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L’occasione di manifestare tutto il mio potenziale - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:28

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L’occasione di manifestare tutto il mio potenziale

Roberta B.

Con la determinazione di difendere i diritti delle persone detenute, Roberta ha sfidato con coraggio ogni ostacolo realizzando il suo grande obiettivo di diventare direttrice carceraria

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Pratico il Buddismo dal 2016 e da diversi anni svolgo la professione di avvocato. Il mio lavoro mi ha permesso di entrare in contatto con tante persone e di poter toccare con mano cosa significa avere il senso di equità e giustizia, anche se spesso nella nostra società questi due valori vengono calpestati.
Nel 2018 una cara amica e compagna di fede mi inviò un avviso del Ministero della Giustizia che cercava varie figure professionali, tra cui laureati in Giurisprudenza, per l’iscrizione a un albo docenti presso la Scuola di formazione dell’amministrazione penitenziaria vicino alla mia città.
Non avevo mai insegnato e avevo poca fiducia che la mia candidatura potesse essere presa in considerazione ma, incoraggiata dalla mia amica, inoltrai la domanda. A gennaio arrivò la telefonata di un ispettore di polizia penitenziaria che mi disse: “Oggi è il suo giorno fortunato, lei è stata selezionata per l’attività di docenza in un corso rivolto agli allievi agenti di polizia penitenziaria”.
Così, un po’ incredula, iniziai questo percorso che continua ancora oggi.
In questi anni ho avuto la possibilità di conoscere il mondo penitenziario e le diverse figure professionali che operano attorno al carcere, pieno di sofferenza ma anche di grande valore umano.
A seguito di un convegno che avevo organizzato, sentii nascere nel mio cuore una scintilla e compresi che nella mia vita volevo fare la direttrice di carcere.
Ovviamente non era una cosa semplice, era necessario anzitutto che il Ministero della Giustizia bandisse il concorso, e l’ultimo concorso risaliva al 1997! Tuttavia non mi scoraggiai. Il mio entusiasmo cresceva ed ero sempre più convinta che quel mondo fosse l’occasione per manifestare il mio potenziale e, soprattutto, per realizzare kosen-rufu. Infatti, pochi mesi dopo uscì il concorso per direttori di carcere… non era un caso che uscisse proprio in quel momento!
Presentai la domanda e iniziai a studiare, ma la strada non era facile: il bando era per soli 45 posti e le domande presentate oltre 11.000!
Tutti i miei compagni di fede mi incoraggiavano e mi sostenevano, e anche il personale della scuola di polizia che ormai mi considerava parte della famiglia.
Le procedure concorsuali durarono due anni, anche a causa della pandemia, e furono molto dure. Superai tutte le prove con tanti sforzi: lavoravo e studiavo senza lamentarmi, rinunciando anche al mio tempo libero.
Nel frattempo mi dedicavo costantemente alla pratica buddista, recitando Daimoku e partecipando a tutte le attività. Superarono il concorso 146 persone, tra cui io, ma inizialmente ne vennero assunte 57. Purtroppo non rientrai tra queste e quindi rimasi in graduatoria. L’amministrazione ci disse che ci avrebbero assunti qualche mese dopo, ma arrivarono altri ostacoli. A seguito di nuovi tagli all’Amministrazione penitenziaria non furono previsti i budget di spesa per l’assunzione delle altre persone idonee. Sprofondai nello sconforto. C’è una frase del Gosho I tre ostacoli e i quattro demoni che mi ha sempre incoraggiata in questo periodo:

«Si verifica sempre qualcosa fuori dal comune all’alzarsi e all’abbassarsi delle maree, al comparire e scomparire della luna, al passaggio dalla primavera all’estate, dall’estate all’autunno e all’inverno; lo stesso avviene quando una persona comune consegue la Buddità. In quel momento i tre ostacoli e i quattro demoni invariabilmente appariranno: il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà» (RSND, 1, 568)

Decisi di impegnarmi al massimo nella pratica e nell’attività per kosen-rufu: recitai tanto Daimoku ogni giorno, contattai tutte le giovani donne della mia zona e le andai a trovare per sostenerle, studiai vari Gosho e La nuova rivoluzione umana, mi dedicai all’offerta per kosen-rufu, agli zadankai, all’attività di protezione e allo shakukubu.
Con mio grande stupore, con un decreto venne autorizzata l’assunzione di altre cinquantuno persone dalla graduatoria del concorso per direttori del carcere, tra le quali rientravo anche io! Dopo aver firmato il contratto di lavoro, ho iniziato il corso di formazione e il tirocinio. Visto da dentro il carcere è un luogo pieno di contraddizioni e sofferenza ma anche un luogo di speranza e di cambiamento, con un grande potenziale umano.
Ho regalato dei libri del maestro Ikeda alla biblioteca del carcere per consentire a tutti i detenuti di poter approfondire che la speranza esiste ed è dentro di noi in ogni momento, anche in quelli più tragici. La violenza e l’odio che dilagano in questo periodo storico rendono ancor più difficile, agli occhi della società, poter credere che la Buddità esiste in tutti gli esseri umani, e men che meno nelle persone che hanno commesso dei crimini, a volte anche gravi. Eppure anche questo fa parte della nostra missione: credere, avere fede e compassione verso ogni essere umano.
Tutti gli sforzi che ho fatto in questi anni mi hanno fatto crescere in maniera esponenziale e hanno contribuito a mettere dei tasselli importanti nella mia rivoluzione umana. Sono immensamente grata a ogni singolo momento vissuto e alla pratica buddista per avermi dato la forza di affrontare tutto questo.

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