Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
"Grida di vittoria", puntate 1-9 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:26

649

Stampa

“Grida di vittoria”, puntate 1-9

CONTESTO STORICO – È il luglio 1981 e Shin’ichi Yamamoto ha appena concluso un lungo viaggio in Asia, Europa e America, decisivo per il progresso di kosen-rufu nel mondo. Tornato in Giappone, dà subito corso a una nuova ondata di attività per incoraggiare il maggior numero di persone possibile

Dimensione del testo AA

CONTESTO STORICO – È il luglio 1981 e Shin’ichi Yamamoto ha appena concluso un lungo viaggio in Asia, Europa e America, decisivo per il progresso di kosen-rufu nel mondo. Tornato in Giappone, dà subito corso a una nuova ondata di attività per incoraggiare il maggior numero di persone possibile

Potete leggere le puntate del volume 30 pubblicate su
www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[1] Nel cuore dei giovani si estende un immenso cielo azzurro di speranza, e arde un sole rosso di passione ed entusiasmo. Vi è inoltre la fonte di un inesauribile coraggio, di una creatività senza limiti. I protagonisti della nuova epoca sono i giovani. Il futuro dipende completamente da quali aspirazioni essi nutrono, dalla serietà con cui si impegnano nello studio, dall’atteggiamento risoluto con cui agiscono, dagli sforzi con cui cercano di migliorarsi e fortificarsi.
Shin’ichi Yamamoto, tornato dal suo viaggio in Unione Sovietica, Europa e America del Nord, aveva determinato fermamente in cuor suo che quello era il momento di concentrare le energie nella formazione dei giovani.
La sera del 10 luglio 1981, presso il Centro culturale del Kansai, a Osaka, la terra del “Kansai sempre vittorioso”, in un’atmosfera di grande entusiasmo si tenne la riunione generale dei giovani per celebrare il trentesimo anniversario della fondazione dei Gruppi giovani donne e giovani uomini. Shin’ichi inviò un lungo telegramma di felicitazioni in cui esprimeva le sue aspettative nei confronti delle attività e dei nuovi progressi dei leader della generazione successiva:

Attimo dopo attimo, la vostra strada continua ad aprirsi.
Attimo dopo attimo, il palcoscenico dei giovani
si fa sempre più vicino.
Mi sto impegnando allo stremo delle forze
con il desiderio di vedervi salire
sul grande palcoscenico di
kosen-rufu.
Nessuno di voi dovrà indietreggiare.
Nessuno di voi dovrà indugiare.
Nessuno di voi dovrà essere disprezzato.
Il nostro Gruppo giovani della Gakkai
ha compiuto trent’anni
e, come disse un saggio,
a trent’anni si diventa maturi e indipendenti.

Erano grida che venivano dal profondo del suo spirito, che esortavano i giovani ad alzarsi.

Mirando al 2001,
desidero che costruiate insieme a me
con spirito audace e coraggioso,
un’epoca meravigliosa, anche se turbolenta,
che sar
à il vostro palcoscenico principale
nei prossimi vent’anni,
in cui la gente continuerà ad ammirarvi
e ad apprezzarvi.
Superando risoluti ogni problema
che si pone nell’immediato
si potrà conquistare una magnifica vittoria
nel nuovo secolo.

