CONTESTO STORICO – Nel novembre 1981 Shin’ichi Yamamoto si reca nello Shikoku, nel corso di un’intensa attività in tutto il Giappone. In queste puntate continua a raccontare di come, insieme ai giovani, ha dato vita alla famosa canzone Kurenai no-uta (Canzone color cremisi) ancora oggi eseguita in tutto il mondo
Potete leggere le puntate del volume 30 pubblicate su
www.sgi-italia.org/riviste/nr/
Nella narrazione l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
[19] Il pomeriggio del 13 novembre Shin’ichi Yamamoto partecipò alla cerimonia di Gongyo per il venticinquesimo anniversario della fondazione del capitolo Kochi, presso l’Auditorium del Training center dello Shikoku. Durante la sua visita a Kochi di tre anni prima, con il desiderio di incontrare e incoraggiare tutti i membri della prefettura, Shin’ichi soggiornò anche al Training center dello Shikoku, vicino al promontorio Ashizuri, dove diede guide e incoraggiò ogni persona che incontrava.
Quei compagni di fede avevano affrontato ogni sorta di avversità e si erano riuniti con coraggio ed entusiasmo.
Durante la cerimonia di Gongyo Shin’ichi citò alcuni brani di Gosho, tra cui: «Senza grandi difficoltà non esisterebbe il devoto del Sutra del Loto» (RSND, 1, 29). E sottolineando il fatto che sul cammino di kosen-rufu inevitabilmente si incontrano grandi persecuzioni e ostacoli che “fanno a gara per interferire”, parlò dell’atteggiamento nella fede.
«È proprio nei momenti in cui incombono difficoltà e sofferenze che si comprende l’essenza della fede di una persona. Ci sono persone che in tali situazioni manifestano la loro codardia, che fuggono o tradiscono i loro compagni. Ma ci sono anche persone che determinano nel loro cuore che proprio quei momenti saranno decisivi, e fanno appello con coraggio a tutte le forze. La differenza tra questi comportamenti dipende da come una persona lucida e rafforza ogni giorno la propria fede. Non si costruisce una forte fede dall’oggi al domani.
Si può infatti affermare che i nostri sforzi continui e perseveranti nelle attività della Gakkai, giorno dopo giorno, consentono di sviluppare una fede coraggiosa e irremovibile di fronte alle avversità. Noi non siamo che semplici persone comuni e siamo pertanto oggetto di disprezzo e persecuzioni. Tuttavia, propaghiamo la Legge suprema e ineguagliabile – la Legge mistica – e potremo quindi sicuramente realizzare kosen-rufu. Il Daishonin afferma inoltre: “La Legge non si propaga da sola. Poiché sono le persone a propagarla, sia le persone che la Legge sono degne di rispetto” (GZ, 856). Di conseguenza, coloro che propagano la Legge suprema possono percorrere il cammino più nobile nella vita. Tutte le calunnie infondate e le esperienze dolorose e umilianti vissute per la causa di kosen-rufu e per la Gakkai, si trasformeranno in eterna buona fortuna. Viviamo dunque fino in fondo percorrendo la via suprema e basandoci sull’insegnamento buddista, senza lasciarci turbare da parole o azioni di basso livello!».
Nella sala si levò un fragoroso applauso.
Tutte le prefetture – Tokushima, Kagawa, Ehime e Kochi – si alzarono pronte all’azione. Lo Shikoku per primo passò “dalla difensiva all’offensiva”.
[20] Anche il 13 novembre, giorno della cerimonia di Gongyo a Kochi, Shin’ichi continuò a incoraggiare tutti i partecipanti, i membri di ogni capitolo e gli staff, e si fece fotografare con tanti compagni di fede.
Nel frattempo continuava anche la revisione al testo della canzone Kurenai no-uta. Ogni volta che apportava modifiche al testo le comunicava subito ai giovani.
Tomohiro Suginuma, che curava la musica della canzone, iniziò a comporre la melodia sulla base delle indicazioni che Shin’ichi gli canticchiava durante i loro incontri.
La sera dello stesso giorno Shin’ichi si recò presso il Centro culturale e dando un’occhiata all’Auditorium vide alcuni volontari intenti a eseguire la canzone con le modifiche apportate, e a registrarla con un registratore a cassetta. Shin’ichi rimase per un po’ ad ascoltarli e poi riferì le sue impressioni a Suginuma, che l’aveva composta:
«Credo che sia ancora un po’ troppo complicata. Rendiamola più orecchiabile e chiara».
