A cura di Carla Dellisanti
Il Buddismo sostiene che ogni persona è in grado di superare le sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte e costruire una vita vittoriosa pervasa dalle nobili virtù di eternità, felicità, vero io e purezza.
Nel Sutra del Loto si narra dell’apparizione di una Torre splendente che simboleggia la natura di Budda che emerge dalla vita degli esseri viventi. All’interno della Torre sono presenti due Budda: Molti Tesori e Shakyamuni. Molti Tesori indica la realtà di tutti i fenomeni, mentre Shakyamuni rappresenta la saggezza necessaria per poter percepire correttamente tale realtà.
La realtà è il mondo oggettivo, mentre la saggezza è il mondo soggettivo, e benché siano due, essi si fondono in uno nell’Illuminazione. Per questo si parla di non dualità di realtà e saggezza: a un livello profondo non sono separate, sono un’unica entità.
Affrontando la realtà facciamo emergere la saggezza e con la nostra saggezza illuminiamo la realtà. Questa è la loro relazione.
Inoltre, il principio di fusione di realtà e saggezza si traduce nel passaggio dalla comprensione teorica dell’insegnamento buddista alla sua applicazione concreta.
In definitiva, Nam-myoho-renge-kyo è l’espressione della fusione di realtà e saggezza. Nichiren Daishonin scrive:
«Realtà è la vera natura di tutti i fenomeni e saggezza significa illuminare e manifestare questa vera natura. […] I sutra esposti precedentemente al Sutra del Loto non possono condurre alla Buddità perché sono insegnamenti provvisori ed espedienti che separano la saggezza dalla realtà. Il Sutra del Loto, invece, le unisce in un’unica entità. Esso afferma che i Budda aprono la porta della saggezza del Budda a tutti gli esseri viventi, la mostrano, fanno sì che essi si risveglino a essa e li inducono a imboccarne il sentiero. Comprendendo questa saggezza del Budda si consegue la Buddità» (Gli elementi essenziali per conseguire la Buddità, RSND 1, 662)
Nel Gohonzon, ai lati di Nam-myoho-renge-kyo sono raffigurati i Budda Shakyamuni e Molti Tesori come funzioni della Legge mistica, a rappresentare l’unità di realtà e saggezza. Mentre Nichiren Daishonin, il Budda originale, è iscritto sotto Nam-myoho-renge-kyo.
Intorno a Nam-myoho-renge-kyo Nichiren ha disposto i nomi dei rappresentanti dei dieci mondi, per indicare che tutte le forme e tutti gli aspetti della vita, illuminati dalla Legge mistica, manifestano le loro caratteristiche positive e coesistono in meravigliosa armonia. Nel Gosho si legge:
«Quando veneriamo il Myoho-renge-kyo che è nella nostra vita come oggetto di culto, la natura di Budda che è in noi viene richiamata dalla recitazione di Nam Myoho-renge-kyo e si manifesta» (Come coloro che inizialmente aspirano alla via, RSND 1, 789)
Credere nel Gohonzon significa credere che anche noi, come ogni persona, senza distinzioni, possediamo la Buddità nella nostra vita e possiamo sperimentare quella stessa condizione vitale di gioia illimitata. Ikeda Sensei scrive:
«Essenzialmente, ognuno è un Budda, questa è la nostra “realtà”. La luce della saggezza fa risplendere il mondo di Budda. La nostra Buddità inizia a risplendere quando abbiamo la saggezza di capire che siamo Budda. Questa è la fusione di realtà e saggezza. Per noi, secondo il principio buddista di “sostituire la saggezza con la fede”, la fede corrisponde alla saggezza. Il fatto che possediamo il mondo di Budda è una verità oggettiva, la “realtà” della nostra vita. La fede rende possibile a questa realtà di manifestarsi concretamente» (BS, 157)
Ognuno ha la propria missione da realizzare, una strada da seguire: questa strada è la “realtà” di un individuo e la luce della “saggezza” fa risplendere questa realtà. Concretizzare la fusione di realtà e saggezza nella nostra vita significa diventare indispensabili ovunque ci troviamo.
I quattro poteri
Anche nel Gosho c’è scritto che:
«In effetti, possiamo dire che quando si giunge a vedere che la propria mente è una sola cosa con il corpo del Budda, allora si consegue rapidamente lo stato di Buddità. […] Quando ci si risveglia davvero al fatto che la propria mente e quella del Budda in realtà sono un’unica mente, allora nessun karma negativo potrà ostacolarci» (La dichiarazione unanime dei budda delle tre esistenze, RSND, 2, 802)
Comprendere ciò significa sapere che la vita del Budda è Nam-myoho-renge-kyo e che anche la nostra vita è Nam-myoho-renge-kyo. Perciò, sebbene la nostra vita e quella del Budda possano sembrare diverse, sono un’unica cosa in quanto sono entrambe Nam-myoho-renge-kyo.
