Sono membro della Soka Gakkai dal 2008. Nel 2010 ho iniziato ad avere problemi di salute, di notte mi svegliavo più volte per i dolori alla schiena e l’unico sollievo era alzarmi e camminare. Al mattino avevo le articolazioni rigide al punto di non riuscire a fare le cose più semplici, come svitare una caffettiera. All’inizio pensai che fosse dovuto alla stanchezza perché in quel periodo facevo due lavori, come commessa in un negozio di abbigliamento e come insegnante di ballo latino americano la sera. Dopo un anno la situazione era peggiorata al punto che un giorno, recandomi al lavoro, ho perso il controllo dell’auto e sono uscita di strada perché non riuscivo a stringere il volante tra le mani. Il mio medico mi prescrisse una serie di visite specialistiche, ma tutto risultava nella norma. Io stavo sempre peggio, facevo fatica a camminare e spesso cadevo.
Ogni mattina davanti al Gohonzon determinavo di scoprire cosa mi stesse accadendo. Aumentai il Daimoku da un’ora a due, poi tre fino ad arrivare a sei ore al giorno. Alla fine del 2011 anche solo una semplice passeggiata era diventata dolorosa. In quel periodo ero responsabile di settore e mi domandavo come avrei potuto incoraggiare le giovani donne in quelle condizioni. Ma poi ripensavo al mio maestro, alla sua strenua lotta nonostante la febbre dovuta alla malattia, e ricercavo la sua stessa determinazione. Un giorno andai a trovare una giovane donna che stava affrontando un momento di difficoltà per incoraggiarla, abitava a 15 km di distanza e io non potevo guidare, inoltre c’era lo sciopero degli autobus e così decisi di andarci a piedi. Pochi giorni dopo venni visitata da un medico che intuì subito di che tipo di malattia si trattasse. Il mese successivo arrivò l’esito dei test genetici: Hbla27 positivo, una malattia degenerativa incurabile che colpisce le articolazioni, i tendini, il cuore, i polmoni e gli occhi. La diagnosi fu devastante, il fatto di sapere che non ci fosse una cura mi fece piombare nel mondo di inferno, smisi di praticare e la rabbia prese il sopravvento.
Mi isolai nella disperazione convinta che nessuno potesse capirmi. Mio marito, anche lui membro della Soka Gakkai, fece di tutto per riportarmi davanti al Gohonzon ma più sentivo il suo Daimoku più la rabbia dentro di me esplodeva, al punto di proibirgli di invitare i membri a casa.
Qualche settimana dopo mi chiamò una giovane donna che non sapendo del mio stato mi chiedeva sostegno: sentii nella sua voce la disperazione, la stessa disperazione che provavo io, e decisi di andare a trovarla. Fu la scintilla di cui avevo bisogno, per sostenere lei ricominciai a fare Daimoku e ripresi tutte le attività Soka sospese. Misi una nuova determinazione davanti al Gohonzon: incoraggiare tutte le persone che avrei incontrato nella mia vita. Nel frattempo accettai di sottopormi a delle cure sperimentali che avrebbero dovuto rallentare il decorso della malattia. Decisi anche di licenziarmi dal lavoro di commessa e di concentrarmi solo sulla danza. Nel 2014 mi fu diagnostico un cancro, come effetto collaterale dei farmaci, venni operata dopo una settimana e l’intervento andò bene.
Per ringraziare il Gohonzon decisi di fare più shakubuku possibile e un mese dopo portai a zadankai 19 ospiti, tutti giovani!
Negli otto anni successivi ho studiato e approfondito tutti i Gosho sulla malattia e ho continuato a incoraggiare ogni persona che ho incontrato. Avevo momenti buoni e altri in cui mi paralizzavo dal collo in giù, c’erano giorni in cui ero stanca di lottare e altri in cui mi sentivo una leonessa di kosen-rufu.
In tutto questo tempo non avevo mai messo davanti al Gohonzon l’obiettivo di guarire perché pensavo fosse impossibile, ma ho sempre determinato di affrontare la malattia con uno stato vitale alto, senza paura. Una delle frasi che mi sono cucita nel cuore è:
«Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 365)
Il 12 maggio 2021 mi è stato chiesto se volessi diventare la referente Giovani gigli bianchi del capitolo Langhe, una nuova sfida che ho accolto con una gioia immensa, una nuova occasione per sostenere ancora più donne!
Sensei scrive: «Gigli bianchi che create una primavera di pace e felicità, superate l’inverno e insieme sbocciate!», e questa attività è stata determinante per la mia vittoria, mi ha dato la possibilità di rifiorire e di trovare la gioia anche dove sembrava impossibile.
A distanza di nove mesi la mia salute ha iniziato a migliorare. La malattia rallentava e riuscivo a fare sempre più cose nella giornata. Dalle analisi è risultato un arresto della degenerazione che, a detta dei medici, poteva essere solo provvisorio, ma ad aprile 2022 la malattia si è fermata completamente e sono stata dichiarata guarita: “guarita”, una parola che non avrei mai pensato di udire, ma che oggi è diventata la mia nuova realtà!
Le attività della Soka Gakkai sono il trampolino di lancio per le nostre vittorie, provo un’immensa gratitudine nel cuore. Ogni giglio bianco incontrato in questo anno ha contribuito alla mia vittoria. Se un giglio bianco vince vinciamo tutte perché siamo unite da un unico cuore, quello di maestro e discepolo.
In questo anno la mia vita si è ulteriormente trasformata, ho ripreso tutte le attività fisiche che avevo interrotto, inoltre io e mio marito ci siamo separati ma abbiamo mantenuto un ottimo rapporto come compagni di fede e ci sosteniamo a vicenda. Nel frattempo ho ampliato le mie conoscenze, ho parlato del Buddismo a 15 persone e ho intenzione di farlo con tante altre. Per il futuro ho determinato che le attività della Soka Gakkai siano sempre fonte di gioia per tutti, vivendole io per prima con entusiasmo e determinazione.
Ho promesso al mio maestro che porterò avanti kosen-rufu fino all’ultimo giorno della mia vita, in segno di gratitudine.
