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Lettera da Sado - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:05

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Lettera da Sado

Parte 2

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«Io, Nichiren, sono il pilastro, il sole, la luna, lo specchio e gli occhi del clan reggente del Kanto[1]. Se il paese mi abbandona, accadranno inevitabilmente i sette disastri», questo dissi a gran voce quando fui arrestato il dodicesimo giorno del nono mese dello scorso anno. Questa profezia non si è forse verificata dopo soli sessanta giorni e poi dopo centocinquanta giorni? E quegli scontri armati erano solo le prime avvisaglie. Quanti lamenti ci saranno quando apparirà l’effetto completo!
Gli stolti si chiedono: «Se Nichiren è veramente un sapiente, perché viene perseguitato dal governo?». Ma Nichiren lo aveva previsto da tempo. Il re Ajatashatru uccise il padre e torturò la madre, e per questo i sei ministri reali lo lodarono; Devadatta uccise un arhat e fece sanguinare il Budda, ma Kokalika e altri se ne rallegrarono. Nichiren è il padre e la madre del clan al potere, è come un Budda o un arhat dell’epoca presente; il governante e i sudditi che si rallegrano del suo esilio sono persone veramente squallide. I preti che offendono la Legge, i quali si erano lamentati vedendo rivelati pubblicamente i loro errori, per il momento gongolano, ma alla fine soffriranno non meno di Nichiren e dei suoi seguaci. La loro gioia è come quella di Yasuhira[2] quando uccise il fratello minore e Kuro Hogan. Il demone che sterminerà il clan al potere è già entrato nel paese. Questo è il significato del passo del Sutra del Loto: «Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone»[3].
Le persecuzioni che colpiscono Nichiren sono l’effetto del karma formato nelle esistenze passate. Il capitolo “Mai Sprezzante” afferma: «Quando le sue colpe furono espiate»[4], intendendo che il Bodhisattva Mai Sprezzante fu insultato e percosso da innumerevoli persone che disprezzavano la Legge, a causa del suo karma passato. A maggior ragione questo è il caso di Nichiren che in questa esistenza è nato povero e umile in una famiglia chandala. Benché il mio cuore possa avere un po’ di fede nel Sutra del Loto, il mio corpo ha l’aspetto di un uomo, ma è un corpo animale, concepito dai due fluidi, uno bianco e uno rosso, di un padre e di una madre che si sono nutriti di pesce e pollo. In questo corpo risiede il mio spirito, come la luna riflessa nell’acqua fangosa o l’oro contenuto in una borsa lurida. Poiché il mio cuore crede nel Sutra del Loto, non temo né Brahma né Shakra, ma il mio corpo rimane quello di un animale. A causa di questa disparità fra corpo e mente, è naturale che gli stolti mi disprezzino. Senza dubbio la mia mente, paragonata al corpo, risplende come la luna o l’oro. Chissà quali offese alla Legge ho commesso in passato? Forse ho l’anima del monaco Intento Superiore o lo spirito di Mahadeva. Forse discendo da coloro che schernirono e maledirono il Bodhisattva Mai Sprezzante o sono fra quelli che dimenticarono i semi dell’illuminazione[5] piantati nella loro vita. Forse ho qualche legame con i cinquemila arroganti[6] o appartengo al terzo gruppo dei discepoli del Budda Grande Saggezza Universale[7]. È impossibile sondare il proprio karma.
