PER LE RIUNIONI DONNE DI NOVEMBRE IL MATERIALE DI RIFERIMENTO È IL NONO CAPITOLO DE IL MONDO DEL GOSHO INTITOLATO “IL GOHONZON”
Di seguito una sintesi dei punti principali del nono capitolo:
•Nam-myoho-renge-kyo è allo stesso tempo il nome della Legge eterna e della vita del Budda che è una sola cosa con essa. La rivelazione dell’identità originale di Shakyamuni che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato indica che si dovrebbe fare della Legge il proprio oggetto di culto: è essa la maestra di Shakyamuni e di tutti i Budda.
• Nichiren Daishonin iscrisse il Gohonzon per far sì che tutti potessero creare un legame diretto con la Legge. Egli iniziò a iscrivere i Gohonzon dopo aver rivelato la sua identità originale a Tatsunokuchi.
• Fra gli scritti composti a Sado spiccano L’apertura degli occhi (1271) e L’oggetto di culto per l’osservazione della mente (1273), che spiegano l’oggetto di culto rispettivamente nei termini della persona e della Legge.
• Nel Gohonzon è raffigurata la Cerimonia nell’aria come è descritta nel sedicesimo capitolo del Sutra del Loto. Questo capitolo rivela l’eternità della Legge mistica su tre livelli (integrazione dei tre princìpi mistici): l’eternità del Budda originale (effetto originale), degli esseri viventi (causa originale) e della terra (terra originale).
• Se il Daishonin avesse proclamato Nam-myoho-renge-kyo senza iscrivere il Gohonzon, le persone avrebbero capito soltanto di dover tributare devozione al Sutra del Loto e non avrebbero compreso che Nam-myoho-renge-kyo è la Legge eterna che costituisce la realtà dell’universo e la vera entità di tutti gli esseri viventi.
Il Gohonzon

Giulia: Questo mese approfondiamo insieme il capitolo 9 de Il mondo del Gosho in cui viene approfondito il significato del Gohonzon. Il capitolo è talmente ricco di contenuti importanti che non è stato semplice selezionare dei brani e vorrei caldamente invitare tutte a leggerlo dall’inizio alla fine.
Iniziamo con una citazione del presidente Ikeda:
«Il Daishonin scrive: “Io, Nichiren, ho scritto questo Gohonzon in sumi, trasfondendovi la mia anima, perciò credi in esso. Il volere del Budda è il Sutra del Loto, l’anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo”. Di conseguenza se vogliamo che la nostra vita sia in armonia con il Gohonzon che incarna la vita di Nichiren Daishonin, dovremo offrire sincere preghiere su cui basare ogni nostra azione, parola o pensiero. E’ il cuore che conta. E cuore significa fede. Nell’originale giapponese del brano appena citato il Daishonin dice “credi in esso con tutto il tuo cuore» (pag. 327)
La frase di Gosho che qui viene citata è una delle più conosciute e una delle prime che impariamo quando iniziamo a praticare, perché Nichiren spiega un concetto fondamentale, ossia che il Gohonzon rappresenta la sua vita, la sua illuminazione e che l’essenza del Gohonzon è la Legge mistica, Nam-myoho-renge-kyo, scritta al centro della pergamena in grandi caratteri. Il presidente Ikeda spiega che per armonizzare la nostra vita con quella di Nichiren Daishonin dovremmo pregare decidendo di basare le nostre azioni, i nostri pensieri e le nostre parole su Nam-myoho-renge-kyo. In questo modo manifestiamo la vita del Budda mantenendo la nostra identità di semplici esseri umani.
Devo dire che grazie a questo Gosho e alla spiegazione del presidente Ikeda, ho compreso nuovamente l’importanza di fare quotidianamente attenzione a come agisco, a cosa penso e a cosa faccio uscire dalla mia bocca… e anche nei momenti in cui non riesco a esprimere con le mie azioni la vita del Budda ho sempre la possibilità, in ogni momento, di cambiare la situazione recitando Daimoku e determinando di riuscire a farlo.
Stefania: Capisco bene quello che dici perché nella vita quotidiana non è così semplice essere sempre coerenti, ma decidere di riuscirci rappresenta la mia sfida, la mia rivoluzione umana, e riguarda sia la vita personale che l’attività buddista. Non a caso Sensei ci incoraggia a guardarci dentro ogni giorno davanti allo “specchio” del Gohonzon, per rinnovare il nostro voto e trovare il coraggio di essere coerenti prima di tutto con noi stessi e, di conseguenza, con gli altri. Personalmente è stato molto importante il brano in cui Nichiren ci dice di credere con tutto il cuore. All’inizio della pratica rimasi molto colpita da questa affermazione, perché avevo intuito che quella era la chiave per realizzare i miei sogni. Mi spiegarono che è necessario credere con il cuore al 100 per cento; quindi credere al 99 per cento, anche se può sembrare tanto, non è comunque sufficiente.
