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Come uno specchio in cui vedo il coraggio che è dentro di me - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:29

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    Come uno specchio in cui vedo il coraggio che è dentro di me

    Cristina Griffo

    Abbiamo incontrato Cristina, giovane donna di Chiavari (Genova), a cui abbiamo chiesto di raccontare la sua esperienza di vita. Malattia, famiglia, lavoro… Cristina ci racconta diversi aspetti della sua storia, in cui fondamentale è stata la costante ricerca degli incoraggiamenti del maestro, che l’hanno portata a utilizzare ogni difficoltà come un trampolino di lancio verso realizzazioni più profonde

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    Come hai incontrato la pratica buddista e qual è la tua esperienza di fede più grande?

    Era il 2012 quando mia sorella mi portò a casa di un suo amico che stava praticando il Buddismo e lì per lì non gli diedi molto valore, mentre sia lei che mia madre decisero di iniziare. Qualche anno dopo, in seguito a una relazione tossica, recitai Nam-myoho-renge-kyo per riuscire a lasciare andare la persona con cui avevo una relazione, ma nonostante questa esperienza ero ancora molto scettica. La spinta che mi ha portato a ricevere il Gohonzon è arrivata in seguito alla morte di mia nonna, quando cominciai a scoprire la visione buddista della vita e della morte, a cui mi sono sentita fin da subito molto vicina.  
    L’esperienza di fede più grande è relativa alla malattia che mi è stata diagnosticata nel 2021: leucemia mieloide acuta.
    Il Buddismo afferma che «La malattia stimola la via, lo spirito di ricerca» (La buona medicina per tutti i mali, RSND, 1, 833). Durante i cinque mesi trascorsi in ospedale, di cui tre senza poter vedere amici o parenti, ho approfondito la saggezza buddista tramite la lettura, condividendo ciò che imparavo con le persone in ospedale e con i compagni di fede tramite messaggi. Ho sperimentato quanto aprire la vita per incoraggiare gli altri alleggerisce il cuore e dà forza.

    Quanto è stata importante la relazione con il maestro Ikeda in un momento così difficile?

    Sin da piccola ho sofferto di ansia legata alla paura della morte… e in quella situazione mi sono trovata davvero tra la vita e la morte. Il momento più difficile è stato affrontare quattro giorni di coma perché dopo il trapianto di midollo il mio corpo era pieno di infezioni. Ma successivamente abbiamo saputo che proprio questa complicazione si è rivelata la mia salvezza poiché ha permesso ai medici di scoprire quale fosse il germe e quindi di combatterlo. 
    Ciò che mi ha sostenuto nei momenti più difficili in cui mi sono trovata da sola ad affrontare tutto questo è stato il legame con il maestro Ikeda, che ho rafforzato scrivendogli spesso per tenerlo aggiornato.
    Pensando a tutto quello che ha vissuto, per me Sensei è come uno specchio in cui riesco a vedere il coraggio che è dentro di me. Leggendo i suoi scritti sono riuscita ogni volta a fare un’esperienza per trasformare il mio stato vitale. Ad esempio, il suo incoraggiamento a «scacciare con una risata il demone della malattia» (Cos’è la rivoluzione umana, Esperia, pag. 111) mi ha permesso di riuscire a ironizzare sulla mia condizione, non per darle poco peso, ma per non considerare la mia vita solo in relazione alla malattia che stavo vivendo. Quell’incoraggiamento è stato la chiave per fare emergere uno stato vitale gioioso e una profonda fiducia in me stessa nonostante tutto.
    Un grande sostegno è stato il Daimoku che hanno recitato per me tante persone, a partire dalla mia famiglia e da mia madre in primis, che non ha mai vacillato nella fede e ha continuato a fare attività nella Soka Gakkai e a incoraggiare gli altri.
    Con la mia compagna di stanza in ospedale siamo diventate molto amiche, abbiamo recitato Daimoku insieme per un mese e ancora oggi continuiamo a sentirci. Anche le mie amiche più strette hanno recitato Daimoku per me per farmi stare meglio, e nel frattempo io vedevo in loro i cambiamenti e i benefici che sbocciavano nelle loro vite. Questo mi ha dato una grande forza! Alcune di loro stanno continuando a praticare ancora adesso.
    A più di un anno dal trapianto il mio midollo è pulito.
    Oggi posso dire che la malattia è stata il punto di partenza per un grande cambiamento, è stata un trampolino di lancio per la mia vita sia nel lavoro che nelle relazioni in famiglia.