[2] Il telegramma di felicitazioni di Shin’ichi si concludeva così: «Ovunque i giovani – in America, in Germania, in Italia, in Francia, in Gran Bretagna come anche nel Sud-est asiatico – si sono alzati in piedi in nome della pace. Sto pregando e attendo con trepidazione che anche voi, giovani giapponesi, miei autentici compagni di fede, realizziate una meravigliosa unità e crescita, e conquistiate una serie di meravigliose vittorie. Con questo augurio concludo il mio messaggio».
Il desiderio di Shin’ichi era che i giovani Soka dell’intero pianeta si unissero compatti tra loro, consapevoli che il conseguimento di kosen-rufu è la realizzazione della pace nel mondo e che, come pionieri, diffondessero ovunque gli ideali della dignità della vita e della rinascita spirituale dell’essere umano.
Come per rispondere a questa esortazione di Shin’ichi, in fondo alla sala era stato affisso un grande striscione che racchiudeva il giuramento dei giovani: «La storia del nuovo viaggio di kosen-rufu è appena iniziata. Intraprendiamo con coraggio una vittoriosa avanzata verso il 2001».
Intanto in Brasile, dall’altra parte dell’emisfero, presso la cittadina di Foz do Iguaçu che dista circa venti chilometri dalle cascate dell’Iguazú, verso le quattro di pomeriggio dell’11 luglio un migliaio di membri provenienti dal Brasile, dal Paraguay, dal Cile, dall’Uruguay, dall’Argentina e dalla Bolivia si riunirono per la prima riunione generale dei giovani uomini dell’America latina.
Dalla cittadina di Belém, principale città portuale della regione amazzonica, vi furono persino dei membri che parteciparono al raduno dopo un viaggio di ottanta ore attraversando tutto il Brasile con dei pullman a noleggio.
Anche in quell’occasione Shin’ichi inviò un messaggio di felicitazioni: «Il palcoscenico del ventunesimo secolo vi appartiene. Prego dal profondo del cuore e desidero che tutti voi, i cui nomi rimarranno per sempre negli annali di kosen-rufu dell’America latina, avanziate anche di un solo passo alla volta e riusciate a distinguervi nella lotta di kosen-rufu sostenendo ogni genere di sforzo, recitando un Daimoku vigoroso, divenendo persone di assoluto valore nel vostro ambiente di lavoro, prendendovi cura di voi stessi e della vostra vita quotidiana, e approfondendo lo studio».
I giovani dell’America latina risposero con grande entusiasmo all’appello di Shin’ichi. Così si alzò finalmente il sipario sull’epoca dei giovani.

[3] Fu una triste notizia che giunse improvvisa: la notte del 18 luglio, a mezzanotte e cinquantatré minuti, il presidente Kiyoshi Jujo si spense nella sua abitazione a Shinanomachi, a causa di un infarto.
Aveva cinquantotto anni. Il giorno prima aveva presenziato, insieme a Shin’ichi Yamamoto, alla riunione generale dell’area Kita-Tama presso il campo sportivo delle scuole Soka a Tokyo, e poi senza sosta aveva partecipato anche al Festival della scuola, per la tradizionale manifestazione annuale delle scuole medie e superiori Soka.
La sera, Shin’ichi aveva invitato a casa sua i responsabili centrali dell’organizzazione, tra cui Jujo ed Eisuke Akizuki, per fare insieme Gongyo. Terminata la recitazione, ascoltando i resoconti di Shin’ichi sulla meravigliosa crescita dei giovani in tutto il mondo, con il volto visibilmente felice Jujo esclamò: «Se è così, non vedo l’ora che arrivi il ventunesimo secolo!», e nacque una piacevole conversazione.
Verso le dieci di sera Jujo, uscito dall’abitazione di Shin’ichi, ebbe altri colloqui con i responsabili centrali e poi finalmente rientrò a casa. Recitò Daimoku davanti al Gohonzon e dopo aver fatto il bagno tentò di dormire, ma accusò subito un disturbo e, come addormentandosi, si spense serenamente. L’insediamento di Jujo alla presidenza era avvenuto in un contesto difficile, caratterizzato dal tumultuoso esplodere della questione con il clero. Shin’ichi era divenuto presidente onorario e, in una situazione in cui non gli era più consentito né partecipare alle riunioni né dare pubblicamente guide, era stato Jujo a guidare la Soka Gakkai, con tutte le sue forze. Fu costretto a una lotta snervante per affrontare le trame meschine di Tomomasa Yamawaki che aveva cercato di assumere il controllo della Soka Gakkai e che, a gennaio di quell’anno, era stato arrestato con l’accusa di estorsione.
Pur vantando una solida costituzione fisica, quei due anni e più di continui affanni avevano pesato oltremodo sulla salute di Jujo.
Per Shin’ichi, Jujo era stato un compagno di lotta fin dalla gioventù.
Nel marzo del 1954, quando Shin’ichi divenne responsabile della segreteria dei giovani, si unì a lui come membro della segreteria. E nonostante fosse più anziano di cinque anni, restò sempre vicino a Shin’ichi che aveva più anni di pratica alle spalle, e insieme guidarono fianco a fianco tutte le lotte di quegli anni.
Per Shin’ichi Jujo era un fidato “compagno d’armi” con cui aveva condiviso gioie e dolori per la realizzazione di kosen-rufu.
Non appena Shin’ichi divenne terzo presidente, Jujo decise che sarebbe stato il suo maestro e si impegnò a fondo per essere egli stesso un discepolo modello. Era fortemente consapevole che solo nella relazione maestro e discepolo vi è la chiave per dare un corso eterno alla Soka Gakkai e assicurare un meraviglioso sviluppo al movimento di kosen-rufu.