«Toda diceva: “Il Gohonzon [Nam-myoho-renge-kyo] è l’entità fondamentale della vita che determina i cambiamenti nell’universo. Realizzando la fusione di realtà e saggezza nella nostra vita [tramite la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo con fede nel Gohonzon], possiamo cambiare la nostra vita e manifestare benefici”.
Il potere benefico del Gohonzon è infinitamente profondo e incommensurabile. La Legge buddista è eterna, infinita e assoluta. Recitando di fronte al Gohonzon e agendo sulla base della fede nella Legge mistica possiamo manifestare questa saggezza inesauribile nella nostra vita. Così facendo non ci troveremo mai a un punto morto» (BS, 132)
Come rendersi conto di questa identità? Dipende solo dai poteri della fede e della pratica.
Il Gohonzon è la causa esterna appropriata per manifestare la Buddità latente nella nostra vita, ma occorre attivare la causa interna della fede per manifestare questo potenziale, come spiegato dal principio dei “quattro poteri”: il potere della fede, il potere della pratica, il potere della Legge e il potere del Budda.
I primi due poteri, quelli della fede e della pratica, si riferiscono alla forza della nostra personale convinzione e all’assiduità della nostra pratica mentre gli altri due, quelli della Legge e del Budda, sono inerenti alla Legge mistica al Gohonzon.
Il potere della Legge è ciò che permette di raggiungere l’Illuminazione e si riferisce alle infinite funzioni benefiche della vita. Il potere del Budda indica l’illimitata compassione e la manifestazione del mondo di Buddità con le sue specifiche qualità.
I primi due poteri sono propri dell’essere umano, mentre gli altri due appartengono al Gohonzon.
Il potere della fede si esprime quando crediamo che recitando Nam-myoho-renge-kyo si può trasformare qualsiasi sofferenza e manifestare lo stato vitale di Buddità con tutti i suoi attributi di felicità, purezza, libertà, altruismo, saggezza, convinzione, coraggio, benevolenza… E tale potere della fede diventa azione si concretizza attraverso la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo per se stessi e per gli altri: questo è il potere della pratica.
Si può riflettere, leggere o documentarsi, ma è soltanto recitando Daimoku, dedicandosi all’attività buddista e dando il proprio contributo al movimento di kosen-rufu che si manifesta davvero questo potere.
Ogni persona ha a disposizione questi quattro poteri: per riuscire a farli funzionare è necessario comprendere come essi interagiscono tra di loro. Il maestro Ikeda scrive:
«Il potere della nostra fede e il potere della nostra pratica fanno scaturire dal Gohonzon il potere del Budda e il potere della Legge. In altre parole, la nostra fede e la nostra pratica si manifestano come i poteri del Budda e della Legge» (NRU, 8, 59)
I poteri del Budda e della Legge sono eterni e assoluti, in essi è racchiusa, senza limiti di tempo o di spazio, tutta la forza dell’universo. Questi due poteri si manifestano soltanto quando vengono richiamati dal potere della fede e della pratica, insiti nell’essere umano, e la loro forza dipende dalla nostra decisione. Ogni persona quindi può sperimentare l’infinito potere del Gohonzon e manifestare lo stato di Buddità dal momento in cui decide di sviluppare al massimo la sua fede e la sua pratica. Il maestro Ikeda scrive:
«Il presidente Toda era solito dire: “Ovviamente quando colpite una campana otterrete un suono enormemente differente a seconda che usiate uno stuzzicadenti, un bastoncino o un batacchio. La campana è la stessa, ma se la colpite con forza risuonerà potentemente, se la colpite debolmente risuonerà flebilmente. Lo stesso vale per il Gohonzon: il beneficio che riceviamo dipende interamente dal potere della nostra fede e della nostra pratica” […]
Il Gohonzon è la manifestazione suprema della saggezza umana e della saggezza del Budda. Questo è il motivo per cui il potere del Budda e il potere della Legge sono proporzionali ai poteri della nostra fede e della nostra pratica. Se i poteri della fede e della pratica sono pari a cento, allora anche i poteri del Budda e della Legge che riusciremo a far emergere saranno pari a cento. Se sono pari a diecimila, produrremo un potere pari a diecimila» (Preghiera e azione, Esperia, pagg. 39-41)
