In questa puntata parliamo delle proccupazioni dei giovani e di come essi le affrontano grazie alla pratica buddista. Riportiamo alcune riflessioni e due esperienze in prima persona.
La prima puntata del focus dedicato ai giovani è disponibile a questo link
Potete inviarci degli spunti di riflessione alla mail nuovo.rinascimento@sgi-italia.org
Sempre più diffusa tra i giovani è l’ansia, che per definizione corrisponde a uno “stato di agitazione, di forte apprensione, dovuto a timore, incertezza, attesa di qualcosa”. È interessante soffermarsi sull’etimologia della parola, dal latino “Anxia”, che deriva dal verbo “Ango” che significa stringere, soffocare.
Nel panorama sociale vediamo una notevole crescita del disagio psicologico nelle sue diverse forme e la maggior parte dei giovani si trova ad affrontare l’ansia legata alla situazione del cambiamento climatico, allo studio, al lavoro, all’incertezza del futuro, alle relazioni…
Un report condotto a novembre 2023 da Telefono azzurro su un campione di 800 ragazzi ha affermato che il 21% dei giovani si sente in ansia e, a un ragazzo su due, il futuro appare come qualcosa di davvero oscuro. Tuttavia, tante e tanti giovani sopraffatti dall’ansia, sono riusciti a fare delle esperienze di trasformazione superando la loro condizione di sofferenza.
Il Buddismo nasce proprio per dare una risposta concreta alle sofferenze.
Quando viviamo una sensazione di ansia dovremmo essere consapevoli che è possibile superarlo e che non è una condizione che dobbiamo subire per tutta la vita. Inoltre, non esiste difficoltà o preoccupazione che non possa essere trasformata in carburante per la nostra crescita.
Nella Proposta di pace del 2017, il maestro Ikeda scrive:
«La capacità di risolvere i problemi non è patrimonio di qualche persona speciale. È una possibilità che abbiamo tutti quando affrontiamo la realtà direttamente, assumiamo su di noi qualche porzione del suo pesante fardello e agiamo con perseveranza. La nostra capacità di superare le difficoltà emerge quando trasformiamo l’angoscia e la preoccupazione in determinazione e azione. I giovani in particolare hanno il dono di una fresca sensibilità e della ricerca appassionata di ideali. La loro energia, insieme ai legami di fiducia che creano fra le persone, può catalizzare una reazione a catena di cambiamenti positivi»
Liberare la capacità umana dell’empatia
La nostra capacità di affrontare situazioni stressanti varia ampiamente da persona a persona e non esiste una risposta valida per tutti, il modo in cui superare l’ansia è qualcosa che riguarda la persona e la sua situazione. Per tale ragione, dire a qualcuno che il suo non è un grosso problema, anche con l’intenzione di incoraggiarlo, potrebbe effettivamente intensificare la sua esperienza di preoccupazione.
Talvolta le reti di relazioni che sostengono le persone sono deboli e di fronte all’ansia tanti sentono di non avere strutture a cui rivolgersi, di non avere accesso al tipo di amicizie o comunità in cui poter condividere apertamente problemi e preoccupazioni.
Le reazioni del cuore umano non sono meccaniche. La maggior parte delle strutture della società tratta le persone come ingranaggi e trasmette loro la sensazione che non sono in grado di plasmare il proprio destino, e tanto meno di indirizzare la società verso una direzione migliore.
Divise tra aspettative e sentimenti di impotenza, le persone diventano sempre più suscettibili. Affrontare con successo l’ansia richiede una comprensione più profonda delle nostre potenzialità illimitate e delle nostre vulnerabilità, e di come sviluppare i nostri punti di forza attraverso il supporto reciproco.
Il maestro Ikeda scrive a riguardo:
«Sembra improbabile che le fonti di stress che affrontiamo diminuiscano; anzi, è altamente probabile che aumenteranno. Ora più che mai dobbiamo sviluppare forza, saggezza e speranza mentre costruiamo reti di sostegno reciproco. In definitiva, la chiave per vivere in una società piena di stress sta nel sentire la sofferenza degli altri come nostra, nel liberare la capacità umana universale dell’empatia. Non dobbiamo portare da soli il peso di un cuore pesante» (BS, 225, 18)
Sebbene ogni situazione sia unica e a sé, la cosa certa è che recitando Daimoku e dedicandoci agli altri, siamo in grado di elevare la nostra condizione vitale così da ridimensionare il problema senza lasciarci schiacciare da esso. Si tratta di trasformare i nostri presunti limiti nel nostro punto di forza.
Tutti noi siamo parte di una rete di relazioni in cui facciamo la differenza, dove ci sono persone che aspettano un nostro incoraggiamento o un sorriso. Se viviamo ogni giorno con la determinazione di sentire che siamo unici e insostituibili, così come siamo, possiamo dare un senso più profondo alla nostra esistenza.
Come afferma il presidente Ikeda:
«Il potere dei giovani non ha limiti.
Anche quando sono travolti dalle avversità
riescono a trasformare
le crisi in opportunità
e, alla fine,
sono in grado di realizzare
una spettacolare vittoria.
Questa è la forza dei giovani»
(NR 678)
IN PRIMA PERSONA
Trovare la vittoria nel mio cuore
di Livia Mancinelli, 24 anni

Sono nata in una famiglia buddista e ho iniziato a praticare a 17 anni. Oggi sono una laureanda al quinto anno di Giurisprudenza e mi sto specializzando in Diritto internazionale, perché da sempre desidero lavorare nel campo dei Diritti umani.