Una bella spada si ottiene battendo il ferro incandescente. I santi e i saggi sono messi alla prova dagli insulti. Il mio attuale esilio non è dovuto ad alcun crimine mondano; è per permettermi di espiare in questa esistenza le mie gravi offese passate ed essere libero dai tre cattivi sentieri nell’esistenza futura.
Il Sutra del Parinirvana afferma: «Nelle epoche future, ci saranno uomini che si faranno monaci, indosseranno la tonaca e fingeranno di studiare i miei insegnamenti; ma, essendo pigri e negligenti, insulteranno i sutra corretti ed equi. Sappiate che costoro sono i seguaci delle attuali dottrine non buddiste». Chi legge queste parole dovrebbe riflettere a fondo sulla propria pratica; il Budda dice che i preti nostri contemporanei, che indossano la tonaca ma sono pigri e negligenti, sono stati discepoli dei sei maestri non buddisti dei suoi giorni.
I seguaci di Honen si fanno chiamare scuola Nembutsu e quelli di Dainichi sono detti scuola Zen. I primi, non solo allontanano le persone dal Sutra del Loto dicendo loro di “scartarlo, chiuderlo, ignorarlo e abbandonarlo”[8], ma raccomandano anche di recitare soltanto il nome di Amida, un Budda descritto negli insegnamenti provvisori; i secondi affermano che i veri insegnamenti del Budda sono stati trasmessi al di fuori dei sutra. Essi deridono il Sutra del Loto dicendo che è come un dito che indica la luna o una successione di parole priva di significato. Questi preti devono essere seguaci dei sei maestri non buddisti, rinati soltanto ora nel mondo del Buddismo.
Secondo il Sutra del Nirvana, il Budda emanò un fascio di luce che illuminò i centotrentasei inferni sotterranei e rivelò che non vi era rimasto nemmeno un peccatore perché, grazie al capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto, tutti avevano conseguito la Buddità. Purtroppo però, si scoprì che i cosiddetti icchantika, o persone d’incorreggibile miscredenza, che avevano offeso l’insegnamento corretto, vi erano stati trattenuti dai guardiani dell’inferno. Ed essi si sono moltiplicati fino a diventare l’attuale popolazione del Giappone.
Poiché Nichiren stesso nel passato ha offeso la Legge, in questa vita è diventato un prete Nembutsu e, per vari anni, si è preso gioco di coloro che praticavano il Sutra del Loto, dicendo che «non una singola persona ha mai ottenuto l’illuminazione»[9] [attraverso questo sutra] oppure che «neanche una persona su mille»[10] [può essere salvata da esso]. Ora che mi sono risvegliato dall’intossicazione dell’offesa alla Legge, mi sento come un figlio che si è ubriacato e nella sua incoscienza si è divertito a picchiare i propri genitori, ma poi, passata la sbornia, se ne rammarica amaramente. Ma il rimorso non serve a nulla, la sua colpa è estremamente difficile da cancellare. Ancor più profonda sarà la macchia causata dalle passate offese alla Legge! Un sutra afferma che il nero del corvo e il bianco dell’airone sono macchie indelebili lasciate dal karma di esistenze precedenti[11]. I non buddisti non lo sanno e dicono che è opera della natura.
Gli uomini di oggi, quando cerco di salvarli denunciando le loro offese alla Legge, negano adducendo ogni scusa possibile e controbattono con le parole di Honen che ha scritto di chiudere le porte al Sutra del Loto. Non c’è da meravigliarsi che lo facciano i credenti Nembutsu, ma perfino i preti delle scuole Tendai e della Vera parola li appoggiano attivamente.

