«Benché il governo abbia agito senza ragione, anche prima che incontrassi queste difficoltà sapevo che dovevano succedere e decisi che, qualunque cosa mi fosse capitata in futuro, non avrei nutrito odio verso gli altri. Questo pensiero agì forse come una preghiera, perché sono potuto uscire illeso dalle varie persecuzioni e ora non incontro più questa difficoltà»
Nichiren Daishonin, Consacrazione di una statua del Budda Shakyamuni fatta da Shijo Kingo
(RSND, 1, 612)
Recentemente ho sentito la necessità di studiare nuovamente diversi Gosho incentrati sul tema del Gohonzon. Approfondendo Consacrazione di una statua del Budda Shakyamuni fatta da Shijo Kingo, sono rimasta colpita da questa affermazione di Nichiren.
Egli era consapevole che propagando la Legge mistica avrebbe incontrato tante difficoltà, poiché ciò era previsto nel Sutra del Loto. Per questo, fin dall’inizio Nichiren era deciso a non nutrire odio verso chi lo avrebbe perseguitato.
Questa sua decisione operò nelle profondità della sua vita, tanto che egli afferma che agì come una preghiera grazie alla quale poté uscire illeso dalle varie persecuzioni e, da un certo punto in poi, non incontrare più questo tipo di difficoltà.
Nichiren scrisse questa lettera da Minobu, luogo offertogli dal signore della zona che era stato convertito da Nikko Shonin. Lì visse gli ultimi anni della sua vita concentrandosi nell’istruire i discepoli, scrivere molte delle sue opere a noi pervenute e tenere varie lezioni, tra cui quelle trascritte da Nikko Shonin ne La raccolta degli insegnamenti orali, che proprio questo mese abbiamo cominciato a studiare nelle nostre riunioni di studio mensili.
Immaginandomi di incontrare Nichiren Daishonin a uno zadankai e di ascoltare la sua esperienza di fede, ho iniziato ad affrontare ogni problema davanti al Gohonzon chiedendomi “cosa potessi cambiare io” per risolverlo e per uscire fuori dal pantano dell’abitudine e dei miei modi di pensare illusori, primo tra tutti quello che i problemi, in fondo, non si risolvono mai completamente.
Ho compreso che ogni difficoltà che incontro ha la sola funzione di farmi cambiare qualcosa di me e che, ovviamente, finché tale cambiamento non avviene quella difficoltà resta lì per spingermi verso il Gohonzon.
Questo vale per ogni aspetto della mia vita, compresa l’attività buddista. In particolare, pur avendo abbracciato con tutta la sincerità possibile lo scopo di accogliere in ognuno dei nostri gruppi un nuovo giovane, e nonostante la passione e tutti gli sforzi profusi, nei mesi scorsi ho sentito l’inesorabile avvicinarsi della fine dell’anno foriera di un’ennesima disfatta.
Ma l’attività per gli altri è proprio un volano per la nostra vita! Infatti, grazie all’opportunità che ho avuto di partecipare a un corso, ho potuto riconoscere e affrontare il vero veleno con cui avevo a che fare: la mia incorreggibile incapacità di credere di potercela fare.
Scrive Sensei:
«Gli ostacoli alla realizzazione di kosen-rufu sono di natura interna e non esterna. Noi stessi poniamo dei limiti alla nostra vita attraverso la viltà e la debolezza, tendenze che generano un atteggiamento disfattista e ci inducono a pensare che non avremo mai successo» (NRU, 17, 65)
Con un nuovo entusiasmo e con una “preghiera potente e azioni coraggiose”, sono ripartita immergendomi in una fitta serie di incontri che non solo stanno accendendo la speranza in tante persone, ma mi fanno sentire profondamente felice, così felice che sento di avere già vinto!