Quella stessa sera la registrazione della melodia venne portata a Shin’ichi, che ascoltandola commentò: «È venuta fuori proprio una bella musica. È deciso allora… Procediamo con questa! Il problema adesso è che le parole risultano poco incisive rispetto alla melodia. Perciò miglioriamo ancora il testo della canzone…».
Shin’ichi si mise quindi a rivedere e correggere diverse volte il testo. Il giorno dopo continuò ad ascoltare la cassetta e ad apportare le sue modifiche, sia mentre si trovava al Training center, sia presso il Centro culturale dello Shikoku e al Centro delle donne, che visitò successivamente. Continuò a riflettere sulle parole della canzone anche la sera, mentre era immerso nella vasca comune con i rappresentanti degli uomini e dei giovani uomini.
I giovani uomini proposero che questa non fosse solo la canzone dello Shikoku, ma che diventasse l’inno dei giovani uomini a livello nazionale e che fosse cantata in tutto il paese.
«A maggior ragione, allora, bisogna farne una canzone ancora più bella, la migliore di tutte!», rispose Shin’ichi di fronte a quella richiesta.
Anche dopo il bagno egli continuò a rivedere il testo con attenzione, esaminando con cura ogni singolo verso, ogni singola parola, per vedere se non ci fossero altre parti da modificare, per controllare se non si potesse migliorarla ancora un po’.
La creazione è una lotta contro la tendenza insita nelle nostre vite a voler scendere a facili compromessi. Solo vincendo su questa tendenza, sfidandosi e impegnandosi fino all’ultimo, solo continuando a ingegnarsi, è possibile aprire la strada a un nuovo cammino.
Il desiderio di Shin’ichi era trasmettere ai giovani successori lo spirito combattivo che porta a creare qualcosa di nuovo.
[21] Oh, si leva un’alba color cremisi… Mentre ascoltava il nastro su cui era registrata la canzone Kurenai no-uta, e rifletteva sul significato di quelle parole, Shin’ichi in cuor suo rivolse un appello ai giovani: «Squarciando le nuvole, sorge un sole rosso fuoco. Poco a poco il cielo si tinge di cremisi facendo spazio a un nuovo giorno. Il “rosso cremisi” è il colore del sole del tempo senza inizio che arde nel nostro cuore! È l’ardente entusiasmo di chi combatte per poter inaugurare una nuova epoca! È il bagliore della giovane e fresca forza vitale! Oh fieri e coraggiosi giovani Soka, che come la luce del sole del mattino, prima di tutti gli altri, vi sforzate per la causa di kosen-rufu nel mondo! In questo momento risuonano potenti i rintocchi della campana che annuncia “il secolo della vita”, mentre giunge un nuovo giorno glorioso. La gloria è la luce meravigliosa della vittoria e della felicità conquistate attraverso le sfide con animo indomito. Giovani, non abbiate paura!
Andate avanti, sempre avanti, sventando ogni “violenta ondata di arroganza” e tutti gli ostacoli e i demoni. Kosen-rufu è una battaglia tra ciò che è corretto e giusto e ciò che è erroneo. Non è detto che la giustizia trionfi sempre. Ci sono casi in cui sono il male e l’ingiustizia a prevalere. Ecco perché il Buddismo è una lotta, e noi che viviamo per adempiere alla nostra missione di Bodhisattva della Terra e innalziamo il vessillo della giustizia e dell’insegnamento corretto, non dobbiamo mai arrenderci, assolutamente. Noi abbiamo la responsabilità di vincere, a ogni costo. I Bodhisattva della Terra siamo noi, le innumerevoli persone comuni della Soka Gakkai. Noi siamo apparsi volontariamente nel mondo corrotto e malvagio dell’Ultimo giorno della Legge, caratterizzato dalle cinque impurità, per aiutare le persone che soffrono. Con entusiasmo e dinamismo siamo emersi in questa terra perseverando di fronte alle difficoltà, impegnandoci con forza per migliorare noi stessi, per mettere in scena lo spettacolo della vittoria nella vita e dimostrare il potere meraviglioso del Buddismo. Ci sono momenti in cui imperversano le tempeste del karma. Non esiste vita senza sofferenze. Ma quando lottiamo facendo ardere il nostro coraggio per la missione di kosen-rufu, apparirà davanti a noi un arcobaleno di speranza e le sofferenze si trasformeranno in gioia. Gli esseri umani diventano infelici quando sono codardi, quando rinunciano alle sfide che si erano posti abbandonando la speranza, cadendo nella rassegnazione. Basandoci sulla Legge all’origine di ogni cosa, che è la Legge mistica, ci dedichiamo dinamicamente alla causa di kosen-rufu facendo emergere un’immensa forza vitale, grazie alla quale risolviamo qualsiasi problema si presenti. Tutto ciò per far brillare noi stessi così come siamo, per costruire la felicità e aiutare gli altri a fare lo stesso. Per far risuonare con forza le grida di vittoria della gente, con il cuore che trabocca di gioia, innalzando con fierezza “il vessillo delle persone comuni!”».
