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Corso nazionale donne 2024. Il report/3 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:13

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Corso nazionale donne 2024. Il report/3

Parte 3

Pubblichiamo alcuni interventi della sessione di domande e risposte tenutasi durante il corso nazionale donne

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A questa domanda hanno risposto Rosanna Sorelli a Salerno, Anna Conti a Montecatini e Tamiko Kaneda a Milano

Questa è una domanda importante perché abbiamo bisogno di realizzare obiettivi e sentire gioia, ma a volte perdiamo il senso profondo della nostra pratica e cadiamo nell’abitudine, oppure ci ritroviamo a girare a vuoto.
Nel Gosho Il vero aspetto di tutti i fenomeni Nichiren Daishonin scrive:

«Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. La propagazione si svilupperà così anche in futuro. Non vuol dire ciò “emergere dalla terra”? Infine, al tempo in cui la Legge si diffonderà ampiamente, l’intero paese del Giappone reciterà Nam-myoho-renge-kyo; questo è certo come una freccia che, puntata verso terra, non può mancare il bersaglio» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 341)

La metafora della freccia che colpisce il bersaglio è molto chiara. Anche Sensei ne parla in un Incoraggiamento delle quattro stagioni, in cui scrive:

«Per gli esseri umani è necessario avere obiettivi. Il presidente Makiguchi soleva dire: “Una freccia scoccata verso un bersaglio poco chiaro non potrà mai fare centro”. Se i nostri passi non hanno una meta precisa mancano di dinamismo, mentre i passi compiuti con obiettivi chiari sono pieni di forza. […] Stabilire obiettivi concreti e pregare per realizzarli, per il nostro maestro, per i nostri compagni di fede e per kosen-rufu. È importante essere fermamente determinati su questo punto. Questa è la premessa fondamentale. Noi non preghiamo solo per noi stessi: l’immenso potere del Budda e della Legge si manifesta quando ci alziamo basandoci sul grande voto di realizzare kosen-rufu. Una persona che dedica la vita a un grande ideale rimane sempre giovane. Anche se gli anni passano, continuiamo ad avanzare sempre con spirito giovane!» (NR 743)

E ne La nuova rivoluzione umana scrive:

«È fondamentale che i nostri obiettivi e le nostre preghiere siano concreti. Ad esempio: “Oggi parlerò a quella persona di Buddismo”, oppure: “Inviterò questa persona a una riunione di discussione”, o ancora: “Voglio trovare un lavoro per dare prova concreta di questa pratica buddista”, oppure: “Voglio guarire da questa malattia così posso partecipare pienamente alle attività della Gakkai”.  «Quando la nostra preghiera si realizza, sperimentiamo gioia, e quella gioia alimenta in noi un nuovo slancio» (NRU 23, 298)

Quindi bisogna stabilire obiettivi chiari e pregare per realizzarli: questo ci permette di tirare fuori tutta la forza che è dentro di noi. Ma non si tratta di pregare solo per noi stessi: il potere del budda si manifesta solo quando preghiamo basandoci sul grande voto di kosen-rufu. Questa è la premessa fondamentale, dice Sensei.
Infatti, nella spiegazione del Gosho La strategia del sutra del loto, (BS 168) scrive:

«La fede nel Buddismo di Nichiren Daishonin non si limita alla recitazione del Daimoku davanti al Gohonzon nell’attesa passiva che le cose vadano automaticamente bene. Dobbiamo pregare e sforzarci, sforzarci e pregare: solo in questo modo possiamo attivare le funzioni positive dell’universo che lavorano per il nostro successo» (BS, 168, 63)

Perciò obiettivi chiari ci permettono di sfidarci, di tirar fuori tutta la nostra forza e di pregare con forza. Questo naturalmente vale sia per gli obiettivi personali che di attività.