E allora mi chiedevo: come faccio a capire se sto pregando con tutto il cuore e non solo con un pezzetto? La soluzione l’ho avuta da una lezione a un corso estivo: avrei trovato sicuramente una risposta facendo tanto Daimoku, perché anche solo il fatto di sfidarmi nel recitare Daimoku dimostrava un atteggiamento coraggioso nella fede, e questo mi avrebbe certamente portato a un cambiamento. Non sapendo come misurare questo “100%” ho iniziato a dialogare con il Gohonzon come se fosse un amico o un genitore, così, anche se non capivo tutto, grazie al Daimoku la mia vita si è aperta ed è cambiata. E’ proprio come leggiamo ne Il mondo del Gosho:
«Perciò Abutsu-bo è la Torre Preziosa stessa, e la Torre Preziosa è Abutsu-bo stesso. Senza questa consapevolezza tutto il resto è inutile. E’ la Torre Preziosa adornata dai sette tipi di gioielli: ascoltare il vero insegnamento, credere in esso, osservare i precetti, ottenere la pace della mente, praticare assiduamente, dedicarsi senza egoismo e cercare sempre il miglioramento personale. Potresti pensare di aver fatto offerte alla Torre Preziosa del Budda Taho, ma non è così. Le hai offerte a te stesso. Tu stesso sei un vero Budda che possiede le tre virtù dell’illuminazione. Recita Nam-myoho-renge-kyo con questa convinzione. Allora, il luogo dove vivi o reciti Daimoku è il luogo della Torre Preziosa» (pag. 329)
Giulia: Il fatto che l’oggetto di culto non sia qualcosa di esterno alla nostra vita è importantissimo. Ma anche se è uno dei primi concetti che impariamo e comprendiamo teoricamente, non possiamo fare a meno, come esseri umani, di cadere nell’errore di considerare il Gohonzon come un oggetto esterno. Per questo motivo ho subito sentito che dovevo imparare a correggere questo atteggiamento non appena si manifestava, e che dovevo farlo nel più breve tempo possibile, altrimenti non avrei potuto far diventare il luogo in cui vivevo il luogo della Torre Preziosa. Ancora oggi la mia cartina tornasole per capire se ho un atteggiamento corretto o meno è vedere se mi lamento, se attribuisco la mia felicità o infelicità a qualcosa di esterno, se in qualche modo recitando Daimoku imploro invece di decidere di realizzare quello che desidero. Sensei scrive:
«Questo è “l’oggetto di culto per osservare la mente”. Non v’è altro modo per condurre tutte le persone all’illuminazione che aiutarle a manifestare l’oggetto di culto nella propria vita. Ed è ciò che fa il Gohonzon, offrendo questa possibilità a chiunque, in pari misura. L’oggetto di culto per osservare la mente rappresenta un cambiamento radicale nell’idea di oggetto di culto. In ciò risiede l’essenza di una religione per l’umanità che rispetta al massimo grado il potenziale umano e rende possibile un vero cambiamento» (pag. 330)
Ho sempre trovato rivoluzionario il concetto di “l’oggetto di culto per osservare la mente”. Nello stesso capitolo, in un passaggio precedente, il presidente Ikeda scrive che usando il Gohonzon come uno specchio limpido dovremmo sviluppare fiducia nell’esistenza di questo potere nella nostra vita, in quella dei nostri amici e di tutte le persone. Perché credere nel Gohonzon significa credere che il vero potenziale di tutte le persone è la “vita del Budda di gioia illimitata”. Una cosa molto comune per noi donne, all’inizio del nostro percorso buddista, è il fatto di avere una grande sfiducia nelle nostre capacità, non a caso gran parte della nostra rivoluzione umana si traduce nel dover scoprire e rivelare a noi stesse il nostro valore. Grazie al desiderio di manifestare i tesori del cuore, passo dopo passo, sono riuscita a realizzare tantissime cose, dall’armonizzazione familiare, al diventare brava nel mio lavoro, a costruire basi solide in ogni aspetto della mia vita. Ogni piccolo passo verso le mie realizzazioni mi ha richiesto lo sforzo di trasformare il senso di inadeguatezza in gratitudine per la pratica buddista e per il presidente Ikeda. Per questo motivo penso che praticare sia una grande avventura di scoperta del proprio valore e del valore altrui. Anche riuscire ad apprezzare profondamente gli altri non è sempre semplice, ma in questo ambito l’attività buddista ci dà grandi opportunità. Ad esempio, diversi anni fa, facevo attività con un uomo il cui carattere, il modo di fare e di pensare erano così diversi dai miei che era difficile capirsi.
