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Qualunque cosa accada io potrò affrontarla - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:28

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Qualunque cosa accada io potrò affrontarla

Paola Mustilli, Sant’Agata dei Goti (BN)

Nel corso della sua vita Paola ha dovuto affrontare enormi sofferenze e difficoltà. Ma non si è mai arresa e, grazie alla pratica buddista, nel corso degli anni ha realizzato tanti aspetti della sua vita, amore, lavoro, famiglia… costruendo un io solido basato sulla consapevolezza che può superare qualunque sfida

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Ho iniziato a praticare nel 1991, a ventinove anni, ero molto infelice, incostante e senza obiettivi. Qualche anno prima, a seguito di una malattia psichica di mio fratello, mi ero dedicata totalmente a lui e il mio ragazzo, che non riusciva a sopportare la gravità della situazione, mi lasciò.
Al primo zadankai mi colpirono gli occhi pieni di gioia delle persone. Rivitalizzata dalla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo presi la decisione di lavorare con la mia famiglia e mi trasferii a Napoli.
Fabrizio, il mio ex, riapparve immediatamente, destabilizzandomi. Affrontai la situazione con il Daimoku, cercando di fare chiarezza dentro di me. In un mese sciolsi tutti i rancori nei suoi confronti e capii di voler costruire una famiglia insieme a lui.
Il giorno dopo ebbe un incidente stradale e morì.
Grazie all’attività buddista, che mi spronava a incoraggiare le altre persone, riuscivo a contrastare il senso di morte che sentivo dentro. Incisi nel cuore la frase del Gosho Felicità in questo mondo:

«Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo. Come potrebbe non essere questa la gioia senza limiti della Legge? Rafforza il potere della tua fede più che mai» (RSND, 1, 607)

Il mio obiettivo era convertire l’attività agricola della mia azienda, che aveva grossi problemi finanziari e raggiungere il benessere economico, ma ero schiacciata dall’insicurezza. Sforzarmi di essere costante nella pratica buddista mi insegnava a esserlo anche nel lavoro, e pian piano iniziai a cambiare le mie tendenze.
Ma l’anno dopo mio fratello si suicidò. Ancora una volta affrontai la sofferenza della morte con molto Daimoku, determinata affinché la mia famiglia non si lasciasse schiacciare dal dolore. I miei genitori persero la voglia di vivere e l’azienda di famiglia andava avanti con difficoltà.
In quel periodo durante un corso buddista chiesi un consiglio di fede e fui incoraggiata ad assumermi la piena responsabilità dell’azienda di mio padre. Appena tornata dal corso arrivò la notizia che avevamo vinto una causa contro una multinazionale che ci aveva arrecato un danno enorme nella produzione agricola e fummo risarciti con un’ingente somma che ci permise di ristrutturare un palazzo di nostra proprietà e di avviare un’attività di agriturismo.
Dal punto di vista sentimentale, volevo trovare un compagno di vita con cui condividere i valori che avevo abbracciato. Così mi innamorai della persona grazie alla quale avevo conosciuto il Buddismo, ma rifiutavo razionalmente questo sentimento perché aveva uno stile di vita molto diverso dal mio. Recitavo Daimoku per spegnere il mio desiderio, ma più recitavo più soffrivo, fino a sentire che invece era la persona giusta per me.
Iniziò la nostra relazione. Immediatamente emerse in me la solita voglia di fuggire, ma questa volta ebbi la consapevolezza di voler diventare solida. Dopo cinque mesi ci sposammo.
Nel ’96 partecipai a Tokyo a un corso buddista dove incontrai il maestro Ikeda. Il suo sguardo compassionevole mi arrivò dritto al cuore: lui riconosceva il valore della mia vita!
I membri giapponesi ci accolsero pieni di gratitudine, per loro eravamo la prova concreta della diffusione di kosen-rufu nel mondo, voluta da Toda e realizzata da Ikeda. Sperimentai una felicità mai provata prima. Ma già all’aeroporto tutti i miei demoni mi stavano aspettando!
Mio padre, dopo la morte di mio fratello, si era rifugiato nell’alcol. Trovai la forza di incoraggiarlo raccontandogli del mio maestro che mi aveva insegnato a dare valore alla mia vita. Gli dissi che anche la sua aveva un valore inestimabile. Mi chiese aiuto, iniziò un percorso di disintossicazione e smise di bere.
Aprii casa per le riunioni, per far conoscere il Buddismo alle persone intorno a me, e il gruppo diventava sempre più numeroso.
Nel 2011 insieme a mia sorella rilevai l’azienda di famiglia affrontando le problematiche dovute alla vecchia gestione, non ultima la difficoltà di essere donne imprenditrici in un ambiente principalmente maschile e maschilista. Lavoravo instancabilmente e fino ai primi due figli riuscii a conciliare l’attività buddista con la vita privata, ma poi nacquero due gemelle e da lì in poi non ci sono più riuscita. Nell’isolamento riemersero le mie tendenze, così lasciai la responsabilità di capitolo e smisi di fare attività.
A quindici anni, mio figlio si chiuse in se stesso manifestando un forte disagio e alla fine andò via di casa accusando me e mio marito di essere la causa delle sue sofferenze. A quel punto si risvegliò in me la voglia di combattere. A prescindere dalle circostanze attuali, con fede assoluta determinai che il suo percorso lo avrebbe portato a essere felice.
Quando mio padre morì, nel 2017, al suo funerale vennero i miei più cari compagni di fede, che non vedevo da molto tempo. Ne fui profondamente toccata perché sentii realizzarsi la promessa di Nichiren Daishonin:

«Quando la loro vita giungerà al termine, saranno accolte dalle mani di mille Budda che le libereranno da ogni paura e impediranno loro di cadere nei cattivi sentieri dell’esistenza» (L’eredità della Legge fondamentale della vita, RSND, 1, 190)

Provai un profondo senso di gratitudine per la Soka Gakkai e ritornai a partecipare alle riunioni.
Mio figlio di lì a poco iniziò a recitare Daimoku, seppure in solitudine, e gli effetti benefici cominciarono a manifestarsi abbattendo i muri che aveva alzato intorno alla sua vita. Oggi ha un rapporto bellissimo sia con me che con il padre, con la sua fede fresca mi incoraggia tutti i giorni!
Insieme a mia sorella siamo orgogliose della nostra impresa gestita da donne. Con tanto impegno abbiamo realizzato importanti traguardi e riconoscimenti.
Nel corso dei miei anni di pratica ho costruito, grazie al sostegno del mio maestro, un io solido basato sulla consapevolezza che qualunque cosa accada io potrò affrontarla.
Il mio obiettivo per il futuro è sostenere la crescita dei giovani che sono un tesoro prezioso per tutta umanità.

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