Anche quest’anno noi donne abbiamo deciso di “abbracciare” con tutte le forze l’obiettivo della Soka Gakkai italiana di realizzare almeno un nuovo membro giovane in ogni gruppo, nessuno escluso! Questo è l’obiettivo di tutti noi, adulti e giovani!
Oltre a questo, noi donne abbiamo deciso di sfidarci ancora di più nello shakubuku, proprio per ripagare il nostro debito di gratitudine verso Sensei, perciò da Salerno, da Milano e da Montecatini lanciamo l’obiettivo di realizzare due donne membro in ogni settore d’Italia.
Come sappiamo bene, lo shakubuku è fondamentale per avanzare nella nostra rivoluzione umana e diventare felici noi e gli altri; infatti, ogni volta che lo facciamo sentiamo una grande gioia. Noi donne in Italia siamo quasi 60.000, il potenziale che abbiamo di far conoscere il Buddismo agli altri è enorme. Sicuramente la grande sfida è fare shakubuku ai giovani, ma ci sono anche tante donne vicino a noi che ancora non praticano e che stanno aspettando di avere un mezzo per superare i problemi e ritrovare la speranza nel futuro. Non risparmiamoci nel piantare i semi della Legge mistica nel cuore di ogni persona intorno a noi, così anche la nostra vita si riempirà di gioia e benefici! E creiamo un’ondata di shakubuku in ogni settore d’Italia!
Abbiamo meravigliosi obiettivi per cui pregare: costruire una magnifica “Soka Gakkai giovane in tutto il mondo” e rispondere alle aspettative del nostro maestro, mentre avanziamo con entusiasmo verso il centenario della Soka Gakkai.


Risposta a cura di Elena Battistini

La risposta a questa domanda si può trovare guardando alla vita di Sensei. Nella prefazione de La rivoluzione umana, scrive:

«La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità»

Questo è anche il tema de La nuova rivoluzione umana, ed è una linea guida fondamentale per tutti noi.
Il romanzo descrive la storia di un uomo, Daisaku Ikeda, che grazie all’assoluta decisione di rispondere alla promessa fatta al suo maestro è stato in grado di far fronte alle difficili circostanze della sua vita, di trasformare drasticamente il suo karma e realizzare pienamente la sua missione, permettendo così la diffusione del Buddismo in tutto il mondo. La vita e le azioni di Ikeda Sensei hanno influenzato milioni di persone, è grazie a lui se oggi siamo qui in questo momento e abbiamo potuto conoscere il Buddismo trasformando la nostra vita. Non è forse questa la prova concreta più grande di come il cambiamento di una singola persona possa cambiare il mondo? Sensei è stato in grado di realizzare tutto questo perché le azioni che ha intrapreso nella sua lunga vita si sono basate sul voto – condiviso dal Daishonin, da Makiguchi e Toda – di realizzare kosen-rufu, attingendo al potere del Gohonzon che è stato iscritto proprio per questo. Ora che Sensei non è più fisicamente in vita, sta a noi portare avanti la sua opera per trasformare radicalmente il karma dell’umanità. È fondamentale comprendere che in qualità di suoi discepoli condividiamo la sua stessa missione, quindi la prima cosa da fare è formulare il suo stesso voto per kosen-rufu e impegnarci al massimo nella nostra rivoluzione umana assumendoci la piena responsabilità del luogo in cui ci troviamo – il quartiere, il posto di lavoro, la famiglia – e riconoscere il profondo legame karmico che abbiamo con tutto ciò che ci circonda e pregare con la convinzione che tutto dipende da noi. Così facendo, in modo naturale potremo ampliare il nostro stato vitale e, in virtù del principio di esho funi, saremo in grado di influenzare positivamente ciò che ci circonda; allo stesso tempo faremo emergere la saggezza necessaria per compiere azioni illuminate e innescare un circolo virtuoso di trasformazione del nostro ambiente. Tuttavia l’azione più nobile che possiamo compiere in questa direzione è fare shakubuku, e questo sia per trasformare radicalmente la nostra vita, sia per permettere ad altre persone vicine a noi di fare lo stesso, dando vita a una vera rivoluzione dell’ambiente. Questa è la via dei bodhisattva che si sforzano attivamente come emissari del Budda di diffondere la Legge meravigliosa per consentire a più persone possibili di diventare felici. Se ci fermiamo a osservare il mondo circostante, con tutto ciò che sta accadendo è comprensibile che l’angoscia possa prendere il sopravvento e possiamo tornare a sentirci piccole e impotenti. Ma la visione che dobbiamo assumere è quella lungimirante di Sensei. Invertire la rotta della società e vedere cambiamenti significativi, ad esempio per quanto riguarda la questione ambientale o i conflitti, è qualcosa che richiede tempo e a volte può sembrare troppo distante. Quello che non dobbiamo mai dimenticare, è che tutti noi agiamo come un’unica entità, chiamata Soka Gakkai, che ha la missione di realizzare kosen-rufu, che si estende in ogni angolo del nostro pianeta. Fare shakubuku a più persone possibili significa ampliare questa rete di bodhisattva che agisce nel mondo. E dove non possiamo arrivare noi, può arrivare qualcun altro, ora o nel futuro. La nostra grande missione di kosen-rufu non può essere realizzata in un periodo immediato di 1-2-3 anni, è un viaggio lungo 10.000 anni a venire, ma tra 50-100 anni sarà evidente la trasformazione che il nostro movimento, e quindi ognuno di noi, avrà portato nel mondo, così come sarà chiara la consapevolezza che la rivoluzione umana di un singolo individuo può cambiare il mondo. Impegniamoci il più possibile ad aumentare le schiere di giovani bodhisattva che rispettano profondamente la dignità della vita attraverso lo shakubuku, questa è l’azione più nobile che possiamo compiere, l’unica che possa assicurare il cambiamento del destino nostro e dell’umanità intera.
Il maestro Ikeda scrive:

«Rivoluzionando la propria esistenza e la società lungo la linea indicata dalla via del bodhisattva si può aprire una pagina di speranza per il futuro. Le persone con la mente disposta alla via del bodhisattva sono consapevoli del mondo che li circonda; perciò, sentono profondamente la preoccupazione per qualunque cosa esista nella biosfera – anche per forme lontane nello spazio e nel tempo. I bodhisattva vivono per il futuro, che si sforzano di anticipare attraverso la compassione e la saggezza. Lavorano per amplificare la creatività della vita stessa e per assicurare che la scienza, la tecnologia e i nostri sistemi sociali siano plasmati e utilizzati per il bene delle generazioni future, che sono gli emissari ancora non nati dell’energia vitale dell’universo. Un movimento di persone sagge e colme di compassione che tengono costantemente in considerazione le generazioni future può costruire una società che rispetta la dignità umana e premia la creatività nei nostri sistemi scientifici, economici e legislativi. La nascita di questa società segnerà l’alba di un nuovo brillante secolo della vita» (Tradotto da Sgi Quarterly, luglio 2010)


Risposta a cura di Isabella De Rosis

Vorrei innanzitutto ringraziare chi ha fatto questa domanda. Non avrei potuto partecipare a questo corso perché a inizio gennaio ho scoperto di essere incinta, poi però il 31 gennaio, dopo una corsa in Pronto Soccorso, mi sono sentita dire quella frase che nessuna madre vorrebbe e dovrebbe sentirsi dire: “Non c’è il battito”. Un dolore sordo e profondo si è impossessato del mio cuore. «Quando c’è da soffrire, soffri» scrive Nichiren Daishonin (RSND, 1, 607), così mi sono concessa il lusso di vivere questa sofferenza, di accoglierla e affrontarla. Quando il karma si manifesta in modo così violento ci sono due cose che possiamo fare: arrabbiarci, colpevolizzare il mondo intero e lasciare che la sofferenza ci schiacci, oppure “passare” da persone prigioniere del karma a persone che trasformano il karma nella propria missione. Ho pensato a tutte le donne che come me avevano sofferto, avrei voluto mettermi davanti al Gohonzon e decidere che mai più nessuna donna si trovasse a sperimentare quel dolore.
Cosa posso fare, mi sono chiesta? Ho trovato risposta in queste parole di Ikeda:

«Toda fece notare che secondo il Sutra del Loto anche il Budda soffriva a causa delle malattie. Volendo liberare tutti gli esseri viventi dalla sofferenza doveva ammalarsi come loro, perché altrimenti non sarebbero stati in grado di relazionarsi con lui o ascoltare ciò che aveva da dire. In questo modo facilmente comprensibile Toda spiegò un assunto buddista fondamentale e una prospettiva di vita: affrontando malattie e problemi, e superandoli, offriamo agli altri un esempio ispiratore dando loro speranza e coraggio» (BS 219, 6)