[4] Considerata la giovane età di Kiyoshi Jujo, spentosi a cinquantotto anni, non si può negare che la sua fosse stata una morte prematura. Ma la cosa certa è che aveva concluso la sua lotta per la Legge mistica dedicando fino in fondo la sua vita a kosen-rufu, adempiendo fino alla fine la sua missione. Se ne andò come lo sfiorire degli alberi di ciliegio, proprio come si addiceva a Jujo che, proveniente dai ranghi dell’accademia navale, amava cantare la canzone della scuola Il ciliegio del compagno dello stesso anno di corso.
Nel Gosho il Daishonin afferma: «Allora nello spazio di un istante si ritornerà al sogno dei nove mondi, il regno di nascita e morte» (RSND, 2, 811).
In questo passo il Daishonin afferma che noi che abbracciamo la Legge mistica, anche dopo la morte rinasceremo dopo un breve periodo in questo mondo distinguendoci per il nostro impegno nella lotta per kosen-rufu.
La mattina del 18 luglio Shin’ichi fece una visita ai familiari di Jujo per porgere le sue condoglianze, e in quell’occasione incoraggiò la moglie Hiroko con queste parole: «La vita di suo marito è stata una meravigliosa esistenza che si è conclusa come quella di un valoroso generale di kosen-rufu. Non vi è alcun dubbio che Nichiren Daishonin gli riserverà tutti i suoi elogi e il maestro Toda sarà lì ad attenderlo, accogliendolo a braccia aperte. La prego di superare il suo dolore e, portando avanti le sue volontà, di vivere fino in fondo per kosen-rufu anche per suo marito. Questo atteggiamento rappresenta il modo migliore per onorare la sua memoria. La prego inoltre di crescere i suoi figli come meravigliose persone di valore per kosen-rufu. Il fatto che i membri della sua famiglia siano felici è il modo migliore di ripagare il debito di gratitudine nei suoi confronti». Nel pomeriggio dello stesso giorno, preso atto della scomparsa del presidente Jujo, fu convocata un’assemblea straordinaria.
Durante la riunione fu proposto il nome del vice presidente Eisuke Akizuki, che venne eletto quinto presidente della Soka Gakkai con il voto unanime dei partecipanti.
Akizuki aveva cinquantuno anni e aveva aderito al Buddismo nel 1951. Si era impegnato nella costruzione del Gruppo giovani uomini nella fase iniziale e si era distinto ricoprendo incarichi importanti come responsabile nazionale dei giovani uomini e dei giovani. Si era occupato anche della redazione del giornale Seikyo, di cui fu direttore generale e redattore capo. Aveva ricoperto inoltre incarichi di primo piano all’interno dell’organizzazione come direttore generale amministrativo e vice presidente.
Shin’ichi era convinto che Akizuki, un uomo calmo e riflessivo, avrebbe dimostrato appieno tutte le sue capacità come perno centrale della Soka Gakkai, un’organizzazione che, a quei tempi, aveva già realizzato una grande crescita.
Shin’ichi si aspettava che la Gakkai avanzasse sicura secondo le necessità di questa nuova fase. E giurò con forza in cuor suo di vegliare su tutti i membri e di sostenerli ancora di più, al massimo delle sue forze.

