In questa seconda parte della prima puntata, pubblicata sul Seikyo Shimbun del 28 novembre 2023, è descritta la lotta che Sensei portò avanti insieme al maestro Toda per i diritti umani e la pace che aprì le porte allo sviluppo di kosen-rufu mondiale. Per leggere la prima puntata della serie “La forza di maestro e discepolo è immensa: la vita del maestro Ikeda” clicca qui
Il voto di lottare per i diritti umani
Oggi il movimento della SGI per un nuovo umanesimo che mira a costruire la felicità delle persone e la pace nel mondo sta avvolgendo l’intero pianeta.
L’origine di questo grande flusso si trova nella lotta in carcere di Makiguchi e Toda Sensei, così come nel voto di Ikeda Sensei di lottare strenuamente per i diritti umani durante il cosiddetto “incidente di Osaka”, avvenuto nel 1957.
Il 3 luglio di quell’anno, Ikeda Sensei fu ingiustamente arrestato e incarcerato sotto l’accusa infondata di violazione della legge elettorale in occasione di un’elezione suppletiva [della Camera dei Consiglieri tenutasi a Osaka alcuni mesi prima]. Dopo quattro anni e mezzo di battaglie legali, il 25 gennaio 1962 venne completamente scagionato.
Nell’undicesimo volume del romanzo La rivoluzione umana, Sensei ha descritto in modo dettagliato le dinamiche e il contesto dell’incidente di Osaka, così come il suo significato nella storia della Soka Gakkai.

Le puntate conclusive dell’undicesimo volume furono pubblicate sul Seikyo Shimbun nell’ottobre del 1991. Il mese successivo la Soka Gakkai realizzò l’“indipendenza spirituale” dalla Nichiren Shoshu. Nel 1992, che fu designato “Anno del Rinascimento Soka”, la nostra organizzazione spiccò il volo come religione mondiale.
A tal proposito, Sensei affermò:
«Ho la profonda sensazione che il periodo della storia di kosen-rufu descritto nell’undicesimo volume de La rivoluzione umana fosse caratterizzato da torrenti impetuosi che scorrevano attraverso le valli e che alla fine avrebbero formato il grande fiume del Rinascimento Soka»
Il corso degli eventi dell’Incidente di Osaka del 1957 determinò non solo l’Anno del Rinascimento Soka di trentacinque anni dopo, ma anche il flusso di kosen-rufu mondiale fino ai giorni nostri.
Una lotta per estirpare la natura malvagia insita nell’essere umano
«Sebbene nel mondo stia prendendo forma un movimento per la messa al bando degli esperimenti sulle armi nucleari, è mio desiderio andare oltre, attaccare il problema alla radice. Voglio denudare e strappare gli artigli che si celano nelle estreme profondità di simili ordigni» (www.senzatomica.it)
Questo è il potente ruggito di leone del secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, che risuonò durante il Festival dei giovani tenutosi l’8 settembre del 1957 presso lo stadio Mitsuzawa di Yokohama, a Tokyo.
Nella sua dichiarazione, Toda Sensei aggiunse:
«Per questo invoco la pena di morte per coloro che dovessero decidere di utilizzare le armi nucleari, senza che si tenga in considerazione il fatto che appartenga a un Paese vincitore o a un Paese sconfitto, e senza che conti la nazionalità di appartenenza» (Ibidem)
All’epoca, il mondo era diviso dalla Guerra Fredda tra oriente e occidente e la corsa agli armamenti si stava intensificando sempre più alla luce del principio della deterrenza nucleare. Test nucleari venivano eseguiti più e più volte.
Per abolire le armi nucleari in grado di distruggere l’umanità in un istante, il presidente Toda condivise la Dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari come l’elemento più importante della sua eredità spirituale ai giovani.
Essendo un praticante buddista che dà la massima importanza alla dignità della vita, Toda Sensei naturalmente era contrario alla pena di morte: il motivo per cui parlò di pena di morte per chi facesse uso di armi nucleari era per condannare come male assoluto la “natura malvagia dell’egoismo” di coloro che sono detentori di armi nucleari e intendono utilizzarle.
Nel novembre dello stesso anno, due mesi dopo la sua dichiarazione, Toda Sensei avrebbe dovuto visitare Hiroshima. Tuttavia, la mattina della partenza non riuscì nemmeno ad alzarsi poiché era già estremamente debole. Successivamente Ikeda Sensei ripensando a quei giorni affermò:
«Mi chiedo quali fossero i suoi sentimenti nei confronti di Hiroshima, il luogo in cui era avvenuto il bombardamento atomico. Era fermamente determinato a recarsi, anche a costo della vita, nella città che era stata distrutta dagli “artigli del demone” chiamati armi nucleari».
E aggiunse:
«La fermezza del mio maestro, che desiderava recarsi a Hiroshima anche a rischio della sua vita, non svanirà mai dal mio cuore, per il resto della mia esistenza. Anzi, è diventata il punto di origine delle mie azioni»
Toda Sensei avrebbe dovuto partecipare a una riunione generale delle giovani donne incentrata sulla sua dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari. In sua vece partecipò Ikeda Sensei, che esortò le partecipanti a ereditare e portare avanti lo spirito della dichiarazione.
Per tutto il corso della sua esistenza, Ikeda Sensei ha promosso lo spirito della dichiarazione di Toda attraverso i suoi dialoghi con intellettuali e figure di spicco di tutto il mondo e le sue Proposte di pace, e si è dedicato anima e corpo alla realizzazione dell’abolizione delle armi nucleari.
Nel 2017, sessantesimo anniversario della dichiarazione, è stato adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari con il voto favorevole di centoventidue paesi, ed è entrato in vigore nel 2021 dopo essere stato ratificato da cinquanta paesi.
La regina del mondo religioso
Nel marzo del 1958 Toda Sensei disse a Ikeda Sensei:
«Celebriamo una cerimonia che valga come prova generale di kosen-rufu, in vista del futuro» (RU, 12, 234)
La cerimonia si tenne il 16 marzo, alla presenza di seimila giovani provenienti da ogni zona del Giappone.
Per l’occasione era prevista una visita del primo ministro, ma venne annullata a causa dell’interferenza di qualcuno a lui vicino (cfr. RU, 12, 248). Toda Sensei, seppure pieno di rabbia nei confronti del primo ministro che aveva disatteso la promessa fatta ai giovani, decise comunque di organizzare una grande cerimonia insieme a loro.
Le condizioni di Toda Sensei, che nel dicembre dell’anno precedente aveva realizzato l’obiettivo della sua vita di introdurre 750.000 famiglie al Buddismo del Daishonin, erano talmente precarie da non riuscire più a indossare scarpe di cuoio. Ciononostante, riuscì a partecipare alla cerimonia e dichiarò con fermezza:
«La Soka Gakkai è la regina del mondo religioso»
E affidò ai giovani ogni aspetto del futuro di kosen-rufu.
Dopo il 16 marzo, Toda Sensei esortò Ikeda Sensei a non abbassare mai la guardia e a non indietreggiare mai nella lotta contro il male. Lo ammonì con fermezza e severità a lottare con tutto se stesso, fino in fondo, senza mai indietreggiare di un solo passo di fronte alle forze negative che cercavano di turbare o ostacolare il progresso della Soka Gakkai. Ikeda Sensei ha ripetuto più e più volte queste ultime indicazioni di Toda Sensei in quanto severe linee guida per i Giovani e per la Soka Gakkai nella sua interezza.
Il 2 aprile 1958, all’età di 58 anni, la nobile vita di Toda Sensei, dedita all’altruistica propagazione della Legge, giunse al termine. Il 29 aprile dello stesso anno Ikeda Sensei scrisse:
«Lotterò per provare al mondo intero la grandezza del mio maestro. Avanzerò, andrò sempre avanti. Lotterò risolutamente, cavalcando le onde violente degli ostacoli e dei demoni. Sono entrato nella fase essenziale della mia giovinezza» (Diario giovanile, Esperia, pag. 660)
Con lo spirito di non dualità
Dopo la scomparsa di Toda Sensei, l’opinione pubblica mosse numerosi attacchi nei confronti della Soka Gakkai, affermando che si sarebbe disintegrata. Più intensa si faceva la tempesta di critiche, più lo spirito combattivo di Ikeda Sensei divampava. Nel suo diario scrisse:
«La mia vita è interamente dedicata a lottare per realizzare la visione del presidente Toda, la sua ultima volontà. È la mia unica missione in questo mondo» (Diario giovanile, Esperia, pag. 686)
Dopo la morte del suo maestro, Ikeda Sensei si assunse la piena responsabilità di kosen-rufu e continuò a incoraggiare i suoi compagni di fede nello spirito di non dualità con il suo maestro.
Il 3 maggio 1960 fu nominato terzo presidente della Soka Gakkai. Viaggiò in tutto il mondo per concretizzare la visione di kosen-rufu del suo maestro. Egli scrive:
«Se tutti voi continuerete a proteggere lo spirito di maestro e discepolo, emergeranno sicuramente leader straordinari. […] Sono fermamente convinto che quel giorno arriverà»