Non volevo che la mia sofferenza venisse sprecata e non potevo evitare che altre donne soffrissero, però potevo “usare” la mia sofferenza per crescere come essere umano, sperimentare lo stato vitale di Buddità e soprattutto incoraggiare ogni persona.
Ne Il mondo del Gosho Sensei scrive:

«La grandezza della Soka Gakkai risiede nel fatto che i suoi membri condividono le sofferenze degli altri. Sono persone alle prese con i propri problemi, che stanno onestamente cercando di trasformare il proprio karma e si fanno carico di aiutare anche gli altri a trasformare il loro» (MDG, 450)

Questo non è altro che il principio di “assumere volontariamente il karma appropriato”, in altre parole incarnare lo spirito dei Bodhisattva della Terra che scelgono liberamente di assumere il karma, di nascere in un’epoca travagliata e di incoraggiare chi soffre attraverso la loro personale lotta contro quel karma.
Quando basiamo la nostra vita su Nam-myoho-renge-kyo possiamo sempre trasformare il karma in missione, per quanto grande sia il problema che abbiamo di fronte. Vorrei concludere con una citazione di Sensei dal volume 30 de La nuova rivoluzione umana:

«La vita può essere considerata una lotta implacabile contro il proprio karma. Può accadere di perdere la persona amata, oppure di cadere gravemente malati. O ancora di ritrovarsi in cattivi rapporti con i familiari, di avere figli che prendono una cattiva strada, di perdere il lavoro, di subire il fallimento della propria azienda o vivere di stenti… Le difficoltà e le sofferenze ci piombano addosso come le onde furiose di un mare in burrasca, ogni volta sorprendendoci e spingendoci a domandarci se ci siano davvero avversità peggiori di quelle che incontriamo. È per far fronte a tutto questo che esiste la fede. Per renderci ancora più forti. Infatti non esiste, nel modo più assoluto, un karma che non possa essere superato attraverso la fede. La nostra mente verrà temprata, divenendo più forte e profonda, nella misura in cui affronterà fatiche e difficoltà senza arrendersi, e svilupperà così la forza necessaria per superare qualsiasi prova. In questo modo potremo ugualmente coltivare un grande stato vitale, grazie al quale comprenderemo il dolore e le sofferenze che provano gli altri, sapremo condividere tali sofferenze e sviluppare l’empatia per incoraggiare le persone dal profondo del cuore. Vivere senza demoralizzarsi di fronte alle avversità, continuando a lottare intrepidi contro di esse, è in sé la dimostrazione del potere immenso del Buddismo.
In altre parole, quando viviamo con tutte le forze per la causa di kosen-rufu, il nostro karma così com’è diventa la nostra preziosa missione, e le sofferenze che viviamo si trasformano in inestimabili tesori del cuore» (NRU, 30, cap. 6, p.ta 48; cfr. NRU, 30, 682-683)


Risposta a cura di Stefania Romanelli

Non possiamo fare a meno di cogliere una diversa sensibilità nelle nuove generazioni e di conseguenza la necessità di approcciare alla loro crescita in un modo che non può essere lo stesso di chi ha cresciuto noi. Si tratta di un passaggio storico in cui tale cambiamento si manifesta molto rapidamente non solo nei nostri figli, ma anche in noi stesse come donne giovani. A tal proposito è evidente che anche le dinamiche familiari cambiano, così come le esigenze delle famiglie. In primo luogo è necessario abbracciare questi cambiamenti con un vasto stato vitale e recitare Daimoku per comprendere l’importanza della nostra missione unica in quanto anello di congiunzione tra un vecchio e un nuovo modo di vivere e come parte di questo vivere, di fare attività per kosen-rufu. Accogliere con un cuore aperto ciò che non capiamo e continuare a dare il nostro contributo per condurlo nella direzione della creazione di valore.
La prima delle cinque linee guida di Sensei per la vittoria assoluta delle donne è

«La preghiera è l’inizio di tutto»