    In che modo è avvenuta questa “trasformazione del veleno in medicina”?

    Fin da piccola ho vissuto molte situazioni in cui ho provato paura. Affrontare la malattia con il Buddismo mi ha fatto sciogliere tutte quelle “paure minori” che stavo portando con me. 
    Tornata a casa dall’ospedale non camminavo e ho dovuto ricominciare tutto da capo: il pannolino, il catetere, il girello… mi chiedevo cosa sarebbe stato del mio lavoro, considerato che fare la libera professionista oggi non è per niente facile. 
    La pratica buddista ha velocizzato tutto, mi sono lanciata a capofitto recitando tre ore di Daimoku al giorno e studiando per gli esami di Buddismo insieme alle giovani donne della mia zona, arrivando a potermi dedicare anche all’attività byakuren nel Centro culturale!
    In questo periodo ho lavorato su me stessa e sulle relazioni familiari, ho recuperato totalmente il rapporto con mio padre che non c’era mai stato. Sviluppando compassione nei suoi confronti, ho pregato per essergli grata e lui ha persino recitato Daimoku insieme a me. Non c’è stato neanche un giorno, mentre ero in ospedale, in cui non mi è stato vicino. 
    Desidero sviluppare gratitudine ogni giorno anche per mia mamma che si è presa tanto cura di me, senza mai mollare la presa, e per le mie sorelle che mi hanno sostenuto tantissimo. E sto creando un rapporto anche con mio fratello con il quale prima non riuscivo ad avere un dialogo.
    I benefici dal punto di vita lavorativo sono arrivati quando ho iniziato a dare il giusto valore a me stessa, superando le mie insicurezze. Per tanti anni ho lavorato come educatrice con soddisfazione, ma il mio grande desiderio era fare la psicologa, un percorso per cui avevo investito e studiato.
    Oggi lavoro come psicologa e mi sento soddisfatta perché posso aiutare altre persone che sono in difficoltà facendo ciò che mi piace. Ho una condizione economica decisamente migliore, sembra impossibile ma guadagno più di prima lavorando la metà del tempo, e questo è il riflesso del valore che riesco a dare alla mia persona e al lavoro che faccio.

    Quali sono le tue determinazioni per il futuro?

    La prima è continuare a essere in buona salute e incoraggiare più persone possibili a stare in salute, affrontando la malattia e prendendosi cura di loro stesse.
    A partire dalla mia famiglia di origine e mirando alla mia futura famiglia, desidero creare delle relazioni ancora più armoniose. 
    Il Buddismo ci permette di trasformare il karma in missione: a dicembre discuterò la tesi di master in Psico-oncologiaQuando ero in ospedale sentivo il bisogno di maggiore supporto psicologico, ma spesso i fondi non permettono di avere questo servizio. Ho deciso di iscrivermi a questo master con la determinazione di contribuire in futuro in questo ambito. 
    Nel periodo in cui ero ospedale ho tenuto un diario, scoprendo la mia passione per la scrittura… è stato uno strumento davvero prezioso per me. 
    Recentemente ho ricevuto un premio per un concorso letterario: nel componimento che ho presentato ho voluto trasmettere come la mia fede buddista mi ha aiutato ad affrontare la malattia. Sono profondamente grata perché la malattia, nonostante mi faccia ancora paura, mi ha reso più forte, più felice, più sicura di me stessa e mi ha permesso di lanciarmi completamente nel lavoro, nella vita, nelle relazioni. 
    Vorrei concludere con un incoraggiamento da La rivoluzione umana

    «Lei ha sofferto abbastanza e credo sia giunto il momento in cui la marea tornerà a muoversi in suo favore. Consideri la situazione della sua azienda come un caso di grave malattia; occorreranno almeno cento giorni per una completa guarigione; quindi, si sforzi senza esitazione per tre o quattro mesi. Vedrà che alla fine del periodo i suoi problemi saranno risolti, anzi, è addirittura probabile che le sue attuali difficoltà si trasformino in un beneficio. Quello che conta è che lei avanzi nella fede senza dubitare, giorno dopo giorno» (RU, 7, 182)

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