbe stata tramandata per sempre nelle epoche future. E infatti è stato proprio così.
MORINAKA: La loro storia è giunta fino a noi, più di settecento anni dopo.
IKEDA: Combattere gli ostacoli e le funzioni demoniache, perseverare nella fede e ottenere la vittoria. Questa è la vera essenza del Buddismo. L’oscurità fondamentale o ignoranza è la vera sostanza degli ostacoli e delle funzioni demoniache, l’origine della sfortuna, intrinseca nella vita di ogni essere umano. Lo scopo fondamentale per il quale il Budda espone la Legge è permettere alle persone di trionfare su questa illusione innata, manifestare la loro illuminazione fondamentale o natura del Dharma e conseguire la Buddità. La lotta dei fratelli Ikegami è una luminosa storia di tenacia e perseveranza nel praticare questo insegnamento originale del Buddismo.
SAITO: In tutto il mondo oggi i nostri membri stanno scrivendo infinite storie di superamento degli ostacoli e di vittoria sulle funzioni demoniache.
IKEDA: Il Daishonin desiderava che i suoi discepoli decidessero di agire e diventare protagonisti della loro storia di vittoria interiore profonda, uno scopo che costituisce l’essenza stessa del Buddismo. Come esempio per gli altri anch’egli visse questa «storia», combattendo con coraggio per difendere l’insegnamento corretto e trionfare sulle persecuzioni che lo colpirono. Come prova della sua vittoria, iscrisse il Gohonzon. Manifestò la propria Buddità, che aveva conseguito sconfiggendo l’ignoranza fondamentale e fondendo la sua vita con la natura del Dharma. Adesso stava a ciascuno dei discepoli rappresentare la propria storia di vittoria interiore attraverso la lotta per dimostrare la validità del Buddismo del Daishonin. La loro testimonianza del potere della fede sarebbe diventata a sua volta una luminosa fonte d’ispirazione affinché tutte le persone delle epoche future realizzassero la stessa vittoria. Nello stesso periodo dei fratelli Ikegami anche Shijo Kingo diede una splendida prova concreta del potere della fede combattendo vari ostacoli e funzioni demoniache. Mentre Kingo stava affrontando la difficoltà più grave, il Daishonin prese personalmente il pennello per comporre a nome del suo fedele discepolo Lettera di petizione di Yorimoto, in cui refuta le false accuse imputate a Kingo. È emblematico dell’immensa preoccupazione del Daishonin per ognuno dei suoi discepoli, che lo spingeva a battersi con tutto se stesso per la loro concreta vittoria, come se fosse la propria. Nello stesso mese egli scrisse Lettera a Shimoyama a nome di Inaba-bo Nichiei, ex prete della scuola della Pura terra, da poco diventato suo discepolo. Inaba-bo era stato scacciato dal suo tempio nel villaggio di Shimoyama nella provincia di Kai da Shimoyama Hyogo Mitsumoto, capo del villaggio e devoto credente della scuola della Pura terra. Lettera a Shimoyama è una rimostranza indirizzata a questo funzionario, scritta dal punto di vista di Inaba-bo, che alla fine indusse il signore a convertirsi agli insegnamenti del Daishonin. Per fare un altro esempio, il dodicesimo giorno del decimo mese del 1279, il Daishonin scrisse una bozza della Petizione Ryusen-ji da sottoporre al governo a nome dei suoi discepoli Nichiben e Nisshu. In essa denunciava le azioni illecite di Gyochi, vicepriore del tempio Ryusen di Atsuhara, che era il mandante della persecuzione di Atsuhara. È veramente una grande fortuna avere un maestro. Il Daishonin si impegnava con tutte le sue forze per assicurare la vittoria dei discepoli. La vita è un campo di battaglia senza tregua e il Buddismo è vittoria o sconfitta. Come possiamo vincere sul campo di battaglia della vita? Il Buddismo del Daishonin ci insegna il mezzo fondamentale per farlo. Toda soleva dire: «La fede è una lotta contro i punti morti di ogni singolo individuo e dell’umanità. È una lotta tra le funzioni demoniache e il Budda. Per questo il Buddismo si occupa della vittoria». In qualsiasi impresa può accadere di ritrovarsi a un punto morto e in quei momenti occorre recitare Daimoku e agire con vigore maggiore che mai. Questo ci consentirà di sviluppare una condizione vitale che va ben oltre la nostra immaginazione e realizzare un’ulteriore crescita. Fede significa ingaggiare una battaglia incessante. Tutto si riduce a vincere o perdere in questa infinita lotta contro i punti morti. È per permettere a tutte le persone di vincere nella stessa lotta che il Daishonin iscrisse il Gohonzon, come testimonianza della sua inoppugnabile vittoria e come fonte di speranza e ispirazione.
SAITO: Per questo la fede nel Gohonzon è chiamata «strategia del Sutra del Loto». Potremmo affermare che per comprendere il significato del Gohonzon è indispensabile impegnarsi con lo stesso atteggiamento del Daishonin.
IKEDA: Un Budda è qualcuno che ha conseguito la vittoria finale come essere umano. L’Eroe del Mondo, uno dei titoli del Budda, è un essere umano che possiede coraggio ed eroismo eccezionali. Il Budda viene chiamato anche Vincitore o Supremo vincitore, per significare che ha trionfato su ogni ostacolo e funzione demoniaca. Il Daishonin insegnò ai suoi discepoli, che stavano vivendo nella dura realtà della società, a vincere su tutte le persecuzioni e diventare supremi vincitori come esseri umani. E la persecuzione di Atsuhara fu il caso esemplare di una lotta da parte dei discepoli che dimostrò come le persone comuni potessero affrontare le persecuzioni con lo stesso spirito del Daishonin e conseguire la vittoria attraverso la fede.
MORINAKA: Nell’Ultimo Giorno della Legge si può conseguire la vittoria suprema praticando con lo stesso spirito del Daishonin. Il Buddismo è prima di tutto un insegnamento riferito alla relazione fra maestro e discepolo.