Il Daimoku ha una funzione fondamentale nel conciliare e armonizzare la nostra vita coi suoi tanti impegni. Quindi utilizziamo il Daimoku prima di tutto! Una preghiera concentrata e determinata al mattino ha il potere di farci vivere le stesse 24 ore come dilatate. Con maggiore energia vitale si può portare a termine con gioia un compito dopo l’altro senza esaurirci, facendo della soddisfazione che proviamo lo slancio per la giornata successiva. A volte vale la pena fermarsi e prendersi un tempo per sviluppare quel Daimoku che può agire come un catalizzatore. Molto dipende dalla qualità del nostro Daimoku e dalla nostra unità con noi stesse mentre lo facciamo. Come in qualsiasi altra cosa è importante essere lì al cento per cento mentre la facciamo, con tutta la nostra vita. Il maestro Ikeda scrive ne La nuova rivoluzione umana:

«La nostra esistenza è piena di alti e bassi. Una grande forza vitale ci permette di andare avanti con fiducia e serenità, godendoci lo spettacolo dei boccioli di ciliegio, facendo di tanto in tanto una pausa per mangiare un boccone e a volte affrontando la sfida di una ripida salita. Ma se la nostra forza vitale è debole, ci sentiremo presto spossati, non riusciremo neanche ad accorgerci dello scenario che ci circonda e tutto si trasformerà in sofferenza. Siamo nati in questo mondo per godere appieno della vita. Per questo ci occorre una forte vitalità. E recitare Daimoku è la fonte di questa forza» (NRU, 4, 59)

Incoraggiamo ogni donna a basarsi su questo tipo di preghiera.
A proposito di dare valore al momento presente, dobbiamo essere ben consapevoli che stiamo costruendo kosen-rufu con ogni nostra azione.
I nostri compiti quotidiani a lavoro, nelle relazioni in famiglia o anche nelle azioni apparentemente meno significative come preparare un pasto, hanno lo stesso valore del Daimoku e delle attività. Lo spiega bene Sensei in un brano:

«È una gran cosa che lei si dedichi a kosen-rufu, ma non deve usare le sue attività come alibi per trascurare le altre responsabilità. Per quanto sia impegnata, le chiedo di non dimenticare di prendersi cura della sua famiglia. Questo significa avere fede, ed è la via per creare una famiglia armoniosa» (NRU, 9, 219)

Se riusciamo a vivere il principio di “fede uguale a vita quotidiana” dando valore ai nostri sforzi, non ci sentiremo mai ai margini. C’è un altro aspetto che ci tocca da vicino. Come è il nostro stato vitale quando rientriamo dalle nostre attività buddiste? Siamo allegre e rivitalizzate e cerchiamo di raccontare ciò che stiamo portando avanti a chi ci aspetta a casa, oppure torniamo trafelate e prese dalle cose da fare dando l’impressione di scindere l’attività dalla nostra vita quotidiana? Le persone intorno a noi percepiscono che la nostra pratica include anche la loro felicità, oppure la vedono come una cosa solo nostra?
A questo proposito, sempre ne La nuova rivoluzione umana leggiamo:

«“Pratichiamo il Buddismo per rendere le nostre case allegre e splendenti”, replicò Shin’ichi, “che senso ha quindi tornare a casa e fare l’esatto contrario?” […] La fede non è niente di straordinario. Sono le nostre azioni quotidiane, il nostro comportamento ordinario, che manifestano la fede» (NRU, 2, 175)

In questo modo i nostri familiari inizieranno a sostenerci e riusciremo meglio ad armonizzare vita privata e attività. Infine, credo sia giunto il momento per ognuna di noi di rendersi protagonista di un cambiamento nel modo di fare attività. Nessuna di noi possiede una ricetta ma sicuramente ognuna, tenendo il Gohonzon e il voto ben saldi al centro della nostra vita, può con la propria creatività contribuire a un cambiamento positivo. Sensei suggerisce a riguardo:

«Lunghe chiamate sono economicamente onerose e portano via del tempo prezioso alla famiglia. Pertanto, cerchiamo di sforzarci consapevolmente di non dilungarci troppo e di andare diretti al punto. In sostanza, vorrei proporre una “rivoluzione telefonica”. Che cosa ne pensate?» (NRU, 26, 196)


A cura di Giada Garavaglia

Chiariamo subito che comprendere le lezioni di Sensei su La racconta degli insegnamenti orali non è facile per nessuno e credo che quasi tutte le presenti si trovino ad affrontare questa sfida mensilmente per le riunioni di studio nel loro settore. Ma è una sfida importante prima di tutto per noi stesse. Lo studio è un’attività che portiamo avanti lungo tutto il corso della vita, sia da sole che insieme agli altri, in tante occasioni diverse: per gli esami, per le riunioni, per noi stesse, e l’atteggiamento dovrebbe essere sempre quello che ci viene indicato da Sensei:

«Spero che ognuno di voi si sforzi di leggere con la propria vita anche un solo passo del Gosho, mettendolo in pratica. Nel fare questo è come se stessimo leggendo tutti gli insegnamenti del Daishonin» (NRU, 6, 122)

Dallo scorso ottobre stiamo studiando le lezioni del maestro Ikeda su La racconta degli insegnamenti orali, l’opera finale di Nichiren, poi trascritta da Nikko Shonin. Nel commentare i capitoli del Sutra del Loto il Daishonin fa emergere il loro significato fondamentale e universale, valido in ogni epoca, cioè che tutti siamo originariamente Budda. Le lezioni che stiamo studiando adesso sono le ultime che Sensei ci ha lasciato. A una prima lettura può sembrare difficile perché non abbiamo molta dimestichezza con i brani del Sutra del Loto, ma l’importante sono le conclusioni a cui ci porta nelle sue lezioni. Quindi la strada più semplice è seguire i commenti di Sensei, già questo basta. Ne La nuova rivoluzione umana Sensei ci suggerisce di leggere il Gosho ad alta voce per fare più velocemente nostre le parole di Nichiren. Ciò che leggiamo sono le parole del Budda, dunque è come se intrattenessimo una conversazione con Nichiren.
Afferma poi che dovremmo decidere di vivere secondo il Gosho, cioè leggerlo pensando a come metterlo in pratica e, quando incontriamo delle parti che non capiamo, possiamo riunirci e discuterne, studiandole insieme.
Infine, dovremmo sentire la voglia di trasmettere agli altri quello che scopriamo e che ci ha toccato o entusiasmato, che ci ha aperto il cuore. Questa intenzione altruista ci farà trovare il modo di esporre i concetti in modo chiaro e semplice, non teorico (Ibidem, 218). L’ideale è studiare prima insieme ad altri responsabili o membri, perché insieme ci si aiuta a scoprire il significato dei passi che leggiamo e tutto diventa più facile e vivo.
Certamente le situazioni sono tante e diverse; in alcuni luoghi lo studio si fa a livello di settore, in altri di gruppo, in alcune zone ci sono più responsabili che possono dare una mano, in altri ci si trova da sole, ma l’importante è che in ciascuna riunione di studio emergano uno o due punti incoraggianti per i presenti, sia per coloro che si sono preparati, sia per quelli che vengono anche senza la rivista. A tal proposito vorrei sottolineare che non è una buona pratica distribuire Pdf nelle chat a chi non ha l’abbonamento. Molto meglio sarebbe trasformare questa mancanza in un’occasione per spiegare bene e con pazienza a cosa serve avere l’abbonamento alle riviste per poter studiare.
Le riunioni poi, come già sapete, non devono diventare una lezione in cattedra o teorica, ma dopo un’esposizione degli argomenti o punti principali anche a più voci, si lascia spazio allo scambio tra tutti.
Per la riunione donne è diverso, non vuole essere una riunione di studio. Il mondo del Gosho è stato scelto per offrire alle donne un’occasione di leggere questo testo importante e ricchissimo, ma nella riunione basta uno spunto, una frase da cui partire o su cui iniziare un confronto. Quindi, tranquillizziamo le partecipanti affinché si sentano libere di leggere o di non leggere i capitoli proposti, o anche di leggerne una sola pagina per farci una riflessione o un’esperienza.