[5] La sera del 18 luglio, giorno della scomparsa di Kiyoshi Jujo, si tenne una veglia funebre presso la sua abitazione e il 19 vennero celebrati i funerali. Inoltre, la sera del 23, presso il Tokyo Toda Memorial Hall a Sugamo, in un’atmosfera solenne si svolse la veglia e il giorno seguente una cerimonia funebre, entrambe organizzate dalla sede della Soka Gakkai. Shin’ichi partecipò a tutte le cerimonie e offrì il suo Daimoku per il riposo di Jujo.
In seguito, la sera del 24, presso il Centro culturale di Shinjuku guidò una cerimonia di Gongyo a cui parteciparono membri di otto nazioni e aree del Sud-est asiatico, con i quali poi si intrattenne ricordando i meriti di Jujo e conversando sul futuro di kosen-rufu in Oriente. Shin’ichi continuava a impegnarsi nell’attività senza sosta. Il 25 luglio incontrò per la terza volta Henry Kissinger, ex segretario di Stato americano, al fine di individuare insieme nuove strade per la realizzazione della pace nel mondo.
Lo stesso giorno, presso il Tokyo Toda Memorial Hall partecipò alla riunione dei responsabili di Centro che segnava una nuova partenza dell’organizzazione.
Egli si felicitò dal profondo del cuore per il nuovo viaggio intrapreso dalla Gakkai, guidata dal presidente Eisuke Akizuki, ed espresse pubblicamente le sue aspettative: «Desidero che compiate un passo avanti verso il conseguimento di kosen-rufu, con gioia e allegria, mantenendo rapporti armoniosi tra voi».
Dal giorno successivo fino all’inizio di agosto si recò a Nagano, dove si impegnò con tutto se stesso nell’incoraggiare i membri. Subito dopo, il 7 agosto, presso il Centro internazionale dell’amicizia a Shibuya, Tokyo, incontrò Yasushi Akashi, sottosegretario dell’ONU, con cui dialogò a proposito del contributo del Giappone alla Giornata delle Nazioni Unite, il 24 ottobre, e del suo ruolo per la promozione della pace e la cultura nel mondo.
Per realizzare la pace nel mondo Shin’ichi continuava a sostenere l’influenza e la centralità delle Nazioni Unite, su cui i vari paesi dovevano far perno per portare avanti il loro dialogo in una posizione di uguaglianza. Rivolto al sottosegretario affermò: «Noi faremo ogni sforzo possibile per sostenere l’ONU, perché riteniamo che costruire la pace nel mondo e proteggere l’umanità dalla fame, la povertà, le malattie, facciano parte della missione delle persone di fede che professano il principio della sacralità della vita».
La lotta di Nichiren Daishonin per “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese” iniziò con gli sforzi per trovare una via d’uscita dall’infelicità che attanaglia gli individui nella loro realtà quotidiana e far sì che possano conseguire la felicità.
La missione religiosa di un buddista si compie insieme all’adempimento della sua missione sociale, che coincide con l’”adozione dell’insegnamento corretto” professata dal Daishonin.

