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Il viaggio di maestro e discepolo continuerà per sempre - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:15

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Il viaggio di maestro e discepolo continuerà per sempre

Marta Bonomo, Roma

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Avevo venticinque anni quando ho iniziato a praticare, nel 1980. Dopo la contestazione giovanile, il femminismo della prima ora, quattro anni di matrimonio già sull’orlo della fine, inizi di anoressia e uso sporadico di marijuana sentivo l’esigenza di trovare una strada per raccapezzarmi nella vita, tanto che una notte sognai di incontrare un grande saggio… Poco dopo ho incontrato il Buddismo.
Sebbene fossi diffidente all’idea di una figura chiamata “maestro”, il presidente Ikeda è entrato da subito nella mia quotidianità perché tutte le mattine leggevo le sue guide giornaliere che erano l’ancora di salvezza nei miei momenti bui.
Un anno dopo, in occasione della sua visita in Italia, il 30 maggio 1981 insieme ai giovani romani partii per Firenze per il garden party intitolato “Il Rinascimento della vita”. Io ero stata inclusa in un piccolo coro che cantava canzoni romane.
Quando è arrivato il momento del suo discorso eravamo tutti molto emozionati, quasi nessuno l’aveva mai incontrato ed eravamo in trepida attesa. Quando Sensei ha iniziato a parlare ho sentito che le sue parole rivolte a noi giovani erano piene di fiducia, avevano il calore di un padre affettuoso e incoraggiante! Ci ha raccomandato di costruire una vita quotidiana solida, in accordo con il principio di “fede uguale vita quotidiana” e di avanzare “tenendoci per mano”. Quell’incontro è stato l’inizio del mio percorso con Daisaku Ikeda come costante riferimento.
Dopo quella visita in Italia è iniziato un forte movimento di shakubuku e di attività, hanno cominciato a praticare tantissimi giovani, sono avvenuti molti cambiamenti nel nostro movimento di propagazione. Nel 1982 è iniziata la pubblicazione de Il Nuovo Rinascimento, nel 1983 passammo da uno a tre hombu con tanti nuovi responsabili. Iniziarono i corsi estivi, il Gruppo studenti mosse i primi passi, tanti membri poterono partecipare ai corsi di studio in Giappone, nacque il primo Centro culturale a Firenze…
Per me fu un periodo di intensa attività nel Gruppo giovani – ero byakuren e responsabile delle giovani donne – e di forte rivoluzione umana che hanno trasformato la mia vita. Tutte le fragilità che avevo sono diventate nell’arco di pochi anni i miei punti di forza: l’anoressia è mutata nella capacità di superare le frustrazioni e realizzare i miei obiettivi di studio e di lavoro, l’uso di sostanze è scomparso non appena ho sentito rinascere la fiducia in me stessa, e la crisi matrimoniale è diventata un allenamento per realizzare una relazione basata sul rispetto e sull’amore fino a creare un matrimonio felice e di condivisione per kosen-rufu.


Negli anni successivi ho incontrato Sensei in altre occasioni e ho sempre avvertito un grande senso di vicinanza. Ogni volta mi ha dato la spinta e il coraggio per avanzare nella missione di kosen-rufu che sentivo nel cuore. Una volta fui invitata a una cena con lui a Firenze. Erano gli anni ’90; in quel periodo ero tormentata da un dubbio e mi chiedevo fino a che punto potevo avere speranza: Sensei durante la cena parlò proprio della “fede come speranza illimitata”. Quella coincidenza mi colpì fino alle lacrime e sentii con la mia vita la natura profonda di questa relazione.
Sul piano razionale, per superare i miei ultimi ostacoli mentali ho fatto riferimento alla “non dualità” di maestro e discepolo e ho accettato l’idea che sono io che scelgo il maestro mettendomi al suo fianco nella lotta per kosen-rufu. Ma è stato grazie alle sofferenze derivanti dal karma, dalle relazioni umane e dalle difficoltà nell’attività incontrate negli anni, che ho imparato a ricercare le parole, le indicazioni di Ikeda per vincere la mia oscurità e rafforzare la fede ogni volta che mi scoraggiavo.
Negli anni 2000, ad esempio, dopo un lungo periodo di crescita, abbiamo vissuto come organizzazione una crisi molto forte e particolare perché generata dall’interno. Si erano create delle fazioni tra i membri, situazioni di conflitto e di confusione generale: molti smisero di praticare, altri si allontanarono con risentimento. Grazie al sostegno di alcuni responsabili della Soka Gakkai in Giappone abbiamo capito che mancava ancora una forte relazione diretta dei membri con il maestro, per questo emergevano contrasti e disunità.
Per tutti noi fu un periodo difficilissimo ma formativo; io ho riflettuto molto sulla relazione tra maestro e discepolo e sono arrivata alla decisione profonda che, qualunque cosa fosse accaduto, come riferimento per la mia fede avrei avuto solo il Gosho e il maestro.
A poco a poco ho compreso che oltre le parole dovevo ricercare con più attenzione anche la sua visione, il suo cuore, per interiorizzarli nel mio modo di vivere ogni giorno. Ad esempio, quando nel volume 30 de La nuova rivoluzione umana leggevo come Ikeda si rivolgeva ai suoi interlocutori, sempre con parole di lode e con grande ottimismo verso il futuro, mi sono chiesta: “Possibile che non veda tutta la negatività che esiste nel mondo?”. Poi mi sono detta: “Questa è la visione illuminata di un Budda, me la sta indicando e io posso abbracciarla!”.
Oggi per me questo significa leggere le sue parole e rifletterci continuamente per scoprire il punto di vista del Buddismo riguardo a ogni cosa.
Negli ultimi anni sono diventata sempre più consapevole che Sensei un giorno non ci sarebbe stato più e ho sentito ancora più forte questa responsabilità.
Ora non c’è più fisicamente, ma abbiamo tutto quello che ha voluto trasmettere a noi discepoli, e continua a vivere attraverso i suoi scritti!
Concludo con le parole dell’Epilogo de La nuova rivoluzione umana:

«Finché ci saranno sofferenza e miseria dobbiamo continuare a tessere, con colori vividi e audace creatività, il magnifico arazzo di kosen-rufu, della vittoria umana. Ecco perché il viaggio di maestro e discepolo per realizzare il grande voto di kosen-rufu continuerà per sempre» (NRU, 30, 847)

Inequivocabilmente devo a questa relazione e alla grandezza di Sensei la gioia e l’entusiasmo che provo nel continuare a praticare e a diffondere la Legge insieme ai compagni e alle compagne di fede.

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