A cura di Elena Roccatagliata

L’aspetto più importante quando parliamo delle attività della Soka Gakkai è che le persone che vi partecipano godano di benefici. Perché ciò accada parliamo a lungo con ciascuno, spieghiamo l’importanza di recitare Daimoku e fare shakubuku. Spieghiamo bene che dedicare la vita a kosen-rufu è la base per ottenere benefici e diventare persone veramente felici. La Soka Gakkai esiste per realizzare kosen-rufu, e kosen-rufu ha lo scopo di metterci in grado di ricevere benefici e diventare felici. Un gruppo o un settore si rafforzano a seconda di quante persone riescono a ricevere benefici, a compiere la loro rivoluzione umana e a provare gioia. Questo possiamo vederlo anche da quante persone allo zadankai desiderano condividere un’esperienza.
Un altro aspetto importante è quello che riguarda la lamentela, perché se ci lamentiamo sempre i benefici e la fortuna vengono annullati. A volte lo facciamo senza rendercene conto, ma ogni volta che ci incappiamo è come se una nuvola nera scendesse sul nostro cuore. A poco a poco speranza, apprezzamento e gioia si affievoliscono. E allora si spegne l’entusiasmo anche delle altre persone.
Durante una riunione è importante che emerga una felicità che sgorga dalla fede e dalla convinzione e riportarla anche chi non vi partecipa. Il successo di uno zadankai dipende innanzitutto dalla determinazione dei responsabili e dalla capacità di fornire spiegazioni esaustive, dare gioia e ispirare. E questo non dipende solo da quanto succede a riunione, ma anche da quanto fatto prima, compresi gli sforzi per stimolare le persone a partecipare. Questo però non è sempre facile, a volte può succedere di sentirsi esauste, di aver perso il senso di gioia e di avanzare per inerzia. Tuttavia, se permetto a me stessa di cadere in un atteggiamento passivo non posso far emergere forza e gioia. Come posso in questi casi incoraggiarmi e ritrovare l’ispirazione? È da qui che inizia la vera lotta nella fede. Il maestro Ikeda scrive:

«Può non sapere ancora cosa fare, ma imparerà man mano, con l’esperienza. Ciò di cui ha bisogno, prima di tutto e soprattutto, è la forte determinazione di aiutare ogni persona del suo settore a diventare felice. Dovrà cercare anche di diventare un uomo con cui tutti possano parlare; una persona che pensi costantemente a come fare per consentire a ogni singolo individuo di sviluppare il proprio potenziale. Da oggi in poi, l’organizzazione hawaiana crescerà nella misura in cui lei pregherà sinceramente e agirà di conseguenza. Tutti i suoi sforzi si tramuteranno in fortuna e benefici» (NRU, 1, 52)

La chiave è aiutare ogni persona a sviluppare le proprie capacità, mettendola in grado di superarci, diventare persone apprezzate dagli altri. Non c’è nulla di cui vergognarsi se l’attività in una certa zona non va bene. Tutti i responsabili della Soka Gakkai usano le proprie lotte personali per promuovere le attività dell’organizzazione. La cosa più importante è non essere sconfitti dalle difficoltà.
Un responsabile deve essere un buon armonizzatore, una persona in grado di andare d’accordo e di avanzare fianco a fianco con chiunque. Penso spesso che Sensei non vorrebbe mai che ci sentissimo schiacciati o appesantiti dall’attività o dalla nostra pratica. Se ci sentiamo così c’è qualcosa che non va. Sensei non ci ha mai trasmesso questa sensazione. Tutte le volte che ci sentiamo così dobbiamo chiederci cosa farebbe lui al nostro posto, siamo i suoi rappresentanti. È importante utilizzare i periodi di difficoltà anche nell’attività per approfondire la fede. Ogni piccola azione è la causa per una vittoria futura. Quelle di noi che hanno fatto più fatica sapranno meglio sostenere gli altri.
Tutto è attività per kosen-rufu, è importante che non ci sia incongruenza tra la nostra vita e la nostra pratica. Il nostro obiettivo è di condurre una vita felice ma anche di fare del nostro meglio affinché sia così anche per le altre persone. È importante riuscire a incoraggiare tutti, rendendo le organizzazioni locali luoghi in cui tutti i membri sentano che ci stiamo veramente prendendo cura di loro. Se la nostra condizione vitale è gioiosa e piena di coraggio allora anche gli altri si sentiranno rinvigoriti e l’attività sarà permeata di energia e passione. Ma se i responsabili non sentono gioia né ispirazione anche negli altri si spegneranno gioia e ispirazione e tutti perderanno a poco a poco l’entusiasmo e la voglia di fare.
Se ci dedichiamo anima e corpo al compito che abbiamo di fronte ora, sentiremo sgorgare dalla nostra vita coraggio, forza e saggezza, e saremo capaci di superare qualunque nostro limite.

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