[22] Shin’ichi Yamamoto meditò nuovamente sulle parole della canzone Kurenai no-uta, “Kiyo hohen no hito kuda-shi”: “disdegnando coloro che ricercano le lodi e temono le critiche”. I due ideogrammi del primo termine, kiyo, significano “criticare” e “lodare”, e quelli del secondo, hohen, “apprezzare” e “denigrare”.
Coloro che avanzano sul “cammino supremo della convinzione incrollabile” disdegnando gli opportunisti privi di convinzioni che si rimangiano le promesse e cambiano idea secondo la situazione, sono i maestri e i discepoli Soka. Essi percorrono l’autentico cammino degli esseri umani.
C’erano persone che ammiravano il primo presidente Tsunesaburo Makiguchi, considerandolo un grande educatore e pensatore, ma quando fu arrestato e incarcerato sotto la repressione del governo militarista, cambiarono completamente atteggiamento, affermando con noncuranza: «Siamo stati ingannati da Makiguchi» e ricoprendolo di insulti. Inoltre, quando la guerra finì e l’impresa di Toda giunse a una situazione estremamente critica, alcune persone che erano state aiutate innumerevoli volte da Toda, dimenticando ogni debito di gratitudine nei suoi confronti, gli rivolsero ripetuti insulti e calunnie. Non bisogna lasciarsi influenzare dalle parole di tali individui, ma continuare ad avanzare serenamente sulla “luminosa strada reale” della fede con l’obiettivo di kosen-rufu. Noi possiamo vantare l’orgoglio ineguagliabile di percorrere la grande via di maestro e discepolo. Scriviamo insieme il poema della dedizione del figlio che vuole realizzare il desiderio del padre, del loro voto condiviso [riferimento al samurai Kusonoki Masashige e a suo figlio Masatsura, simboli di lealtà n.d.t.].
Finché ci sarete voi giovani, io sarò tranquillo. Vi prego di fare di me il fondamento della vostra vita e di superarmi, diventando come immensi alberi. Io vi ammirerò, vi loderò nutrendo sempre per voi una profonda stima.
Voi che state crescendo nel cielo sconfinato del nuovo secolo! Per il vostro futuro, perfezionatevi, fortificatevi, lavorate, studiate e accumulate sforzi e impegno, con gioia ed entusiasmo. Il prezioso “sudore della gioventù” diventerà sicuramente il patrimonio che vi renderà persone magnifiche, in eterno. Io posso scorgere il glorioso arcobaleno che risplende luminoso sopra gli alberi che protendono verso il domani le loro fronde lussureggianti, ricche di foglie verdi.
Oh giovani ali! Libratevi con forza al di là dell’orizzonte! Volteggiate nell’aria aprendo un’era di lode a tutta l’umanità, il nuovo splendido secolo della dignità della vita.
Sollevate a ogni costo il sipario di grandiosa vittoria nel ventunesimo secolo, con la forza e la passione dei giovani Soka.
Il testimone dei successori, l’avete in mano voi.
[23] La sera del 14 novembre, dopo una ventina di revisioni del testo, Shin’ichi dichiarò solennemente ai giovani: «Bene! Il testo sarà questo. Abbiamo terminato la canzone Kurenai no-uta. Una canzone pervasa dallo spirito dei giovani».
Oh, si leva l’alba color cremisi
Oh fieri e coraggiosi giovani Soka, precursori come il sole del mattino.
Forza! Fate risuonare la campana che annuncia il secolo della vita,
avanzate incuranti di ogni violenta ondata di arroganza,
malvagi e meschini non prospereranno mai.
I bodhisattva della giustizia sventolano il vessillo
delle persone comuni
disdegnando coloro che ricercano lodi e temono le critiche.
Quest’ardua salita è la nostra luminosa strada reale. Uniamoci intorno al nostro maestro.
Attendo con ansia il momento in cui potrò ammirare gli immensi alberi che sarete divenuti!
Ah prezioso sudore della gioventù,
fresco giuramento dei giovani coronato dall’arcobaleno,
siate il sostegno delle vostre madri della Soka
che invecchiano, nel momento decisivo proteggete fino in fondo il castello di kosen-rufu.