[6] Shin’ichi Yamamoto proseguì il dialogo con Yasushi Akashi, sottosegretario dell’ONU, in diciotto occasioni.
In quel periodo la Gakkai, in collaborazione con le Nazioni Unite, allestiva in vari paesi del mondo alcune mostre, tra cui La minaccia nucleare nel mondo contemporaneo, Guerra e pace e I diritti umani nel mondo contemporaneo.
Inoltre, nel 1992 ricevette da Akashi, divenuto rappresentante speciale del Segretario generale dell’autorità di transizione delle Nazioni Unite in Cambogia (UNTAC), la richiesta di sostenere un progetto di donazione di radio usate.
Il Gruppo giovani della Gakkai organizzò così il progetto Voice Aid (Campagna per la raccolta di radio a sostegno della Cambogia), realizzando una donazione di oltre duecentottantamila radio che contribuirono considerevolmente allo svolgimento delle prime elezioni indette in Cambogia dopo la guerra civile.
Verso la fine di agosto del 1981 Shin’ichi partì in aereo per Honolulu, nelle Hawaii, per partecipare alla seconda riunione generale della SGI.
Nel corso di quella riunione, a cui parteciparono settemilacinquecento rappresentanti di vari paesi e territori della SGI, tenne una conferenza al termine della quale affermò: «La SGI desidera impegnarsi nei suoi principali campi di attività che sono la pace, la cultura e l’educazione, basandosi sul Buddismo di Nichiren Daishonin. Desidera inoltre sostenere le Nazioni Unite in modo ancora più determinante. Durante il mio soggiorno ho avuto occasione di visitare il Centro nazionale dell’Oriente e Occidente, che ha sede nel campus dell’Università delle Hawaii, in cui ho più volte portato avanti un dialogo basato sulla filosofia buddista della pace e dell’armonia. Il nostro voto come buddisti è kosen-rufu, che corrisponde alla realizzazione della pace e della felicità dell’umanità».
Nel frattempo, dal 10 al 16 ottobre i preti della Nichiren Shoshu tennero la cerimonia funebre per il settecentesimo anniversario della morte di Nichiren Daishonin. Shin’ichi ricevette dal patriarca Nittatsu la nomina di presidente del comitato organizzativo della cerimonia, e anche con Nikken, il patriarca successivo, continuò ad avere tale responsabilità. Shin’ichi si impegnò con sincerità per adempiere al meglio a quell’incarico, con il desiderio di mantenere l’armonia tra clero e laici al fine di realizzare kosen-rufu. La cerimonia si concluse in modo solenne.
Nel settembre dell’anno precedente, il gruppo di preti che si era autonominato shoshinkai, di cui circa duecento aderenti erano stati puniti per “aver turbato l’equilibrio interno del clero”, rese ancora più pesanti le critiche alla Nichiren Shoshu. Nel gennaio del 1981 lo scontro tra lo shoshinkai da una parte e Nikken e il clero dall’altra, si inasprì ulteriormente, tanto che il primo iniziò una causa contro i preti e il patriarca, e la loro sfida si fece sempre più accanita.

[7] I preti dello shoshinkai venivano sempre più allontanati dal clero della Nichiren Shoshu. Nei loro discorsi menzionavano kosen-rufu, ma affermavano che la Gakkai che si era costantemente impegnata per realizzare tale obiettivo “offendeva la Legge”, e maltrattavano i membri, preziosi figli del Budda, distruggendo l’armonia tra clero e laici.
Si allontanarono così dalla rapida e maestosa corrente di kosen-rufu, sprofondando nelle acque fangose della gelosia e della collera.
Alla fine il clero arrivò a punire più di centottanta preti dello shoshinkai, allontanandoli dall’ordine monastico. Anche in tribunale continuarono lunghe controversie che inclusero la richiesta al superiore dello shoshinkai di liberare gli edifici della Nichiren Shoshu.
Durante quel periodo la Gakkai continuò a proteggere la Nichiren Shoshu e a dedicarsi con il massimo impegno al suo sviluppo.
Intanto i preti dello shoshinkai, allontanati e messi alle strette, moltiplicarono gli attacchi al clero e continuarono a calunniare ostinatamente la Gakkai. Tuttavia i membri svilupparono la convinzione incrollabile che solo i maestri e i discepoli Soka avevano realmente portato avanti kosen-rufu in accordo con il lascito spirituale del Daishonin, con l’atteggiamento sincero di “non lesinare la propria vita per la propagazione della Legge”, e che alla luce dell’insegnamento del Daishonin la distinzione tra il corretto e l’erroneo era chiara e inconfondibile. Vedendo che Shin’ichi Yamamoto, dopo aver sopportato il peso di tutte le persecuzioni, era passato al contrattacco per proteggere i membri e continuare le sue attività in Giappone e nel mondo, i membri rinnovarono la determinazione di alzarsi e di lottare insieme a lui.
Anche se siamo avvolti dalle tenebre più cupe o imperversano le tempeste più violente, quando il maestro si alza con il coraggio del leone, il suono della campana che annuncia l’alba si propaga e nel cielo si staglia un’aurora dalle tinte dorate. Quando il maestro e il discepolo uniscono i loro cuori e fanno un passo avanti spezzando le catene delle avversità, il sipario della vittoria si alza su di loro.
Shin’ichi aveva promesso in cuor suo di recarsi nelle zone dove i membri continuavano a soffrire a causa dei problemi con il clero. Aveva inoltre determinato di lodare e ringraziare i compagni Soka per i loro sforzi, e di intraprendere con loro un nuovo viaggio vittorioso. Shin’ichi decise quindi di recarsi innanzitutto nello Shikoku.
Desiderava infatti contraccambiare lo spirito sincero che avevano dimostrato quei nobili compagni dello Shikoku quando, nel periodo in cui gli era stato impedito di partecipare alle riunioni, erano arrivati con la nave passeggeri Sunflower 7 pensando: «Allora andiamo noi dal nostro maestro! In fretta!».

