Dopo due anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, in un Giappone devastato dalla bomba atomica, il giovane Daisaku Ikeda incontrò per la prima volta Josei Toda, un leader che aveva intrapreso una battaglia cruciale per diffondere gli ideali della pace e del rispetto per la vita.
Era il 14 agosto del 1947 quando, animato da un ardente spirito di ricerca e su invito di un amico, Ikeda andò a uno zadankai e trovò Toda che stava tenendo una lezione su Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese: «era un ruggito di leone che proclamava l’essenza del Buddismo del Daishonin» (NR, 655), scrive.
Il giovane Ikeda cercava risposta alle domande essenziali della vita e chiese a Toda con schiettezza: «Secondo lei qual è il modo corretto di vivere?». E con altrettanta schiettezza, dopo avergli esposto con calore e chiarezza il suo punto di vista, Toda gli disse:
«Naturalmente è lecito chiedersi quale sia la via corretta nella vita però, se davvero hai del tempo a disposizione, sarebbe meglio impiegarlo praticando l’insegnamento di Nichiren. Dopotutto sei giovane e grazie alla pratica riuscirai a comprendere che stai seguendo il sentiero corretto della vita. Questo te lo posso garantire» (RU, 2, 132)
Anche se era la prima volta che si incontravano, Ikeda rimase profondamente colpito da quell’uomo che, nonostante fosse stato imprigionato dalle autorità militari durante la guerra, non aveva mai vacillato nelle sue convinzioni. Per questo sentì da subito che poteva fidarsi di lui. Decise immediatamente di diventare suo discepolo e da quel giorno non abbandonò mai la decisione di realizzare kosen-rufu con lo stesso spirito e la stessa dedizione di Toda.
Il 24 agosto, dieci giorni dopo, Ikeda entrò a far parte della Soka Gakkai.
Ikeda Sensei racconta così il suo incontro con Toda:
«Ero soltanto un giovane comune che cercava una strada nella vita. Sono convinto che, se ho potuto condurre una vita dedita al massimo bene, è proprio perché mi sono dedicato con tutto il cuore al sentiero di maestro e discepolo. In un discorso che tenni al Teachers College della Columbia University, negli Stati Uniti (giugno 1996), dichiarai, come se mi stessi rivolgendo a Toda: «Il novantotto per cento di ciò che sono ora l’ho imparato dal mio maestro». Quella di maestro e discepolo è una relazione fra esseri umani che non ha paragoni. Seguendo il cammino di maestro e discepolo possiamo migliorare noi stessi; in ciò risiede l’essenza dell’esistenza umana. Vorrei trasmettere tutto ciò che possiedo ai miei giovani successori: vorrei affidare il futuro a loro. Desidero che voi, i miei discepoli, comprendiate profondamente il mio cuore su questo punto» (NR, 655)