Nel luminoso orizzonte, all’improvviso, oh giovani ali! Libratevi con forza di là dall’orizzonte!
Librandovi volteggiate verso il niovo secolo, e aprite un’era di lode a tutta l’umanità.
La moglie Mineko disse a Shin’ichi: «In questa canzone è racchiuso tutto il tuo messaggio ai giovani». «È proprio così – disse Shin’ichi – Desidero che i giovani uomini avanzino verso il ventunesimo secolo cantando questa canzone, e le giovani donne la loro nuova canzone: Quella verde strada lussureggiante». Questa canzone era stata composta per celebrare il trentesimo anniversario della fondazione del Gruppo giovani donne, ed era stata annunciata otto giorni prima. Anche in quell’occasione Shin’ichi, su richiesta delle giovani donne, aveva apportato integrazioni al testo e fornito consigli sulla melodia. Il verde è il colore della gioventù, espressione dello slancio vitale che la caratterizza. Dante afferma: «La gioventù è la porta e la strada verso una retta esistenza».
[24] Il 6 novembre venne data notizia sul giornale Seikyo del completamento della canzone delle giovani donne Quella verde strada lussureggiante, di cui vennero pubblicati lo spartito e il testo.
I ciliegi che danzano nella foschia di primavera.
Al danzare delle foglie di ciliegio anche i nostri
amici danzano
avvolti da corone di fiori di felicità.
Forza! Avanziamo lungo quella verde strada
lussureggiante.
Anche dopo l’estate abbagliante
giunge l’autunno con le sue foglie rosse
incuranti anche dell’inverno e della brina.
Infine giunge la meravigliosa melodia di primavera.
Cantiamo insieme questa canzone del padre e
delle figlie Soka.
Infine, lungo questa strada giovani fanciulle
spiccheranno il volo verso il mondo.
Con le ali spiccheranno il volo
come meravigliosi messaggeri
e il cielo sarà cinto dall’arcobaleno.
Il 16 novembre, dieci giorni dopo l’annuncio della canzone delle giovani donne sul Seikyo, venne presentata sul giornale anche la nuova canzone dei giovani uomini, Kurenai no-uta.
Erano entrambe composizioni piene di entusiasmo che esprimevano nuove sensibilità, adatte al corso della nuova epoca. La canzone Kurenai no-uta era nata dallo spirito di non dualità di maestro e discepolo tra Shin’ichi e i giovani uomini dello Shikoku, ma nel testo finale non vi era quasi più traccia della versione originale composta dei membri dello Shikoku. Nonostante ciò venne presentata come opera di un gruppo di volontari giovani uomini dello Shikoku. Il desiderio di Shin’ichi era di celebrare il loro spirito e i loro sforzi. Durante il soggiorno di Shin’ichi nello Shikoku nacque anche la canzone della prefettura di Tokushima, La nostra amata Tokushima. Anche qui, su richiesta dei membri, Shin’ichi aveva apportato aggiunte e modifiche al testo.
Venite, compagni da tutto il mondo!
La gioia che pervade la terra di Tokushima è un vortice che avvolge tutti.
[25] A mezzogiorno del 15 novembre, partendo dall’aeroporto di Takamatsu, nello Shikoku, Shin’ichi Yamamoto si recò nuovamente a Osaka, da cui riprese la sua strenua attività dirigendosi in seguito nelle prefetture di Wakayama e Nara. Il 22 presenziò alla terza riunione generale del Kansai al Toda Memorial Hall del Kansai, nella città di Toyonaka, in provincia di Osaka, dove diresse Oh l’alba si avvicina [canzone scritta dagli studenti del liceo di Osaka, n.d.t.].
Poi, dopo aver visitato le prefetture di Shiga e Fukui, si recò in numerosi luoghi della regione del Chubu e in prefetture come quella di Shizuoka concentrando ogni sua energia nelle guide e negli incoraggiamenti. Shin’ichi rientrò a Tokyo la sera del 2 dicembre.
Intanto, il 22 novembre, il Gruppo giovani uomini organizzava una riunione nazionale responsabili a Koriyama, nella prefettura di Fukushima. Con il titolo Kurenai dankan (riunione dei responsabili giovani uomini intrisi dello spirito della canzone Kurenai no-uta), la riunione divenne per i partecipanti l’occasione di determinare una nuova partenza verso il ventunesimo secolo con la canzone Kurenai no-uta nel cuore, e di pronunciare il voto della lotta condivisa da maestro e discepolo.
Oh, si leva un’alba color cremisi
Oh fieri e coraggiosi giovani Soka, precursori come il sole del mattino.