[8] Sul giornale Seikyo del 6 settembre venne annunciato che a novembre si sarebbe tenuta una cerimonia per l’inaugurazione dell’Auditorium di Tokushima, alla quale avrebbe partecipato Shin’ichi Yamamoto.
Non era mai accaduto che sul giornale venisse annunciata in anticipo la partecipazione di Shin’ichi a un evento, ma questa era la chiara manifestazione della sua ferma volontà di dare inizio a un nuovo sviluppo stringendosi saldamente ai compagni di fede di tutto il paese.
Il 31 ottobre Shin’ichi partecipò alla cerimonia di apertura dell’undicesima edizione del Festival dell’Università Soka e tenne una lezione dal titolo “Vita e persecuzioni – Riflessioni sulla storia e i suoi personaggi”.
Durante la lezione ricordò che grandi personaggi, quali Sugawara-no-Michizane che ebbe una fine tragica, Kaki-no-moto-no-Hitomaru, il poeta autore del Man’yoshu (la più antica raccolta di poesia waka giunta fino a noi, n.d.t.), Rai San’y e Yoshida Shoin, protagonisti dell’alba della Restaurazione Meij, condussero tutti una vita segnata da terribili persecuzioni e avversità, ma lasciarono nella storia tracce indelebili i cui meriti diffondono tuttora la loro luce ai posteri. Menzionò anche altre figure, tra le quali Qu Yuan, grande poeta e politico cinese vissuto nel periodo dei Regni combattenti, Sima Qian, protagonista della stesura dello Shi-ji (Memorie storiche), il più grande racconto storiografico cinese, il Mahatma Gandhi e, per quanto riguarda la cultura occidentale, il grande scrittore V. Hugo, il filosofo J. J. Rousseau e P. Cézanne, padre della pittura moderna.
Shin’ichi si soffermò su questi personaggi raccontando quanto nobile fosse stato il loro atteggiamento come esseri umani nel portare avanti con fermezza, fino in fondo, le proprie convinzioni in mezzo alle più terribili avversità. La sua riflessione si focalizzò su come le grandi imprese fossero quasi sempre accompagnate da avversità e persecuzioni. I personaggi che hanno compiuto grandi imprese nella storia sono stati quasi sempre protagonisti che godevano del consenso delle persone comuni. Per questa ragione i potenti, che dominavano soggiogando il popolo, sentendosi minacciati, divorati dall’invidia e dalla gelosia generati dall’ambizione e dall’istinto di auto-conservazione, cercarono disperatamente di eliminare con ogni mezzo questi leader del popolo. Durante il suo intervento Shin’ichi ribadì che tutto ciò costituiva il quadro complessivo che si celava dietro i disegni persecutori. E imprimendo ancora più forza alle sue parole, espresse le sue convinzioni: «Anch’io, come singolo buddista, come singola persona del popolo, sono stato vittima innocente di una serie continua di calunnie e persecuzioni. Ma se mi permettete di esprimere il mio parere, alla luce di questo “quadro complessivo” di cui vi ho accennato pocanzi, posso affermare che le persecuzioni costituiscono un vanto per un buddista. Io le considero il supremo orgoglio della mia vita. Vorrei quindi dichiarare solennemente in questa sede che la storia futura pronuncerà il suo inesorabile verdetto sulla verità dei fatti».
Shin’ichi volle pronunciare la sua solenne dichiarazione di vittoria per il futuro di fronte ai suoi amati studenti dell’Università Soka.

