Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Fino in fondo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:04

650

Stampa

Fino in fondo

Fabrizio Bianchini, Roma

Sostenuto dal Daimoku e dai compagni di fede, ho fatto alzare un vento di coraggio “furibondo”, un vento per strappare le nuvole dello sconforto, della paura e della disperazione, facendo brillare il sole della mia natura di Budda

Dimensione del testo AA

Sostenuto dal Daimoku e dai compagni di fede, ho fatto alzare un vento di coraggio “furibondo”, un vento per strappare le nuvole dello sconforto, della paura e della disperazione, facendo brillare il sole della mia natura di Budda

Estate 1986, Castiglione della Pescaia. Il mio miglior amico mi parlò del Buddismo di Nichiren Daishonin. Nonostante le perplessità andai a una riunione, c’erano tanti giovani che recitavano Nam-myoho-renge-kyo. Fu come rimuovere dal petto una coperta di piombo. Nel 1987 a Firenze, insieme al mio amico e a tanti altri giovani, ricevetti il Gohonzon.
Nel 1993 ero a Boston e mi ero da poco sposato con Tam, anche lei membro della Soka Gakkai. In quegli anni avevo un sogno: tornare a studiare e laurearmi. Il maestro Ikeda ci incoraggia sempre a studiare per tutta la vita. Era arrivato il momento di mettere in pratica questo incoraggiamento. Avevo la terza media e la strada da fare era veramente tanta, tenendo conto che avevo trentasette anni e non conoscevo ancora bene l’inglese.
Studiai per il diploma e superai l’esame. Mi restava da trovare l’università adeguata alle mie entrate economiche. Nel frattempo lavoravo a tempo pieno e la possibilità di abbandonare il progetto della laurea stava diventando una realtà, accompagnata da un forte senso di sconfitta. Ma mi dissi: “Io sono un discepolo di Daisaku Ikeda, che mi ha insegnato che l’impossibile può diventare possibile”. Volevo fare la mia rivoluzione umana e mostrare una prova della validità del Buddismo.
Nichiren Daishonin scrive: «Non dovresti sentire la minima paura nel cuore. […] È la mancanza di coraggio che gli impedisce di conseguire la Buddità» (RSND, 1, 568).
Un giorno mia moglie mi disse che l’Università di Harvard prevedeva dei corsi serali per lavoratori.
Ci sono sogni che non sappiamo neanche di avere e che grazie alla pratica riusciamo a immaginare… ma certo, iscrivermi all’università più famosa del mondo andava oltre il più ambizioso dei miei progetti!
Io non sapevo se sfidarmi davvero così tanto, ma mia moglie mi incoraggiava continuamente. Recitavo Daimoku, facevo attività e studiavo gli scritti del maestro Ikeda e del Daishonin. Tutto ciò generò un coraggio e una determinazione esplosivi… e in poco tempo mi ritrovai direttamente sui banchi di Harvard, per seguire i corsi preselettivi.
Il primo giorno fui di nuovo sommerso da tutti i mei timori, ma anche da un senso di meraviglia e stupore: a quarant’anni stavo iniziando una nuova grande sfida. Nello stesso periodo avevo realizzato un altro obiettivo: smettere di lavorare come operaio e trovare un lavoro in un ufficio con orari flessibili.
E, cosa straordinaria, la ditta mi propose di rimborsarmi il costo totale del corso e dei libri, se avessi superato i corsi accademici con un punteggio minimo prestabilito. Riuscivo a fare tutto: lavoro, studio e attività. Superai i corsi preselettivi, cosa che mi permise di far domanda di accettazione al corso di laurea. Poi, un bel giorno di primavera, arrivò da Harvard la lettera tanto attesa. Aprii la busta e la prima cosa che lessi fu “Congratulation… Signor Bianchini, è stato ammesso al corso di laurea presso la nostra facoltà!”
Iniziai facendo due corsi per semestre, a volte tre. Notti passate a studiare, fine settimana dedicati alla ricerca… Sono stati anni appaganti, a volte duri, ma avevo promesso a me stesso che sarei arrivato fino in fondo. Ero felice di poter indirizzare la mia vita verso traguardi che fino a pochi anni prima erano inimmaginabili, la mia esistenza era piena di luce e gioia.
Non sapevo che mi stavo avvicinando a una delle sfide più grandi della mia vita.
Una sera, entrando in casa, vidi mia moglie seduta sul divano in una posizione inusuale. La chiamai, non mi rispose, mi avvicinai, la chiamai di nuovo, silenzio. La donna che amavo non sarebbe più stata con me.
Tutto cadde e si appiattì come un castello di sabbia di fronte a una tempesta. L’unica cosa che volevo e potevo fare era recitare Daimoku per non sprofondare nell’abisso del dolore che mi soffocava. Il Daimoku, anche in questo caso mi ha portato oltre il dolore, fino a sentire la gratitudine per averla incontrata.
Nel cuore avevo le parole di Nichiren Daishonin: «Quelli che credono nel Sutra del Loto sono come l’inverno, che si trasforma sempre in primavera» (RSND, 1, 477).
Tam mi aveva sempre incoraggiato a sfidarmi oltre i miei limiti. Anche se Harvard aveva perso la sua attrattiva, lei mi aveva sempre indicato
la strada per realizzare il mio sogno. Non avrebbe voluto che abbandonassi tutto. Sarei andato avanti fino alla fine, fino a che l’inverno che avevo nel cuore si fosse trasformato in primavera. Sostenuto dal Daimoku e dai compagni di fede, ho fatto alzare un vento di coraggio furibondo, un vento per strappare le nuvole dello sconforto, della paura e della disperazione, facendo brillare il sole della mia natura di Budda.
Alla fine dei corsi ricevetti una lettera di encomio che il Rettore inviava a tutti coloro che riuscivano a superare in un semestre tutti i corsi con il massimo dei voti.
Una mattina di giugno, a quarantasette anni, dopo aver fatto Gongyo e Daimoku, mi vestii con la toga e il tocco, in pieno stile college americano: ero pronto per la cerimonia di laurea.
Mi sono laureato in una delle università più prestigiose al mondo, io che ero un ragazzo con la terza media, segnato da esperienze pesanti…
Oggi vivo a Roma e, nonostante la crisi economica, continuo a lavorare nel mio campo, la ricerca scientifica.
Sono responsabile di un gruppo in cui tante persone ricevono il Gohonzon.
Ho incontrato Sarinya, una donna bellissima e una moglie meravigliosa.
Sono grato all’amico che mi ha fatto shakubuku, alle persone al mio fianco e al mio maestro, perché, nonostante tutte le avversità affrontate fino a ora, sento di vivere come afferma il Sutra del Loto: «E là gli esseri viventi sono felici e a proprio agio» (SDL, 318).

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata