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Unità e diversità - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:13

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Unità e diversità

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PER LE RIUNIONI DONNE DI LUGLIO IL MATERIALE DI RIFERIMENTO È IL SESTO CAPITOLO DE IL MONDO DEL GOSHO INTITOLATO “UNITÀ E DIVERSITÀ”

Di seguito una sintesi dei punti principali del sesto capitolo:

  • La relazione tra maestro e discepolo e quella tra compagni di fede sono fondamentali per assicurare la propagazione della Legge.
  • Queste due relazioni possono essere paragonate all’ordito e alla trama di un tessuto:
    l’ordito è disposto nel senso della lunghezza e rappresenta il legame tra maestro e discepolo;
    la trama, che viene intrecciata all’ordito, rappresenta il legame tra i compagni di fede.
  • Il Daishonin sottolinea l’importanza del principio di “diversi corpi, stessa mente”. Ciò significa superare le differenze tra le persone per diventare «uniti come i pesci e l’acqua» e indica la consapevolezza che la missione e le circostanze di vita di ognuno sono uniche.
  • L’essenza del Buddismo di Nichiren è la creazione di un mondo in cui si diviene felici insieme agli altri.
    Ne Il vero aspetto di tutti i fenomeni Nichiren Daishonin afferma che non ci devono essere discriminazioni tra i suoi discepoli, siano essi uomini o donne: chiunque si sforzi nella pratica con «la stessa mente di Nichiren» è un Bodhisattva della Terra.
  • Il Daishonin incoraggiava i suoi discepoli a rispettarsi l’un l’altro come Budda
  • La pratica buddista non è qualcosa che si possa portare avanti da soli: è una battaglia costante contro ostacoli e influenze negative.
  • Per le persone che vivono nella società la strada per la Buddità sta nello sforzo di far brillare la propria umanità in mezzo alle influenze negative.
Uniti come la trama e l’ordito di un tessuto

Anna Conti, responsabile generale donne, e Maria Teresa Catucci, responsabile donne del Friuli Venezia Giulia, dialogano insieme su alcuni brani del sesto capitolo de Il mondo del Gosho.

Maria Teresa: Rileggendo questo capitolo abbiamo l’opportunità di riflettere insieme su un aspetto molto importante della pratica buddista, il principio di itai doshin (diversi corpi, stessa mente).
Unità e diversità: quante volte riconosciamo il profondo significato di questo insegnamento che dà valore a ogni singola persona che si dedica a kosen-rufu? Personalmente, non sempre sono riuscita a viverne lo spirito nella mia vita quotidiana, distratta ora dalla stanchezza, ora dall’arroganza, o dal bisogno di proteggermi dall’arroganza altrui. Per vincere sui miei limiti sono sempre tornata al punto di partenza, alla Legge e al voto di kosen-rufu. 
I profondi legami di fede di cui ci parla il nostro maestro sono basati su questo, e in queste pagine scopriamo che un maestro che pratica correttamente la Legge e i compagni di fede uniti in itai doshin, nel principio di “diversi corpi, stessa mente”, sono fondamentali per conseguire l’illuminazione.

Anna: È proprio così! Questo capitolo de Il mondo del Gosho ci fa comprendere l’importanza della relazione maestro e discepolo e della relazione tra noi compagni e compagne di fede: due aspetti essenziali per poter praticare correttamente e assicurare la propagazione della Legge, ma spesso li comprendiamo solo teoricamente… 

Maria Teresa: Il concetto buddista di itai doshin è meraviglioso perché valorizza ogni singola persona così com’è. Infatti Sensei scrive:

«Con l’espressione “diversi corpi, stessa mente” il Daishonin intende un tipo di unità in cui si valorizza al massimo l’individualità di ogni persona, permettendogli di esprimersi appieno» (pag. 160)

La prima volta che lessi questa lezione su Il mondo del Gosho rimasi folgorata dalla chiarezza della metafora del tessuto con cui il presidente Ikeda spiega il significato profondo di itai doshin dal punto di vista della Soka Gakkai e del voto di kosen-rufu.

Anna: Anche per me è la stessa cosa, la metafora della trama e dell’ordito è illuminante… Sensei la descrive così: 

«L’ordito rappresenta il legame tra maestro e discepolo e la trama quello tra i membri. Quando questi si intrecciano si crea lo splendido broccato di kosen-rufu. Nella maggior parte dei tessuti, l’ordito costituisce la struttura portante e la trama forma il disegno. Allo stesso modo, finché alla base della Soka Gakkai vi sarà la relazione tra maestro e discepolo, sarà possibile forgiare uno splendido disegno di solidarietà fra i discepoli» (pag. 158)

Sono parole semplici e chiare, che ci indicano come dovremmo comportarci per realizzare lo “splendido broccato di kosen-rufu”. La cosa fondamentale è mettere al centro la nostra relazione diretta con il maestro: questa è la base su cui possiamo costruire l’armonia e l’unità tra di noi, che sono essenziali per sostenerci reciprocamente mentre portiamo avanti le nostre attività di propagazione, con l’obiettivo di realizzare la felicità di ogni persona e la pace nel mondo. 

Maria Teresa: Questo tipo di unità è necessaria se vogliamo creare un mondo pacifico. 
Non posso pensare che kosen-rufu progredisca se non riesco a sopportare la vista di quella persona che “è diversa da me anni luce”, o se fatico a parlare con i miei corresponsabili… Di solito, la mia prima reazione è sparire: mi allontano, mi chiudo a riccio per non entrare in contatto con ciò che mi ferisce. Raramente litigo o discuto, tendenzialmente rinuncio prima. Ho imparato a riconoscere questo atteggiamento come una tendenza della mia vita. Avere il coraggio di confrontarmi con chi ho di fronte senza sentirne il peso, è un atto di fiducia verso la mia vita e verso quella degli altri, è la mia personale rivoluzione umana. 
Ho vissuto tante volte l’esperienza di trasformare questa sofferenza davanti al Gohonzon recitando Nam-myoho-renge-kyo e rileggendo queste parole di Ikeda:

«Superare tutte le differenze significa che tra i discepoli del Daishonin non ci deve essere opposizione o rifiuto verso gli altri. “Divenire uniti come i pesci e l’acqua in cui nuotano” può essere inteso come l’atteggiamento di apprezzarsi l’un l’altro in quanto individui insostituibili, cercando di mettere in evidenza la parte migliore di ciascuno. In questo modo “diversi corpi, stessa mente” significa unirsi nella fede sostenendosi l’un l’altro» (pag. 159)

Anna: Sono parole meravigliose, difficili da concretizzare nella nostra vita quotidiana. È davvero difficile “superare tutte le differenze” rispettando ogni persona nella sua unicità e considerando il confronto con la diversità come un’opportunità per crescere e arricchire noi stessi. Questo può accadere sia tra noi compagni di fede, sia nella società.
Personalmente, prima di incontrare il Buddismo dividevo le persone tra quelle che mi piacevano e quelle che non mi piacevano… e ovviamente mi scontravo con tutti coloro che erano diversi da me. Grazie alla pratica buddista ho imparato pian piano ad apprezzare le differenze e a guardare gli aspetti positivi di ognuno. Così ho potuto aprire la mia vita e arricchirla di esperienze e di persone meravigliose. 
Oggi mi rendo conto sempre di più che solo tramite il confronto con persone diverse da me posso sviluppare più empatia e più consapevolezza del fatto che viviamo meglio se ci sosteniamo gli uni con gli altri, collaborando insieme per realizzare la pace e il bene di tutti. 

Maria Teresa: La nostra organizzazione è una magnifica palestra per questo! Ho iniziato a praticare il Buddismo a diciotto anni, e sento una profonda gratitudine per essere cresciuta nella Soka Gakkai, seguendo un maestro di pace come Sensei. Proprio perché profondamente legata al voto di kosen-rufu e al legame maestro-discepolo, la relazione tra compagni di fede ci permette di allenare il nostro cuore al dialogo e al rispetto sempre, in famiglia, sul lavoro, e diventare esperte di felicità e compassione.  
La sfida è dialogare nonostante le differenze, quando si hanno visioni diverse… anzi, riuscire a vedere in quelle differenze il valore unico e insostituibile di ogni singola vita. 
C’è un brano in questo capitolo che sottolinea il valore attivo del dialogo, che costruisce valore e fiducia là dove prima c’erano incomprensione e diffidenza: 

«Essere mossi dallo stesso ideale e discutere insieme apertamente è fondamentale. In qualsiasi situazione il dialogo è uno sforzo positivo, che crea solidarietà e costruisce unità. Rifiutare gli altri provoca solo ripercussioni negative, invita alla divisione e conduce alla distruzione. Il punto è incontrarsi e parlare. È normale che a volte si abbiano punti di vista diversi, ma il dialogo fa sorgere fiducia, anche tra coloro che non hanno le stesse idee. Anche nella società la comunicazione è il fondamento per la pace, mentre il rifiuto è la strada per la guerra» (pag. 178)

Anna: Questa è l’unica via per realizzare la pace, a partire dal nostro ambiente, ovunque siamo: in famiglia, con gli amici, nel luogo di lavoro, come pure nelle nostre attività per kosen-rufu.
Sensei lo ripete da sempre: attraverso il dialogo possiamo superare qualsiasi tipo di conflitto. Eppure a volte ci perdiamo dietro piccole incomprensioni o equivoci, alimentando così la distanza e i muri tra noi e l’altra persona. A livello “micro” questo crea problemi di vario tipo, che ci fanno soffrire profondamente; a livello “macro” crea conflitti e guerre, che si ripercuotono su scala globale. 

Maria Teresa: Mi viene in mente il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Nichiren Daishonin lo ha scritto sotto forma di un dialogo tra un viaggiatore e la persona che lo ospita (Nichiren): non condividono le stesse convinzioni, talvolta  il viaggiatore manifesta disappunto, si indigna, ma con pazienza e considerazione il padrone di casa continua a dialogare, e a trasformare la sfiducia dell’altro in convinzione. 
La nostra pratica non è un vuoto esercizio retorico né un mistico ripiegarsi su se stessi, ma è una promessa, una decisione che si attiva nella vita quotidiana con il preciso intento di trasformare il nostro cuore e contagiare i nostri amici, la famiglia, la società tutta.

Anna: C’è un altro punto che vorrei sottolineare, quando Sensei cita le parole di Nichiren Daishonin:

«Per quanto possa non piacerti, devi stringere rapporti amichevoli con loro» (I tre tipi di tesori); 
«Anche se hanno le loro colpe, quando sono cose minori fai finta di niente» (Nove pensieri per una parola); 
«La cosa importante è mantenere buoni rapporti con coloro che credono in questo insegnamento, non vedere, sentire o dire ciò che può dispiacerti» (Virtù invisibile ricompensa visibile

Queste parole del Budda mi toccano profondamente e mi fanno riflettere su come è difficile stringere e mantenere rapporti amichevoli con ogni tipo di persona! 
Per me è un allenamento continuo a migliorare me stessa, a controllare la mia mente e a rimanere centrata sull’umanità che ognuno possiede, al di là di ciò che appare.  Solo così riesco ad apprezzare le qualità piuttosto che focalizzarmi sui difetti, e in quei momenti sento la gioia di entrare in relazione con ogni persona che incontro… É come abbattere un muro che crea distanza e ci impedisce di scoprire la bellezza dell’altro, senza preconcetti.  Ogni volta che incontro questo tipo di difficoltà riparto dal Daimoku per trasformare quella situazione difficile. La preghiera è la chiave che ci permette di “mantenere buoni rapporti con coloro che credono in questo insegnamento”. 

Maria Teresa: Sensei è chiarissimo su questo punto: il rischio è di fermare la nostra rivoluzione umana, restare prigionieri delle nostre tendenze, perdere la gioia, isolarsi fino anche a smettere di praticare:

 «È stupido farsi sviare dalle simpatie o antipatie personali e trascurare per questo la propria pratica buddista. Agire in questo modo significa solo lasciare aperta una breccia alle funzioni demoniache, cadendo in preda a queste forze negative. […] La cosa importante è voler realizzare kosen-rufu a tutti i costi. Allora non rimane tempo per i litigi» (pag. 176)

Con questo desiderio nel cuore, parliamo, dialoghiamo insieme, anche quando è difficile, anzi soprattutto quando è difficile, superando le differenze tra noi, proprio “come i pesci e l’acqua in cui nuotano”! 

Anna: Vorrei concludere con queste parole di Sensei perché ogni volta che le leggo si risveglia in me il desiderio di creare un mondo migliore a partire dal cambiamento del mio cuore:

«In ogni caso è fondamentale che i praticanti che sostengono la Legge mistica si rispettino. Dobbiamo incoraggiarci a vicenda mentre avanziamo insieme sulla via lunga e difficile di kosen-rufu. È necessario che avanziamo con l’unità di “diversi corpi, stessa mente” rimanendo sempre “buoni amici” gli uni per gli altri» (pag. 180)

Queste parole racchiudono anche la mia determinazione di continuare a migliorare me stessa ricordandomi sempre che ogni persona è un Budda, nessuna esclusa, e come tale va apprezzata, rispettata e valorizzata!
So che devo fare ancora tanta strada nella mia rivoluzione umana per riuscire a mettere in pratica queste parole ogni giorno, in ogni momento, ma sono certa che grazie alla guida del mio maestro, al sostegno dei miei compagni e compagne di fede e a una forte preghiera al Gohonzon riuscirò a trasformare ogni asperità del mio cuore e a far sbocciare sempre di più la mia umanità, con il desiderio di realizzare tutti insieme una società che rispetti profondamente la dignità della vita di ogni persona, senza discriminazioni. Voglio farlo a partire da me!

DI SEGUITO ALCUNI BRANI TRATTI DAL SESTO CAPITOLO UNITA’ E DIVERSITA’, CHE POSSONO ESSERE UTILI PER LA RIUNIONE DONNE CHE SI TERRÀ NELLA SETTIMANA CHE VA DAL 17 AL 23 LUGLIO.
PER COLORO CHE DESIDERANO APPROFONDIRE L’INTERO CAPITOLO, È DISPONIBILE IL LIBRO EDITO DA ESPERIA

Estratto da Il mondo del Gosho (pagg. 156-160, ultima edizione in un unico volume)

IKEDA: La relazione tra maestro e discepolo nel Buddismo è un legame da vita a vita basato sulla Legge mistica. In generale, è una relazione tra due persone che si stabilisce quando il mentore, o maestro, ha qualcosa da comunicare al discepolo, o studente: una conoscenza, una capacità tecnica o un mestiere. 
Nel caso del Buddismo, ciò che il maestro comunica è la Legge. Il rapporto tra maestro e discepolo è necessario per praticare correttamente la Legge e assicurarne la trasmissione.
Anche Nichiren Daishonin, sia nella pratica personale sia insegnando ai discepoli, diede sempre particolare
importanza alla frase «Segui la Legge non le persone».
Disse anche che dovremmo trovare il devoto del Sutra del Loto e fare di lui il nostro maestro.
La fede nel Buddismo del Daishonin è sempre fondata sulla Legge. Noi pratichiamo la Legge e noi la diffondiamo. Il conseguimento della Buddità in questa vita e la realizzazione di kosen-rufu richiedono unità di spirito e di intenti. A tal fine, un maestro che pratichi correttamente la Legge è di vitale importanza. Per questo motivo il successore del Daishonin, Nikko Shonin, affermò: «Senza la corretta relazione tra maestro e discepolo non si può conseguire la Buddità».

MORINAKA: La relazione tra maestro e discepolo è infatti il principio fondamentale per assicurare la propagazione della Legge in eterno.

IKEDA: Oltre a quella tra maestro e discepolo, c’è un’altra relazione umana che si basa sulla Legge: quella tra compagni di fede, espressa idealmente nel principio di «diversi corpi, stessa mente».
L’insieme dei praticanti buddisti (in sanscrito samgha) può essere visto da due prospettive. Essi possono essere assimilati all’ordito e alla trama di un tessuto.
Per tessere, si stende l’ordito nel senso della lunghezza e poi lo si intreccia con la trama. L’ordito rappresenta il legame tra maestro e discepolo e la trama quello tra i membri. Quando questi si intrecciano si crea lo splendido broccato di kosen-rufu. Nella maggior parte dei tessuti, l’ordito costituisce la struttura portante e la trama forma il disegno. 
Allo stesso modo, finché alla base della Soka Gakkai vi sarà la relazione tra maestro e discepolo, sarà possibile foggiare uno splendido disegno di solidarietà fra i discepoli.

MORINAKA: I «compagni nella fede» sono coloro che condividono una stessa aspirazione che però può essere sentita con intensità e profondità diverse.

IKEDA: Questo è un punto importante. I membri della Soka Gakkai si dedicano alla realizzazione di kosen-rufu. La nostra organizzazione è una rete di amici, uniti dalla nobile aspirazione di creare la pace per tutta l’umanità. Crediamo nella nostra capacità di conseguire la Buddità in questa vita e cerchiamo di far sì che ci riescano anche gli altri. Ciò significa che crediamo nello stesso Gohonzon e dedichiamo la nostra esistenza a kosen-rufu. Noi «seguiamo la Legge, non le persone» e oggi discuteremo dell’unità di «diversi corpi, stessa mente».

SAITO: Nell’Eredità della Legge fondamentale della vita Nichiren Daishonin mette in rilievo l’importanza dell’unità di «diversi corpi, stessa mente» scrivendo: «In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, senza alcuna distinzione fra di loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita. In ciò consiste il vero scopo della propagazione di Nichiren. Se è così, anche il grande desiderio di un’ampia propagazione potrà realizzarsi. Ma se qualcuno dei discepoli di Nichiren distrugge l’unità di “diversi corpi, stessa mente” sarà come distruggere il proprio castello dall’interno».

IKEDA: Qui il Daishonin indica che l’eredità della Legge fondamentale di vita e morte si trova solo tra le persone che recitano Nam-myoho-renge-kyo con una fede basata sul principio di «diversi corpi, stessa mente», sostenendosi e incoraggiandosi a vicenda senza alcuna discriminazione. 
Il Daishonin aggiunge inoltre che il Daimoku recitato con questo tipo di atteggiamento è il vero scopo della propagazione, ed è proprio con questo tipo di fede che si può realizzare il grande desiderio di kosen-rufu.

SAITO: Ciò dimostra quanta importanza attribuisse il Daishonin a una fede basata sull’atteggiamento di «diversi corpi, stessa mente».

IKEDA: Il mio maestro Josei Toda teneva in gran conto questo passo dell’Eredità della Legge fondamentale della vita che, con convinzione, utilizzava nelle sue lezioni a beneficio delle future generazioni. 
Egli sosteneva che la Soka Gakkai è un armonioso insieme di praticanti dediti a kosen-rufu nel quale scorre la linfa vitale del Daishonin e non si deve permettere che alcunché distrugga la nostra organizzazione, che lui considerava più preziosa della sua stessa vita. Affermava inoltre che grazie all’unità di «diversi corpi, stessa mente» la Soka Gakkai avrebbe sempre vinto. Sottolineava che solo sforzandoci di proteggere e rafforzare la Soka Gakkai, l’organizzazione che si dedica a mettere in pratica la volontà e il mandato del Budda, sarebbe stato possibile realizzare kosen-rufu
L’unità nella fede è la chiave affinché kosen-rufu diventi realtà.

MORINAKA: Nel passo precedentemente menzionato, il Daishonin scrive che «diversi corpi, stessa mente» significa superare tutte le differenze tra noi e gli altri per diventare «uniti come i pesci e l’acqua».

IKEDA: Superare tutte le differenze significa che tra i discepoli del Daishonin, non ci deve essere opposizione o rifiuto verso gli altri. 
«Divenire uniti come i pesci e l’acqua in cui nuotano» può essere inteso come l’atteggiamento di apprezzarsi l’un l’altro in quanto individui insostituibili, cercando di mettere in evidenza la parte migliore di ciascuno. In questo modo «diversi corpi, stessa mente» significa unirsi nella fede sostenendosi l’un l’altro. L’espressione «uniti come i pesci e l’acqua» appartiene a un famoso brano del classico cinese Storia dei tre regni in cui si afferma che «il sovrano e il suo ministro erano inseparabili come i pesci e l’acqua». Ciò si riferisce a un fatto storico in cui il sovrano Liu Pei, avendo a propria disposizione i servizi del capace ministro Chuko K’ung-ming, poté a sua volta intraprendere azioni significative, permettendo allo stesso tempo a Chuko K’ung-ming di manifestare pienamente le sue capacità. Stiamo parlando di una relazione in cui, attraverso l’aiuto e il sostegno reciproco, le persone riescono a rivelare il proprio straordinario potenziale.

MORINAKA: Accade spesso che quando si attribuisce la massima priorità all’unità si tenda a mettere in secondo piano l’individuo. Ma l’insegnamento del Daishonin di «diversi corpi, stessa mente» è differente. La soppressione della personalità dell’individuo è contro lo spirito del Sutra del Loto, in cui si lodano le persone e la loro intrinseca natura di Budda.

IKEDA: Con l’espressione «diversi corpi, stessa mente» il Daishonin intende un tipo di unità in cui si valorizza al massimo l’individualità di ogni persona, permettendogli di esprimersi appieno.

Estratto da Il mondo del Gosho (pagg. 176-180, ultima edizione in un unico volume)

IKEDA: […] In ogni gruppo di persone ci sarà sempre qualcuno con cui non si va d’accordo e inevitabilmente sorgeranno incompatibilità. Da un lato, provare questi sentimenti è del tutto umano e naturale e quindi non c’è da preoccuparsi. Al tempo stesso, però, è stupido farsi sviare dalle simpatie o antipatie personali e trascurare per questo la propria pratica buddista. Agire in questo modo significa solo lasciare aperta una breccia alle funzioni demoniache, cadendo in preda a queste forze negative.
Per questo Nichiren ammonisce severamente i suoi seguaci dicendo di non parlare male gli uni degli altri: «Per quanto possa non piacerti, devi stringere rapporti amichevoli con loro»; «Anche se hanno le loro colpe, quando sono cose minori fai finta di niente»; «La cosa importante è mantenere buoni rapporti con coloro che credono in questo insegnamento, non vedere, sentire o dire ciò che può dispiacerti». 
Nel Gosho Le quattordici offese si trovano anche alcune indicazioni molto severe riguardo all’offendere i propri compagni di fede.

MORINAKA: Citando un passo in cui si afferma che parlare male di qualcuno che abbraccia il Sutra del Loto è un’offesa più grande che parlare male di Shakyamuni per un intero kalpa, Nichiren dice che poiché tutti coloro che abbracciano il Sutra del Loto sono senza eccezione Budda, denigrarli equivale a denigrare un Budda.

IKEDA: Noi siamo tutti Budda. Dunque criticarci a vicenda è come criticare un Budda. Poiché siamo tutti Budda, dobbiamo rispettarci. Nella Soka Gakkai dovrebbe trionfare lo spirito descritto nei versi: «Se vedrai una persona che accetta e sostiene questo sutra, dovrai alzarti e salutarla da lontano, mostrandole lo stesso rispetto che mostreresti a un Budda».
Il Daishonin arriva a dire che quando le persone si abituano a criticare gli altri, non si liberano mai di questo atteggiamento sbagliato e sembrano essere destinate ai cattivi sentieri.
Perciò sostiene: «Dovete rispettarlo come fareste con il Budda». Egli afferma anche che dovremmo essere gentili gli uni con gli altri, proprio come Shakyamuni e Molti Tesori che divisero il seggio nel capitolo del Sutra del Loto “L’apparizione della torre preziosa”.

MORINAKA: Il pensiero di due Budda che litigano è davvero assurdo!

IKEDA: La cosa importante è voler realizzare kosen-rufu a tutti i costi. Allora non rimane tempo per i litigi. Nichiren più di una volta mette in guardia i praticanti buddisti dal bisticciare stupidamente di fronte al nemico, paragonando la loro condotta a quella «della vongola e del cormorano», catturati entrambi dal pescatore mentre sono occupati a discutere fra loro.

SAITO: In una lettera indirizzata a Hyoe no Sakan Nichiren gli dice: «Se non agirete in armonia, sarete come il cormorano e la vongola, che impegnati a combattersi l’un l’altro, finirono con l’essere catturati dal pescatore. «Recitate Nam-myoho-renge-kyo e state molto attenti a come vi comportate! State attenti a come vi comportate!».

IKEDA: Essere mossi dallo stesso ideale e discutere insieme apertamente è fondamentale. In qualsiasi situazione il dialogo è uno sforzo positivo, che crea solidarietà e costruisce unità. Rifiutare gli altri provoca solo ripercussioni negative, invita alla divisione e conduce alla distruzione. Il punto è incontrarsi e parlare. 
È normale che a volte si abbiano punti di vista diversi, ma il dialogo fa sorgere fiducia, anche tra coloro che non hanno le stesse idee. Anche nella società la comunicazione è il fondamento per la pace, mentre il rifiuto è la strada per la guerra.

MORINAKA: Credo davvero, presidente Ikeda, che i suoi sforzi per costruire in tutto il pianeta una rete di persone consapevoli che vogliono il bene siano di grande sostegno alla pace globale. Mi riferisco in particolare al suo contributo alla ripresa delle relazioni diplomatiche tra Cina e Giappone, come anche al riavvicinamento tra Cina e Unione Sovietica.
Anche oggi ci sono buone speranze che i suoi colloqui contribuiscano a creare un ponte tra il Cristianesimo e l’Islam.

IKEDA: Il Daishonin ha sempre spinto i suoi seguaci a impegnarsi nel dialogo e a sviluppare l’unità di «diversi corpi, stessa mente». Diceva per esempio: «Ma anche un estraneo, se riesci a comunicare con lui cuore a cuore, potrà mettere a rischio la propria vita per te»; oppure: «Assicurati di esortare tutte le persone di Suruga a rimanere unite nella fede».
Disse anche: «Dovreste sempre conversare insieme per liberarvi dalle sofferenze di nascita e morte e raggiungere la pura terra del Picco dell’aquila dove potrete annuire l’uno all’altro e parlare con un’unica mente».
Sono davvero molte le affermazioni di questo tipo in tutti gli scritti di Nichiren. Dopo tutto, i legami tra compagni di fede che hanno lottato insieme per realizzare kosen-rufu sono eterni. Magari vi capiterà di pensare: «Una sola vita insieme a quello mi basta!», ma l’importante è lavorare insieme a queste persone al fine di trasformare in maniera radicale il nostro stato vitale.
Come dice Nichiren: «Vi siete intrattenuto con un amico nella stanza delle orchidee e vi siete raddrizzato come l’artemisia che cresce fra la canapa».
Il punto è che le persone cambiano. E se noi non cambiamo in meglio, che senso ha la pratica buddista? Il Daishonin scrive anche: «La colomba si è trasformata in falco, il passero in mollusco!»

SAITO: Se lottiamo insieme per kosen-rufu fino alla fine, al momento in cui giungeremo sul Picco dell’aquila avremo fatto insieme una rivoluzione umana tale che tutti i nostri conflitti interpersonali saranno risolti!

IKEDA: In ogni caso è fondamentale che i praticanti che sostengono la Legge mistica si rispettino. Dobbiamo incoraggiarci a vicenda mentre avanziamo insieme sulla via lunga e difficile di kosen-rufu. È necessario che avanziamo con l’unità di «diversi corpi, stessa mente» rimanendo sempre «buoni amici» gli uni per gli altri.

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