I giovani lì riuniti rinsaldarono la decisione di aprire, in qualità di precursori di kosen-rufu, strade irte di ostacoli.
«I “fieri e coraggiosi giovani Soka” sono coloro che risalgono coraggiosamente scoscesi pendii, per i compagni e per la società, qualunque prova della vita – come una tempesta – si abbatta su di loro. Noi non ci arrenderemo! Difenderemo a ogni costo la cittadella di kosen-rufu che “le madri e i padri della Soka che invecchiano” hanno edificato a rischio della propria vita!».
I loro cori erano i canti di vittoria di giovani che avevano brillantemente superato le tempeste delle questioni con il clero, erano grida di vittoria per i trionfi eterni conquistati nella vita. A seguito della pressante richiesta da parte dei giovani uomini dello Shikoku di indicare il nome di Shin’ichi come autore della canzone Kurenai no-uta, perché lo era effettivamente e per farlo sapere ai posteri, venne poi aggiunta la precisazione: “Parole di Shin’ichi Yamamoto”. Nel 2005 Shin’ichi ritoccò ulteriormente il testo modificando l’espressione della terza strofa “madri della Soka che invecchiano” in “madri e padri della Soka che invecchiano”. Poi, nell’ottobre del 2016, in occasione della riunione responsabili di centro tenutasi nello Shikoku, Shin’ichi rispose al desiderio dei giovani della regione di cantare, nella seconda strofa, invece dell’espressione iniziale “riuniamoci attorno a nostro padre”, l’esortazione: “riuniamoci attorno al nostro maestro”.
[26] «Devo accorrere in fretta da quei compagni che stanno maggiormente soffrendo! Voglio infondere loro coraggio dal profondo della vita, con tutte le mie forze, come se stringessi vigorosamente la mano a ciascuno di loro!».
Shin’ichi atterrò all’aeroporto di Oita, nel Kyushu, il pomeriggio dell’8 dicembre e rientrò a Tokyo sei giorni dopo, al termine di un viaggio estremamente intenso dedicato a dare guide ai membri di vari luoghi dello Shikoku, del Kansai e del Chubu.
Erano tredici anni e mezzo che Shin’ichi non si recava a Oita. In cuor suo si diceva con forza che non doveva in alcun modo lasciarsi sfuggire quell’opportunità di creare una marea crescente per la vittoria del movimento di kosen-rufu.
I compagni di Oita erano stati perseguitati più di chiunque altro e avevano subito maltrattamenti disumani da parte di preti che abbracciavano una fede erronea abusando del potere dell’abito monacale, strumentalizzato in nome di una “fede corretta”.
Quando i membri si recavano ai templi per i sermoni o in altre occasioni, i preti superiori non parlavano degli scritti di Nichiren Daishonin, ma utilizzavano gli articoli diffamatori pubblicati dai settimanali per dichiarare urlando che la Gakkai sbagliava e offendeva la Legge. Dopodiché le persone che avevano abbandonato la Gakkai, una dopo l’altra riempivano i membri di insulti e calunnie, seguiti da applausi generali che risuonavano nella sala. I superiori stavano lì a guardare con riso beffardo. Non esiste malvagità peggiore. C’erano membri che si rivolgevano ai Centri culturali spiegando tra le lacrime che se non avessero lasciato la Gakkai affiliandosi ai templi, i preti non avrebbero partecipato ai funerali dei loro familiari. Era inconcepibile, eppure c’erano preti malvagi che anche durante i funerali attaccavano la Gakkai con parole violente e ingiuriose. Le loro azioni imperdonabili non facevano che acuire il dolore dei familiari. Ogni volta che riceveva questi resoconti, Shin’ichi sentiva il cuore lacerarsi dal dolore per quei compagni. Urlando in cuor suo: «Non arrendetevi! Sorgerà sicuramente l’alba della vostra vittoria!», continuava a recitare Daimoku per loro. Quando videro Shin’ichi all’aeroporto, i responsabili del territorio del Kyushu e della prefettura di Oita corsero verso di lui gridando «Maestro!».
«Forza, è l’ora di lottare! Questa è la battaglia decisiva di Oita. Ora inizierà una storia gloriosa che vedrà un totale rovesciamento delle posizioni!». Quella dichiarazione del maestro fu potente come il ruggito del leone.
Tutti annuirono con occhi raggianti. Ogni volto traboccava di convinzione. La determinazione di lottare coltivata perseverando nello sforzo attraverso le difficoltà sviluppa una forza sconfinata verso una nuova costruzione.
(continua)