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Una mattinata al Tokyo Fuji Art Museum - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:28

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Una mattinata al Tokyo Fuji Art Museum

Novembre 2023 segna il quarantesimo anniversario dell’apertura del Tokyo Fuji Art Museum. Per questa occasione Lucrezia Petrucci e Flore Ghetti, due studentesse dell’Università Soka a Tokyo, hanno deciso di fare una visita al museo. In questo articolo ci raccontano la loro mattinata e condividono in un dialogo le loro impressioni, emozioni e determinazioni

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L’8 novembre, in una soleggiata mattina autunnale, io e Flore abbiamo deciso di visitare l’esibizione in mostra al Tokyo Fuji Art Museum, in occasione del quarantesimo anniversario dell’inaugurazione del museo. 
Il titolo della mostra è “Great Silk Road World Heritage Exhibition: Honoring 45 years of Peace and Amity between Japan and China”, che celebra il quarantacinquesimo anniversario della firma del Trattato di Pace e Amicizia tra la Cina ed il Giappone.
Mentre dal campus dell’Università Soka ci avviamo verso il museo, che sorge proprio lì a ridosso, comincia un dialogo tra noi…

Lucrezia: «Flore, sai cosa è il Fuji Art Museum e come è nato? Lo vedo ogni giorno camminando verso l’università, ma devo ammettere che non avevo approfondito bene la sua storia». 

Flore: «No, non so molto nemmeno io, solo che il maestro Ikeda ha deciso di fondarlo come simbolo di pace e amicizia tra popoli e culture, come un luogo di incontro tra epoche e culture diverse, affinché i suoi visitatori possano percepire, attraverso l’arte, questo amore per culture e popoli mai incontrati prima». 

Lucrezia: «Che meraviglia! Devo ammettere che prima di venire alla mostra sono andata a cercare un po’ di informazioni riguardanti il museo e questa mostra. Ho scoperto che il presidente Ikeda nutriva il profondo desiderio di fondare un museo già dal momento della sua nomina a terzo presidente della Soka Gakkai, nel 1960. L’occasione per realizzare questo suo obiettivo è emersa successivamente all’incontro con un grande storico d’arte, René Huyghe, che è stato curatore del museo Louvre di Parigi».

Flore: «Sì! Ricordo di aver letto di questo incontro. Entrambi hanno creato un bellissimo legame di amicizia e fiducia nel corso degli anni, basato sulla profonda convinzione che l’arte possa rappresentare il terreno fertile per la creazione di legami di pace in tutto il mondo». 

Lucrezia: «Sono d’accordo. Entrambi nutrivano il desiderio di utilizzare l’arte come elemento portante per la diffusione di una cultura di pace. René Huyghe, infatti, è conosciuto anche per aver salvato moltissime opere d’arte del Louvre dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Il dialogo con il presidente Ikeda è stato pubblicato con il nome Dawn after Dark, voglio assolutamente leggere quel libro. René Huyghe decise di collaborare con il presidente Ikeda nella creazione della mostra di apertura del TFAM, nel 1983, intitolata “Masterpieces of French Art”. Da quel momento in poi, ogni esibizione esposta al TFAM si basa su una collaborazione tra diversi musei nel mondo».

Entrate al museo, nel corridoio che ci porta verso l’esibizione si trovano le diverse locandine delle molteplici mostre che il museo ha ospitato nel corso degli anni. Dal 1983 ad oggi, il museo ha inoltre organizzato trentatré mostre in diversi paesi e territori nel mondo.
La sensazione più vivida che si prova quando si entra all’interno del TFAM è quella di essere immersi in un’atmosfera che esprime amore e apprezzamento vero l’arte e la cultura, in quanto patrimonio dell’umanità, in quanto tesori dai quali nascono comprensione reciproca, rispetto e pace.
Il nostro dialogo prosegue…

Lucrezia: «Leggevo che uno dei principi fondamentali del TFAM è quello di essere un ponte tra le diverse culture e paesi nel mondo, un luogo in cui si possa respirare un’atmosfera di pace che non è passiva, ma attivamente creata attraverso la diffusione dell’arte e della cultura». 

Flore: «Lo trovo fantastico. Sicuramente una delle cose che mi colpisce di più di questo museo è che l’obiettivo per cui è stato fondato è far sì che più persone possibili, a partire dagli studenti dell’Università Soka, possano avere accesso alla conoscenza e alla cultura». 

La mostra è bellissima, riesce a trasmettere la grande ricchezza culturale resa possibile e diffusasi grazie alla Grande Via della Seta. Siamo entrambe colpite dalla cura con la quale ogni pezzo unico è stato posto in mostra. Ogni oggetto o manoscritto è curato nel minimo dettaglio.
Alla fine della visita io e Flore ci sentiamo entrambe arricchite nel cuore e ci scambiamo le nostre impressioni…

Lucrezia: «Ciò che mi ha colpito maggiormente è il fatto che questa mostra è nata in collaborazione con altri musei. Nel caso di questa mostra specifica, hanno collaborato più di venti musei! Questo veramente significa creazione di legami basati sulla fiducia e sul rispetto della cultura!».

Flore: «È emozionante constatare che ogni mostra organizzata dal TFAM è frutto di una collaborazione. In Europa, e in generale nel mondo, spesso i musei possiedono pezzi d’arte che sono stati rubati durante l’epoca coloniale e mai restituiti. Mi ha colpita molto vedere invece che alla base di ogni mostra al TFAM c’è questo spirito di rispetto reciproco volto a rafforzare legami di amicizia e fiducia tra stati e paesi. A volte, anche se da un punto di vista politico gli Stati possono essere in disaccordo tra loro, l’arte è in grado di andare oltre le differenze e persino i conflitti. L’arte e la cultura rappresentano un soft power, un potere morbido, che può aprire la strada a una maggiore comprensione reciproca anche a livello politico».

Lucrezia: «Sì! L’arte ha veramente il potere di sciogliere pregiudizi di cui subiamo il condizionamento, a volte anche senza rendercene conto. Ci dà la possibilità di apprezzare le differenze e rispettarle profondamente, poiché ci arricchiscono come esseri umani. La visione del presidente Ikeda è veramente profonda e lungimirante».

Flore: «Che fortuna avere un tale museo qui vicino all’Università Soka!».

Lucrezia: «Sì, è stata una mattinata bellissima! Grazie di essere venuta con me!».

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