In ogni cosa che facevamo insieme traspariva una irritazione di fondo difficile da nascondere. Entrambi iniziammo a recitare molto Daimoku per trasformare la nostra relazione per il bene del settore di cui eravamo responsabili e alla fine questi sforzi hanno cambiato talmente tanto la nostra relazione che l’apprezzamento reciproco è diventato infinito.
Quella fu la prima volta che ho fatto questo tipo di esperienza e si è aperto un mondo dentro di me; ho capito che la Soka Gakkai è un’organizzazione stupenda che ci permette di scoprire che tutte le persone hanno un valore immenso.
Stefania: Anch’io trovo questa citazione meravigliosa! Sensei spiega che ogni persona può comprendere e utilizzare questo immenso potenziale e manifestare la felicità che esiste già dentro la sua vita. Tuttavia, pur essendo un concetto così semplice, si fa fatica a credere che siamo nati perfettamente dotati esattamente come il Gohonzon che custodiamo in casa, e che la sua funzione è quella di metterci in relazione con il mondo di Buddità. Quando le circostanze intorno a me si complicano e i pensieri si accavallano creando confusione e agitazione nella mia mente, recitare Daimoku mi connette con la Buddità che è sempre a portata di mano, e i pensieri si illuminano. Sensei lo spiega così:
«Quando si prega davanti al Gohonzon, la cosa essenziale è essere consapevoli che si tratta di un’espressione grafica di Nam-myoho-renge-kyo, la vita stessa di Nichiren Daishonin. [… ]
La legge fondamentale dell’universo e la vita del Tathagata che è una sola cosa con questa Legge sono alla base del modo di pensare, sentire e agire del Budda, della sua profonda percezione della vita, della sua empatia per ogni essere vivente e della compassione che ne deriva, della volontà di condividere le sofferenze degli esseri umani e delle azioni colme di saggezza ispirate dal desiderio di salvare chi soffre» (pag. 331)
Nichiren con la sua stessa vita ha dimostrato che mettendo al centro Nam-myoho-renge-kyo possiamo realizzare l’impossibile e, contro ogni pronostico, capovolgere situazioni apparentemente senza soluzione. Non c’è problema che non si possa affrontare con una forte preghiera al Gohonzon. Se c’è un sentimento di frustrazione è da lì che possiamo ripartire per rafforzare la nostra fede e controllare la direzione del nostro ichinen, della nostra determinazione. Su cosa mi sto concentrando? Sto guardando verso il futuro? Sono ferma al presente o guardo al passato piena di rimpianti?
Quest’anno volge al termine e il mese di dicembre riveste sempre un ruolo particolare per noi buddisti: è il momento in cui facciamo il bilancio dell’anno e ci prepariamo a rinnovare il nostro voto. In questo mese recitiamo per chiarire i nostri scopi e rilanciare la vita verso una profonda realizzazione e creare valore.
Ho compreso che per propagare la Legge è necessario che ognuno di noi diventi felice, perché è solo grazie alla nostra rivoluzione umana che tante persone potranno accogliere il Gohonzon nella loro vita trasformando la sofferenza nella gioia che deriva dall’abbracciare la Legge mistica.
Quando poi penso allo slancio con cui Sensei si rivolge ai giovani, spingendoli a prendere coscienza del loro immenso valore, essenziale per il bene della società, sento che anche io devo rafforzare la mia consapevolezza per avvicinarmi sempre di più a quella di Sensei, e sono certa che questo è il modo per realizzare i grandi obiettivi di quest’anno e del prossimo che è alle porte.
ESTRATTO DA IL MONDO DEL GOSHO
(pagg. 327-333, ultima edizione in un unico volume)
IKEDA: […] Il Daishonin scrive: «Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon. Il volere del Budda è il Sutra del Loto, ma l’anima di Nichiren non è altro che Nam myoho renge kyo». Di conseguenza, se vogliamo che la nostra vita sia in armonia con il Gohonzon che incarna la vita di Nichiren Daishonin, dovremo offrire sincere preghiere su cui basare ogni nostra azione, parola o pensiero.
