Scoprire nuove frontiere di fiducia, rispetto e amore
di Marta Modena, vice responsabile nazionale del Gruppo giovani donne

Avevo quindici anni quando lessi per la prima volta le parole del maestro Ikeda. Ricordo che le pagine del libro I protagonisti del ventunesimo secolo erano permeate dalla profonda fiducia che Sensei riponeva nei giovani e mi diede la speranza di un futuro possibile in un momento in cui ero davvero smarrita.
Anche se ci sono voluti diversi anni prima di esserne consapevole, è quello il giorno in cui ho incontrato Sensei nel mio cuore e l’ho scelto come maestro. Durante gli anni successivi e prima di cominciare a praticare avevo pochissima fiducia in me e negli altri ed ero completamente concentrata sulla mia infelicità.
Il mio cuore era così chiuso e provato dalle sofferenze che non riuscivo a percepire la preziosità della mia vita e soprattutto a concepire la possibilità di meritarmi di essere felice.
Questa è ancora una grande sfida ma la cosa più importante che il maestro Ikeda mi ha insegnato, attraverso la sua grande opera La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana, è l’amore per l’umanità e la possibilità di scoprire, qui e ora, nuove frontiere di fiducia, rispetto e amore per la mia vita e quella degli altri.
Come scrive Sensei nell’epilogo de La Nuova Rivoluzione Umana:
«Sono gli esseri umani a costruire e plasmare la società, le nazioni e il mondo in cui vivono. Odio e fiducia, disprezzo e rispetto, guerra e pace: sono tutti prodotti del cuore e della mente umana. Di conseguenza, senza una rivoluzione umana non ci può essere vera felicità individuale, prosperità sociale o pace mondiale durature. Senza questo elemento cruciale, qualsiasi tentativo di produrre un cambiamento duraturo sarà vano» (NRU, 30, 846)
Fin da giovanissimo e per tutta la sua vita Sensei ha raccolto il testimone del suo maestro Toda e ingaggiato una lotta contro il male assoluto impegnandosi a promuovere l’educazione alla pace. Attraverso le sue Proposte di pace, che ha scritto ogni anno a partire dal 1983, ha contribuito attivamente con idee concrete a realizzare un mondo pacifico e far fronte alle sfide globali.
Il maestro Ikeda mi ha ispirata a determinare nel mio cuore di fare della lotta per eliminare l’infelicità da questo mondo la missione della mia vita e così come sua discepola di compiere, per prima, la mia rivoluzione umana. Attraverso questo “elemento cruciale”, se parto da me, è possibile “aprire le pesanti porte della vita” ed essere assolutamente felice. Tutti possiamo esserlo se ci impegniamo a fare lo stesso. Nel messaggio di Sensei per la riunione mondiale dei giovani del 2020 si legge:
«Tutti voi, giovani Bodhisattva della Terra, siete nati per vincere. Siete nati per superare qualsiasi avversità e sofferenza, e condurre alla pace e alla felicità le vostre famiglie, i vostri amici, i vostri cari, coloro che vi circondano, i vostri concittadini e l’intera umanità.
[…] Affido a voi la “fede per la vittoria assoluta”, la convinzione che alla fine vinceremo immancabilmente: questo è lo spirito che ho portato avanti fino in fondo con il cuore di un re leone, insieme ai compagni di fede che hanno fatto proprio il mio voto.
[…] Lunga vita alla nostra rete di Shin’ichi Yamamoto di tutto il mondo che creano il secolo della nuova rivoluzione umana!» (NR, 683)
La mia determinazione è quella di usare la mia vita per trasmettere il cuore di Sensei affinché anche altri possano avere la fortuna e il privilegio di sceglierlo come maestro.
Con immensa gratitudine prometto di sforzarmi per realizzare tutti i suoi sogni perché in quei sogni ci sono anche i miei.
Diventare un individuo che si impegna per il bene delle persone
di Pietro Bazzechi, vice responsabile nazionale del Gruppo giovani uomini

Da anni definisco Sensei Ikeda come il mio maestro, questo perché, in determinati momenti della mia vita ho avuto l’opportunità di avvicinarmi al suo pensiero con il quale ho compreso l’identità e la missione della Soka Gakkai.
Sono nato in una famiglia di praticanti del Buddismo di Nichiren. Tuttavia, solo quando ho iniziato ad avvicinarmi autonomamente ai suoi scritti ho pian piano apprezzato la potenza che risiede nella relazione maestro e discepolo.
Ci sono stati diversi momenti in cui ho approfondito il legame con Sensei e li posso definire come le mie pietre miliari nella fede; tra questi, uno in particolare è stato quando frequentavo l’università e ho iniziato a fare il pendolare tra il paese dove vivevo e Firenze. In quegli anni mi sono avvicinato prima a La rivoluzione umana e poi a La nuova rivoluzione umana. Gli spostamenti sui mezzi pubblici, che per gli altri erano tempo perso, per me erano le occasioni quotidiane in cui dialogavo con Sensei, ricevevo incoraggiamenti su come diventare un individuo che crea valore e che si impegna per il bene delle persone, tutto questo semplicemente tramite la lettura dei suoi incoraggiamenti.
In particolare dalla notizia della morte di Ikeda Sensei, mi rendo conto che proprio questi momenti rappresentano le basi del giovane che sono oggi; ma non solo, il dialogo con Sensei alimenta la mia visione per il futuro, i miei sogni e le personali aspirazioni. Per questo, sono profondamente determinato a fare del mio meglio affinché possa sempre affermare a gran voce di essere quello che sono proprio perché ho avuto l’opportunità di scegliere Ikeda Sensei come mio maestro. Inoltre, mi impegnerò a portare avanti la sua visione e a fare del mio meglio affinché molti altri giovani possano stringere un legame profondo con lui.
In definitiva, la mia decisione profonda è di non smettere mai di dialogare con lui e sforzarmi sempre di superare ogni ostacolo personale portando avanti la sua visione.
Nelle ultime pagine del suo Diario giovanile emergono le riflessioni che per molti giorni hanno impegnato Sensei a valle della morte di Toda Sensei in merito al futuro di kosen-rufu e alla sua missione come discepolo:
«Il vero aspetto della vita, la manifestazione concreta dell’esistenza dei tremila regni in un istante di vita, la vera identità dell’individuo. Ogni giorno che passa sento sempre più chiaro il senso di missione. I responsabili che agiscono guidati dalla forza dell’abitudine assumono un atteggiamento di indolenza. Mentre i responsabili che riflettono sulla loro missione da pionieri e da artefici cercano di sviluppare coraggio: i trucchi e le tattiche sono l’ultima cosa che passa loro per la mente» (Diario giovanile, 7 aprile 1960)