Durante la pandemia ho sviluppato una forte ansia prima degli esami che mi portava a mangiare pochissimo e spesso a vomitare, procrastinavo lo studio al limite per poi spingermi a ritmi folli. Pur passando con buoni risultati non mi sentivo mai veramente capace, come se ogni volta fosse un colpo di fortuna o non lo meritassi… Ho iniziato a recitare Daimoku per scoprire la mia missione per kosen-rufu, desideravo ritrovare la passione per i Diritti umani che mi faceva sentire allineata al cuore del maestro.
Grazie ai continui sforzi nella fede e all’attività nella Soka Gakkai sono riuscita a perseverare e ho potuto fare esperienze importanti.
Nonostante le prove concrete, l’ansia e il disagio che vivevo all’università nel paragonarmi agli altri non mi permettevano di percepire il valore della mia vita. Per mesi ho rimandato gli ultimi due esami poiché non mi sentivo capace di superarli. Dentro di me un pensiero costante: tu non ce la farai mai!
Poi ho queste parole di Sensei nel libro Scuola e lavoro:
«Non fuggire di fronte alla realtà è il primo passo per riuscire a trovare quel qualcosa di cui siamo alla ricerca» (Esperia, pag. 4)
Ho deciso allora di affrontare a viso aperto la mia ansia e, anziché restare immobile, ho iniziato a leggere anche solo una pagina al giorno decidendo di farmi sostenere da mia madre nello studio. Questa azione non scontata mi ha aiutato molto e ha rafforzato il nostro legame.
Nonostante la sofferenza andavo davanti al Gohonzon per rideterminare che, come discepola di Sensei, avrei vinto su me stessa e che in sede di esame avrei sostenuto e incoraggiato tre persone, condividendo con loro la filosofia di speranza del Buddismo. Sapevo che grazie a questa azione avrei trasformato il mio stato vitale e già il solo fatto di prendere la determinazione di sostenere gli altri mi ha riempito di coraggio.
Il giorno dell’esame ho concretizzato la vittoria che era già avvenuta nel mio cuore, mi sentivo soddisfatta dei miei sforzi e ho potuto incoraggiare chi provava ansia in quel momento.
Non mi sono arresa: questa è la vera vittoria nel Buddismo. Nessun voto a scuola o all’università potrà mai rendere giustizia a questa lotta invisibile che avviene dentro di noi.
La grandezza delle difficoltà che incontriamo è proporzionale alla grandezza della nostra missione. Con questo profondo senso di gratitudine ho capito che per prima cosa devo trovare la vittoria nel mio cuore.
Determino di superare (tra pochi giorni!) il mio ultimo esame e di laurearmi per il 16 marzo 2024 dedicando la mia tesi a Ikeda Sensei, maestro di pace e di vita.
Ognuno di noi ha una missione unica, crediamoci!
IN PRIMA PERSONA
Darmi il valore che merito
di Nicola Russo, 25 anni

Sono membro della Soka Gakkai da sette anni. Due anni fa mi sono laureato in fotografia e subito dopo è nato in me il desiderio di lavorare, di sfidarmi e crescere.
Da subito mi sono scontrato con il difficile mondo del lavoro, che ha fatto emergere in me ansia e preoccupazione. Infatti, quando ho trovato i primi clienti chiedevo dei prezzi ridicoli perché avevo paura che spaventati da una cifra troppo alta si sarebbero rivolti a un altro fotografo. Svalutavo il mio lavoro e la mia persona, scendendo a compromessi che mi avrebbero portato solo a una grande frustrazione e proprio per questo sono stato costretto ad arrotondare con altri lavori, come il cameriere.
L’unica costante di questo periodo è stata il Daimoku, quando mi mettevo davanti al Gohonzon recitavo Nam-myoho-renge-kyo per avere più clienti, trovare un lavoro stabile in un’agenzia fotografica e sperare che sarebbe cambiato qualcosa. Il Buddismo di Nichiren però non funziona così, non fa miracoli e non regala soldi. Solo dopo svariati mesi ho capito che il cambiamento non sarebbe arrivato da fuori, bensì doveva partire da me, vincendo sulle mie sofferenze e superando le mie preoccupazioni con azioni concrete.
Un aspetto importante è stato decidere di essere un esempio per i miei coetanei, mostrando la prova concreta come discepolo di Daisaku Ikeda.
Così, come prima cosa ho deciso di lasciare il lavoro da cameriere, sapevo che potevo dare molto di più alla fotografia. Poi ho deciso di proporre il “mio” prezzo ai nuovi clienti, ovvero quello che ritenevo giusto per le ore di lavoro che facevo.
Darmi il valore che merito è stata la chiave per far comprendere agli altri la qualità del servizio che offrivo. Alzando i prezzi ho perso molti lavori, ma sapevo che era giusto così; come dice Nichiren ne I tre ostacoli e i quattro demoni, davanti alle difficoltà:
«Il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà» (RSND, 1, 568)
Infatti, anche se lavoravo di meno guadagnavo molto di più rispetto a prima; davanti a tanti “no” sapevo che dovevo tenere duro senza demoralizzarmi. Adesso sono soddisfatto del lavoro che faccio.
I miei obiettivi per il futuro sono di diventare sempre più indipendente, di arrivare a una stabilità economica più sicura e soprattutto di non smettere mai di amare questo lavoro che mi dà la gioia di alzarmi la mattina.