È il cuore che conta. E cuore significa fede. Nell’originale giapponese del passo appena citato il Daishonin dice «credi in esso con tutto il cuore».
Poco dopo la mia conversione, Toda mi disse: «C’è una frase di Gosho che dovresti incidere nella tua vita». E poi citò un passo della Raccolta degli insegnamenti orali che afferma: «Se in un singolo istante di vita esauriamo le sofferenze e gli sforzi di milioni di kalpa, allora istante dopo istante sorgeranno in noi i tre corpi del Budda di cui siamo eternamente dotati». Quando ci impegniamo per kosen-rufu, concentrando in ogni momento gli sforzi di cento milioni di eoni, l’immensa vita del Budda emerge immancabilmente da dentro di noi, con le tre proprietà illuminate di saggezza, coraggio e compassione di cui siamo originariamente dotati.
Il Daishonin rivelò il Gohonzon affinché le persone potessero diventare consapevoli di questa forza vitale illimitata. Usando il Gohonzon come uno specchio limpido dovremmo sviluppare fiducia nell’esistenza di questo potere nella nostra vita, in quella dei nostri amici e di tutte le persone. Credere nel Gohonzon significa credere che il vero potenziale di tutte le persone è la «vita del Budda di gioia illimitata».
MORINAKA: Un famoso passo del Reale aspetto del Gohonzon afferma: «Non cercare mai questo Gohonzon al di fuori di te. Il Gohonzon esiste solo nella carne di noi persone comuni che abbracciamo il Sutra del Loto e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo. Il corpo è il palazzo della nona coscienza, l’immutabile realtà che regna su tutte le funzioni della vita». E nella Torre preziosa esprime lo stesso concetto: «Perciò Abutsu-bo è la torre preziosa stessa, e la torre preziosa è Abutsu-bo stesso. Al di fuori di questa consapevolezza tutto il resto è inutile. È la torre preziosa adornata dai sette tipi di gemme: ascoltare l’insegnamento corretto, credere in esso, osservare i precetti, meditare, praticare assiduamente, rinunciare ai propri attaccamenti e riflettere su se stessi. Potresti pensare di aver fatto offerte alla torre preziosa del Tathagata Molti Tesori, ma non è così. Le hai offerte a te stesso. Tu stesso sei un Tathagata da sempre illuminato e dotato dei tre corpi. Dovresti recitare Nam-myoho-renge-kyo con questa convinzione. Allora, il luogo dove reciti il Daimoku diventerà la dimora della torre preziosa».
SAITO: Limitarsi a collocare su un altare un’immagine del Budda e venerarla non ci permetterebbe affatto di sperimentare l’unione della nostra vita con quella del Tathagata dotato delle tre proprietà illuminate. La Legge fondamentale che permette a tutti i Budda di ogni tempo e luogo di diventare tali è Nam-myoho-renge-kyo. Nichiren Daishonin è il Tathagata di Nam-myoho-renge-kyo, che iscrisse la sua vita in un mandala; venerare il Gohonzon di Nam-myoho-renge-kyo fa sgorgare nei nostri cuori il Nam-myoho-renge kyo che è dentro di noi. Il significato del Gohonzon consiste nel permettere di risvegliarci al fatto che la nostra stessa vita è un’entità della mistica Legge.
IKEDA: Questo è «l’oggetto di culto per osservare la mente». Non v’è altro modo per condurre tutte le persone all’illuminazione che aiutarle a manifestare l’oggetto di culto nella propria vita. Ed è ciò che fa il Gohonzon, offrendo questa possibilità a chiunque, in pari misura. L’oggetto di culto per l’osservazione della mente rappresenta un cambiamento radicale nell’idea di oggetto di culto. In ciò risiede l’essenza di una religione per l’umanità che rispetta al massimo grado il potenziale umano e rende possibile un vero cambiamento.
MORINAKA: Nichiren Daishonin ha materializzato la «Legge eterna» che ci consente di vivere dinamicamente anche nella più malvagia delle epoche e ha dimostrato come una persona comune possa manifestare quella Legge. L’espressione ultima di questo principio è la persecuzione di Tatsunokuchi.
IKEDA: Sul luogo dell’esecuzione a Tatsunokuchi Nichiren Daishonin dimostrò la grandezza dell’essere umano; grazie a questo riuscì a materializzare in forma concreta la Legge fondamentale che permette a tutte le persone di realizzare questo supremo potenziale rimanendo esseri umani. Il Gohonzon, che consente a tutti di ottenere l’illuminazione, è la manifestazione essenziale del voto del Daishonin per la salvezza di tutte le persone. È «l’oggetto di culto per osservare la mente» di Nichiren Daishonin. Il termine honzon, o oggetto di culto, indica il nostro principale oggetto di rispetto o di venerazione. Nel Gohonzon il Daishonin manifestò l’aspetto più nobile e fondamentale della vita, propria e di ogni altra persona, e ne fece l’oggetto di massima venerazione. Quando si prega davanti al Gohonzon, la cosa essenziale è essere consapevoli che si tratta di un’espressione grafica di Nam-myoho-renge-kyo, la vita stessa di Nichiren Daishonin. Come egli afferma: «Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon […] l’anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo».
MORINAKA: Si tratta dell’oggetto di culto che esiste nella vita, di cui lei ha già parlato in precedenza.
IKEDA: Esaminiamo quest’idea di oggetto di culto intrinseco nella vita in termini moderni. Nam-myoho-renge-kyo, oltre a essere la Legge fondamentale dell’universo, è anche la suprema essenza della vita che chiamiamo mondo di Buddità. È il fondamento della suprema condizione vitale raggiunta dal Budda. È questo che intende il Daishonin quando afferma di «aver iscritto la sua vita». La Legge fondamentale dell’universo e la vita del Tathagata che è una sola cosa con questa Legge sono alla base del modo di pensare, sentire e agire del Budda, della sua profonda percezione della vita, della sua empatia con ogni essere vivente e della compassione che ne deriva, della volontà di condividere le sofferenze degli esseri umani e delle azioni colme di saggezza ispirate dal desiderio di salvare chi soffre. Il Daishonin comprese che questa Legge suprema è Nam-myoho-renge-kyo, che egli afferma essere la sua «vita». E rivelò che Nam-myoho-renge-kyo è l’oggetto di culto fondamentale per le persone dell’Ultimo Giorno della Legge. Questo modo di intendere l’oggetto di culto fa del Buddismo del Daishonin una religione totalmente umanistica. Molte religioni della nostra epoca hanno, consciamente o inconsciamente, una visione esterna dell’oggetto di culto, che colloca l’entità suprema o la realtà fondamentale al di fuori dell’essere umano. Ma nel XXI secolo è necessario un profondo umanesimo che insegni che la vita di tutte le persone possiede in egual misura un aspetto assolutamente nobile e prezioso. Perciò il fatto che nel Buddismo di Nichiren l’oggetto di culto sia interno alla vita è di estrema importanza.
SAITO: Il culto dello stato, che è alla base del nazionalismo, è un esempio di devozione a un oggetto di culto esterno, che ha sicuramente contribuito al susseguirsi delle guerre e dei massacri perpetrati nella nostra epoca in nome dell’ideologia nazionalista.
MORINAKA: Nella Saggezza del Sutra del Loto lei, presidente Ikeda, citava un’affermazione dello psicologo svizzero Carl Jung: «Lo Stato prende il posto di dio». Jung sosteneva che l’unico potere in grado di resistere alla natura demoniaca del nazionalismo è la consapevolezza individuale della dignità della vita umana, del fatto che «l’uomo è un microcosmo, un riflesso in miniatura del macrocosmo».
IKEDA: È un’osservazione molto importante che concorda con l’insegnamento del Daishonin secondo cui l’oggetto di culto esiste dentro la vita.
SAITO: Vorrei citare per intero il famoso passo in cui il Daishonin afferma che la sua vita è l’oggetto di culto: «Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon. Il volere del Budda è il Sutra del Loto, ma l’anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo. Miao-lo afferma nel suo commentario che il cuore di questo sutra è la rivelazione dell’illuminazione originale del Budda e dell’incommensurabile durata della sua vita».
IKEDA: Nam-myoho-renge-kyo è l’essenza del Gohonzon, come si comprende anche dal fatto che il Daishonin ha inscritto questi caratteri in grande al centro del Gohonzon. Il Daishonin sconfisse le funzioni demoniache che lo attaccavano sotto forma dei tre potenti nemici e, all’epoca della persecuzione di Tatsunokuchi, ottenne una condizione vitale di completa unità con la Legge mistica eterna. Era la condizione vitale del Budda di gioia illimitata, illuminato sin dal tempo senza inizio, il Budda originale. Realizzando concretamente il principio di «abbandonare il transitorio e rivelare l’originale» pur rimanendo una persona comune, il Daishonin manifestò la sua identità originale di Budda originale.
