Ho ventinove anni e pratico da cinque. Sono nato in Sicilia da genitori cattolici e molto apprensivi. Il rapporto con loro non era dei migliori, litigavo spesso con tutti, in particolare con mio padre ma qualcosa cambiò quando conobbi la pratica buddista. Inizialmente ero scettico ma decisi di “buttarmi” e iniziai a recitare Nam-myoho-renge-kyo. Ero determinato a cambiare il karma della mia famiglia, avendo a cuore un incoraggiamento del maestro Ikeda:
«Anche se siete gli unici in famiglia ad abbracciare la fede nella Legge mistica, i vostri sforzi nel perseverare sul cammino del conseguimento della Buddità sono il vero modo di onorare e servire i vostri familiari. Come praticanti del Buddismo di Nichiren dovremmo prenderci cura dei nostri congiunti e apprezzarli profondamente. È importante portare avanti la nostra rivoluzione umana e sviluppare noi stessi per diventare una sorgente di luce che comunica speranza alla propria famiglia. La via diretta per costruire una famiglia armoniosa consiste nel diventarne il sole splendente» (Le cinque guide eterne, p. 7)
A ottobre 2019 sono diventato membro della Soka Gakkai. Un momento di grande gioia interrotto qualche giorno dopo da una dura notizia: mio padre aveva scoperto un tumore. Crollai chiudendomi nel mio dolore, ma presto trovai la forza di rialzarmi. Ero fortunato: possedevo uno strumento per affrontare quella sofferenza.
Recitavo Daimoku determinato a trovare il miglior medico per papà, che qualche giorno dopo mi raggiunse a Milano. Era la prima volta che ci trovavamo da soli, io e lui. Gli parlai della mia nuova fede e in cambio lui mi confidò aspetti della sua vita che non conoscevo. Guidato dal Daimoku, ero riuscito in poco tempo a fissare alcune visite nei migliori centri oncologici di Milano. Con uno stato vitale elevato, lo accompagnavo alle sedute di radioterapia. Grazie a una cura integrata, papà non perse nemmeno un capello, era in buona forma fisica e trasmetteva una grande forza. Mi comunicò però che preferiva restare in Sicilia per l’operazione. Inizialmente non compresi la sua scelta, ma presto capii che era la cosa giusta. Infatti si è operato in piena pandemia, quando a Milano gli ospedali erano intasati a causa del Covid. Non potendo raggiungerlo, lo sostenni con il Daimoku. L’intervento fu lunghissimo ma andò bene! Avevo sperimentato che la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo poteva influenzare il mio ambiente. Incoraggiato da quell’esperienza, continuai a praticare e sentii il desiderio di comprare casa a Milano. Non avevo grandi risparmi e la mia situazione lavorativa non era stabile. Determinai, così, due obiettivi impossibili: avere un contratto a tempo indeterminato e comprare casa a 160.000 euro a Milano. Notai un bilocale che mi piaceva, ma a causa della mia impulsività finii in una truffa: un’agenzia poco onesta mi spinse a firmare una proposta d’acquisto esagerata e con una richiesta di provvigioni elevatissima. Chiesi di fermare tutto, ma era ormai troppo tardi.
Fu un momento molto duro e tornai a litigare con la mia famiglia. Mi affidai unicamente al Gohonzon… Dopo un mese di Daimoku sincero con l’obiettivo di uscire vittorioso e più responsabile, arrivò dalla banca un documento che invalidava la mia proposta. Tuttavia, nessuna novità né per la casa né sul lavoro. Soffrivo perché non ero riuscito ancora a instaurare una relazione di fiducia con il mio capo. Un incoraggiamento di Ikeda mi spronava a perseverare:
«I giovani non dovrebbero cercare un cammino facile dove ogni desiderio viene subito realizzato. Al contrario, ogni giovane deve sforzarsi di creare una storia di vittorie nella propria vita, forgiata non mediante il compiacimento bensì dalla sofferenza e dall’azione» (Corriamo insieme verso kosen-rufu, 7)
Più agguerrito che mai, rilanciai i miei obiettivi. Inspiegabilmente, il mio capo mi chiese di preparare il curriculum: in poco tempo mi ritrovai a lavorare per una nuova azienda.
Qualche giorno dopo, la notizia che la startup del mio capo era in fallimento. Licenziamento collettivo. Determinai che tutti i miei colleghi trovassero lavoro, sostenendoli profondamente, e decisi di non dire nulla ai miei familiari per non farli preoccupare. Grazie alle due ore di Daimoku al giorno, ero certo di vincere.
La nuova azienda mi propone l’assunzione a tempo indeterminato. Avevo vinto! Sentivo l’universo dalla mia parte: la sfortuna si era trasformata in un grande beneficio. Il vecchio capo, con il quale finalmente ho un bel dialogo, mi dà una buonuscita e tutti i miei ex colleghi trovano lavoro.
In famiglia sono tutti contenti dei miei risultati… ma c’era ancora qualcosa da fare. Per caso trovo un referto che attesta che mio fratello e mia cognata non riescono ad avere figli, nonostante i tentativi assistiti. Li incoraggio a non arrendersi, parlando anche a loro della pratica. Continuo a sfidarmi nelle attività per kosen-rufu, dedicando quegli sforzi a tutto ciò che deve nascere e rinascere, determino di fare un milione di Daimoku entro la fine dell’anno affinché accada l’impossibile. Parallelamente la ricerca della casa continua. Resto deluso quando un altro bilocale che mi piaceva viene tolto dalla vendita. Comprendo quanto stessi affidando la mia felicità a una risposta esterna. In banca mi rilasciano una predelibera per il mutuo, un’offerta per un tasso bloccato estremamente vantaggioso. Un amico mi segnala una casa in un palazzo che già conoscevo: prezzo 160.000 euro, non uso più strategie mentali, mi sento sereno e fiducioso tanto che decido persino di offrire di meno, riconoscendo con il Daimoku che il valore della casa è di 140.000 euro. Nonostante lo scetticismo dell’agenzia, pochi giorni dopo la mia proposta viene accettata come avevo determinato! Il 31 ottobre 2023, quattro anni dopo il giorno in cui avevo ricevuto la notizia della malattia di mio papà – oggi dichiarato dai medici “fuori pericolo” – sono entrato nella mia nuova casa!
Infine, quattro mesi fa è nato Enea: un bimbo tenero e allegro che ci regala ogni giorno una gioia indescrivibile.
Infinitamente grato alla vita, determino da ora in poi di proteggere le persone che amo, prendendomi cura di me e degli altri, così come il Buddismo mi ha insegnato.
