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La gratitudine ha dischiuso il seme di un grande beneficio - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:29

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La gratitudine ha dischiuso il seme di un grande beneficio

Sergio Trevisan, Vicenza

Al corso nazionale del Gruppo uomini Sergio ha fatto emozionare i partecipanti condividendo come è riuscito a superare una grave malattia sostenuto dalla famiglia, gli amici, i compagni di fede e un’incrollabile convinzione nel Gohonzon

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Ho cinquantaquattro anni e ho abbracciato il Gohonzon ventisei anni fa. Vengo da una famiglia disunita, non avevamo né dialogo né relazioni, nessuno sapeva dove fossero gli altri o come stavano. La tristezza però attanagliava tutti. Ho perso mio papà improvvisamente a diciotto anni e il mondo si è bloccato.
Nei primi anni di pratica buddista avevo come obiettivo il mio successo professionale. Con grande sorpresa, fin da subito, ottenni grandi prove concrete. Si è aperta una strada per lavorare in progetti di cooperazione internazionale, settore in cui sono rimasto per oltre quindici anni.
Per poter trasformare la mia tendenza alla mancanza di speranza e all’isolamento, mi sono dedicato al massimo all’attività nei giovani, facendo il sokahan, l’offerta per kosen-rufu, condividendo il Buddismo con le persone intorno a me e accettando ogni responsabilità che mi venisse proposta. Nel 2009 nacque nostro figlio Giovanni. Tutte le cose sembravano andare per il meglio!
Nel 2013 però mi diagnosticarono un tumore maligno al rene. Venni operato il 18 novembre del 2013, il giorno dell’inaugurazione del kosen-rufu Daiseido. Non ebbi grosse ripercussioni fisiche né ricadute, ma mentalmente mi sono risvegliato “spento”: la vitalità era scomparsa, non riuscivo a provare nulla, volevo solo dormire e non avere pensieri, né contatti con nessuno. 
Per cinque anni è stato molto difficile, mi sentivo in colpa perché non riuscivo a sostenere la mia famiglia, ma ho continuato a praticare con l’obiettivo di trasformare la situazione e decisi di intraprendere un percorso di approfondimento psicoterapeutico. Lo specialista mi aiutò a capire che non era solo stanchezza ma una depressione maggiore, che diventava bloccante nei momenti in cui non riuscivo a raggiungere i miei obiettivi.
A livello lavorativo passavo da lunghi periodi di disoccupazione a lavori per cooperative mal gestite. Nel 2017 stavo lavorando in una comunità di accoglienza per migranti, sottoposto a continui sforzi fisici, condizioni economiche pessime e ambiente malsano. La stanchezza aumentava. Stavolta anche fisica, faticavo a respirare e a camminare.

Un giorno vado a fare le analisi del sangue e mi dirottano subito in Pronto Soccorso. Inizio una delle decine di trasfusioni che poi farò.
Mi viene diagnosticato un devastante tumore maligno allo stomaco, già in stadio molto avanzato. 
Faccio cicli di chemioterapia in vista dell’operazione, ma non funzionano. Sostenuto da mia moglie e da centinaia compagni di fede, che con tenacia e fiducia recitano Daimoku per me, trovo il miglior chirurgo specialista. 
Dopo una difficile operazione di quattordici ore durante la quale mi vengono asportati sei organi, e in cui vengo rianimato due volte, il chirurgo mi dimette “pulito”, con zero metastasi. Dopo solo qualche mese il tumore però riparte, virulento, si diffonde in altre parti del corpo fino a bloccare completamente l’alimentazione. Per un anno sono alimentato e idratato tramite vena.

Ho emorragie gravi, continue trasfusioni per rimanere in vita, tentativi con terapie diverse. Un’infermiera vedendo il modo in cui lotto, decide di ricevere il Gohonzon. 
La malattia avanza inesorabile al punto tale che viene proposto a mia moglie il mio trasferimento all’hospice per un accompagnamento alla morte.
In tutto quel tempo non smetto mai di recitare Daimoku, studiare il Gosho e sforzarmi di incoraggiare gli altri a praticare, anche dalla rianimazione.
In particolare, continuo a ripetermi: “Se la Legge mistica governa il cielo e la terra, e tutte le cose, governa anche le cellule del mio corpo”. Il maestro Ikeda in un suo scritto afferma:

«Il principio esposto da T’ien-t’ai spiega che l’intero universo esiste dentro una singola vita umana. Le cause e gli effetti di ogni fenomeno sono presenti dentro la nostra mente e sono tutti un riflesso della nostra vita. Questo è l’insegnamento del Buddismo ed è questo il motivo per cui è possibile guarire tramite la fede» (NRU, 8, 121)

Qualche giorno prima del trasferimento all’hospice, la mia oncologa, di cui sono diventato amico e a cui ho parlato del Buddismo, mi propone un farmaco in via sperimentale: «Sergio, se vuoi provare devi firmare la liberatoria con la quale doni quello che ti rimane da vivere».
Ovviamente firmo, offrendo quello che ho da dare e cioè le mie ultime ore di vita. Provo il farmaco recitando Daimoku come se dovessi estrarre l’acqua dal deserto. Dopo alcune ore di forte dolore mi pare di stare meglio. Dopo qualche giorno provo a bere da un bicchiere e sembra scendere giù. Dopo tre settimane, al primo controllo, il tumore è regredito del 50%! 
Sono il primo paziente di questa cura, che ora è standard e disponibile per chi ne ha bisogno!
Dopo un anno, la TAC dice: “nessun segno di malattia”.
Mi ricordo che un giorno in ospedale stavo leggendo con mia moglie la documentazione del farmaco in sperimentazione e ho realizzato che anche il tempo “perso” nelle errate diagnosi iniziali si è rivelato un grande beneficio, perché la fase di sperimentazione si era resa disponibile proprio nel momento in cui io ne avevo bisogno.

Riguadagnata la salute, rafforzata ancora di più la fede e la pratica, ho cominciato a ricostruire, a cinquant’anni, una nuova e bellissima carriera.
Ho nel cuore un incoraggiamento di una compagna fede che mi disse: «Concentrati e vinci sulla malattia, tutto il resto verrà». È stato proprio così. Ho partecipato e vinto un concorso per la scuola e ora insegno in un Istituto superiore a pochi metri da casa.
Ogni giorno recito Nam-myoho-renge-kyo pieno di gratitudine per aver incontrato Il Buddismo di Nichiren Daishonin e ringrazio le centinaia di amici e praticanti che hanno recitato Daimoku per salvarmi la vita. Spero che tante altre persone possano incontrare questa pratica, conoscere il maestro Ikeda e sperimentare i grandi benefici che ne derivano.

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