Decidere di cominciare a praticare il Buddismo per me non è stato facile perché ero convinto che la felicità non esistesse. Ho perso mio padre quando avevo otto anni. Ero un ragazzo molto chiuso e litigioso, pieno di insicurezze, andavo malissimo a scuola perché svogliato, leggevo malissimo e venni bocciato due volte al liceo. Non pensavo fosse possibile trovare una strada professionale e una bussola nella vita.
Mi sentivo fuori luogo ovunque. Una volta diplomato mi iscrissi alla facoltà di Giurisprudenza accumulando solo insuccessi, senza dare mai un esame. Lasciai l’università iniziando lavori saltuari, arrangiandomi.
Quando conobbi il Buddismo non credevo potesse funzionare, mi sentivo quasi infastidito dai caldi incoraggiamenti di chi già praticava. Nonostante ciò, poiché brancolavo nel buio, iniziai a recitare Daimoku, ma appena stavo un po’ meglio smettevo di praticare, tornando al punto di partenza.
Un giorno decisi di sperimentare davvero il Buddismo iniziando a consolidare una pratica corretta. Mi posi quindi un obiettivo per me impossibile e decisi di iscrivermi di nuovo alla facoltà di Giurisprudenza.
Con il sostegno dei compagni di fede iniziai a praticare e studiare tutti i giorni, non perdevo una riunione. Passo dopo passo, esame dopo esame, chiusi il primo anno di università in corso e decisi di diventare membro. Era il 2012 e avevo 28 anni.
Ci avevo preso gusto e iniziai a fare qualunque attività buddista mi venisse proposta, fidandomi dei miei amici e delle parole del maestro Ikeda, che incoraggia i giovani a sfidarsi nelle attività della Soka Gakkai, che sono come una palestra di vita. Così subito dopo aver ricevuto il Gohonzon decisi di fare i turni al Centro culturale di Salerno come sokahan. Quella fu la mia fortuna!
La mia vita accelerò e all’università non sbagliavo un colpo. Iniziai a dare esami su esami senza mai fermarmi. Prima di ogni appello avevo paura sì, ma custodivo nel cuore un passo del Gosho che dice che quando una persona comune consegue la Buddità, «in quel momento i tre ostacoli e i quattro demoni invariabilmente appariranno: il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà» (I tre ostacoli e i quattro demoni, RSND, 1, 568). E così andavo avanti!
Continuavo a recitare Nam-myoho-renge-kyo e a sfidarmi in ogni aspetto della mia vita. Non mancavo un turno di attività di protezione al Centro culturale di Salerno: nonostante gli impegni fossero tanti, se c’era una riunione mi svegliavo ogni domenica alle 6.00 di mattina per partire da Napoli, anche se il giorno dopo avevo un esame. Ben presto mi proposero una responsabilità, prima di settore e poi di capitolo: accettai sempre con grande entusiasmo.
La mia vita ebbe una spinta in avanti incredibile e con tanti sacrifici in quattro anni, prima del tempo previsto, terminai il percorso universitario… io che avevo iniziato l’università quasi senza saper leggere!
Poco prima di terminare gli studi ero molto indeciso su cosa fare una volta conseguita la laurea e mi vennero in mente le parole del presidente Ikeda che incoraggia i giovani a studiare, a ricoprire ruoli cruciali nella società, a puntare in alto credendo nell’infinito potenziale della propria vita.
Determinai quindi un obiettivo impossibile: diventare notaio prima di passare dal Gruppo giovani uomini al Gruppo uomini.
Tremavo al solo pensiero, poiché si tratta di uno dei concorsi più duri in Italia: si sa quando si inizia ma non quando e se mai finirà, e io ero già grande… ma mi sono affidato alle parole di Sensei. Iniziai a studiare come mai prima, con tutto il cuore, animato dall’obiettivo di poter un giorno raccontare la mia esperienza per incoraggiare i giovani uomini.
Un primo beneficio fu di lavorare con un ruolo importante all’interno del Comune di Napoli. Lavoravo e studiavo. Al primo concorso fui bocciato ma non mi scoraggiai, anzi: il presidente Ikeda ci esorta a rilanciare proprio nei momenti più difficili, e così studiai ancora di più.
Nel frattempo insieme alla mia compagna, anche lei buddista, decidemmo di creare la nostra famiglia armoniosa. Ed è arrivata la piccola Ludovica… la nostra impegnativa e profonda gioia!
Andai al secondo concorso serbando nel cuore questo passo del Gosho:
«La potente spada del Sutra del Loto deve essere brandita da un coraggioso nella fede. Allora egli sarà forte come un demone armato di una mazza di ferro. Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon» (Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 365)
Ci ho creduto con tutto il cuore.
Dopo tre lunghi anni di attesa dovuta alla pandemia, seppi di aver superato gli scritti e mi misi a studiare come mai prima per sostenere la prova orale. Fu un periodo molto pesante, studiavo circa quindici ore al giorno, avevo molta paura ma anche stavolta mi affidai al Gohonzon incondizionatamente.
Il 25 marzo 2021, a 36 anni, ho superato il concorso con successo e sono diventato notaio, un notaio per kosen-rufu!
Questa è solo una piccola parte della crescita che ho realizzato nella mia vita grazie alla pratica buddista. Chi mi conosce ora non può immaginare come fossi prima di sperimentare il Buddismo, né allora si poteva mai immaginare il cambiamento che ho realizzato.
Il Buddismo mi ha formato nel carattere, mi ha aiutato a crescere come uomo, come compagno, e mi aiuterà a diventare quel padre che io stesso avrei voluto avere.
Tanti sono stati i compagni di fede che mi hanno sostenuto nel corso degli anni, vorrei esprimere per loro e per il maestro Ikeda la mia immensa gratitudine. Desidero ripagarla dando il massimo ogni giorno della mia vita.