CENNI STORICI

Nichiren Daishonin scrisse questa lettera nel ventesimo giorno del terzo mese del 1272, circa cinque mesi dopo il suo arrivo sull’isola di Sado dove era stato esiliato. La lettera è indirizzata sia a Toki Jonin, un samurai di alto grado al servizio del signore di Chiba, conestabile della provincia di Shimosa, sia a Saburo Saemon (Shijo Kingo) di Kamakura e ad altri suoi fedeli seguaci.
Nichiren Daishonin era stato condannato all’esilio nel decimo giorno del decimo mese del 1271, perché accusato di tradimento da Ryokan, il rettore del tempio Gokuraku di Kamakura, e da Hei no Saemon, vice comandante dell’ufficio degli affari politici e militari. Tuttavia, invece di consegnarlo come previsto alla custodia di Homma Shigetsura, vice conestabile di Sado, Hei no Saemon aveva tentato di giustiziare il Daishonin a Tatsunokuchi. In seguito al fallimento dell’esecuzione, i soldati di Homma scortarono il Daishonin fino alla costa del Mar del Giappone, con quasi un mese di ritardo. Dopo un’ulteriore attesa causata dal cattivo tempo, il Daishonin approdò sull’isola di Sado, il ventottesimo giorno del decimo mese.
Venne condotto all’alloggio assegnato, una cappella in rovina, chiamata Sammai-do, dove visse per i primi cinque mesi esposto al vento gelido e alla neve, che penetravano dalle crepe nei muri e nel tetto, e solo cinque mesi dopo fu trasferito in una dimora meno precaria, a Ichinosawa. Durante l’esilio a Sado, il Daishonin condusse dibattiti con i seguaci della Pura terra e altri preti, e non smise mai di propagare attivamente i suoi insegnamenti. In quel periodo compose due dei suoi principali trattati, L’apertura degli occhi e L’oggetto di culto per l’osservazione della mente. Nel secondo mese del 1274, infine, ottenne la grazia e fece ritorno a Kamakura, il ventiseiesimo giorno del terzo mese.
In questo scritto il Daishonin dichiara che per conseguire la Buddità bisogna essere disposti a offrire al Buddismo il bene più prezioso che una persona possiede, cioè la propria vita. Afferma poi che il metodo di propagazione noto come shakubuku è il più appropriato per quest’epoca, e che si può conseguire la Buddità solo dedicandosi attivamente a esso. Scrive inoltre di essere “il pilastro, il sole, la luna, lo specchio e gli occhi” e il “padre e la madre” del paese, riferendosi simbolicamente al Budda dell’Ultimo giorno della Legge, perfettamente dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore. E ribadisce le profezie già esposte in Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, rispetto allo sconvolgimento politico e alle violente dispute per il potere all’interno del Giappone.
Infine, presenta una complessa spiegazione del concetto di karma, affermando che le sue attuali difficoltà derivano dall’aver offeso il Sutra del Loto in una passata esistenza. Usando il proprio esempio, spiega ai suoi discepoli lo spirito e la pratica grazie ai quali è possibile trasformare il proprio karma. Aggiunge che coloro che propagano con decisione il corretto insegnamento del Buddismo affronteranno inevitabilmente opposizioni, ma tali difficoltà rappresentano l’opportunità per cambiare il proprio karma. Infine ammonisce severamente i discepoli rinnegati che criticano e abbandonano la fede, spiegando loro le pesanti conseguenze di tale comportamento e paragonandoli, per la loro visione superficiale, a lucciole che ridono del sole.


[1] Kanto: in questo caso indica il governo di Kamakura.

[2] Yasuhira: Fujiwara Yasuhira (1155-1189), figlio di Fujiwara Hidehira, signore della provincia di Mutsu, nel Giappone nordorientale. Egli uccise il fratello e usurpò il potere. Poi, per ordine di Minamoto no Yoritomo, shogun di Kamakura, al quale voleva dimostrare la propria lealtà, ne uccise il fratello, Kuro Hogan Yoshitsune. Ma in seguito Yoritomo lo fece condannare a morte per consolidare il suo potere nel Giappone settentrionale.

[3] Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 272.

[4] Il Sutra del Loto, cap. 20, p. 368.

[5] Quelli che dimenticarono i semi dell’illuminazione: sono persone che, a causa delle offese alla Legge che hanno commesso, non ricordano di aver ricevuto i semi della Buddità dal Budda Shakyamuni in un passato lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi.

[6] Cinquemila arroganti: sono le cinquemila persone (monaci, monache, laici e laiche) che, nel capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto, convinte «di avere conseguito ciò che non avevano conseguito» (Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 73), abbandonarono l’assemblea quando Shakyamuni cominciò a predicare la “sostituzione dei tre veicoli con l’unico veicolo”.

[7] Nel settimo capitolo del Sutra del Loto, “Parabola della città fantasma”, si narra che il Budda Grande Saggezza Universale predicò il Sutra del Loto ai suoi sedici figli in un tempo remoto tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi. I figli a loro volta predicarono il sutra alle persone, alcune delle quali si convertirono e ottennero l’illuminazione. Il terzo gruppo sono coloro che udirono il Sutra del Loto in quel tempo, ma non si convertirono, né lo fecero in seguito quando rinacquero al tempo del Budda Shakyamuni.

[8] Honen non usa esattamente questa espressione, ma Nichiren estrapola queste parole da Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa e le raggruppa insieme.

[9] Tao-ch’o, Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine.

[10] Shan-tao, Lode alla rinascita nella Pura terra.

[11] Probabilmente una riformulazione di un passo del Sutra Shuramgama (Sutra della Meditazione risoluta).

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