[9] L’8 novembre, dopo aver presenziato a un evento sportivo aperto alle famiglie presso la circoscrizione di Shinjuku, a Tokyo, Shin’ichi si diresse verso il Kansai. La sera incoraggiò i rappresentanti di area e territorio presso il Centro culturale del Kansai ed ebbe una serie di colloqui con altri responsabili.
Egli desiderava fortemente che il Kansai fosse l’eterno “Kansai sempre vittorioso”: per lui era assolutamente necessario che fosse sempre così.
Mentre pensava questo, il suo cuore si infiammava. Nel frattempo presso l’Auditorium di Tokushima, nello Shikoku, a partire dal 7 novembre ebbero inizio gli eventi commemorativi per l’inaugurazione del Centro culturale sotto la guida del direttore Kazumasa Morikawa.
I compagni di Tokushima avevano predisposto ogni cosa per la visita di Shin’ichi e attendevano con ansia il suo arrivo. La sua agenda non era stata ancora definita a causa delle numerose richieste di incontri da parte di personalità di rilievo, e della partecipazione a eventi e riunioni da parte dei membri. I compagni di fede di Tokushima vennero informati dalla sede della Gakkai che il maestro Yamamoto aveva già deciso di recarsi nella loro terra e stava cercando di trovare uno spazio tra i suoi impegni, ma fino all’ultimo non si sapeva come sarebbe andata a finire. Anche a Tokushima i compagni di fede, vittime di trattamenti meschini da parte dei preti della Nichiren Shoshu, erano stati costretti a versare lacrime amare. Negli anni erano proseguiti accesi scontri in cui i membri avevano proclamato a gran voce la giustezza della Soka Gakkai. Ciò che li aveva sostenuti in quel periodo era il voto di maestro e discepolo per kosen-rufu. Per questo erano giunti a quella cerimonia dopo aver lottato con tutte le forze, fino in fondo, e desideravano compiere insieme a Shin’ichi una nuova partenza.
Shin’ichi non si era visto nemmeno l’8 novembre. Il pomeriggio del 9 ebbe inizio la cerimonia di Gongyo per l’inaugurazione dell’Auditorium di Tokushima, ma Shin’ichi non era presente.
Iniziò la cerimonia di Gongyo guidata dal direttore Morikawa. I partecipanti fecero Gongyo e recitavano Daimoku pensando: «La visita di sensei a Tokushima è stata annunciata anche sul giornale Seikyo. Chissà quando arriverà?».
La cerimonia procedeva secondo il programma. Giunse il momento della guida del direttore Morikawa e anche questa terminò.
All’improvviso si aprirono le porte in fondo alla sala. Era Shin’ichi.
«Eccomi qua! – esclamò. – Sono qui per tener fede alla mia promessa».
Nella sala esplosero grida di gioia. Salutando tutti Shin’ichi si diresse verso il palco.
I cuori del maestro e dei discepoli divennero un tutt’uno, e insieme si infiammarono di entusiasmo. Così ebbe inizio la “campagna” dello Shikoku, che avrebbe segnato la storia.

(continua)

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata