Il desiderio di imparare è potente e bello.
In una delle sue lettere, Nichiren Daishonin loda Myoichi-nyo per il suo spirito di ricerca nel porgli domande sulla dottrina del conseguimento della Buddità nella propria forma presente. E giunge a esclamare:
«Forse il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, ha preso possesso di te?» (RSND, 2, 839)
In questo Anno dei giovani e del trionfo, in Giappone e in tutto il mondo si sono tenuti tantissimi corsi di studio e sessioni di esame, così pieni di entusiasmo che potremmo anche definire il 2023 come “Anno dello studio mondiale”. Quanto ne sarebbe felice il Daishonin!
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Tanto per fare qualche esempio di questo intenso movimento di studio a livello mondiale, nel mese scorso in tutta l’Africa, il “continente della speranza”, si è tenuto il sesto esame di studio buddista, e i membri di 28 nazioni africane fra cui Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Cameroon, Kenya, Madagascar e Zambia hanno partecipato pieni di spirito di ricerca.
Il primo di questi esami si era tenuto nel 2016 e, dopo due anni di sospensione dovuti alla pandemia di Covid 19, quest’anno sono ripresi. I membri stanno approfondendo la loro conoscenza del Buddismo, mentre studiano e si incoraggiano con calore l’un l’altro nelle varie lingue dell’Africa.
Quest’anno gli esami si sono tenuti per la prima volta nella Repubblica delle Seychelles, che comprende 115 isole nell’Oceano Indiano, circa 1.300 chilometri al largo della costa africana. Quando l’ho saputo, ho giunto le mani in segno di rispetto e approvazione, pensando anche a tutti gli sforzi dei nostri preziosi membri del Gruppo Isole Vittoriose in Giappone, che di recente ha celebrato il suo quarantacinquesimo anniversario (il 7 ottobre).
Mi ha particolarmente colpito il resoconto gioioso di un responsabile della SGI Sud Africa, che ha affermato: «Unirci insieme nello studio come “continente del ventunesimo secolo” è stata una grande vittoria».
In ogni parte del mondo i compagni Bodhisattva della Terra, mentre affrontano difficoltà indescrivibili, stanno studiando assiduamente e mettendo in pratica i princìpi essenziali per la trasformazione interiore, come il “mutuo possesso dei Dieci mondi” e i “tremila regni in un singolo istante di vita”.
Tutte le persone incarnano il mutuo possesso dei Dieci mondi e perciò possiedono lo stato vitale supremamente nobile della Buddità. Questo insegnamento di Nichiren è profondamente in sintonia con la saggezza africana ubuntu, una filosofia che pone l’accento sulla compassione, la bontà interiore e l’interconnessione di tutte le persone, per cui si afferma: “Io sono perché tu sei”.
L’indomito paladino dei diritti umani Nelson Mandela (1918–2013), ex-presidente del Sud Africa, sottolineò l’importanza della saggezza ubuntu e, sintetizzando la filosofia di vita che lui stesso aveva forgiato in più di ventisette anni di carcere e instancabili battaglie per i diritti umani, dichiarò:
«La bontà dell’essere umano è una fiamma che si può nascondere, ma mai estinguere»[1]
Questo incrollabile spirito di rispetto per tutte le persone fece cadere gli spaventosi muri dell’apartheid, un sistema istituzionalizzato di discriminazione razziale.
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Un florido movimento di studio buddista è una grande forza trainante per kosen-rufu: sessant’anni fa, nel 1963, la Soka Gakkai designò per la prima volta un “Anno dello studio”. E sin dall’inizio di quell’anno in tutto il Giappone si tennero esami di ammissione al Dipartimento di studio, ai quali parteciparono 500.000 membri di tutte le età e di ogni estrazione sociale. Il flusso di questo grande movimento delle persone, con le persone e per le persone, volto a interiorizzare la filosofia di vita del Buddismo di Nichiren, ha silenziosamente nutrito e arricchito la società giapponese a un livello profondo.
Sempre in quell’anno a novembre, mese della fondazione della Soka Gakkai, e nei mesi successivi viaggiai per tutto il Giappone tenendo lezioni sugli scritti del Daishonin ed esortando i membri ad alzarsi e agire.
Esortai i membri del Tohoku e dello Shin’etsu a mantenere una fede forte per costruire la pace per tutta l’umanità.
Esortai i membri di Tokyo ad assicurare fondamenta eternamente solide per il futuro della Soka Gakkai.
Incoraggiai i membri del Kanto a impegnarsi come un nucleo dalla esemplare unità per la nostra grande organizzazione.
Mi appellai ai membri del Tokaido affinché lavorassero allegramente per kosen-rufu con uno spirito di rispetto reciproco.
Incoraggiai i membri del Kansai ad essere alleati delle persone che soffrono e avanzare in modo da essere chiamati “i pilastri del Giappone”.
Esortai ogni membro dello Shikoku a diventare una persona capace, dotata della forza di mille persone e con il cuore colmo della passione e della determinazione profonda di recare felicità a tutti.
Rivolsi ai membri dell’Hokkaido l’appello di essere re leoni che si conquistano ampiamente la fiducia delle persone, guardando al futuro, tra dieci o vent’anni.
Incoraggiai i membri del Chubu a dare un esempio dello spirito di kosen-rufu dando vita a un flusso costante di nuovi leader.
Esortai i membri del Kyushu a creare, grazie ai loro sforzi, un fresco impulso dinamico in grado di superare le difficoltà sociali apparentemente insormontabili.
In quello stesso anno [agosto 1963], avevo anche incoraggiato i membri dell’Hokuriku a dimostrare che chi ha fede nel Buddismo di Nichiren trionferà sicuramente.
L’anno successivo chiesi ai membri di Okinawa di costruire una terra di pace sviluppando con forza il loro movimento di persone comuni.
Adesso, con lo stesso spirito, affido queste speranze a ognuno di voi.
Allora, sessant’anni fa, nutrivo particolari aspettative per l’attività dei membri del Gruppo uomini.
Nel mio editoriale sul numero di novembre 1963 della nostra rivista di studio, Daibyakurenge, scrissi che costruire il grande castello Soka delle persone comuni era responsabilità del Gruppo uomini, ed esortai i suoi membri a unirsi insieme nel dedicare tutta la vita alla grande impresa di kosen-rufu.
Quando i veterani che hanno affrontato sfide coraggiose si alzano in piedi, possono cambiare i tempi e il corso della storia.
Di recente il Gruppo uomini della Soka Gakkai Bharat, [India] mi ha inviato la loro canzone “Manca poco!” che contiene questi versi:
Paladini coraggiosi, arditi e forti,
che hanno un’unica mente, e non mollano mai.
La loro impavida preghiera spalanca la strada.
È un’espressione perfetta del “cuore del re leone!”.
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Intorno al 18 novembre le Leonidi, uno sciame di meteore, adorneranno i cieli, proprio in coincidenza con il glorioso anniversario della fondazione della Soka Gakkai e del giorno in cui il nostro primo presidente Tsunesaburo Makiguchi morì nobilmente in carcere per le sue idee.
Questo spettacolare fenomeno celeste raggiungerà il suo culmine in Giappone nel primo pomeriggio del 18 novembre. Come a celebrare i Bodhisattva della Terra che, quali leoni, sono “emersi nello stesso istante” (cfr. SDL, 15, 295) in tutto il mondo, le Leonidi punteggeranno i cieli di luci affascinanti.
Mi torna in mente un giorno della fondazione della Soka Gakkai particolarmente luminoso e pieno di sole. Era il 1978. Quel giorno, presso il Centro culturale Arakawa di Tokyo – una roccaforte di “membri capaci di ispirare gli altri”[2] – si teneva una riunione dei responsabili di Centro. Era la data di pubblicazione del decimo volume de La rivoluzione umana, nel quale narravo la storia della lotta condivisa che i miei amati membri del Kansai “sempre vittorioso” avevano ingaggiato al mio fianco.
Nel capitolo “Determinazione” di quel volume riportai le parole piene di passione che il mio maestro Josei Toda pronunciò in una lezione nella Sala civica Nakanoshima di Osaka [nel 1956]:
«Eccomi a Osaka per tenere una lezione. Perché? Desidero liberare Osaka dalle malattie e dalla povertà. Non ho altro desiderio» (RU, 10, 41)
Perché ci impegniamo nelle attività della Soka Gakkai? Perché cerchiamo di formare persone capaci?
Per realizzare il grande sogno di eliminare l’infelicità e la disperazione dalla faccia della terra.
Agli albori del nostro movimento i membri del Kansai fecero proprio lo spirito di Toda e si batterono coraggiosamente al mio fianco per trasformare il loro destino e quello del paese. Ciò portò a un risultato epocale nella Campagna di Osaka e alla realizzazione di ciò che tutti ritenevano impossibile[3].
La sala civica di Nakanoshima fu anche sede della prima riunione generale dei responsabili di Centro della Soka Gakkai al di fuori di Tokyo.
Conservo cari ricordi di quell’evento che si svolse nel dicembre 1973, durante il nostro secondo “Anno dello studio”. Era la stessa sala dove, nel 1957, aveva avuto luogo il raduno di Osaka[4], traboccante di membri dall’invincibile spirito combattivo.
Quell’anno, il 1973, era stato nominato anche “Anno della gioventù” e i nostri giovani avevano compiuto sforzi notevoli.
In quel periodo i prezzi del petrolio erano andati alle stelle a causa della Guerra Yom Kippur (la quarta delle guerre arabo-israeliane), mentre eventi climatici estremi in tutto il mondo avevano causato una crisi alimentare a livello globale.
In quella riunione generale, condivisi il seguente passo del trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese:
«Quando in un paese regna il disordine, i primi a essere in disordine sono gli spiriti; quando gli spiriti sono in disordine, anche tutto il popolo è in disordine» (RSND, 1, 9)[5]
Questo passo spiega come i disordini sociali riflettano immancabilmente il disordine nei pensieri e nella mente delle persone.
In quei giorni spesso gli interessi nazionali venivano anteposti alla vita delle persone e la violenza veniva giustificata e alimentata dall’odio. Sfortunatamente erano le persone comuni, le mamme e i bambini, a essere maggiormente colpite da questo ribaltamento di priorità.
Oggi la situazione è ancora più critica. Perciò, come persone che abbracciano la filosofia del Buddismo di Nichiren che afferma il supremo valore della vita, adoperiamoci a diffondere il nostro movimento basandoci sulla convinzione che «Niente è più prezioso della pace» (La nuova rivoluzione umana, vol. 1, pag. 1), a partire dai rispettivi luoghi della nostra missione.
Nel 1973 furono fondati anche molti gruppi speciali della nostra organizzazione, come il Gruppo imprenditori, il Gruppo dirigenti, il Gruppo complessi residenziali (attuale gruppo Castelli di felicità), il Gruppo comunità agricole (attuale Gruppo agricoltura e pesca) e il Gruppo comunità.
Nei luoghi in cui si trovavano, i membri di questi gruppi – campioni ed eroi del mondo[6] – hanno tenuto alti i vessilli di “mettere in pratica la fede nella vita quotidiana”, “tradurre il Buddismo in azione nella società”, “trasformare il veleno in medicina” e “Buddismo significa essere vittoriosi”.
Per cinquant’anni hanno compiuto sforzi assidui come pionieri e modelli per tutti. Nutro per loro una gratitudine sconfinata.

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Sono passati dieci anni dal completamento del Palazzo del grande voto di kosen-rufu.
Toda ci incoraggiava spesso:
«Decidete che fra dieci anni potrete dichiarare con fierezza di essere diventati le persone più felici del mondo»[7]
E in questi ultimi dieci anni, in ogni luogo i nostri membri hanno fatto proprio questo, superando montagne di difficoltà e realizzando vite piene di felicità e vittorie.
Oggi i nostri membri, uniti da un voto condiviso, sono presenti in 192 paesi e territori del mondo, e fuori dal Giappone sono quasi tre milioni. Ovunque stanno dando la prova concreta di come si realizza la felicità attraverso la rivoluzione umana. Come Bodhisattva della Terra stanno danzando con gioia e il mondo intero è il loro palcoscenico, in Nord America, Sud America, Asia, Oceania, Europa, Africa e Medio Oriente.
Indipendentemente dalle circostanze, i membri della famiglia Soka sono saldamente uniti nello spirito di “diversi corpi, stessa mente”.
Con la fiamma del coraggio nel cuore, fiduciosi che “più scura è la notte, più vicina è l’alba”, essi continuano ad avanzare illuminando la comunità in cui vivono con le loro azioni.
Niente mi rende più felice di vedere i nostri splendidi membri.
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Il professor Harvey Cox della Harvard Divinity School affermò in una intervista che la Soka Gakkai si è impegnata attivamente nell’affrontare i vari problemi cruciali che l’umanità ha di fronte. Disse anche che ciò che ci distingueva come movimento popolare buddista era il coinvolgimento a livello sociale.
Ho considerato le sue parole come un riflesso del nostro forte impegno ad adoperarci non solo per la nostra felicità personale, ma per quella di tutte le persone[8].
La Soka Gakkai, che abbraccia la suprema filosofia del mondo per la felicità umana, è il gruppo di persone comuni più grande nel mondo, che niente potrà sconfiggere.
Le fondamenta della nostra Soka Gakkai giovane in tutto il mondo sono solide come la roccia.
Unendo più che mai la passione e il potere dei giovani Bodhisattva della Terra, costruiamo grandi castelli di persone capaci e coltiviamo giardini di pace sempre più vasti per creare valore, conducendo alla felicità l’intera famiglia globale!
[1] Nelson Mandela, Long Walk to Freedom: The Autobiography of Nelson Mandela, Randburg: Macdonald Purnell, 1994, p. 615. Ed. it.: Nelson Mandela, Lungo cammino verso la libertà, Feltrinelli, 2012.
[2] Dalla canzone della Soka Gakkai “Ah, i nostri membri che ispirano gli altri”.
[3] Nel maggio del 1956 i membri del Kansai, uniti intorno al giovane Daisaku Ikeda, inviato dal secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda per sostenerli, realizzarono una crescita del numero di membri del loro capitolo pari a 11.111 famiglie in un mese. Nelle elezioni che si tennero due mesi dopo, a luglio, il candidato appoggiato dalla Soka Gakkai conquistò un seggio nella Camera Alta, un risultato che a quell’epoca era ritenuto impossibile.
[4] La Soka Gakkai indisse un raduno per protestare contro l’ingiusta detenzione del presidente Ikeda, allora responsabile di staff dei giovani, ordinata dalla Procura distrettuale in relazione ai fatti di Osaka. Si tenne presso la sala civica di Nakanoshima, a Osaka, il 17 luglio 1957, quand’egli fu rilasciato dopo due settimane di interrogatori.
[5] Citazione dal Sutra dei Re benevolenti.
[6] Eroe del mondo è uno dei titoli del Budda.
[7] Cfr. Josei Toda, Toda Josei zenshu (Opere complete di Josei Toda), vol. 4, Tokyo, Seikyo Shimbunsha, 1984, p. 441.
[8] Seikyo Shimbun, 1 gennaio 2016.
